Franciacorta Riserva, l’oro di un territorio

Racconti dalle delegazioni
28 febbraio 2023

Franciacorta Riserva, l’oro di un territorio

Con l’aiuto di Nicola Bonera e della sempre perfetta squadra servizi, AIS Brescia ha regalato ai suoi soci una speciale degustazione con alcune riserve delle migliori cantine della Franciacorta. A ogni calice il compito di rappresentare al meglio l’intera produzione delle aziende.

Giovanni Sabaini

Sessanta. Come i secondi in un minuto. Come i minuti in un’ora. E come i mesi che servono per produrre il Franciacorta Riserva. D’altronde, il segreto per produrre grandi bottiglie di Metodo Classico è, e sarà sempre, il tempo. Talvolta alleato, talvolta avverso, è sempre il tempo l’elemento che consente alle più grandi cantine di Franciacorta di elaborare vini dal profilo organolettico semplicemente straordinario.

Si è però arrivati all’attuale interpretazione del Metodo Classico franciacortino attraverso un percorso di evoluzione che negli anni è passato da alcune tappe fondamentali. Nel 1961 nasce la prima bottiglia di Pinot di Franciacorta per mano di Guido Berlucchi e Franco Ziliani. Nel 1995 arriva la DOCG per i soli vini effervescenti, ma per 13 anni rimane un po’ di confusione tra i Franciacorta (spumanti) e i Terre di Franciacorta (bianchi e rossi). È infatti nel 2008 che quest’ultimo cambia nome in Curtefranca dando origine a quella che è l’attuale distinzione dei vini franciacortini.

Negli anni, poi, la Franciacorta si è concentrata sulla produzione di eccellenti spumanti, anche in virtù di quello che è stato il successo che critica e pubblico le hanno progressivamente riservato. Ma sarebbe limitante e oltremodo scorretto circoscrivere i segreti di questi splendidi spumanti al solo utilizzo del tempo, per quanto sapiente. Uno dei punti di forza di questo territorio è la varietà dei suoli, che consente ai viticoltori di vinificare le parcelle separatamente per ottenere dai propri vigneti tutte quelle caratteristiche che il degustatore ritrova poi nel bicchiere: talvolta la sapidità, talvolta la freschezza, talvolta la struttura.

Un’altra lancia da spezzare in favore della Franciacorta è l’orientamento alla coltura biologica/biodinamica ormai da decenni, al punto che sono rimasti solo pochi produttori a non aver ancora intrapreso questa strada. Dichiararlo o meno in etichetta, poi, è un discorso a parte.

La degustazione

Bersi Serlini – Cuvée n° 4 2014

Pur non essendo quella che sulla carta potrebbe rappresentare l’etichetta di punta della cantina, è più in questo calice che si trova l’identità, lo spirito di Bersi Serlini, da sempre orientata alla produzione di uva a bacca bianca. Siamo infatti dinanzi ad un Blanc des Blancs millesimato. Ma perché Cuvée n° 4? Il 10% della base spumante utilizzata completa i suoi processi fermentativi in barrique di rovere provenienti da 4 diverse foreste francesi. Da qui il riferimento al numero 4. Tutti i vigneti da cui provengono le uve sono situati nell’area di Provaglio d’Iseo, area in cui si intervallano depositi vini e terreni morenico sottili: i primi che consentono di ottenere grande freschezza, i secondi più struttura e persistenza sapida.

Nel calice si trova esattamente l’equilibrio che questi terreni sono in grado di dare. Seppur con 48 mesi sui lieviti, quello che rimane al naso sono note che rimandano all’agrume e al fiore bianco. Succoso, fresco, corrispondente all’agrume che dominava la parte olfattiva. Chiude il sorso così come lo inizia, ovvero con grande garbo ed eleganza.

