Duca Enrico. Il nero d’avola iconico

Racconti dalle delegazioni
21 febbraio 2023

Duca Enrico. Il nero d’avola iconico

È il 1984 quando la cantina Duca di Salaparuta di Casteldaccia decide di creare un vino tecnico, dal profilo internazionale, che mantenesse un collegamento viscerale con la sua terra di origine.

Diego de Vargas

La scelta ricade sulle uve di nero d’Avola della tenuta di Suor Marchesa a Riesi, nella Sicilia centro-meridionale. Storie di uomini incontrano storie di terroir. Così nascono le leggende. E quella del Duca Enrico, primo nero d’avola in purezza dell’isola, brilla da quasi quarant’anni.

Suggerimento musicale: Amarcord – Nino Rota

Sicilia. Terra di passioni e tradizioni. Millenni di storia da assoluta protagonista hanno reso questi luoghi unici intrisi di fascino e tracce di un passato determinante la complessità culturale di questo gioiello del mediterraneo. Le sue origini la vedono entrare a contatto con tutte le popolazioni maggiormente rilevanti dei primi secoli di storia antica, in particolare greci e fenici che, come ben noto, sono tra i principali responsabili della diffusione della vitis vinifera.
Da allora (ed alcuni ritrovamenti dell’età del bronzo lascerebbero intendere anche da molto prima), la vite ed il suo prodotto da fermentazione, sono sempre state assolute protagoniste del panorama socioculturale siciliano.
La storia su cui abbiamo la possibilità di concentrarci grazie ad AIS Brescia è assai recente; con molta probabilità riguarda l’ultimo approccio rivoluzionario dell’enologia isolana, bramosa di affermarsi al mondo, quale produzione di altissimo profilo. Il racconto che abbiamo condiviso riguarda il Duca Enrico, progetto di un vino tecnico atto a divenire leggenda internazionale, raccontato da un fine dicitore qual è Stefano Berzi, Miglior Sommelier d'Italia  nel 2021.  

Alle origini del mito

A rendere possibile questa impresa è la famiglia nobile degli Alliata. Fin dai primi anni dell’800 producono vino ad uso privato, servito dalle maestranze di cucina, durante i banchetti del casato.
Dal 1889, guidata dal Duca Enrico Alliata, la realtà agricola assume un taglio commerciale. Le ambizioni del nuovo patron attuano un processo di innalzamento della qualità mediante accorgimenti agronomici ed enologici atti a portare nelle corti, nelle ambasciate, nei salotti che contano, un vino di rilievo. Contestualmente, intensificò la diffusione commerciale dei suoi prodotti, arrivando a rifornire i centri del potere italiano quali Casa Savoia e la Santa Sede. Da notarsi la natura di gastronomo del Duca, il quale è tra i primissimi ad affrontare temi di assoluta avanguardia per i primi anni trenta del ‘900, come crudismo e vegetarianismo, con quasi un secolo di vantaggio sui trend moderni.
Nel 1961, Topazia Alliata figlia del Duca Enrico e madre di Dacia Maraini, cede l’azienda ad un ente pubblico locale per poi cambiare proprietà nuovamente nel 2001, divenendo parte del gruppo ILLVA Saronno Holding, in compagnia di un’altra realtà sicula di rilevanza storica qual è Cantine Florio di Marsala.
Astro nascente: 1984, Duca Enrico
A ridosso di una delle migliori annate del secolo, la 1985, trova i natali il progetto di questo nero d’Avola in purezza. Da qualche decennio l’enologia italiana vive uno slancio importante grazie ai tagli bordolesi importanti della nostra tradizione; è il caso tra gli altri dei super tuscan come di San Leonardo. Qualche decennio più tardi, la nouvelle vague Isolana, ha l’ardire di raccontare un’uva autoctona. Un fine lavoro di zonazione individua i vigneti migliori da cui partire. Il viaggio di questo grande vino ha inizio.

