I grandi vini di Spagna

Racconti dalle delegazioni
28 novembre 2024

I grandi vini di Spagna

La serata organizzata da AIS Monza e Brianza è stata l’occasione per degustare alcuni dei vini spagnoli più iconici, conosciuti e apprezzati a livello internazionale. Guidati da Mariano Francesconi ci siamo lasciati sorprendere in un viaggio di scoperta ed emozioni.

Monica Berno

L’immagine maestosa di Carlo V a cavallo a Mühlberg, proiettata in sala, ha accolto i partecipanti alla serata: un’introduzione perfetta per presentare “I grandi di Spagna”, perché chi, più del vertice di un «impero sul quale il sole non tramontava mai», potrebbe incarnare questa grandezza? L’imperatore domina il dipinto realizzato da Tiziano nel 1548: raffigurato in armatura, a cavallo e con una lancia in mano, Carlo V emana forza e serenità e, a ben guardare, sembra quasi ricordare il nostro relatore, Mariano Francesconi che, con determinazione e passione, spiega subito il senso della serata: «celebrare non solo la nobiltà dei vini che saranno degustati, tra i più prestigiosi della Spagna, ma anche la grandezza di quei produttori che, con coraggio e lungimiranza, hanno dato vita a questi capolavori enologici».



Francesconi stuzzica la platea: «Perché avete deciso di partecipare a questa serata? Qual è stato il motivo che vi ha fatto iscrivere, ancor prima di sapere quali vini avremmo degustato?». La risposta prevalente è unanime, quasi scontata: il richiamo del leggendario Vega Sicilia. Il relatore ci tiene a precisare che il filo conduttore della serata saranno la curiosità e il desiderio di andare oltre il “nome celebre” per intraprendere un viaggio sensoriale ed emozionale nella penisola iberica. 

Lancia in resta… si parte!

Si comincia con qualche dato specifico per avere un’idea della vastità e della diversità del patrimonio vinicolo spagnolo: una superficie vitata di 937.782 ha colloca il paese al primo posto al mondo per estensione di vigneti. I vitigni autoctoni sono più di 600, tra questi l’airén è il più diffuso tra i bianchi, molto utilizzato soprattutto per la produzione di distillati, e il tempranillo è il vitigno a bacca rossa simbolo della Spagna e protagonista di molti dei più grandi vini iberci. Il sistema di denominazione, composto da 70 Denominaciones de Origen (DO), vanta solo due DOCa (Denominación de Origen Calificada, che in catalano diventa DOQ Qalificada con la Q): la Rioja e il Priorat.

Il nostro viaggio ha inizio in Catalunya, per approdare in Castilla y León, toccare La Rioja e ritornare in Castilla, per l’esattezza tra Valbuena e Quintanilla, nella regione della Ribera del Duero. Un itinerario che percorre un arco geografico posto tra il 43° e il 42° parallelo: un’area che sfida l’idea comune di una Spagna dominata da un clima caldo e uniforme. Infatti, queste regioni sono caratterizzate da una grande varietà di microclimi, influenzati dalla presenza di importanti rilievi. Oltre ai Pirenei, che segnano il confine settentrionale, ci sono massicci montuosi anche al sud, come la Sierra Nevada, con cime che superano i 3000 m. Queste montagne agiscono come barriere naturali, mitigando l’influenza delle correnti calde mediterranee e creando condizioni climatiche più fresche e variabili, ideali per la viticoltura.

Al centro del paese si distende il grande altopiano della Meseta che sembra una pianura, ma in realtà ha quote medie elevate, spesso tra i 600 e i 1000 m s.l.m.: una conformazione geografica unica esercita un’influenza decisiva sulle condizioni climatiche della regione, caratterizzate da inverni rigidi, estati calde e forti escursioni termiche tra giorno e notte. Qui si produce una quantità enorme di uva, spesso legata a varietà internazionali e locali, sebbene alcune siano più conosciute per la quantità che per la qualità.