Mirabella - D0M Riserva Dosaggio Zero 2012

Nonostante l’annata dispettosa nei confronti delle riserve di Franciacorta, il D0M di Mirabella riesce ad esprimersi su livelli straordinari, forse anche grazie all’intelligente gestione delle percentuali di pinot nero (30%) e pinot bianco (10%) che uniti al 60% di chardonnay riescono a dare un contributo determinante nella creazione di un vino, per così dire, “dinamico”. Dinamico perché, se al naso i sentori di frutta stramatura insieme a una leggera nota di ossidazione (da non intendersi come un difetto!) lasciano intendere un’evoluzione magistralmente gestita, la bocca fa un salto indietro nel tempo, ritornando a quando i frutti erano ancora appesi ai rami dell’albero, perfettamente maturi e in attesa di essere raccolti. Grande cremosità, densità da far pensare a presenza di zucchero, di cui invece non c’è traccia.

Villa Franciacorta – Emozione 40 anni 2008

Nato con l’obiettivo di devolvere in beneficienza buona parte dell’incasso dalla sua vendita e per celebrare i 40 anni di produzione dell’azienda, oggi l’Emozione 40 anni si offre a noi nella sue veste più completa. Composto per l’85% da chardonnay, per il 10% da pinot nero e per il 5% da pinot bianco, con 100 mesi sui lieviti e a più di 5 anni dalla sboccatura, è ancora in grado di aprirsi al naso con un bouquet fatto sì di frutta a polpa gialla, ma qui l’orientamento è verso la pasticceria intesa come dolci alla crema chantilly, alla vaniglia. In bocca rimane il frutto maturo, ma quello che sorprende è la freschezza ancora ben presente a far pensare che, mentre per la 2012 potevamo pensare ad un vino al massimo della sua potenzialità, forse con la 2008 ancora non ci siamo arrivati…

Bellavista – Vittorio Moretti 2013

A conti fatti il Vittorio Moretti è stato il primo Franciacorta Riserva, quando la tipologia non era nemmeno citata sul disciplinare. E ancora oggi continua ad essere un punto di riferimento per tutta la denominazione. Non tanto per la tecnica produttiva, che ormai è nota ed egregiamente applicata da ogni produttore, quanto per l’identità ben precisa che spesso distingue chiaramente i prodotti di Bellavista da tutti gli altri. Parliamo della nota di miele che marca particolarmente l’olfazione e il sorso, figlia del perfetto utilizzo del legno in cui transita il 57% della base spumante, composta per il 60% da chardonnay e per il 40% da pinot nero. Affascinante soprattutto il sorso, profondo, avvolgente e lungo in tutte le sue componenti nonostante una chiusura pungente che riporta ad una sensazione di foglia verde… che sia davvero ancora troppo giovane?

Ferghettina – Eronero 2014

100% pinot nero, nasce come Rosé nel 2007 e a partire dalla 2011 si trasforma in Blanc Des Noirs. Tra i vini della batteria è l’unico vinificato completamente in acciaio. Il naso è rinfrescante, balsamico, che rimanda a sentori di frutti di bosco. Anche in bocca conferma quando riscontrato al naso, vino di freschezza, di raffinatezza, di straordinaria facilità di beva nonostante gli 84 mesi sui lieviti. L’impressione è che abbia ancora molto da dare e la speranza è di poterla riassaggiare fra qualche anno.

Castello Bonomi – Riserva Lucrezia Etichetta Nera 2008

Altro pinot nero in purezza, ottenuto da vigne locate sul Monte Orfano. 120 mesi sui lieviti e una matrice calcarea particolarmente pronunciata rimando inevitabilmente l’olfatto al paragone con molti vini della Champagne. Su questo letto di minerale gessoso si appoggiano sentori di tostato che lasciano lentamente il passo alla parte eterea e leggermente ossidativa che, anche qui, come per il D0M, non va assolutamente interpretato con accezione negativa. Al palato è incredibilmente persistente e chiude su una nota amaricante/sapida a dir poco invitante…

C’è della magia in batterie di degustazione come queste perché nel giro di pochi minuti, e grazie ad una bottiglia di spumante, si riesce a pensare al passato (“ehi, tu che facevi nel 2008?”), al presente (“chissà se questo vino è pronto da bere”) e al futuro (“forse è meglio far riposare questo vino ancora qualche anno”).

Ed è qui che il cerchio si chiude. Col tempo. Come avevamo cominciato.