Dove il nebbiolo guarda il Monte Rosa
Racconti dalle delegazioni
01 maggio 2025

Dodici persone attorno a un tavolo, un clima rilassato e complice e le chiacchiere che diventano scambio, confronto, scoperta. Il Bla Bla Wine dedicato all’Alto Piemonte, guidato con passione da Giuseppe Vallone, è stato un viaggio coinvolgente e pieno di sfumature, proprio come i calici protagonisti della serata.
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Senza soffermarsi sulle ormai note nozioni geologiche legate al supervulcano, che un tempo dominava quest’area, Giuseppe Vallone ha preferito dare delle coordinate geografiche, geologiche e ampelografiche per capire meglio gli otto vini in degustazione, serviti per denominazione.
Nel mosaico geologico dell’Alto Piemonte, ogni denominazione racconta, infatti, una storia diversa. Fara e Ghemme condividono la stessa dorsale fluvio-glaciale, un terreno ricco che imprime ai vini una precisa identità. Meno marcata, ma presente, la parentela con Lessona, che si distingue per suoli alluvionali dalla composizione ben definita – sabbia, limo e argilla – e una denominazione unica. Di tutt’altra origine i terreni di Boca e Gattinara, segnati da una matrice vulcanica che dona ai vini un carattere inconfondibile.
Parlando di altimetrie, Fara è la zona più bassa (180-300 metri s.l.m.), con i disciplinari che escludono le aree di fondovalle, troppo umide e poco soleggiate. Ghemme si sviluppa su colline dolci tra i 200 e i 400 metri, mentre Lessona raggiunge i 500 metri s.l.m.; Gattinara si attesta sui 250-450 metri, con punte anche più alte, ma entro il limite dei 550 m s.l.m.. Boca è mediamente la più elevata, tra i 440 e i 550 metri s.l.m.
Per quanto riguarda la base ampelografica: nel Fara DOC il nebbiolo deve essere presente in una percentuale compresa tra il 50 e il 70%; vespolina e uva rara (bonarda novarese) da sole o congiuntamente vanno dal 30% al 50%, possono concorrere uve a bacca rossa, non aromatiche, provenienti da vitigni idonei al massimo per il 10%. Nelle altre denominazioni il nebbiolo la fa da padrone: nel Boca DOC può arrivare fino al 90% con l’aggiunta di vespolina e uva rara da sole o congiuntamente dal 10 al 30%; Ghemme DOCG e Lessona DOC richiedono un minimo dell’85% di nebbiolo e fino a un massimo del 15% di vespolina e uva rara; Gattinara DOCG impone almeno il 90% di nebbiolo, il restante 10% può essere costituito da vespolina e/o uva rara con una percentuale massima del 4% per ciascuna.
La degustazione
FARA
Questa DOC nasce negli anni Sessanta e rispecchia la base ampelografica presente all’interno dei vigneti, infatti è l’unica delle denominazioni - degustate nel corso della serata - ad ammettere, almeno in linea teorica, anche varietà diverse da nebbiolo, vespolina e uva rara, purché rientrino tra le uve consentite a livello regionale. Secondo disciplinare, il Fara deve maturare per almeno 22 mesi, di cui 12 in legno, mentre la versione riserva prevede un minimo di 34 mesi, di cui 20 in botte.
Fara DOC Bartön 2019 – Gilberto Boniperti
70% nebbiolo, 30% vespolina. L’annata 2019 è stata caratterizzata da una primavera fresca e piovosa, seguita da un’estate calda ma equilibrata, con un finale ideale che ha permesso una maturazione lenta e completa.
Appena versato nel bicchiere si presenta di un bel rubino vivace, luminoso. Al naso, colpisce l’armonia tra frutto e speziatura ben integrata, quasi diffusa nel tessuto fruttato che resta croccante e succoso. In bocca è coerente: frutto fragrante, sapidità spiccata, freschezza evidente e una trama tannica fine ma presente. È un vino che non vuole stupire con il legno, ma resta sulla nitidezza del frutto. Ha 6 anni: è ancora un bambino, ma mostra i segni di una buona evoluzione.
GHEMME
«Quando il Ghemme supera i dieci anni allora tocca un livello di rara bontà, mentre il colore muta dal rubino all’arancio, il sapore si impreziosisce di una vena d’amaro e di un retrogusto di mandorla torrefatta…». Con la citazione di Bruno Bruni del 1964 si passa alla degustazione di tre Ghemme DOCG. Questo vino prevede un invecchiamento minimo di 34 mesi, di cui almeno 18 in legno. La versione riserva, invece, richiede minimo 46 mesi di maturazione, di cui 24 in legno. In questa denominazione, come in poche altre, è possibile riportare in etichetta la menzione vigna.
