Faro, il vino dei due mari

Il 9 ottobre la Sicilia è arrivata in terra bergamasca con sei degni rappresentanti di questa splendida regione: sei rossi della DOC Faro, vini decisi ma gentili, profumati di Mediterraneo, di spezie, di salmastro e di minerali. Anfitrione della serata il Relatore AIS Ettore Paladino, bergamasco d'adozione, nato proprio nella terra fra i due mari.

Stefano Vanzù

La DOC Faro prende il suo nome dal piccolo centro abitato di Faro Superiore, in provincia di Messina, dove la produzione di vino ha una tradizione antichissima, come testimonia un bassorilievo nel Duomo di Messina che raffigura scene di raccolta dell’uva e di lavoro nelle vigne.

I primi coloni greci, probabilmente Micenei, giunsero qui nel 1300 a.C. ma sono i Pharii che, oltre a dare il nome al villaggio, introducono la vite nel 746 a.C.; il vino prodotto su questi terreni sabbiosi era molto rinomato nell’antichità ed apprezzato anche dai Romani che dedicarono addirittura un vino, il Mamertino, al dio della guerra Marte. Il Mamertino messinese era considerato uno dei migliori vini dell’epoca, amato da Giulio Cesare e citato da Strabone e Plinio fra i più pregiati in assoluto.

Tollerata durante la dominazione araba della Sicilia, la viticoltura riprende vigore nei secoli successivi sotto i Normanni, gli Svevi, i Francesi e poi gli Spagnoli e rimane florida sino al ‘900 con grandi quantità di vino esportato all’estero per tagliare i più deboli vini del nord Europa (in particolare alcuni vini francesi).

Dopo la seconda guerra mondiale si registra un forte calo delle attività imprenditoriali legate alla produzione di vino, rimanendo però viva l’usanza di coltivare le piccole vigne per ottenere, dopo la fermentazione tradizionalmente effettuata in legno, un vino destinato all’autoconsumo: è proprio partendo dalla riscoperta e dal potenziamento delle loro vecchie vigne di famiglia che gli attuali produttori riavviano la produzione del Faro.

La DOC Faro viene istituita nel 1976 ma per i primi anni 13 anni della sua vita è una DOC “virtuale”: esiste sulla carta ma non si produce il vino e le prime bottiglie di un Faro DOC sono del 1989, imbottigliate da due aziende pioniere, l’Azienda Agricola Palari (nome di una contrada sulla costa ionica) e la limitrofa Azienda Bagni.

Oggi la DOC Faro, geograficamente situata tutta all’interno dei circa 200 kmq del territorio del comune di Messina, si estende su 25 ettari, in aumento, e annovera fra le sue file 10 produttori: il Faro DOC è un vino in crescita e per la maggior parte esportato all’estero, in particolare verso gli USA ed il Giappone, con un costo in cantina coerente alla sua indubbia qualità (fra i 12 ed i 18 Euro a bottiglia).  

Il terroir 

Una possibile definizione sintetica di terroir unirebbe in una parola tre concetti molto ampi: tradizione, clima e terreno.
Della tradizione si è già detto sopra, gli altri due grandi attori che concorrono in virtuosa unione con le pratiche vitivinicole tradizionali a formare il carattere di un Faro DOC sono clima e territorio.

Il clima della zona in cui crescono le uve della DOC Faro è fortemente influenzato dalle poderose correnti marine che attraversano lo Stretto di Messina e dalle diverse profondità di questo tratto di mare. Le correnti che cambiano direzione durante il giorno (il flusso verso nord è la corrente montante, quello verso sud la corrente scendente), il continuo spostamento e lento mescolamento delle acque, le differenti profondità generano nella zona dello Stretto una ventilazione costante che impedisce il formarsi di muffe sulle uve, fatto notevole se consideriamo che il Messinese è la zona più piovosa della Sicilia.

Il terreno ha origine metamorfiche (rocce ex vulcaniche quali scisti, gneiss, graniti) e sedimentarie (rocce formatesi per affioramento di fondali marini, dilavamento e fenomeni sismici, quali calcare, gesso, sabbie, arenarie).

Geograficamente, il territorio della DOC Faro inizia a livello del mare nel paese di Faro Superiore e poi si innalza a formare la catena dei Monti Peloritani, nelle cui fiancate si aprono i cosiddetti “valloni” e sul fondo modeste pianure in cui scorrono piccoli fiumi a carattere torrentizio, le “fiumare”. Anche se il mare è vicino, la maggior parte dei vigneti è collocata sui valloni o nelle piccole pianure.

Il Disciplinare di Produzione

Il Disciplinare della DOC Faro prevede l’uso di uve nerello mascalese da un minimo del 45 fino al 60%, di nerello cappuccio dal 15 al 30%, di nocera dal 5 al 10%.

Possono altresì essere utilizzate singolarmente o insieme sino ad un massimo di un 15% di altre uve autoctone locali come il nero d’avola o non autoctone come gaglioppo e sangiovese.

Mentre il nerello mascalese e il nerello cappuccio sono tipiche uve dell’Etna, l’uva nocera (che potrebbe essere il clone di un nerello) è caratteristica della zona e presenta una peculiarità molto interessante: pur arrivando a piena maturazione con un alto grado zuccherino, conserva sempre una notevole acidità naturale donando così tanta freschezza al Faro DOC.

