Gaglioppo o Magliocco?

La domanda e la curiosità hanno accompagnato coloro che sono stati presenti nella sede di AIS Monza per l’intera serata. Grazie alla guida esperta di Sergio Libanore, grande amante e conoscitore della Calabria, abbiamo approfondito ogni sfumatura di due dei principali vitigni a bacca rossa della regione.

Ilaria Menci

Kalon Brion è un termine greco che significa “faccio sorgere il sole”, e ha il significato intrinseco di terra fertile, produttiva: forse è da qui che è nata la parola Calabria. La storia di questa regione ci porta infatti indietro nel tempo fino ai Greci, che nel VII sec a.C. arrivarono attraverso il Mar Ionio nelle zone di Sybaris (720 a.C.) - l’attuale Sibari, soprannominata in quel periodo “capitale del vizio” in ambito culinario, perché qui vi erano molti cuochi importanti - e di Kroton (710 a.C.), attuale Crotone, nota per la forza e bellezza delle persone: forza dei propri atleti e bellezza delle donne.

La Calabria

Seconda regione italiana per produzione di olio e seconda anche per produzione di agrumi, la Calabria è al primo posto per il rapporto tra superficie vitata e coltivazione biologica. è infatti una tra le regioni al mondo con il maggior numero di vitigni, vantandone oltre 350, la maggior parte dei quali si trova in piccole aziende, ognuna delle quali ha in media 0,7 ha.

Nove sono le DOP principali, delle quali tre molto importanti: Cirò, Terre di Cosenza e Lamezia: tra queste la più famosa è certamente la DOP Cirò, con quattro milioni di bottiglie prodotte, quasi tutte esportate.

Sergio Libanore ci informa che è ormai prossima l’approvazione della prima DOCG calabrese, che sarà chiamata “Cirò Classico DOCG” e che prevederà la produzione esclusiva nelle zone di Cirò e Cirò Marina, con l’utilizzo del gaglioppo minimo 90% (contro l’80% della DOP attuale), e avrà un affinamento di minimo 36 mesi, a differenza dei 24 mesi della DOP.

Sergio LibanoreIl gaglioppo

Chiamato dai greci Kalos Podos, che significa “bellissimo piede”, in riferimento alla forma sinusoidale del suo grappolo, tre sono le ipotesi circa le sue origini: potrebbe essere stato portato dai greci, insieme all’aglianico; potrebbe essere una progenie del montonico bianco o addirittura essere lo stesso vitigno della lacrima di Morro.

In realtà nel tempo si è capito che è un vitigno italiano il cui padre si pensa possa essere il sangiovese, anche se a oggi non si conosce l’altro genitore.

Il gaglioppo è l’unico vitigno calabrese ad avere un solo sinonimo, ossia “cirotano”, dalla sua zona di elezione ed è certamente uno dei vitigni più antichi del mondo: ama e vuole un clima torrido. predilige le coste con terreni di grande salinità, ma riesce a crescere bene anche nell’entroterra su terreni di argilla e marna, matura nella prima settimana di ottobre, presenta un quadro antocianico critico a causa della scarsa presenza di malvidina (solo 15%) e per questo ha un colore scarico, che con difficoltà riesce a mantenere nel tempo per la sua tendenza ad ossidarsi.

Se osserviamo le sue caratteristiche sensoriali più comuni, il gaglioppo ha un quadro olfattivo principalmente di frutti rossi come ciliegia e ribes, presenta poi note floreali di viola e rosa appassita, fino ad arrivare ad avere note empireumatiche come caffè e sandalo e note speziate che ricordano vaniglia e chiodi di garofano.

Il magliocco dolce

Parlando di magliocco dolce dobbiamo spostarci nella zona cosentina, sua terra di appartenenza, dove arrivò portato dai greci. Le prime tracce risalgono al XVI secolo.

Il nome deriva da “maglio”, attrezzo che serviva per schiacciare, e che identifica la durezza di questo vitigno; è detto anche “tenerissimo nodo” e “magliocco tondo” per la forma perfettamente tonda degli acini.

Parlando delle sue caratteristiche, il magliocco dolce, che nonostante l’aggettivo è assolutamente secco, ha un grappolo molto compatto come il gaglioppo e matura tardivamente, preferendo terreni di natura argillosa. Per migliorare la qualità dell’uva si tende spesso a una leggera surmaturazione, ottenendo in questo modo aromi migliori e migliore estraibilità della materia colorante.

A differenza del gaglioppo, il magliocco dolce possiede il 75% di malvidina, e presenta quindi un colore molto più concentrato e che non si perde nel tempo.