Priorat

Le qualità organolettiche dei vini del Priorat - a un centinaio di chilometri a ovest di Barcellona, nel cuore della serra del Montsant (comarca di Tarragona) - sono profondamente influenzate da diversi fattori ambientali. Primo fra tutti, la llicorella, la caratteristica roccia scistosa ricca di quarzite, che favorisce la penetrazione profonda delle radici, assicurando alle piante l’umidità necessaria anche durante i periodi di siccità. Questo terreno conferisce alle uve una straordinaria concentrazione di aromi e sapori, rendendole ideali per vini di alta qualità.  Anche il clima arido della zona gioca un ruolo cruciale: la scarsità idrica costringe le viti a produrre acini piccoli e concentrati.

Garnacha
e cariñena sono le varietà principali, mentre si tende progressivamente a ridurre l’uso di uve internazionali. Ma cabernet sauvignon, cabernet franc, pinot noir, merlot e syrah prosperano sulle terre povere di questa zona. Per quanto riguarda i bianchi, il Priorat coltiva vitigni tradizionali come macabeo, pedro ximénez, pansal, picapoll blanc, ma anche grenache blanc, chenin, zibibbo, moscato e viognier.

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Clos Mogador Doq Priorat – 2021
Garnacha 49%, cariñena 25%, syrah 16%, cabernet sauvignon 10%. Una parte dei vigneti ha 90 anni, il resto dai 25 ai 60. Dopo la selezione dei grappoli, la diraspatura totale viene svolta parte in acciaio e parte in rovere francese da 500 litri. Macerazione: 30/35 giorni- Affinamento: 18 mesi in barrique di rovere francese a grana fine.
Il colore è vivissimo, carminio con riflessi viola e una bella fittezza. Al naso il bouquet è complesso, con aromi di frutti rossi e scuri, perfettamente maturi, note balsamiche e spezie dolci. Al palato è vellutato, elegante e avvolgente. L’acidità ben bilanciata conferisce freschezza e longevità, mentre il finale è lungo, con ritorni di frutta e una marcata impronta di liquirizia. Iconico. Votazione: 94.

Clos Mogador è una delle cantine più rappresentative del Priorat, fondata da René Barbier nel 1979 a Gratallops. L’azienda (20 ettari) prende il nome dalla tenuta principale, Mogador, ispirata al romanzo di Stendhal Il rosso e il nero. Barbier ha scelto Gratallops per la sua llicorella e il clima, perfetti per produrre vini complessi e di carattere. 

Álvaro Palacios Doq Priorat – Finca Dofí – 2021
Garnacha tinta 100%.  I vigneti si trovano a un’altitudine di 300 m. Selezione manuale dei grappoli e diraspatura totale; fermentazione con lieviti indigeni in botti di rovere francese da 500 litri. Macerazione: 4 settimane. Affinamento: 19 mesi in grandi botti di rovere.
Carminio luminoso, intenso, meno fitto del Clos Mogador, anche per il cambio della base varietale. Il naso è complesso e raffinato, con note di frutta rossa (ciliegia, lampone) e frutta nera (mora, prugna), sentori floreali di violetta e di spezie dolci, ma anche di erbe mediterranee. In bocca è fresco e balsamico, i frutti sono croccanti; è corposo, ma elegante con tannini vellutati. Un’opera d’arte moderna firmata Álvaro Palacios. Votazione: 93.

Álvaro Palacios è uno degli enologi più influenti in Spagna,protagonista della rinascita del Priorat insieme a René BarbierJosé Luis Pérez e Carlos Pastrana. Dopo aver lavorato a Bordeaux, incluso un periodo presso Château Petrus, Palacios decise di tornare in Spagna e nel 1989 si stabilì a Gratallops. Nel 1990, iniziò il suo progetto con L’Ermita, un vino di culto, e successivamente ampliò la sua gamma con Finca Dofí. 