Ghemme DOCG Balsina 2013 – Ioppa
85% nebbiolo, 15% vespolina. La vinificazione dura dai 20 ai 25 giorni, seguita da una maturazione che può variare tra i 36 e i 48 mesi. La durata effettiva dipende dall’andamento dell’annata: in ogni caso, almeno 3 anni sono garantiti. Nell’anno 2013 la primavera è stata fresca e umida, l’estate regolare e la vendemmia tardiva.
Si veste di un color granato, segno di un nebbiolo in evoluzione. È presente anche un’impronta visiva legata alla vespolina, che si ritrova al naso con una certa profondità olfattiva. Note di erbe aromatiche e frutti rossi maturi rincorrono l’elicriso e le spezie fini. In bocca è sapido e la persistenza si gioca più sulla sapidità che sull’intensità aromatica.
Ghemme DOCG Signore di Bayard 2009 – Antichi Vigneti di Cantalupo
100% nebbiolo. Il 2009 ha avuto un inverno freddo e lungo e una primavera regolare, ma l’estate, calda e secca, ha portato a una vendemmia precoce.
All’esame visivo si coglie la terziarizzazione: il colore è granato con riflessi aranciati. Il naso è chiuso, profondo ma meno immediato. Si apre lentamente, con profumi di mora matura, liquirizia e spezie dolci. A tratti emergono note umami, con sbuffi mentolati. In bocca rivela sapidità sottile, freschezza discreta e profondità gustativa che testimonia il tempo.
Ghemme DOCG Collis Breclemae 2011 – Antichi Vigneti di Cantalupo
100% nebbiolo. È il fiore all’occhiello dell’azienda, proviene da un singolo cru situato sulle colline che sovrastano l’antico villaggio medievale di Breclema, nei pressi di Ghemme. I terreni poveri e sabbiosi danno vini dalla struttura complessa e dalla lunga vita. La 2011 è stata un’annata molto calda.
Colore granato con riflessi aranciati; al naso è compresso, denso, avaro; richiede tempo per svelarsi, profondo e misterioso. In bocca è compatto: ferroso, ematico, la nota salmastra che si percepiva al naso ritorna anche in bocca. La freschezza non è l’elemento dominante, la sua forza è nella struttura, nella profondità. In equilibrio tra potenza e finezza, eleganza austera e capacità di durare nel tempo.
BOCA
Le vigne del Boca si trovano quasi tutte nella parte alta e porfirica del territorio in aree che raggiungono anche i 550 metri di altitudine (la parte più elevata della denominazione). La vinificazione prevede 18-24 mesi in legno e una maturazione totale (legno + bottiglia) di 34-46 mesi. In degustazione due Boca DOC da mettere a confronto.
Boca DOC 2015 – Barbaglia
80% nebbiolo, 20% vespolina. Maturazione di 36 mesi, di cui 24 in botti di rovere. Il 2015 ha avuto una primavera calda e asciutta, un’estate altrettanto calda con qualche pioggia in agosto. La vendemmia è stata regolare e ha dato vini ricchi, potenti ma equilibrati, con grande potenziale di invecchiamento. L’azienda dispone di circa 6 ettari vitati suddivisi in piccoli appezzamenti situati tra i 400 e i 500 m s.l.m., su suoli porfirici vulcanici che donano al vino una spiccata mineralità e longevità.
Il colore è sorprendentemente vivo e pieno, segno di una struttura ancora solida e ben conservata. Al naso si percepisce profumo di terra umida, sottobosco, radici, e una componente di rosa essiccata. Niente frutto immediato, niente dolcezze o rotondità: piuttosto, una nota di frutta sotto spirito, pungente e aerea che si fonde con sentori resinosi, quasi medicinali, e un accenno di rabarbaro. La corrispondenza naso-bocca è molto fedele.
Boca DOC 2013 – Cascina Montalbano
70% nebbiolo, 30% vespolina. Maturazione di 24 mesi in legno e affinamento di 12 mesi in vetro. Il 2013 è stata una grande annata per gli amanti della finezza: primavera fresca e umida, estate regolare, vendemmia tardiva. I vini sono eleganti, freschi, complessi, con acidità viva e tannini fini. Questo Boca proviene da una singola vigna di 1 ettaro (situata a circa 350 metri in linea d’aria dalla azienda Le Piane).
Un vino di 12 anni sorprendentemente vivo, con ancora un bel colore pieno, forse per la presenza di vespolina. Lasciato nel bicchiere si apre, evolve ed emergono note di prugna, accenni tostati, tabacco e una traccia di cioccolato. Al naso e in bocca sembra un vino più semplice del precedente, manca forse un po’ di ampiezza, ma offre comunque una buona finestra interpretativa sull’annata. Sembra più fresco rispetto al 2015, forse per la struttura meno complessa, che lo rende più scorrevole. Elegante, senza alcun segno di cedimento.
GATTINARA
Gattinara è la denominazione più antica e celebre dell’Alto Piemonte, famosa soprattutto grazie a Travaglini, ma sostenuta anche da una dozzina di altri produttori. Una delle sue caratteristiche distintive è l’alta percentuale di nebbiolo richiesta dal disciplinare (90%) che prevede una maturazione minima di 35 mesi (di cui almeno 24 in legno) per il base e 47 mesi (36 in legno) per la riserva, a sottolineare la vocazione a vini longevi e strutturati.