Il suo profilo sensoriale è ben definito, ma meno condizionabile da fattori non varietali. I profumi preponderanti e più comuni sono quelli di frutta rossa come ciliegia, lampone e prugna; note floreali che ricordano rosa, viola e geranio; note empireumatiche di tabacco e cioccolato e note speziate verso il pepe e chiodi di garofano.

Il magliocco canino

Altra varietà di magliocco presente principalmente nella parte centrale della regione, nella zona di Lamezia Terme, sul mar Tirreno, la sua DOP di appartenenza è quindi Lamezia, anche se lo troviamo in parte anche nella zona del vibonese.

Diverse sono le differenze con l’omonimo dolce, a partire dalla forma dei suoi acini, grazie ai quali prende anche il nome di “magliocco ovale”. È un vitigno difficile da lavorare e con produttività abbastanza scarsa, che predilige terreni tendenzialmente calcarei e che troviamo frequentemente in zone terrazzate molto strette, con conseguente difficoltosa viticoltura. 

È decisamente più tannico del dolce e ha profumi che facilmente si fanno terziari.

Similarmente al magliocco dolce, invece, ha maturazione tardiva ad inizio novembre ed è ricco di polifenoli. Tipicamente di colore rubino con riflessi violacei, possiamo infine descriverlo con una gradevole moderata acidità.

La degustazione

Vino Spumante Metodo Classico brut “SP1” 2020 - Santa Venere

Metodo Classico prodotto dall’azienda Santa Venere a Cirò, realtà medio piccola con 35 ha vitati e 150mila bottiglie prodotte sotto la guida dell’enologo Bartolini, secondo i criteri della viticoltura biologica. Le vigne si trovano a 20 metri dal mare.

Uno spumante da gaglioppo in purezza che si presenta nel calice con un elegante paglierino abbastanza “classico” e che si apre al naso con piacevoli e invitanti profumi, puliti e delicati, prevalentemente di frutta rossa, ribes e mora, ma anche con una leggera nota di albicocca.
Il sorso ci regala una bolla pulita, elegante e morbida, dove è potente la nota agrumata di cedro e bergamotto. Un vino di grande e piena freschezza, accentuata sapidità ed equilibrio raro.

Possiamo pensare da sorseggiarlo accompagnato da un piatto di cipolle rosse di Tropea al gratin, ma anche con linguine alla crema d’uovo, ‘nduja e guanciale.

Calabria IGP “Magarìa” 2022 – Spadafora 1915

Spadafora, in provincia di Cosenza, lavora in convenzionale su 15 ha di terreno a 350 m s.l.m., con una produzione annuale di circa 100mila bottiglie. Un vino bianco da uva a bacca rossa, 100% magliocco dolce, il cui nome deriva dalla parola “magarà” che significa sortilegio, alchimia.

Giallo paglierino carico con riflessi che ricordano l’oro, al naso sprigiona profumi dolci, mielati, che ricordano albicocca, pesca e melone, ma anche note di cipria, pepe bianco e sentori vegetali di erba, foglia di pomodoro nonché note di rosa canina.

In bocca ha un ingresso deciso, muscoloso per essere un vino bianco, dove la frutta ed i sentori vegetali ritornano netti.

Lo pensiamo in abbinamento a bruschette con pomodoro, melanzane, burrata e ‘nduja, oppure più semplicemente con degli affettati calabresi.

Calabria IGP “Don Filì” rosato 2022 - Sferracavallo

Siamo nel cosentino, dove l’azienda Sferracavallo si trova a 600-650 m s.l.m., quindi in alto per questa zona, con caratteristica forte escursione termica. 30 ettari vitati e 130mila bottiglie prodotte, tra cui questo rosato 100% magliocco dolce.

Un rosato dal colore vivace e luminoso che ricorda la buccia della cipolla. Deciso e potente impatto aromatico floreale, che ricorda geranio e rosa, seguiti certamente da profumi fruttati di ribes, mirtillo, mora e da note di erba aromatica come maggiorana. Un naso intenso e molto profondo.
Al sorso spicca l’impatto notevole della freschezza, un’acidità preponderante, per un vino di buon equilibrio con un piacevole retrogusto amarognolo.

Perché non gustarlo assieme a delle backed potatos alla calabrese, o alla più tipica stroncatura con crema di asparagi!

