¡Hola Sudamérica!
Racconti dalle delegazioni
25 febbraio 2025

Se pensiamo al vino e al Sud America, è difficile trovare un’associazione diversa dal malbec e dai picchi che raggiunge in Argentina, con vigneti che sfiorano il cielo con un dito. Eppure, è molto più di questo: territori ancora poco conosciuti, ma sorprendentemente vicini al nostro modo di fare vino, più di quanto si pensi.
RUBRICHE
Il Sud America ha una storia di immigrazione e colonizzazione che ha portato un continuo scambio culturale con l'Europa per più di un secolo.
Per 250 anni si è verificato un continuo interscambio culturale con influenze spagnole, italiane e francesi, che hanno inevitabilmente segnato il mercato vitivinicolo. I primi esemplari di Vitis Vinifera furono portati in America dai colonizzatori spagnoli all'inizio del XVI secolo per poter sancire la loro “Misiòn” e svolgere le funzioni religiose. I gesuiti amavano particolarmente il vino di Mendoza e San Juan, definito come vino de cuyo «molto generoso e forte, in grado di sopportare lunghi viaggi senza soffrire la perdita delle sue caratteristiche». Ancora oggi possiamo ritrovare le stesse cantine delle famiglie immigrate.
I francesi riconobbero il potenziale di investimento in un terreno dalla composizione simile a quella dei suoli francesi e vi piantarono le prime barbatelle europee: tannat, merlot, cabernet, malbec, marselan, sauvignon, chardonnay, semillòn e riesling.
Molti enologi argentini studiarono nelle migliori scuole di Bordeaux, affinando le tecniche di produzione.
L'effetto farfalla è che, al giorno d'oggi, il Sud America è diventato un grande competitor del mercato francese, e questi ultimi hanno cominciato a re-immigrare per comprendere come l'allievo abbia superato il maestro.
La grande virtù irripetibile di questo paesaggio sono le altitudini, che permettono di sviluppare un ventaglio aromatico articolato e un’eleganza che fa invidia.
Inoltre, il vantaggio rispetto a una problematica che tutto il mondo del vino sta affrontando è il rallentamento sull'impatto della crisi climatica nella sofferenza dei vigneti.
Il Sud America si colloca tra i 30 e 35 gradi di latitudine e 53 e 58 gradi di longitudine, il che permette di godere di un microclima perfetto. La temperatura media annuale è di 18 gradi, tra inverni freddi ed estati calde.
La degustazione
Uruguay, Argentina e Perù. Sono i paesi scelti da Guido Invernizzi per introdurci alla conoscenza di alcune interpretazioni del vino sudamericano.
Albariño Reserva 2022 - Bodega Garzòn
La nostra prima tappa di questo viaggio è l'Uruguay.
Tutto il territorio offre spazio all'uva: da Canelones (Sud), Estuario del Río La Plata (Sud- Ovest), Conca del Río Negro (Centro) e ai confini col Brasile.
Il clima è “temperado austral” e, rispetto all'Europa, le stagioni sono invertite: infatti, si vendemmia a Marzo e non a Ottobre.
Canelones è la più grande regione vitivinicola del paese, ricoprendo il 60% della produzione. Il terreno offre grande eterogeneità, tra cui il granito rosa, che si trova solo qui e dona ai vini questa spiccata mineralità.
Il primo vitigno ci è familiare per affinità fonetica, in quanto già presente in territorio europeo con il nome di Alvarinho nella Rias Baixas in Galizia e in Portogallo nelle varietali del Vinho Verde.
l terroir regala estrema qualità con un clima temperato e costante tutto l'anno, la continua ventilazione derivante dall'oceano e le escursioni termiche. La vite non conosce trattamenti, tantomeno malattie. Il suolo pietroso favorisce un radicamento profondo, permettendo alle radici della vite di accedere a risorse idriche e minerali in profondità, usufruendo di tutto ciò che il suolo può offrire.
Il colore giallo esprime una tricromia che va dal verdolino al paglierino fino a sfiorare il dorato. Al naso sprigiona un bouquet caleidoscopico: cedro, limone, citronella, un'insolita balsamicità, zenzero e gelsomino. Qui si percepisce la vicinanza del mare, confermata dalla sua nota iodata. Con l'aumento della temperatura, emergono note di frutta tropicale succosa come banana, ananas e mango. «Un vino che ha muscolatura», dice Guido Invernizzi, saporito. Perfetta corrispondenza tra sapidità e freschezza.
Il miglior abbinamento? «Da solo! Io e il vino, lui ed io» esclama Guido Invernizzi. Il calice offre un sorso pieno che quasi si completa da solo. Per chi desidera accompagnarlo con del cibo, si suggerisce di abbinarlo a crostacei, pesci grassi o un petto di pollo «fatto come si deve!».