Castilla y León 

Il nostro viaggio continua verso ovest fino a raggiungere la Castilla y León, regione nel cuore della penisola iberica. Muovendoci nella zona settentrionale della Castilla, a est della città di Zamora, nella valle del Duero, si estende una delle aree vinicole più antiche e prestigiose di Spagna: la DO Toro, ufficialmente riconosciuta nel 1987, caratterizzata da suoli poveri, prevalentemente sabbiosi, che hanno giocato un ruolo cruciale nella resistenza alla fillossera, tanto che molte vigne antiche di tinta de Toro sono sopravvissute su radici originali, un fenomeno raro in Europa. I suoli drenanti e aridi sono particolari e apportano maturità, pienezza, avvolgenza e complessità ai vini.
Il clima continentale, con inverni rigidi ed estati torride (da -11 °C a +37° C), è mitigato da forti escursioni termiche che favoriscono una maturazione lenta e concentrata delle uve.

La varietà regina della DO è la tinta de Toro, una variante del tempranillo. Resistente alle condizioni climatiche estreme, produce vini di grande struttura, intensità e longevità, con tannini robusti e note di frutti neri. Diffusa anche la garnacha tinta e tra le varietà bianche malvasia castellana, verdejo, albillo real e moscatel de grano menudo adatte a vini freschi e aromatici.

La famiglia Eguren

Nel XX secolo, Toro attraversò un periodo di crisi, ma grazie alla lungimiranza di famiglie come gli Eguren, il territorio venne riscoperto e valorizzato. Provenienti dalla Rioja, gli Eguren si sono distinti, nel 1998, per la creazione della rinomata cantina Bodega Numanthia, venduta nel 2008 al colosso del lusso LVMH (Louis Vuitton Moët Hennessy). Altre cantine di rilievo della zona sono: Teso La Monja, erede della tradizione di Numanthia-Termes, nota per vini iconici come l’Alabaster; Vega Sicilia (Pintia): una delle cantine più prestigiose di Spagna, con un progetto dedicato a Toro.

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Termanthia DO Toro – 2016
Tinta de Toro 100%.  Le vigne si trovano a un’altitudine di 800 m e hanno dai 30 ai 200 anni; la resa media è 10 q/ha. Selezione manuale acino per acino; macerazione a freddo per 5 giorni. Fermentazione in tini di rovere da 500 litri. Macerazione 24 giorni. Affinamento: malolattica e successivi 20 mesi in barrique nuove di rovere francese.
Carminio, fitto, intenso, vivace e impenetrabile. Al naso è complesso ed elegantissimo: frutti neri maturi come mora, ciliegia e prugna si fondono con accenni di vaniglia e cannella. Al palato mantiene una grande eleganza, i tannini sono vellutati e ben integrati. I sapori di frutti neri sfumano in cioccolato fondente, liquirizia, spezie tostate e una freschezza bilanciata. Il finale è molto lungo. La concentrazione aromatica è incredibile. Votazione: 98.

Rioja

Si riparte in direzione nord-est e si cambia panorama per giungere in Rioja, forse l’area vinicola spagnola più famosa: attraversata dal lungo fiume Ebro e circondata da importanti catene montuose, la regione si divide in tre zone principali: Rioja Alta, Rioja Alavesa (o Basca) e Rioja Oriental, suddivisione strettamente legata alle caratteristiche geografiche e climatiche del territorio. 

Le tipologie dei suoli sono tre: molto diffuso è il terreno di tipo argilloso-ferroso, nella Rioja Alta e nella Rioja Alavesa prevalgono suoli argilloso-calcarei, mentre lungo il fiume Ebro il terreno è di tipo alluvionale. Il clima atlantico predomina nelle zone più settentrionali, mentre nelle aree più basse e meridionali c’è un’influenza mediterranea. Le differenze di temperatura, le ore di luce e le precipitazioni variano significativamente tra le tre sottozone, influenzando il carattere e lo stile dei vini prodotti. 

