Face à face con Erik Schreiber

Grazie all’intermediazione di Marco Gatti, vice delegato di AIS Lecco, alla traduzione simultanea di Audrey Ann Giguere e alla conduzione del delegato Antonio Erba, AIS Monza ha ospitato il «pioniere della biodinamica della Côte des Bar»: Erik Schreiber. Un viaggio unico, alla scoperta di champagne fuori dagli schemi.

Monica Berno

Per chi non conoscesse ancora la storia della Côte des Bar, principale zona vitivinicola dell’Aube, Antonio Erba ne delinea in rapidi tratti la storia. In questo territorio lontano da Reims ed Epernay, considerato per anni il serbatoio delle grandi maison di champagne, gli ettari vitati sono 7000 e l’85% è coltivato a pinot nero, seguito dallo chardonnay e via via dagli altri: pinot bianco, arbanne, petit meslier e pinot grigio.
Nella regione dell’Aube, entrata nella AOC Champagne solo nel 1927, i vigneti sono quasi esclusivamente disposti su versanti est e sud-est, su colline dalle pendenze talvolta rilevanti, e i terreni, argillosi e calcarei, si alternano a marne sedimentarie giurassiche ricche di fossili marini (qui non c’è la craie). 

La Côte des Bar è una terra di confine che si presenta con un’iconografia opposta a quella classica delle Maison, una terra di contadini che oggi sta trasformandosi in “rising star” della Champagne, in un laboratorio di sviluppo di una nuova generazione di vignerons sempre più attenti all’ambiente.

«Je suis partié d’une feuille blanche pour écrire une histoire unique» 

«Sono partito da un foglio bianco, per scrivere una storia unica». Erik si presenta al pubblico con questa frase che accende la curiosità nei presenti. E allora quale sarà la sua storia? 
L’espressione del volto cambia e i suoi occhi si illuminano quando racconta di come, sin da piccolo, si sia appassionato della natura, essendo cresciuto in campagna e tra le vigne. Già da bambino aveva una sensibilità fuori dal comune che ha sempre coltivato e che non lo ha mai abbandonato.
«Sono nato per fare il vino», dichiara, e racconta che negli anni ’80 avvia un proprio vigneto e nel 1990 passa alla biodinamica. Attraverso l’osservazione, l’analisi e gli studi sulla coltivazione della vite e del suolo arriva, nel tempo, a sperimentare diversi metodi di vinificazione, cosa che continua a fare per migliorare la produzione. Oggi la Maison creata nel 1993, a 45 km a sud di Troyes, possiede 6,5 ettari di vigneto piantati su entrambi i lati del fiume, Courteron e Gyé-sur-Seine, e gestisce 10,5 ettari (per un totale di 17) con altre aziende del territorio.

Ascoltando la natura e l’universo

Sensibile, curioso, impegnato, Erick ha segnato la sua generazione con la sua rinnovata concezione dell’uomo in sinergia con le forze della terra e del cosmo. Terra, vegetazione, animali e uomini sono in perfetto equilibrio e contribuiscono l’uno al sostentamento dell’altro. Le piante crescono e fruttificano in funzione degli scambi con la vita del suolo, degli influssi climatici e del movimento delle stelle: sole, luna e costellazioni.
Schreiber insiste moltissimo sull’importanza del suolo, da trattare quale essere vivente, da nutrire e curare, perché qui si sviluppa l’interazione tra pianta e sottosuolo: un’influenza reciproca che, se con l’uso dei prodotti chimici viene interrotta, e con l’agricoltura biologica è passiva, con la biodinamica è invece attiva. La pianta, essere vivente statico, cresce sui ritmi del sole e della luna, ma al tempo stesso è il punto di connessione tra il cielo e la terra.
È la profonda consapevolezza degli influssi cosmici sulla natura, che ha portato Erik ad abbracciare la biodinamica ed è fermamente convinto che questo metodo di coltivazione migliori il terreno, equilibri la vita e dia un vino «non migliore degli altri, ma diverso, più intenso, più complesso». Quando gli si fa notare che non esistono evidenze scientifiche a sostegno della biodinamica, lui risponde: «Assaggiate i miei vini!». Tutti i suoi champagne sono certificati per la viticoltura biologica e biodinamica (certificazione Demeter).

La degustazione

Brut Tradition

85,5% pinot nero; 10,5% chardonnay; 2,5% pinot bianco; 1,5% pinot grigio. Vins de réserve 34%, in fût de chêne 25%; dosaggio finale 3,12 g/l; assemblaggio annate 2019-2020-2021.