Caratteristiche principali del Duca Enrico

  • Località: Riesi (in provincia di Caltanissetta);
  • La produzione si attesta attorno alle 15.000 bottiglie (delle circa 8 milioni di bottiglie prodotte a livello di gruppo);
  • Terreni siliceo-calcareo-argillosi, molto fertili e particolarmente drenanti;
  • Nero d’Avola 100%; grande foglia integra, grappolo medio e compatto, acino ellisoidale di media dimensione dalla buccia nero-blu, consistente e di medio spessore;
  • Metodo di allevamento ad alberello, resa bassa e lavorazione manuale; l’alberello, con la sua chioma protegge i grappoli dal sole cocente dell’isola, oltre a ripararsi dal vento sferzante; densità 5.000 ceppi per ettaro;
  • Viti oltre i 50 anni di età messe a dimora tra i 260 ed i 350 metri s.l.m.;
  • Affinamento di almeno 18 mesi in barrique di rovere francese prevalentemente di secondo passaggio (in continuità con lo stile rinascimentale enologico italiano).

Questa occasione ci permette, inoltre, di condividere un prezioso suggerimento. Stefano Berzi, infatti, forte delle sue esperienze in tema di verticali, ci propone un servizio dalla annata maggiormente affinata, la 2004, avvicinandoci via via alle produzioni più recenti. Questo ci darà modo di degustare la referenza potenzialmente più impegnativa, quella più datata, con il palato ancora intonso, oltre ad avere uno spaccato dell’evoluzione e dell’impatto climatico sulla produzione, aspetto maggiormente chiaro con questa modalità.

La degustazione

Duca Enrico 2004
Annata insolita, fredda e piovosa per la zona; di un profondo granato vivido, libera molteplici sensazioni. Sottobosco autunnale, foglia bagnata, terroso e fungino, piccoli frutti rossi e in confettura e in turgida freschezza. More, mirtilli e ribes nero cedono il passo all’arancia rossa, per poi chiudere su percezioni più tostate di polvere di liquirizia e cacao. La continua evoluzione olfattiva ci permette di esplorare l’ampiezza del calice con i toni floreali della viola caduca infusa di te nero, china e rabarbaro, balsamico e mentolato. Il tutto sfuma in una nuvola eterea da locale di verniciatura. Complessità gustativa del tutto sovrapponibile al passaggio precedente. Interessante la connotazione fresca di un vino prossimo ai 20 anni dalla vendemmia. Ingresso cadenzato, espressivo a centro bocca, floreale rincorso da un chicco di caffè verde e desideroso di un toscano dedicato a Mario Soldati. Raffinato ed elegante.
Abbinamento: tacchino ripieno di castagne e tartufo oppure davanti al fuoco con un toscano fumato alla maremmana.

Duca Enrico 2009
A un inverno piovoso segue una annata calda e poco piovosa, preludio a concentrazioni importanti; granato, rilucente nobile eleganza. D’impatto i profumi generosi della mora di gelso in confettura aprono a quello che il nostro Campione chiama “breakfast wine”. Rimandi al tavolo di una colazione, imbandito di caffè, caffelatte, pane scuro e waffle velati da marmellata di arancia rossa. Pure questa 2009 si concede suadente lungo i minuti di affascinanti olfazioni, dalle spezie scure alla liquirizia toffee. Sensazionale. Il sorso è succoso, materico, strutturato come da aspettative di una rovente estate siciliana. Corre al centro bocca dove spalma un cucchiaio di composta di albicocche, guarnito da piccole fragoline e amarene. Allungo sapido, gustoso, mediterraneo nei rimandi al cappero salato, alle olive. Monolitico in questa generosa espressione.
In tavola con: pici al ragù bianco di coniglio.

