Federico Graziani e l’impronta del millesimo

Mareneve e Profumo di vulcano, due vini iconici, proposti in un’intrigante verticale sotto la guida attenta e disponibile di Federico Graziani e Fanny Quaggio.

Sara Passerini

Si apre con una verticale vulcanica, ci si perdoni il gioco di parole, il 2024 della Delegazione di AIS Monza e Brianza: a inaugurare la numerosa proposta di eventi è Federico Graziani, ravennate d’origine ed etnèo d’adozione, sommelier affermato e ora appassionato vignaiolo.

Il vulcano

Siamo sull’Etna, l’isola nell’isola, “a Muntagna”, che grazie a millenni di attività eruttiva oggi supera i 3.300 metri di altitudine su una quarantina di chilometri di diametro. Tali dimensioni lo rendono il vulcano più imponente e attivo d’Europa e dell’intera area mediterranea, una terra mutevole e viva, che proprio per queste sue caratteristiche è un territorio difficile, vero, ricco; una parte d’isola che solo dalla fine degli anni Novanta ha visto un intento di valorizzazione.

Mutevole è una delle parole chiave per comprendere l’Etna, soggetto com’è a cambiare la sua forma a ogni eruzione e a seconda dei tipi di magma e della loro densità, tanto da influenzare non solo il paesaggio, ma il vero e proprio terreno di lavoro.

Il magma cambia la composizione del suolo, lo arricchisce: passeggiando nel vigneto si vede che la terra sotto i piedi è un misto di rocce nere, sabbie sottilissime e pietra lavica, molto ricca di microelementi e potassio, e povero di azoto.

Un’altra caratteristica del vulcano riguarda la sua sfaccettata presenza di ambienti: avendo forma troncoconica, crea tanti microclimi e terroir, esposizioni diverse e venti differenti, vicinanza di volta in volta a fiumi o a valli, con una piovosità assai variabile da un versante all’altro.

Le vigne

Nel 2008 Federico Graziani acquista dal macellaio del paese un podere, con una vecchia vigna destinata all'espianto, nella frazione di Passopisciaro. La vigna viene salvata e valorizzata, ma la produzione della prima bottiglia si fa attendere perché, per usare le parole di Federico, «bisogna avere rispetto dell’annata e della pianta». Ricorda Graziani: «ho preso una batosta, nel 2009 ha piovuto per 22 giorni consecutivi a settembre, l’annata è stata disastrosa, ma ho capito il valore del tempo e ho preso atto che non si può controllare tutto».

Il vignaiolo si appoggia a Salvo Foti, anima de I Vigneri di Milo, e a Maurizio Pagano, «una delle più grandi persone di vigna dei nostri tempi». Federico scherza e racconta: «il 10% del mio vino è merito di Salvo, l’80% di Maurizio, e il restante 10% dell’annata».

Oggi Graziani propone quattro etichette (Mareneve, Etna Rosso, Rossi di Mezzo e Profumo di Vulcano) per una produzione media dell’azienda è di 25.000 bottiglie all’anno, esportate in 16 Paesi.

I vigneti sono siti a Passopisciaro, a Montelaguardia e a Maletto.

Fanny Quaggio e Federico GrazianiL’annata

Federico, insieme a Fanny Quaggio che curerà per noi l’imminente degustazione, riassume in una sola parola l’andamento climatico di ognuno degli ultimi dieci millesimi.

2010: l’armonia, annata splendida.

2011: l’avvolgenza, toni caldi, vini freschi.

2012: l’aridità, annata molto asciutta.

2013: l’umidità, annata piovosa, caratterizzata dall’aria pesante e satura.

2014: le nuvole, quella che sul “continente” è stata pioggia, sull’isola è stata cielo coperto e vento forte.

2015: il sole (come per la 2020), annata senza problemi, quantità limitate.

2016: l’eleganza.

2017: il caldo, forse troppo caldo, nella seconda metà dell’estate le uve ne hanno sofferto.

2018: l’acqua, in quest’annata non è stato prodotto Profumo di Vulcano, settembre è stato piovoso (come quel 2009).

2019: la finezza, simile alla 2016, grande equilibrio, splendide escursioni termiche: 12°C al mattino e 35°C nel tardo pomeriggio.

2020: la ricchezza.

2021: la sorpresa, annata caldissima, uno shock per le piante, la siccità ha provocato un blocco della pianta e della fotosintesi; l’acidità nell’uva è stata mantenuta ma non si sono sviluppati gli zuccheri.

2022: la forza, l’annata è ancora sotto esame ma mostra già una certa potenza.

2023: …difficile commentare, tanta uva è andata perduta, le piante hanno subìto un massiccio e insolito attacco di peronospora.

La degustazione

Terre Siciliane Bianco IGT - Mareneve

Carricante, riesling renano, gewürztraminer, chenin blanc e grecanico in percentuali che variano di anno in anno. Fermentazione spontanea con lieviti indigeni, maturazione su fecce fini in acciaio per 18 mesi, affinamento in bottiglia per 6 mesi.

