Franciacorta e Valtellina: una joint venture che è festival

In una terra di grandi rossi come è la Valtellina, le bollicine fanno subito festa. Dedicato al Franciacorta, alla sua VIII edizione, ha invaso Morbegno con i suoi calici e i suoi colori.

Sara Missaglia

17 le cantine presenti, con 43 etichette in degustazione: tanti calici diversi per avvicinare chi non conosce la Franciacorta, tante eccellenze per soddisfare i palati di chi invece già apprezza queste eccellenze tutte italiane. 

AIS Sondrio e la sua delegata Elia Bolandrini non hanno lasciato nulla al caso: un’organizzazione perfetta che ha previsto una doppia modalità di degustazione, prima nel Centro Storico, in 11 negozi selezionati ed aperti oltre l’orario di chiusura, e successivamente nell’incantevole Chiostro di Sant’Antonio presso l’Auditorium. 

Tanti i sommelier coinvolti, provenienti dalle diverse delegazioni di Lombardia: presenti anche il Presidente Hosam Eldin Abou Eleyoun e la delegata di AIS Lecco Rossella Ronzoni. Se il perlage è metafora del movimento, nei vicoli del Centro di Morbegno era un continuo susseguirsi di catenelle: molti i partecipanti, tra cui ragazzi molto giovani che con interesse e curiosità si rivolgevano ai sommelier in cerca di chiavi interpretative per conoscere meglio ed apprezzare i calici proposti. 

Piacevolissimi gli incontri nei negozi, così diversi tra loro: librerie, boutique di abbigliamento e di calzature, macellerie e caffè. Un modo diverso per degustare, conoscere, chiacchierare e avvicinare tra loro le persone: una modalità che piace, un’anteprima di vacanza. La Franciacorta tiene banco, e lo fa sempre con l’abito lungo: territorio, vino e metodo di produzione declinati attraverso una viticoltura di eccellenza, con prodotti qualitativamente importanti. Perfette le temperature di servizio in una serata estiva, perfetta l’organizzazione sul cambio di fronte negozi/chiostro: fare tardi con un calice di Franciacorta in mano, guardare le stelle e aspettare la mezzanotte. Cenerentola in versione 2.0 può perdere la scarpina, ma non il calice.