Finger Lakes. I vini dello stato di New York

Guido Invernizzi, eclettico e ineguagliabile relatore AIS, e Sally Semeria, sommelier AIS e importatrice unica in Europa dei vini della Finger Lakes Wine County e non solo, accompagnano i soci della delegazione di AIS Monza Brianza in un viaggio oltre oceano, alla scoperta di una piccola quanto eccellente zona degli Stati Uniti, sconosciuta ai più, ma indimenticabile per tutti coloro che la incontrano almeno una volta.

Manuela Basaglia

“Naturalmente l’America è stata spesso scoperta prima di Colombo, ma è sempre stato tenuto segreto” disse Oscar Wilde  in merito alla scoperta dell’America. Questa sera i soci di AIS Monza e Brianza hanno forse avuto la stessa impressione quando hanno cominciato prima a conoscere e poi a degustare i vini della Finger Lakes Wine County: qualcosa di assolutamente straordinario da condividere era stato fino a quel momento tenuto segreto. 

Guido InvernizziQuando si parla di Stati Uniti il primo pensiero corre alla California, zona in costante e crescente ascesa nella produzione vitivinicola: la realtà dei fatti è che il vino viene prodotto in tantissime altre zone degli Stati Uniti, che non hanno però la stessa fama della costa californiana e per questo non sono né conosciuti né tantomeno distribuiti. Sfida che Sally Semeria ha fatto propria, diventando distributore ufficiale europeo dei vini della zona dei Finger Lakes, una cui selezione è stata portata in AIS Monza Brianza per questa serata, presentata, come sempre in maniera magistrale, da Guido Invernizzi. 

I Finger Lakes

Prima di cominciare le degustazioni, Guido Invernizzi accompagna la platea alla scoperta della Finger Lakes Wine County: una striscia di terra tra la Grande Mela e il confine con il Canada, i Finger Lakes sono laghi naturali creatisi alla fine dell’era glaciale, quando gli ultimi ghiacciai si sono ritirati; pressione e attrito hanno formato questi undici laghi e una serie di gole e cascate, che caratterizzano il panorama di questo territorio. Le condizioni che si sono create sono perfette per la vite e la viticoltura, tanto che una leggenda narra che questi terreni siano il risultato di una benedizione di Dio, che posando qui una mano ha creato con le sue dita gli stessi laghi. 

Leggende a parte, questa zona è la risultante di una combinazione vincente per la viticoltura: il terreno e il clima. Come la Champagne in Francia, i Finger Lakes erano coperti dal mare, che ritirandosi ha lasciato formazioni calcaree e saline su un terreno già di per sé ricco di ardesia. A questo si aggiunge la presenza dei laghi, che attirano l’aria fredda in inverno e rimandano aria fresca in primavera verso le vigne, ritardando l’inizio della stagione vegetativa: un vero e proprio termostato naturale.

Questi undici laghi (Canadice, Canandaigua, Cayuga, Conesus, Hemlock, Noneoye, Keuka Otisco, Owasco, Seneca e Skaneateles) rendono così questa striscia di terra particolarmente votata alla viticoltura, e raggruppano le loro aree di eccellenza, le AVA, attorno ai quattro laghi di Canandiauga, Keuka, Seneca e Cayuga.

L’evoluzione della viticoltura nel nuovo mondo

I primi che videro la vite nel nuovo mondo furono i vichinghi, seguiti molto tempo dopo da Cristoforo Colombo, che riportò in Europa a Isabella di Castiglia delle viti indigene trovate a Cuba e alle Bahamas (oggi sappiamo che altro non era che l’uva fragola). Il vero inizio della viticoltura nel nuovo mondo si deve tuttavia ai protestanti Ugonotti che, fuggiti dalla Francia nel 1562 dopo la revoca dell’editto di Nantes, migrarono in America e in Sud Africa, portando con loro non solo intere famiglie, ma anche tutta la conoscenza acquisita nei secoli, anche in materia vitivinicola. 

