Direzione nord-est. Racconti di un viaggio alla scoperta della Serenissima
Un percorso storico-emozionale. Così possiamo definire il tema della serata condotta da Nicola Bonera in AIS Pavia. Il racconto di un lungo cammino sino all’estremo nord-est dello Stivale, sconfinando poi in Slovenia. Vini della Serenissima, perché su questo territorio insisteva la superficie della Repubblica di Venezia, ma anche in riferimento a come è denominato il tratto centrale dell’A4 attraverso la quale ci siamo mossi in questa serata.
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Il nostro road movie parte dalla Franciacorta, termine che basta a sé stesso per trasmettere una terra, una filosofia produttiva e un vino. Ci troviamo nella provincia di Brescia, in un areale situato a sud del lago di Iseo, con un paesaggio caratterizzato da colline dolci con qualche terrazzamento. Il disciplinare, che ha previsto il riconoscimento della DOCG nel 1995, è in continuo aggiornamento, al fine di tenere conto anche delle variazioni climatiche degli ultimi anni. Nell’ultima revisione, infatti, è previsto l’impiego fino a un 10% del vitigno erbamat, caratterizzato da notevole acidità atta a compensare l’innalzamento termico e la conseguente difficoltà nel mantenere un pH di partenza sufficientemente basso.
Con il Trentino rimaniamo nuovamente nel pianeta della spumantistica. La Trento DOC, riconosciuta nel 1993, è tuttora l’unica DOC italiana interamente dedicata al metodo classico. La storia delle bollicine trentine passa necessariamente attraverso quella di Giulio Ferrari, autentico pioniere delle bollicine trentine e non solo. Arriviamo quindi al Veneto, dapprima addentrandoci nell’areale di Soave con i suoi grandi vini bianchi, per passare poi al Trevigiano, da cui arriverà il primo vino in degustazione questa sera. Territorio di glera, in cui negli ultimi sempre di più si sta sperimentando qualcosa di diverso dalla classica rifermentazione in autoclave. Abbiamo tanti Prosecco col fondo, ossia prodotti che terminano la fermentazione primaria in bottiglia con i lieviti e sviluppano effervescenza, ma anche versioni ibride, tipo metodo classico non sboccato.
Nel Collio, di fatto un territorio unico la cui porzione slovena è molto più estesa di quella italiana, abbiamo quella scuola di pensiero nata con Josko Gravner che fa della macerazione la propria bandiera. «Il lungo contatto con le bucce trasforma completamente il quadro aromatico e gustativo di un bianco, ne altera il colore (il termine più in voga per definirlo è orange wine), aumentandone la longevità e la complessità», dice Bonera.
Ed ecco nel calice le tappe del nostro viaggio a nord-est.
SPUMANTE BRUT P.S. INTEGRALE 2013 senza sboccatura – Le vigne di Alice
100% glera
Alcol contenuto, acidità non molto spiccata. Il 60% della massa fermenta in legno, il resto in acciaio. In un vino così, concepito senza sboccatura, si va a cercare l’espressività della nota dei lieviti. È un prodotto pensato per mantenere caratteristiche sorprendentemente giovanili anche per alcuni anni. Schiuma compatta, note che richiamano il legno, che su questo vino ha inciso parecchio. Al naso si percepisce in modo netto un sentore di mandorla. Rinfrescante senza risultare troppo acido. Si avverte bene la pera, descrittore tipico del vitigno, che emerge in modo sempre più marcato con il trascorrere dei minuti. Incredibilmente godibile nella sua semplicità.
Trento DOC Extra Brut Etyssa Cuvée n° 3 2014- ETYSSA | 100% chardonnay
Produzione limitata, circa 2500 bottiglie l’anno. L’impatto è dolce in parte, teso per il resto. La parte classica olfattiva legata al lievito si avverte chiaramente, con un accenno di deriva tostata. L’impatto floreale è altrettanto netto. All’assaggio risulta sapido, verticale, fresco e con una bella lunghezza. Un comportamento classico, molto da chardonnay trentino.
Franciacorta DOCG Extra Brut Anthologie Blanc 2012- Stefano Camilucci | 100% chardonnay
Il progetto solista di un ragazzo che da qualche anno ha provato a spiccare il volo da solo. Dall’inizio del 2018 Stefano Camilucci ha strutturato una propria cantina uscendo da quella di famiglia. Questa è una delle bottiglie tirate negli scorsi anni e poi messe da parte da Stefano. Dosaggio molto basso, circa 60 mesi sui lieviti. Caldo, pieno, avvolgente, con profumi cesellati che virano sulla vaniglia per poi richiamare foglie ed erbe. Nonostante la lunga permanenza sui lieviti la nota tostata è pressoché impercettibile.
Venezia Giulia IGT Thanks 2017 - Di Lenardo | 50% chardonnay, 20% malvasia, 20% friulano, 10% sauvignon e verduzzo
Ha i vitigni della tradizione e anche un’impronta significativamente internazionale. Profumo piacevole, quasi di saponetta. Il versante floreale richiama il sambuco. Lo chardonnay fa legno, mentre il resto (quindi il rimanente 50%) fa acciaio. All’esame gusto olfattivo risulta notevolmente piacevole, facile alla beva, con richiami di agrumi e un leggero tono affumicato nel finale.
Soave classico DOC Bine Longhe 2016, - Tessari | 100% garganega
Vigne dai 50 ai 90 anni vendemmiate intorno alla metà di ottobre. Erbe, fiori, camomilla e nota fumosa e idrocarburica, che alla cieca potrebbe quasi ricordare un fiano. Dopo qualche minuto, si apre maggiormente verso il frutto più maturo. All’esame gusto-olfattivo si sente decisamente il calore dato dalla vendemmia effettuata a ottobre. Emergono in modo preponderante le sensazioni di avvolgenza e di morbidezza.
Vigneti delle Dolomiti IGT Sotsàs Cuvée 2016, - Maso Cantanghel | 40% chardonnay, 40% pinot bianco, 20% sauvignon blanc
Un altro vino con lo sguardo rivolto verso i vitigni internazionali. Tre vigneti da zone diverse. Un sorso decisamente fresco, agrumato, quasi nervoso. Un vino per il quale si possono spendere termini quali classe e finezza. Un vino “clessidra”, apre con aromi esuberanti, si stringe nel centro bocca, poi si allarga e si allunga verso la fine. Più sta nel bicchiere e si scalda, più la componente di sauvignon sembra avere la prevalenza sul resto.
Collio DOC Friulano Riserva 2016, Roncùs | 100% tocai friulano
Siamo in quell’area di confine che, usando un ossimoro, «sperimenta un ritorno all’antico». Macerazione di 4-5 ore, che conferisce un gran bel colore pieno. Note vegetali che rimandano al sedano e alla carota, fiori secchi. Note di resine, propoli, pino mugo. In bocca ampiezza, struttura e notevole sapidità, quasi da brodo vegetale ridotto ai minimi termini. L’assaggio rimanda a continua alternanza tra radice e foglia. Nel finale, un ricordo quasi di zabaione. Un vino sicuramente non semplice, ma intensamente emozionale.
Ribolla gialla (rebula) Época 2015 – Ferdinand | 100% ribolla gialla
Una selezione delle vigne più importanti con una preponderanza di uso del legno in fase di maturazione. All’esame olfattivo incredibilmente coinvolgente, con un caleidoscopio di sensazioni che vanno dal frutto giallo all’agrume per poi declinare su sensazioni di ananas e erbe officinali. Di nuovo una sapidità strabordante, pienezza e ricchezza in bocca. Vellutato ed elegante.