I vitigni sono ad alberello su palo di castagno e, in particolare: il carricante scopriamo derivare il suo nome dalla produttività che «riempiva i carri», il gewürztraminer è il primo a essere vendemmiato, mentre il grecanico dorato è «la madre delle uve siciliane», molto simile alla garganega.

Il nome del vino è ispirato a quello dell’omonima strada che unisce i due versanti e porta dal mare agli impianti di sci.

2016

Splendido giallo paglierino dalla fitta tessitura, emana profumi decisi di zagara e frutta matura, una dolcezza aromatica che conforta e asseconda l’esperienza olfattiva, e che man mano s’arricchisce di note di cipria e di un vibrante sussurro d’idrocarburi. Il gusto è potente, fresco, salato, concentrato e generoso, lungheggia su toni di scorza d’agrume, lascia la bocca permeata di piacere e sostanza.

2019

Il colore è gemello della 2016, il naso invece si distacca e prende un’altra via: talco, pietra in frantumi, erbe aromatiche in quantità, scorza di limone, poi un accenno floreale. Il naso porta al riesling, eppure la composizione tradisce una percentuale bassa di questa bellissima uva. Al palato è verticale e ci fa tuffare nella salinità del Muncibeddu, nella sua acidità e nella sua immortalità.

2020

Un’eleganza strabiliante, d’aspetto e d’espressione olfattiva. Si apre su spolverate di talco alla rosa, un riverbero di limetta, polpa di frutta tropicale, ananasso ancora acerbo. È un naso delicato e allo stesso tempo prorompente, e ogni volta che c’avviciniamo ci regala nuove sfumature e pennellate di camomilla e d’anice stellato. La bocca è di frutta tropicale, meno fresca e salata della precedente, più materica, curiosamente più pronta. Ci saluta con aromi di miele di castagno.

2021

Questo è il millesimo della sorpresa, annata caldissima che ha provocato un blocco della pianta. Al palato ci sorprenderà la freschezza del vino, ma procediamo con ordine: d’aspetto cristallino e di un bel giallo vivacissimo, al naso ci avvolge un candito al bergamotto, l’agrume sotto tante forme, dalla scorza alla polpa, non manca un accento di mandorle fresche. Particolare sensazione tattile oleosa, gusto di nuovo contraddistinto da una certa verticalità, ricco di sale e freschezza, lunghissimo.

Etna Rosso DOC - Profumo di Vulcano

Nerello mascalese, nerello cappuccio, alicante e francisi e una quarantina di piante d’uva a bacca bianca. Fermentazione spontanea e in tini aperti, senza controllo della temperatura e con lieviti indigeni; maturazione in tonneau di primo e secondo passaggio per 24 mesi; affinamento di 6 mesi in bottiglia. La produzione è andata aumentando leggermente e dal 2019 è di 3.000 bottiglie.

Il suggestivo nome del vino è stato suggerito (e concesso in cambio di alcune bottiglie di ogni annata) dal critico gastronomico Andy Hayler.

2013

È già tinto di granato, vediamo un fondo ben presente. Il naso rimanda a sentori di fiori appassiti e di frutti maturi se non già in confettura. S’alternano l’arancia rossa, la bacca di ginepro, suggestioni di tabacco e cioccolato, una chiosa di china e corteccia. Il sorso sembra ancora lento a parlarci, ma abbiamo pazienza e lo accogliamo nella sua timidezza, è una bocca fresca, dal tannino importante ma vellutato. L’annata è stata fredda e umida.

2020

Quasi granato, lucente e spigliato, sia d’aspetto che di naso. Ci colpisce e ammalia la bella trasparenza. Da subito emergono fragranze di frutta a polpa rossa e spezie, è un naso fresco e contraddistinto da una semplice eleganza, l’agrume non manca di solleticare con la sua acidità ed è accompagnato da allusioni di cioccolato e di ciliegia. Al palato c’invadono la potenza, la concentrazione, la dolce salinità, il tannino ben presente e già addomesticato, la lunghezza franca.

2021

Vivido e dalla sensuale lindezza. Affiorano suggestive note di sottobosco, di macchia mediterranea, di mirto. Ricordi di pasta di cappero, di mare. Un naso bellissimo e particolare negli accenni che di volta in volta raccontano con generosità le storie di una terra e del lavoro dell’uomo. Al palato non si fa mancare nulla, tannino, salinità, forza, freschezza, scorrevolezza, sostanza, persistenza. Decisamente ricco e comunicativo nonostante l’annata troppo calda e la mancanza d’acqua.

La splendida serata si chiude con Federico che, incoraggiato da Fanny, ci parla di un'innovazione già in atto: dotare ogni etichetta della tecnologia NFC, che consente di accertare l’autenticità e la tracciabilità del prodotto; e di alcuni progetti in corso, tra questi lo sviluppo di un clone della vigna Profumo di Vulcano piantato nel 2019 e che sta dando i primi frutti e il sogno di dar vita a un Riesling in purezza, già in cantiere. Federico ha inoltre iniziato i lavori di pulitura di un terreno a 1200 m s.l.m. sul quale proverà a impiantare un clone di carricante più resistente al freddo.

Insomma, tanti progetti, altrettanti sogni, che noi ci auguriamo possano avere piena realizzazione!