Le varietà coltivate in Rioja riflettono la ricchezza del suo terroir: il tempranillo rappresenta l’80% della produzione ed è la regina della zona, a seguire la garnacha, il mazuelo e il graciano. Le varietà principali per i vini bianchi sono: viura (macabeo), malvasia de Rioja, garnacha blanca, tempranillo blanco, maturana blanca, turruntés de Rioja e maturana tinta.

Cantine storiche e modernità

In Rioja si trovano alcune delle cantine più antiche di Spagna, celebri per la capacità di fondere tradizione e modernità, offrendo ai visitatori un’esperienza unica. Questa filosofia si riflette anche nell’utilizzo della tecnica dei 72 tini, un sistema di vinificazione adottato per garantire precisione e qualità nella fermentazione e nell’affinamento dei vini: ogni tino è utilizzato per vinificare separatamente le uve raccolte da specifici vigneti o appezzamenti con caratteristiche uniche di suolo, esposizione e varietà di vitigni, ottenendo maggiore precisione nell’assemblaggio finale dei vini. 

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Viña Tondonia Gran Reserva - 2001- DOCa Rioja- Lopez de Heredia

Tempranillo 75%, graciano 15%, garnacha tinta 5%, mazuelo 5%.  Le vigne si trovano a un’altitudine che va da 439 a 489 m e sono state piantate tra il 1913 e 1914. Fermentazione: in grandi tini di rovere da 240 hl; macerazione: 4 settimane; affinamento: 10 anni in botti con due travasi annui, non filtrato. È una delle etichette più rappresentative della cantina.
Il colore è accattivante, granato con una bella vivacità. Al naso non si percepisce più alcuna nota del legno e ha un profumo molto raffinato: frutta secca, ciliegie sotto spirito, agrumi canditi e prugne mature accompagnano note di sottobosco, tabacco, cuoio, spezie dolci. In bocca è vellutato, straordinariamente fresco; i tannini sono morbidi e integrati. Si ritrovano i frutti rossi, il ribes in confettura, la fragola, ma anche il cacao e le spezie. Il finale è lungo, elegante e persistente. Raffinato. Votazione: 94/95

Castillo Ygay Gran Reserva Especial DOCa Rioja - Marqués de Murrieta - 2012
Tempranillo 81%, Mazuelo 19%.  Prodotto solo nelle annate migliori con uve provenienti dall’omonimo vigneto situato a 485 m. Dopo la diraspatura l’uva passa da un tavolo di cernita per la preparazione. Fermentazione: in inox a temperatura controllata. Macerazione: 4 settimane con follature e delestage. Affinamento: 28 mesi in botti di rovere americano da 225 l. Segue assemblaggio per 13 mesi in vasca di cemento: un lungo processo che contribuisce alla straordinaria complessità e longevità del vino, capace di evolvere per decenni. 

Carminio tendente al granato, brillante. È un 2012 concentrato, succoso. Il bouquet è complesso e avvolgente. Al naso si percepiscono note di frutta rossa matura (ciliegie e prugne) e di frutti di bosco neri. I sentori terziari di vaniglia, tabacco, cacao, cuoio e spezie dolci si accompagnano ad accenni di sambuco e note balsamiche. In bocca è potente, strutturato, fresco. I tannini sono setosi e avvolgenti e si ritrovano i profumi di frutta matura e spezie. Il finale è lungo, persistente e raffinato, con un equilibrio perfetto tra potenza ed eleganza. Votazione: 96/98