Tutto quanto avviene dopo è un susseguirsi di storie di successo e sviluppo che hanno il loro episodio cardine nel 1976, quando a un concorso a Parigi, durante una degustazione alla cieca, un vino americano vinse su un vino di Borgogna. Il nuovo mondo aveva raggiunto il vecchio continente. 

Diventa quindi necessario regolamentare la produzione per dare il giusto riconoscimento anche al vino oltreoceano: nel 1978 nascono le AVA, ovvero American Viticultural Areas, una denominazione molto più permissiva e generica rispetto alle regolamentazioni europee, e che si qualifica inizialmente solo in base alla zona di provenienza delle viti. La prima AVA è datata 2 giugno 1980: AVA Augusta, Missouri. 

Solo con il passare degli anni vennero inseriti altri parametri per affinare la denominazione dei vini, come ad esempio la State Appellation (almeno il 75% dell’uva coltivata deve provenire da un solo stato) o la County Appellation (almeno il 75% dell’uva coltivata deve provenire dalla contea di denominazione). 

Negli anni ‘80 e ‘90 vengono fondate tantissime aziende su tutto il territorio americano, e nascono le prime strade del vino, segno che la viticoltura non è più solo una materia per esperti ai lavori.

Oggi (dato del 2022) gli Stati Uniti vantano più di 150 aziende vitivinicole conosciute e premiate in tutto il mondo. 

I vitigni

La Finger Lake Wine County non fa differenza rispetto al percorso delle altre Zone Americane. Nel 1860 viene fondata la Pleasant Valley Wine Company, prima azienda vinicola dei Finger Lakes, che, come le aziende sue vicine, basa la sua produzione su vitigni nativi americani, ovvero concord, vitis labrusca.

La selezione di produttori e vini fatta da Guido Invernizzi e Sally Semeria presentata questa sera ai soci di AIS Monza comprende sia vitigni internazionali  - come chardonnay e cabernet sauvignon - che vitigni autoctoni tipici di quest’area. 

Figlio di un incrocio tra gewürztraminer e un’uva ibrida da vite non labrusca, il traminette conserva alcune delle caratteristiche del suo genitore più famoso, e ne migliora altre, come la resistenza al freddo, che lo rende particolarmente adatto ai climi continentali. Allevato inizialmente come uva da tavola, ha rese elevate e una relativa resistenza alle malattie. 

Non autoctono, ma sicuramente con caratteristiche legate alle peculiarità di questa zona, il riesling, in due versioni e da due cantine diverse, fa capire gli eccezionali risultati che questo vitigno può raggiungere. Per definizione vitigno caratterizzante della zona a cavallo tra Francia e Germania, il riesling di questa sera non ha nulla di meno rispetto a quello che si può bere in Alsazia e nelle zone del Reno e della Mosella. Fortemente minerale, porta nel bicchiere le note uniche dei terreni di ardesia dei Finger Lakes; adatto a lunga maturazione e predisposto alla longevità, viene maturato in botti grandi (almeno 900 l), mai in legno, e mai sottoposto a fermentazione malolattica. 

Anche il mondo dei rossi si apre in degustazione con un vitigno locale, di importazione mitteleuropea: il lemberger. Altro non è che il blaufränkisch, chiamato così in Europa in passato poiché era il vino bevuto non dal popolo, ma dai colti, i cosiddetti franchi. Caratterizzato da sentori di frutta rossa come more e ciliegie, è un vitigno che resiste molto bene al clima invernale, e ha grandi potenzialità di invecchiamento. 

La degustazione

Blanc de Blancs 2014 Methode Traditionelle – Fox run Vineyards, 100% chardonnay, 4 anni sui lieviti, 13%  vol.

Metodo classico fermentato in barrique di secondo passaggio e con parziale malolattica. Giallo paglierino, cristallino, con bollicine fini e persistenti. Immediate al naso le note di banana e ananas caratterizzanti dello Chardonnay, seguite da sentori di frutta, scorza di agrume candito, spezie come la vaniglia, e una finale nota burrosa. Presente anche una nota minerale che deriva dai terreni a riporto glaciale caratterizzati da sali e minerali. 
In bocca è sapido, equilibrato, con un’ottima corrispondenza naso bocca, armonico e persistente. 