Il viaggio attraverso gli champagne di Erik Schreiber comincia con questo vino base, fruttato ed espressivo «da gustare in qualsiasi momento della giornata». Il profilo olfattivo è intrigante: un’esplosione di frutta gialla, mela cotogna, ma anche fieno e sottobosco, quasi un’ancòra ai profumi della campagna della Côte des Bar. All’assaggio la mela cotogna sparisce per dare spazio a frutta esotica matura. In bocca resta una scia infinita, una dolcezza persistente. 

Extra Brut Tradition

52,5% pinot nero; 43% chardonnay; 4,5% pinot bianco. Vins de réserve 39%; dosaggio finale 1,22 g/l; assemblaggio annate 2019-2020-2021.

Questo champagne è meno dosato del precedente e il dosaggio, ci tiene a precisare Erik «è un passaggio molto importante, perché cambia l’espressività olfattiva, fa cambiare il vino. Per questo è un segreto e ogni maison ha la sua liqueur d’expedition. È l’ultimo tocco che equilibra l’acidità e innalza l’aromaticità». Al naso si ritrova la stessa impronta del Brut Tradition, ma è meno esplosivo, più fine, più sottile. Qui si sente il suolo kimmeridgiano che conferisce struttura, freschezza e mineralità. In bocca emerge una nota salina-agrumata e la florealità e la morbidezza dello chardonnay.

Brut Blanc de Blancs - 2018 - Millesimato

100% chardonnay. In fût de chêne 72,5%; dosaggio finale 3,53 g/l.

Un millesimato suadente che è la summa dei vini precedenti. Il naso è elegantissimo e sottile risaltano fiori freschi e frutti bianchi, mandorle fresche. La bocca ha una grande personalità, è potente nell’eleganza, perché ha carattere. Pieno di gusto, si lascia quasi masticare, ha una bella acidità e persistenza. 

Brut Blanc de Gris - 2015

58,5 pinot bianco; 41,5 pinot grigio. In fût de chêne 42%; dosaggio 1,41 g/l.; sboccatura febbraio 2023.

Erik Schreiber è l’unico vigneron in Champagne ad aver piantato il pinot gris, anche per questo il vino è singolare. È uno champagne materico e goloso al tempo stesso, di potenza e armonico. Naso e bocca sono in stereofonia: prevale una sensazione di pseudo-dolcezza, di frutta matura e una nota di miele finale che lo rende davvero unico.

Brut Astral -2015
74% pinot nero; 26% chardonnay. Dosaggio finale 2,35 g/L. Senza solfiti aggiunti.
«Quando ho creato questo vino volevo rappresentare quello che c'è di più bello nel vino e secondo me è la bellezza che giunge dalle stelle e dagli astri. Quindi tutto quello che arriva dagli astri è nel vino, qui c’è solo l’anima del vino, il superfluo non c’è più». Dopo aver studiato geobiologia, Erik decide nel 2008 di installare alcuni megaliti celtici provenienti dalla Bretagna, nei vigneti del Brut Astral seguendo le teorie antroposofiche della biodinamica secondo le quali essi riflettono e concentrano l’energia astrale sulla vigna, ottimizzano il ciclo vegetativo e la struttura del terreno.

Alla vista è giallo carico, dorato. Ha un naso intenso, insolito da cui emerge l’aroma di cereali, sottobosco e agrumi. Al gusto ha un ingresso dritto e una bella acidità tagliente e poi si allarga a centro bocca e libera l’aroma di scorza di cedro e agrume candito. È tridimensionale, complesso, strutturato, molto equilibrato e di straordinaria persistenza. La star della serata.

Brut Rosé - 2020

100% pinot nero. Dosaggio finale 4,24 g/L.

Un rosso travestito da rosato, dal bellissimo color corallo. Il naso è quello intenso di pinot nero: piccoli frutti rossi, marasca, lamponi, ribes croccanti e fiori freschi. In bocca ha una bella struttura, è fine, consistente e molto persistente. Non si sente il dosaggio di zuccheri e il finale è leggermente ammandorlato. 

A fine serata, Gael Schreiber, figlio di Erik, ci presenta la gamma della Maison che si sviluppa su cinque linee: Nature classique, Nature essentielle, Nature de caractere, Nature minerale, Inspiré par Nature. Si chiude con la certezza di aver assaggiato champagne autentici, freschi, minerali e complessi, pure espressioni del terroir d’origine.