Ribera del Duero

L’ultima tappa ci conduce lungo il fiume Duero nella comunità di Castilla y León. La Ribera del Duero, grazie alla sua posizione strategica lungo antiche vie di comunicazione, ha visto prosperare lo scambio di vini e la diffusione della cultura vinicola fin dai tempi più antichi. Si sviluppa su un altopiano, ha vigneti che crescono a un’altitudine compresa tra 700 e 1000 m s.l.m. e ne fanno una delle regioni vinicole più elevate d’Europa. Questa caratteristica garantisce significative escursioni termiche tra il giorno e la notte, favorendo una maturazione lenta delle uve e lo sviluppo di profili aromatici complessi.
I suoli della zona sono estremamente vari: le aree calcaree e argillose conferiscono struttura e longevità ai vini, mentre quelle sabbiose e ghiaiose favoriscono un eccellente drenaggio, contribuendo a una raffinata mineralità.
Il clima è continentale estremo, caratterizzato da estati calde e secche e inverni rigidi, condizioni perfette per la viticoltura, che consentono alle uve di sviluppare aromi intensi e concentrazione.
Il protagonista indiscusso della regione è il tempranillo con circa il 90% della produzione viticola. Completano il panorama varietale vitigni come cabernet sauvignon, merlot, malbec e una piccola percentuale di garnacha, quest’ultima destinata soprattutto alla produzione di rosati.

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Vega Sicilia Unico – 2014 – Ribera del Duero DO
Tempranillo 94%, cabernet sauvignon 6%.  La vigna si estende su 210 ha a un’altitudine di 700-900 m. La raccolta avviene in cassette da 12 kg. Fermentazione: in legno come la malolattica. Macerazione: 30 giorni. Affinamento: 15 mesi in fusti da 20 hl, 25 mesi in barrique nuove, 17 mesi in barrique usate, 26 m in fusti di legno per un totale di oltre 6 anni in legno più 3-4 anni in bottiglia. È uno dei vini più emblematici e prestigiosi di Spagna, noto per la straordinaria longevità, complessità e qualità. Questo affinamento gli conferisce una struttura incredibilmente complessa, ma anche una grande eleganza. La capacità di evolversi nel tempo è una delle caratteristiche distintive di questo vino, che continuerà a migliorare con gli anni. 

Carminio, intenso e profondo, vivace, brillante. Il profilo olfattivo è ricco e fine, si percepiscono note di frutta nera matura come mora, prugna e cassis, integrate con eleganti sentori speziati di pepe nero, tabacco e cuoio. Arrivano in un secondo momento note balsamiche, di terra umida e roccia con leggere sfumature di vaniglia e cacao. Il profilo olfattivo è ricco, profondo e di rara finezza. In bocca è imponente e bilanciato, con tannini setosi ed eleganti. E al palato si ripresenta la frutta matura accompagnata da una bella freschezza e acidità. Il finale è lungo e persistente, con un’armonia ancora più evidente con l’evoluzione in bocca. Votazione: 98

La storia di Vega Sicilia inizia nel 1864 a Valbuena de Duero, quando il viticoltore basco Eloy Lecanda Chaves fondò la tenuta e importò varietà francesi come cabernet sauvignon, merlot e malbec da piantare accanto al tempranillo autoctono. Negli anni ‘20, sotto la guida dell’enologo Domingo Garramiola Txomin, nacque il celebre Vega Sicilia Unico, caratterizzato da lunghi affinamenti in botte, che gli conferivano eleganza e complessità. Nonostante diversi cambi di proprietà nel corso del secolo, l’azienda mantenne sempre una grande reputazione. Nel 1982, l’acquisizione da parte della famiglia Álvarez segnò una svolta. Con David Álvarez e successivamente con Pablo Álvarez, Vega Sicilia visse una crescita straordinaria, affermandosi come uno dei nomi più prestigiosi del vino a livello internazionale. Il Vega Sicilia Unico è il vino simbolo della tenuta, prodotto solo nelle migliori annate.

Il nostro viaggio termina qui, con la degustazione del “mito”. È stato un percorso importante che ci ha portato alla scoperta anche delle storie e delle passioni che si celano dietro questi grandi vini e che li rendono unici. Una serata indimenticabile!