Cirò DOC “Mabìlia” rosato 2023 – Ippolito 1845

Ci spostiamo nel cirotano, sul mare, dove si trova l’azienda Ippolito, una delle più grandi realtà vitivinicole calabresi, con 100ha coltivati a vite in biologico e 900mila bottiglie prodotte ogni anno, per 14 etichette.
Questo secondo rosato, il cui nome onora una principessa normanna, è prodotto da uve gaglioppo in purezza, ed è quello che viene chiamato “il vino di una notte” in quanto rimane in macerazione per 24h.

Dal colore più delicato del precedente, ramato tenue con luminosità piena, al naso ci accoglie con note agrumate più delicate, fiore di limone, e con sentori di frutta più dolce come pesca, banana ed ananas; troviamo sul finale anche erbe aromatiche, salvia.
In bocca troviamo una spiccata nota sapida che va verso il saporito, una sufficiente persistenza ed una leggerissima nota amarognola sul finale.

Da provare in abbinamento ad un gustoso pesce spada alla ghiotta.

Calabria IGT “Arvino” 2020 – Statti

L’azienda Statti è ubicata a Lamezia Terme e possiede 100 ha vitati, da cui produce 500mila bottiglie in viticoltura convenzionale. Rosso prodotto da uve 100% magliocco canino, con un affinamento di 21 mesi in tonneaux.

Un impatto aromatico muscoloso, potente, con una nota di gesso, sentori vegetali di prato, spezie dolci come la cannella e i chiodi di garofano, aromi di frutta in confettura e bella balsamicità.

Sorso di forte impatto, dove il tannino è deciso ma non irritante e non violento; troviamo le erbe aromatiche, il rosmarino, una leggera nota amaricante ma anche nette note di evoluzione, cuoio e liquirizia. Sicuramente un vino persistente.

Con cosa berlo? Proviamolo in abbinamento ad una pasta con caciocavallo e pancetta oppure a delle cicerchie con salsiccia calabrese.

Calabria IGT “Megonio” 2022 - Librandi

Con questo secondo rosso ci troviamo nella più grande azienda vitivinicola del meridione, l’azienda Librandi, portata avanti da generazioni, che a Cirò Marina possiede 230 ha e produce circa 2milioni 200mila bottiglie all’anno in viticoltura convenzionale. La sua importanza e notorietà sono dovute anche alle numerose sperimentazioni messe in atto. Infatti Librandi ha fondato anni fa i “Giardini varietali sperimentali” e studia circa 200 vitigni autoctoni; è quindi grazie a loro che tanti vitigni autoctoni sono stati identificati e continuano a vivere.

Questo vino è un magliocco dolce in purezza. Rosso rubino intenso e più carico, ha un olfatto elegante, tenue e delicato. Frutta matura, cannella, ginepro, tabacco, note tra il dolce e lo speziato delicato ma potente allo stesso tempo. All’assaggio è meno incisivo, il tannino è più attenuato mentre la morbidezza è accentuata rispetto al precedente.

Da provare con un pecorino del Monte Poro, piuttosto che con della tipica cuccìa calabrese.

Cirò Classico Superiore Riserva Rosso DOC “Duca San Felice” 2021 – Librandi

Rimaniamo nell’azienda Librandi, e degustiamo un gaglioppo in purezza dal colore carminio di bella trasparenza.
Naso delicato, sentori fruttati di melograno, lampone ed arancia sanguinella, sentori floreali di geranio, rosa e violetta, ma anche tabacco e macchia mediterranea.
Un vino tannico, che entra in bocca deciso ma che poi si attenua, con una nota di pepe e amaricante nel finale.

Polpette al sugo ripiene di ‘nduja e una frittata di fave con pancetta e pecorino, ci fanno venire l’acquolina in bocca.

Cirò Classico Superiore Riserva Rosso DOC “Ripe del Falco” 2017 – Ippolito 1845

Azienda che abbiamo già incontrato con il secondo vino rosato, Ippolito 1845 ci propone in degustazione questo ultimo rosso da uve 100% gaglioppo.

Profumi evoluti ricordano in questo vino cuoio, tabacco, liquirizia, sottobosco, humus, cacao, cioccolato e note balsamiche e mentolate. Ancora una volta un tannino poco invasivo, e sentori in bocca di glicine, violetta, con note balsamiche che ritornano. Vino molto persistente e di grande morbidezza.

Potremmo abbinarlo a polpette di melanzane con cuore di robiola e ‘nduja, oppure pensarlo…….. da degustare da solo davanti ad un camino acceso!

Grazie a Sergio Libanore la Calabria da oggi la sentiremo senz’altro più vicina, complice la gustosa personalità dei vini da gaglioppo e magliocco!