Gattinara DOCG Riserva 2014 – Travaglini
70% nebbiolo. L’azienda possiede circa 50 ettari, metà del territorio DOCG. L’annata 2014 ha registrato piogge primaverili ed estive e temperature fresche che hanno inciso notevolmente sul ciclo vegetativo e sulla sanità delle uve. Settembre e ottobre, asciutti e soleggiati, hanno permesso una maturazione più regolare e in alcuni casi eccezionale.
Il Gattinara di Travaglini è un punto di riferimento ideale per questa denominazione. Vi si rintracciano tutte le caratteristiche tipiche partendo dalla nota ematica e ferrosa, molto minerale, si avverte già al naso insieme a una sfumatura dolce, di fragola, che aggiunge morbidezza, rotondità al vino, bilanciandone le durezze. In bocca è coerente, lineare, sapido e fresco, con tannini levigati e una potenza concentrata: un monolite elegante, lineare che afferma con tranquillità la propria autorità.
LESSONA
Per completare il quadro, Lessona chiude idealmente il cerchio dell’Alto Piemonte: la più occidentale e antica DOCG vanta un microclima unico, protetto dai venti freddi dai rilievi circostanti e riscaldato dall’aria che risale dalle risaie. Il disciplinare impone almeno l’85 % di nebbiolo, integrato da vespolina e uva rara, con una maturazione di 22 mesi per il base e fino a 46 per le riserve, e tutta la produzione è limitata al comune di Lessona.
Lessona DOC San Sebastiano allo Zoppo 2007 – Tenuta Sella
85% nebbiolo, 15% vespolina. Dopo la fermentazione, matura per 36 mesi in botti di rovere di Slavonia da 25 ettolitri e poi continua in bottiglia. Il 2007 ha avuto un inverno mite, una primavera che è arrivata in anticipo e un’estate calda ma equilibrata; la vendemmia è stata anticipata. Il vigneto San Sebastiano allo Zoppo è documentato sin dal 1436 e forse è il cru più storico dell’intero Alto Piemonte, coltivato da secoli sulle sabbie marine acide della zona. Il vino proviene da vigne che oggi hanno un’età media di 57 anni, ma in realtà alcune parcelle arrivano anche a 70-75 anni.
È un vino che si presenta in punta dei piedi. Granato, vivace e luminoso, al naso spazia dal sottobosco e cuoio alle rose secche e terra bagnata. Al palato, l’eleganza si manifesta in cenni di frutti rossi sotto spirito. È sapido, molto fresco, il tannino è finissimo e ha un finale lungo con ritorni di liquirizia, pietra bagnata, spezie dolci e leggero tabacco. Molto persistente. Meno immediato rispetto ad altri, il suo carattere si svela col tempo.
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Riassaggiando…
E per concludere il Bla Bla Wine un ultimo rapido passaggio per vedere come si sono trasformati i vini e confrontarci:
Fara DOC 2019 immediato, più centrato sul frutto, un vino più pronto, più accessibile. Beverino.
Ghemme DOCG Balsina 2013 è il più diretto, fresco, con una bella tensione acida e un’impronta aromatica nitida.
Ghemme DOCG Signore di Bayard 2009 rappresenta la classicità con una bocca forse meno persistente, ma con un naso espressivo e un bel gioco tra terziarizzazione e sapidità.
Ghemme DOCG Collis Breclemae 2011 è il più importante dei tre Ghemme: ancora in piena fase evolutiva, mostra già una complessità che promette grande futuro. È un vino da attendere e da capire, perfetta espressione del cru da cui proviene.
Boca DOC 2015 verticale, dritto, emana un fascino etereo che lo rende interessante, con una nota alcolica ben evidente. Cresce in intensità, ma sempre mantenendo la sua verticalità.
Boca DOC 2013 più morbido del 2015, ma manca della stessa profondità; il tannino asciuga molto.
Gattinara DOCG Riserva 2014 è come la stella polare: resta sempre un punto di riferimento, stabile nel tempo. È il frutto di un terroir che non cambia mai.
Lessona DOC 2007 un vino di altissimo livello, nonostante abbia solo 6 anni. Autoesplicativo, non c’è stato bisogno di parlarne è bastato degustarlo ed è già estremamente promettente, con una finezza che non lascia dubbi sulla sua qualità.
Alla fine dell’incontro la maggior parte dei presenti ha incoronato il Lessona, ma c’è chi ha scelto il Gattinara e chi ha preferito il Boca. Ed è proprio questo il fascino di una degustazione: scoprire come ogni palato racconti una storia diversa, guidato da emozioni, ricordi e sensibilità uniche. Nessun verdetto assoluto, ma tante sfumature di piacere. Il bello di una degustazione di questo tipo è tutto qui!