Torrontès Reserve 2023 - Don David di El Esteco
Arriviamo a Salta, in Argentina, nominata la terra del sole per i suoi 320 giorni di sole all'anno. Qui l'esposizione obbliga l'utilizzo di irrigazione a goccia, poiché le precipitazioni sono rare. Le altitudini estreme rendono l'aria quasi rarefatta, e l'uva sviluppa una buccia più spessa e ricoperta di pruina per proteggersi dal sole. Siamo tra le valli di Calchaquíes, definite dagli stessi argentini come «luogo bello per vivere», ancora lontane dall'urbanizzazione.
Il torrontès, soprannominato anche «il cugino del Moscato di Alessandria», si suddivide in tre biotipi: mendocino, san Juanino e riojano, quest'ultimo pluripremiato. Un “vino de altura” con note balsamiche e tropicali, caratterizzato da un alto carico di pirazine che donano le tipiche note del sauvignon, come sedano e peperone. Il finale è pungente, con sentori di zenzero e zest di lime. Anche qui troviamo un corpo pieno e una sapidità insolita per un'uva semi-aromatica. Con qualche grado in più, si sprigionano aromi di mango, papaya, agrumi e mandorla verde. «Attenzione però a non farlo scaldare, perché quest'uva soffre particolarmente l'ossidazione», avverte Invernizzi.
Pinot Noir Reserve 2023 - Bodega Fin Del Mundo
Siamo in Patagonia, nel regno dei Cool Climate Wines. Qui il clima è temperato, arido e secco, semi-desertico. Sebbene la latitudine sia insolita per la produzione vinicola, poiché ci troviamo nel Cinturòn De Cafè, l'altitudine conferisce qualità uniche ai vini.
Al naso emergono i classici sentori di ribes, mora e ciliegia, con una sfumatura boisé e di caffè torrefatto ben integrata. In bocca, la texture risulta “polverosa”, con un tannino presente ma non astringente.
L'abbinamento consigliato? Invernizzi suggerisce una zuppa di pesce, anche piccante, per esaltare la parte speziata del vino.
Malbec Merlot Reserva 2022 – IntiPalka
Ci spostiamo in Perù, nella Valle di Ica, dove i venti freddi dell'Oceano incontrano quelli tiepidi delle Ande, creando un microclima unico e costantemente ventilato.
Questo blend di malbec e merlot presenta una carica antocianica notevole, con un colore rubino e riflessi ancora violacei. Il malbec, nato come incrocio tra magdeleine noir e prunelard, era originariamente chiamato Cot a Cahors. Dopo la vinificazione, il vino affina per sei mesi in barrique di secondo e terzo passaggio.
Al naso si percepiscono note vegetali intense di foglia di pomodoro e peperone, dovute alla presenza di metossipirazine. Seguono sentori di frutti di bosco, spezie, boiserie, una leggera vaniglia e la caratteristica nota di sigarbox, tipica delle botti di rovere americano. In bocca, la componente verde si attenua, rendendolo ancora più piacevole.
Gran Syrah 2020 - Finca Las Moras
Torniamo in Argentina, questa volta a San Juan, soprannominata "La Valle della Luna". La vendemmia avviene manualmente con una rigorosa selezione degli acini migliori, seguita da fermentazione in acciaio e affinamento di 18 mesi in rovere francese.
Il colore è un amaranto fittissimo. Al naso si percepiscono frutta matura (non confettura), amarena, ciliegia, prugna secca e pepe nero, tipico del varietale. Il legno aggiunge sfumature di cacao e cioccolato, creando un profilo simile ai rossi della Valle del Rodano.
Punta Corral 2020 - Bodega Fernando Dudont
Siamo sempre in Argentina, nella regione di Cafayate, a Mairmarà, nella provincia di Jujuy. La cantina rappresenta il primo progetto vitivinicolo nella Quebrada de Humahuaca, un paesaggio dichiarato Patrimonio dell'Umanità UNESCO.
Qui le vigne sono situate a 2400 metri di altitudine. Il produttore, Fernando Dudont, discende da una famiglia francese immigrata in Argentina. Il blend è composto da 45% malbec, 45% syrah e 10% cabernet franc, con affinamento di otto mesi in rovere francese.
Al naso è estremamente generoso, con note di paté di olive, concentrato di pomodoro e sottobosco. Il sorso è pieno e rotondo, quasi masticabile, con un perfetto equilibrio tra la parte vegetale e il legno, che regala sentori di cuoio, foglia di tabacco e un tannino levigato.
Tannat Reserva 2021 - Bodega Garzòn
Un basco francese, Pasqual Harriague, coltivò il primo tannat in Uruguay nel 1838, dando inizio alla sperimentazione di tagli bordolesi. Le espressioni più giovani di questo vitigno presentano un colore vivido e violaceo, con un tannino scalpitante. Quelle più evolute, invece, mostrano tannini ammorbiditi e aromi più complessi.
L'affinamento avviene per 12-18 mesi in barrique di rovere francese a bassa tostatura. Il profilo aromatico varia dal lampone essiccato all'inchiostro, dalla liquirizia alla prugna, con un accenno di umami che distingue questa versione di Tannat da quella dei Pirenei. In bocca, una piacevole balsamicità avvolge il palato, con un tannino ben gestito che conferma l'abilità dell'enologo.