Doctor Wine e il sapore di 40 anni in AIS
Una Lectio Magistralis di Daniele Cernilli, sommelier, giornalista professionista, scrittore, nonché uno dei critici più importanti d'Italia e punto di riferimento per molti degustatori e appassionati di vino e dintorni. Per tutti Doctor Wine.
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Era il dicembre 1979 quando Daniele Cernilli entra a far parte della giovane Associazione Italiana Sommelier con la tessera numero 531: stava per laurearsi in filosofia ed era un ragazzo pieno di entusiasmo e passione. L’AIS era un’organizzazione fondata poco più di un decennio prima da Gianfranco Botti, Jean Valenti, Leonardo Gerra ed Ernesto Rossi. Oggi entrambi sono cambiati e Cernilli si presenta al mondo come il Deus ex Machina della testata online www.doctorwine.it, co-fondatore della rivista Gambero Rosso e l’ideatore dei “Tre Bicchieri” con cui la Guida Vini d’Italia premia i migliori vini della penisola.
Per noi di AIS Milano è un grande onore ospitarlo nella “nostra casa” e ascoltare rapiti la sua visione, la sua interpretazione e la sua critica per rivivere i momenti salienti di un settore che ha visto crescere e cambiare negli ultimi quarant'anni.
«Quando ero poco più che un ragazzo – racconta Cernilli – una bottiglia di vino costava l’equivalente di un biglietto del cinema e io, da giovane e già appassionato, spendevo mille lire per acquistare quello che con il tempo ho imparato a definire un flacone di territorialità, una geografia di sapore».
Poco tempo dopo scrive a Luigi Veronelli, che allora dirigeva la rivista Vini e liquori con sede a Milano, per sapere come imparare di più sul mondo del vino. La risposta è eloquente: cercare di apprendere dai migliori, all’epoca Stefano Milioni - collaboratore della rivista - e l’Associazione Italiana Sommelier. Nella sua città natale, Roma, oltre all’AIS inizia a frequentare il ristorante di Severino Severini e grazie ad Angelo Bruschi, il vecchio sommelier del ristorante, impara la semplice arte di usare un cavatappi professionale.
«L’AIS – continua con trasporto Cernilli – nei primi anni ’80 aveva tanto cuore, ma molti ostacoli davanti a sè»: ai corsi che si tenevano all’hotel Hilton erano presenti pochi operatori di settore, ma tanti appassionati. Ed è così che Cernilli si guadagna la docenza in AIS “sul campo” trovandosi a parlare di tecnica della degustazione davanti a pochissimi aspiranti sommelier, lui che stava ancora frequentando il secondo livello da studente. Da lì la sua carriera non si è più fermata e oggi è tra le 50 persone più influenti nel mondo del vino.
Per conoscere i vertici dell’Associazione raggiunge Milano dove incontra Tommaso Marchi – creatore di una vera e propria didattica AIS -, e Antonio Piccinardi, “inventore” della scheda di valutazione del vino dando il suo prezioso contributo per realizzare il terzo livello AIS sull’abbinamento cibo-vino, ancora oggi nostro fiore all'occhiello.
Per la degustazione Doctor Wine ha voluto portare i suoi vini del cuore, quelli goduti in compagnia degli amici con cui ha seguito i corsi AIS e con i quali ha condiviso momenti di passione, quasi “ingenua”, vera e incontaminata, per il vino.
Grave di Stecca 2007 - Nino Franco
Dal 1919 l’azienda porta avanti con grande ambizione l’eredità e la passione del capostipite Antonio e oggi, grazie al lavoro di Primo - vero e proprio artefice del rinnovamento produttivo - rappresenta l’immagine delle storiche bollicine venete con una veste innovativa, fresca e all’avanguardia.
100% glera, 100% fuori classe. Il Grave di Stecca è uno spumante Metodo Charmat molto diverso dai “soliti prosecchini” di Valdobbiadene che si trovano in commercio. Stilisticamente è perfetto: giallo paglierino brillante, bollicine fitte e veloci, dal sorso esile e fragrante. Ampia la complessità olfattiva che spazia dalle note classiche del glera - appena accennate – ai sentori di albicocca, frutta acidula e spezie dolci, viola, frutta secca, mandorle tostate e pietra focaia. In bocca è piacevolmente equilibrato, dalla setosità avvolgente e persistente.
Vintage Tunina 2012 - Jermann
Lungimiranza e passione contraddistinguono da sempre la cantina che, in pochi decenni è arrivata ai vertici italiani, e poi mondiali, della qualità. I suoi vini sono profumati e armonici, realizzati con grande tecnologia, ma nel pieno rispetto della tradizione.
100% perfezione made in Friuli. Sauvignon blanc, chardonnay, ribolla gialla, malvasia istriana e picolit, vinificati insieme, compono il Vintage Tunina, un vino che ha scritto e continua a scrivere la storia di questa terra. Già Veronelli lo aveva definito "Mennea dei vini italiani" e ancora oggi è un vino “completo”, corposo e intenso, variegato e complesso, fine e armonico. Esprime in un solo sorso la finezza, l'aromaticità e la morbidezza dello chardonnay e del sauvignon e la qualità dei rimanenti vitigni. Il paglierino brillante con riflessi dorati si coniuga con un profumo di miele, fiori di campo e zagara, pesca e frutti esotici, zafferano e agrumi. Ha un leggero residuo zuccherino e un finale morbido e persistente.
Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva 2004 - Villa Bucci
Di generazione in generazione la famiglia Bucci ha continuato a coltivare le viti e a produrre vini con grande passione e competenza, scegliendo di vinificare il verdicchio in botti diverse a seconda della vigna di provenienza in modo da lasciare intatte le caratteristiche organolettiche di ciascuna. Grazie anche alla sapiente guida del “Grande vecchio del vino italiano” Giorgio Grai, l’azienda ha segnato il riscatto del verdicchio dopo anni di deriva commerciale e ha dato il via alla sua rinascita qualitativa.
100% atipicità marchigiana. Chiudendo gli occhi potremmo scambiare questa riserva di verdicchio per un vino rosso: la lunga maturazione in botte e il lungo affinamento in bottiglia sono esemplificati dai profumi che evidenziano note di erbe aromatiche e officinali, spezie, e sentori sapidi e minerali che si esaltano con l’ossigenazione. Anche la temperatura di servizio, più vicina a quella dei rossi, esalta gli aromi evoluti di nocciola, miele e spezie. In bocca è pieno, armonico, equilibrato e persistente.
Faro Palari 2010 - Palari
Nel 1989 Salvatore Geraci, con coraggio e caparbietà, riprende la produzione del Faro, un antico e nobile vino della zona di Messina realizzato con nerello mascalese, per ritrovare la qualità che lo aveva reso famoso nel mondo enoico, con l’aiuto di tecniche più moderne.
100% faro del Faro. Eleganza e finezza contraddistinguono questo rosso di ottima intensità e complessità che unisce il calore mediterraneo della terra siciliana con la raffinata eleganza del nobile vitigno. Nel calice è rubino, con leggeri riflessi granato. Il profumo richiama la viola, i piccoli frutti rossi, le spezie, il sottobosco e la grafite. In bocca è corposo, con tannini presenti, ma eleganti. Finale lungo, fresco e lievemente speziato.
Montiano Falesco 2005 - Famiglia Cotarella
Da una famiglia di chiara fama enologica nasce un’azienda che si estende dall'Alto Lazio all’Umbria e la cui competenza ha contribuito a far conoscere e far apprezzare i propri vini alla critica nazionale e internazionale.
La punta di diamante delle cantine al 100%. Il Montiano, realizzato con merlot in purezza, esprime la passione dell’azienda per i vini rossi: pieno e rotondo, ricco di profumi che spaziano dalla vaniglia ai piccoli frutti rossi, dal lampone alle spezie dolci, è profondo, morbido ed elegante.
San Leonardo 2001 - Tenuta San Leonardo
Incastonata tra boschi e montagne della Vallagarina, l’azienda è patria indiscussa di vitigni internazionali e considerata tra i pionieri dello stile bordolese in Italia: anno dopo anno i suoi vini sono caratterizzati da eleganza, finezza ed equilibrio.
100% bordolese italiano. È il vino più celebre e rappresentativo della prestigiosa tenuta, considerato uno dei più grandi vini italiani, che prende vita dall’uvaggio di cabernet sauvignon, cabernet franc, merlot e carmenère: un monumento a Bordeaux in terra italiana. Questo rosso trentino, rubino intenso con riflessi granato, ha una complessità olfattiva elegante, spaziando da sentori di peperone verde, muschio, profumi di frutti di bosco e fragranze vanigliate e balsamiche. Potente, fine ed estremamente longevo.
Brunello di Montalcino Cerretalto 2012 - Casanova di Neri
Creare un grande Brunello a partire da terreni molto vocati è l’obiettivo semplice e ambizioso di Giovanni Neri. L’azienda ha saputo costruire la sua fama a livello nazionale e internazionale grazie a una produzione di grande qualità rispettando i principi dell’agricoltura biologica.
100% tecnica e competenza. Brunello di grande spessore, complesso e potente, prodotto con sangiovese in purezza rigorosamente selezionato e proveniente da un singolo vigneto, il cru Cerretalto. Il rosso rubino con sfumature granato si combina con un naso di intensa frutta rossa matura come lampone e ciliegia, violetta, spezie orientali e tabacco, terminando con note di grafite e legno. In bocca è ricco, rotondo ed elegante, con un tannino fine.
Barolo Riserva 1988 - Marchesi di Barolo
Una storia di oltre 150 anni in cui la famiglia Falletti si fonde con quella degli Abbona per creare uno straordinario e prestigioso Barolo conosciuto in Italia e nel mondo, vino unico che interpreta perfettamente la diversità dei luoghi ed è lettore fedele dell’annata, del territorio e delle uve.
100% nobile. Granato intenso con leggeri riflessi aranciati estremamente vivi. Il profumo è intenso e ampio: si percepiscono ancora la viola e la rosa, ma protagonisti sono le note affumicate e catramose, i sentori fumè, la cannella, noce moscata, tabacco, cuoio e tartufo. Il sapore è elegante, asciutto e austero, ma allo stesso tempo vellutato, avvolgente, con tannini presenti, ma eleganti ed espressivi, morbidi e piacevoli.
La serata si conclude con una breve riflessione di Cernilli che sottolinea che è merito dei corsi un po’ pionieristici, che seguiva e creava, se oggi fa il suo bellissimo mestiere perché allora l’Associazione Italiana Sommelier stava iniziando a gettare il cuore al di là degli ostacoli, per diventare quella che è oggi e che ci tiene ancora tutti uniti.
Alla fine «non siamo altro che analisti sensoriali», termina Cernilli, e a noi non resta che fargli un unico augurio: ad Maiora!