Traminette 2020 – Fox run Vineyards, 100% traminette, 12% vol.

Vitigno nato dall’incrocio di gewürztraminer e un’uva ibrida da vite non labrusca, dopo una vendemmia tutta manuale dalle vigne di Keuka Lake, fermenta in acciaio e viene poi aggiunto di lieviti selezionati.
Paglierino con note ancora verdoline, ha un colore sano e brillante, nel quale si riconoscono le potenzialità di un vino ancora giovane.  
Al naso note di frutta a polpa gialla e tropicale come mango, papaya, frutto passione e pompelmo rosa; i sentori di miele e la morbidezza dei profumi sottolineano ancora una volta le potenzialità di un vino che non ha fatto legno, ma ne ricorda i tratti. 
In bocca ha una buona struttura, è sapido e con un sensibile residuo zuccherino, caratteristiche che lo rendono equilibrato e lo confermano un vino di pronta beva. 

Riesling Dry 2019 – Anthony Road wine, 100% riesling, 12,8% vol.

Vendemmiato manualmente nella seconda metà di ottobre e fermentato solo in acciaio, ha una piccola aggiunta di uve botritizzate.Giallo paglierino con striature verdoline, al naso presenta note floreali, fruttate di frutta a polpa gialla come la pesca, e di idrocarburi; il profilo che si delinea è del tutto in linea con un riesling della Valle del Reno. In bocca colpisce l’acidità tartarica, seguita da una corrispondenza naso-bocca con note floreali, fruttate e minerali; equilibrato e persistente. 

Riesling Dry 2016 – Forge Cellars, 100% riesling, 12% vol.

Prodotto con uve provenienti per l’85% da Seneca Lake e per il restante 15% da Keuka Lake che vengono vendemmiate nella seconda metà di ottobre, con una piccola aggiunta di uve botritizzate, fermentate in acciaio con lieviti indigeni, viene affinato successivamente per il 57% in barrique esauste e per il 43% in acciaio. 
Nel bicchiere è cristallino e di colore dorato; al naso è complesso, con note di frutti tropicali, miele, erbe officinali, caramella mou e carbone. In bocca è secco, acido e sapido, con una bella persistenza e un finale amaricante, ma elegante.  Perfetto in abbinamento con fois-gras e formaggi erborinati

Lemberger 2016 - Fox run Vineyards, 100% lemberger, 12% vol. 

Prodotto da 100% uve lemberger vendemmiate nella prima decade di ottobre e fermentate in tini di acciaio aperti: aggiunte di lieviti selezionati, maturano 12 mesi in barrique francesi e americane.
Nel bicchiere si presenta di color rubino, un colore ancora giovane nonostante stia entrando nel 7° anno di età; al naso ha note fruttate di frutti rossi croccanti, vegetali e speziate. In bocca è fresco e morbido: le note vegetali hanno un’ottima corrispondenza con i profumi, e il tannino risulta ottimamente equilibrato pur presentando ancora margine per ammorbidirsi. 

Cabernet Sauvignon 2013 NEW YORK PREMIUM selection - Brotherhood Winery, 100% cabernet sauvignon, 13% vol. 

Il motto della cantina per la produzione di questo vino è “lo vogliamo più vicino a Bordeaux che allo stile californiano”: prodotto tramite fermentazione con macerazione a temperatura controllata sulle bucce, viene fatto maturare in barrique francesi e americane per 12 mesi. 
Di colore rubino con riflessi granati, al naso il descrittore del vitigno è immediatamente riconoscibile nei sentori di peperone giallo e rosso; seguono note speziate di liquirizia e note tostate ben equilibrate. All’assaggio è fresco, con tannini ben strutturati e integrati; intenso e persistente.