Duca Enrico 2013
Annata “classica”, maturazione perfetta in clima fresco. Ecco fare capolino a centro calice tonalità giovanili di rubini antichi, mentre la coda dell’occhio già si concede ai toni evoluti del granato. Al naso si presenta con maggiore timidezza rispetto ai precedenti. Fragoline, mirtilli e ribes nero nel cesto dei piccoli frutti di bosco, e dolcemente maturi e vibratamente freschi. Sensazioni di finissimo cioccolato fondente aromatizzato allo zenzero caratterizzano una fase intermedia che sfuma con una sbirciatina all’armadio delle spezie, sul ripiano del pepe nero, dell’anice e dei chiodi di garofano. Palato austero, ci sorprende il tannino incisivo subito incalzato da freschezza e sapidità generose. Ricco e strutturato, una bocca in accelerazione si concede lentamente regalando ricordi di tabacco biondo da pipa e te pu-ehr. Ancora note scure, di caffè tostato e fave di cacao, complessano un sorso generoso ed intrigante.
Suggerimenti gastronomici: costolette di cervo con salsa ai mirtilli e/o ravioli al brasato.

Duca Enrico 2015
Inverno piovoso, primavera asciutta e ventilata, vendemmia anticipata in conseguenza alla calura agostana. Ci incuriosisce la possibilità di tornare ai temi del millesimo 2009 in un’altalena dicotomica tra annate di luce (ma fresche) ed annate di calore (cit. Nicolas Joly). Carminio impenetrabile con riflessi mattonati. Attacco olfattivo di confettura di pesche ed albicocche, sempre di profondo interesse il cesto dei frutti, maturi anche in questo caso, stanno per cadere a terra fragole, ribes rossi e lamponi. Naso che trova ampiezza nell’arancia sanguinella, sbuffi di bergamotto e fiori caduchi accompagnano a note di frutti più scuri su un sipario di spezie orientali. Divertente, brioso, mediterraneo. Di nuovo il tannino ad aprire il valzer palatale, si fa spazio sotto le labbra. Le sensazioni vegetali si presentano definite da un gusto di tamarindo e radice di china. Note di salamoia aromatizzata da origano e rosmarino. Si congeda rievocando i piccoli frutti croccanti, su un allungo sapido mediterraneo.
Abbinamento: cotoletta alla bolognese, punta di vitello ripiena col suo bell’intingolo.

Duca Enrico 2018
Inverno piovoso e stagione mite. Rubino scintillante. Frutti di bosco turgidi, croccanti, raccolti anzitempo. Il calice rilascia giocoso sensazioni di gioventù e freschezza. Ecco che il te ha una foglia chiara, e la trama speziata alterna l’anice stellato al legno di sandalo, a confondere l’incenso clericale. Seguono toni morbidi altisonanti di liquirizia dolce e cioccolato al latte. La bocca palesa immediatezza. Il sorso è gustoso e saporito, la parte sapida controlla il tannino recalcitrante. Teso e lineare, regala prugne e fichi maturi ed invitanti. Il finale ricorda una pasta di mandorle all’amarena. Da scoprire col tempo.
Abbinamento: Carpaccio di angus, porcini e scaglie di formaggio oppure osare i locali 'mpanatigghi.

Marsala Superiore Riserva Donna Franca
Attraente ambra contorniata da riflessi di oro antico. Si muove sinuoso tra le bancarelle di un mercato arabo. Dalla frutta disidratata alla frutta secca, albicocca, pesca, prugna ed uva sultanina si alternano a datteri, mandorle, noci e pinoli. Poi ancora arancia e cedro in piccante canditura, variegata di curry e zenzero. Scenario soleggiato, a tratti tropicale. La tentazione all’assaggio è sublime, appagata da una dolcissima albicocca sciroppata, costantemente affiancata dalla pasta di mandorle prima e dal burro di cacao poi. Ancora note tostate di mandorle, nocciole, tabacco dolce e miele. Non ti lascia mai…
Food pairing: pasta di mandorle, tradizionalmente, frittelle alla crema, contestualmente.

Degustazione eccezionale. Grazie AIS Brescia per averci dato la possibilità di mettere in fila quasi un ventennio della produzione di questa assoluta eccellenza. Grazie a Stefano Berzi per le oltremodo brillanti degustazioni, di accurata appassionata profondità. Un grazie ancora alla brigata di servizio, disponibile e precisa, attenta ad ogni bisogno della sala.

Alla prossima!