Le degustazioni                                             

Tenuta Rasocolmo Faro DOC 2015 - nerello mascalese, nerello cappuccio, nocera, nero d’Avola, sangiovese  - 13% vol. - Bottiglie prodotte: 2600

Unico Faro DOC non sottoposto a barrique ma invecchiato ed affinato solo in acciaio per almeno 12 mesi, nel bicchiere mostra un bel rosso rubino carico e vivace con un’unghia più chiara ed una buona consistenza. All’esame olfattivo è complesso ed avvertiamo frutta rossa (ciliegia matura, marasca), note speziate, tostate ed un sentore minerale che dipende dal terreno salmastro in cui sono cresciute le uve (questa mineralità è una caratteristica comune dei Faro DOC). In bocca è fresco, sapido, abbastanza corposo, con tannini delicati, equilibrato e persistente.

Le Casematte Faro DOC 2016 - 55% nerello mascalese, 25% nerello cappuccio, 10% nocera, 10% nero d’Avola - 13% vol.

Rosso rubino carico, intenso e consistente. Al naso subito evidente la nota speziata, ossigenando il vino per agitazione sentiamo la vaniglia (dovuta alla maturazione in botti di rovere francese di piccola/media dimensione per nove mesi), il floreale di ginestra e la frutta macerata. All’esame gusto-olfattivo si rivela fresco, abbastanza caldo, con tannini ancora giovani, è pronto ma può senz’altro maturare ancora bene, è equilibrato e persistente.

Tenuta Enza La Fauci - Faro DOC “Oblì” 2015 - 60% nerello mascalese, 15% nerello cappuccio, 15% nocera, 10% nero d’Avola - 14% vol.

Per ottenere “Oblì” le uve vengono vinificate singolarmente con macerazione del mosto in presenza delle bucce per 10 giorni, senza lieviti aggiunti e con impiego di solfiti ridotto al minimo, la maturazione avviene in barriques usate per 18 mesi cui segue un affinamento in bottiglia per 6/9 mesi. Colore rosso rubino vivace con una sfumatura granata, all’olfatto il primo sentore è di frutta (prugna, more) poi sopraggiungono spezie (cannella) e un tostato piacevole. In bocca è fresco, ben strutturato ed armonico, persistente al gusto, leggermente sapido.

Cantine Bonfiglio - Faro DOC “Beatrice” 2015 - 45% nerello mascalese, 30% nerello cappuccio, 10% nocera, 10% nero d’Avola, 5% sangiovese - 13% vol.

L’Azienda è situata sulle colline nella zona sud del comune di Messina, tra Giampilieri e Briga Marina, dove i terreni sono più sabbiosi e calcarei e meno argillosi di altre zone (quindi qui siamo più a rischio siccità). Il “Beatrice”  si presenta con un bel rosso rubino carico, al naso i profumi sono un po’ chiusi pur essendo complesso e si avverte una nota vegetale di pomodoro secco, frutti rossi maturi, spezia (pepe nero). Al palato è meno salmastro degli altri vini degustati ma più gessoso, è fresco, i tannini non sono duri, scorre velocemente in bocca dove si rivela ancora un po’ giovane/quasi pronto ed abbastanza equilibrato.   

Cantine P. Cuppari - Faro DOC “San Placido” 2014 - nerello mascalese, nerello cappuccio, nocera, nero d’Avola, sangiovese  - 13% vol.

Le Cantine Cuppari sono costituite all’interno dell’azienda agraria dell’omonimo Istituto Tecnico Agrario, sede associata dell’Istituto di Istruzione Superiore “G. Minutoli” di Messina. Il “San Placido” matura per 12 mesi in barriques o tonneau nuove in rovere francese ed affina in bottiglia per 6/9 mesi. Di colore rosso rubino carico con un’unghia granata, è consistente ed all’olfatto sentiamo inizialmente il vegetale seguito poi da sfumature di fragola, prugna, more, spezie e legno nobile. Al palato si rivela di medio corpo, persistente al gusto in particolare nella componente aromatica che rimane presente dopo la deglutizione, è leggermente sapido con tannini un po’ aggressivi.

Azienda Agricola Bonavita - Faro DOC “Bonavita” 2016 - nerello mascalese, nerello cappuccio, nocera  - 12,5% vol. - Bottiglie prodotte: 7000

Per produrre il Faro DOC di Bonavita una parte delle uve viene fermentata in grandi tini di legno di rovere e una parte in acciaio, non si aggiungono additivi chimici sulle uve ma si effettuano solo lunghe macerazioni sulle bucce, da un minimo di 20 giorni fino a 60 giorni, segue poi una soffice pressatura con il tradizionale torchio idraulico. L’affinamento prevede circa 24 mesi tra botte di legno di rovere da 30 hl. ed acciaio ed almeno 10 mesi in bottiglia. Di colore rosso rubino vivace anche se meno intenso degli altri Faro, al naso si sente una decisa nota speziata, quasi da vin brulè, di chiodo di garofano e cannella ma agitandolo subentra un sentore floreale delicato e una nota salmastra. In bocca è fresco, con tannini delicati, pronto e più delicato come carattere rispetto agli altri Faro degustati. 

In abbinamento ai Faro DOC degustati sono stati serviti due piatti: uno freddo, composto da formaggio pecorino a lunga stagionatura con pepe e salame di Sant'Angelo di Brolo da suino di Nero dei Nebrodi ed uno caldo realizzato con un arancino al ragù e le “braciolettine”, involtini di carne alla messinese.


Al centro della foto, il Relatore AIS Ettore Paladino che ha condotto la serata con la Delegata Roberta Agnelli.