I grandi vini di Valtellina incontrano l’eccellenza culinaria bergamasca

Racconti dalle delegazioni
05 dicembre 2019

I grandi vini di Valtellina incontrano l’eccellenza culinaria bergamasca

Il 12 Novembre il famoso Ristorante stellato “La Cantalupa” di Brusaporto ha ospitato nove Produttori del Consorzio di Tutela dei Vini di Valtellina per una serata prestigiosa dove i profumi e i sapori dei vini di montagna valtellinesi si sono fusi armoniosamente con i piatti preparati per l’occasione dal grande Chef Roberto Cerea

Stefano Vanzù

Un’eccezionale serata che ha unito al piacere della degustazione di grandi vini e ottimi piatti la scoperta, per alcuni, o l’approfondimento, per altri, di una zona della nostra regione straordinariamente vocata alla produzione di vini di grande qualità, quella Valtellina di cui Sara Missaglia, Degustatrice e Relatrice AIS di Milano che ha organizzato e condotto l’evento, è profonda conoscitrice ed appassionata frequentatrice.

I nove Produttori presenti a Bergamo fanno parte del Consorzio per la Tutela dei Vini di Valtellina: fondato nel 1976, rappresenta dal 1997 la quasi totalità delle case e aziende vinicole della Provincia di Sondrio ed è ad oggi l'unico consorzio italiano che possa fregiarsi di ben due DOCG coincidenti per territorio e vitigno, sul Valtellina Superiore e sullo Sforzato di Valtellina. Il Presidente del Consorzio, Aldo Rainoldi, è cosciente delle grandi risorse del terroir valtellinese tanto da esclamare che “ci vuole molta fortuna a lavorare in un posto così bello” ed i Produttori aderenti al Consorzio gli fanno eco, avendo scelto di produrre solo vini di elevata qualità e consapevoli che fare vino in questo territorio vuol dire anche esserne attenti custodi. 

Sempre Aldo Rainoldi traccia una breve storia della Valtellina enologica, dove si produce vino fin dall’epoca romana ed infatti si hanno tracce della coltivazione dell’uva che serviva nei secoli alle popolazioni locali come merce di scambio. In tempi passati la superficie vitata era maggiore ma nel tempo, a causa dell’epidemia della fillossera e delle guerre, la viticoltura venne per la maggior parte abbandonata, causando una notevole diminuzione degli ettari vitati.

Negli anni 80 del ‘900 inizia la svolta: dalla semplice esportazione di vini destinati alla vicina Svizzera, si passa alla produzione di vini di qualità soprattutto grazie all’intraprendenza ed alla passione di nuove leve di viticoltori, che hanno studiato  e compreso come fare grandi divenuti espressione autentica del proprio territorio, sino a creare un indissolubile legame tra il nobile vitigno Nebbiolo, la viticoltura di montagna ed i “nuovi” vini di Valtellina. Due dati confermano l’ascesa della Valtellina enologica, i cui circa 995 ha vitati hanno prodotto nel periodo 2011 - 2018 oltre 3.388.000 bottiglie con i coltivatori/conferitori  che ricevono 2,5 € per 1 kg di uva. 

Aldo Rainoldi evidenzia che il ritorno dei giovani alla viticoltura in Valtellina ha avuto due importanti conseguenze:

  1. Oggi si rifugge sempre più dallo stereotipo di viticoltura in Valtellina intesa solo come “viticoltura eroica” per sottolineare invece una viticoltura di elevata qualità legata ad una zona in cui si realizza una perfetta identità fra territorio e caratteristiche organolettiche del vino
  2. È stato centrato l’obbiettivo iniziale di ottenere un vino diverso rispetto ad altri prodotti, magari molto famosi ed apprezzati come i vini di Langa, sempre a base di Nebbiolo ma con elementi propri e riconoscibili in termini di finezza, freschezza e gentilezza (ovvero tannini levigati) sfruttando il fatto che queste tre caratteristiche sono i doni che la montagna fa al suo vino. La tendenza attuale del mercato esige vini freschi, complessi ma anche semplici da bere ed il Nebbiolo delle Alpi ha tutte le carte in regola per offrire un prodotto in grado di soddisfare queste richieste. 

Il vitigno principe in Valtellina è il Nebbiolo, ribattezzato dal Consorzio “Nebbiolo delle Alpi” e localmente chiamato Chiavennasca, una grande vitigno che riesce come pochi altri a trasferire nel gusto  del vino gli aromi della terra sui cui cresce: i vini valtellinesi e in particolare i Valtellina Superiore DOCG sono vini di grande coerenza con il proprio territorio di origine, vini alpini ma dal fascino mediterraneo dovuto al particolare microclima valtellinese dove in certe zone, come ad esempio nel Sassella, crescono anche i fichi d’India.         

La Valtellina 

La Vallis Tellina, lunga 120 km e larga 66, orientata in senso ovest-est ed, è parallela al crinale alpino essendo impostata sulla linea insubrica, un antico sistema di faglie che segnano la saldatura fra l'antica Europa e la Placca Adriatica staccatasi dal supercontinente Gondwana alla fine del Giurassico (circa 130 milioni di anni fa): separa quindi le Alpi Centro-orientali (Alpi Retiche occidentali) dalle Alpi Sud-orientali (Alpi e Prealpi Bergamasche e Alpi Orobie).

Il particolare orientamento della valle fa si che gli attuali 995 ettari di vigneti, di cui ben 915 con difficoltà strutturali (altitudine, forte pendenza, terrazzamenti), si trovino sul versante retico e quindi esposti a sud, in una costa soleggiata di circa 42 km di lunghezza, abbarbicati alla montagna in quote comprese fra i 300 e gli 800 mt s.l.m. e sorretti da 2500 km di muretti a secco.

Il terreno è formato per il 70% da roccia granitica sfaldata che costituisce una “sabbia” contenente il 10% di argilla: queste caratteristiche, unite alla notevole pendenza, rendono il suolo estremamente drenante, garanzia di grande sanità del frutto.

Il clima è siccitoso (in Valtellina piove come a Pantelleria) e con forti escursioni termiche fra il giorno e la notte e, come sappiamo, un’elevata escursione termica fra le temperature della notte e del giorno è uno dei fattori determinanti per avere una buona concentrazione di sostanze aromatiche nella buccia, che garantiscono un prodotto finale con profumi più intensi ed eleganti, oltre che la presenza di acidi fissi nella polpa, indispensabili per una buona conservazione del vino.

Le Denominazioni

La denominazione di origine Valtellina Superiore DOCG è dedicata ai vini rossi, fermi e secchi, prodotti nella Valtellina, in provincia di Sondrio, a partire dal vitigno per almeno il 90% del totale. All’interno dell’area di produzione del vino Valtellina Superiore DOCG si individuano, procedendo da ovest (Sondrio) verso est (Tirano) le 5 sottozone Maroggia, Sassella, Grumello, Inferno, Valgella. Il periodo minimo di affinamento del Valtellina Superiore DOCG è di ventiquattro mesi, dei quali almeno dodici in botti di legno. I vini possono portare la qualificazione “riserva” se sottoposti ad un periodo di invecchiamento di almeno tre anni.

Lo Sforzato (o Sfursat) di Valtellina DOCG è stato il primo passito rosso secco italiano a potersi fregiare della DOCG, ottenuta nel 2003. Frutto della selezione delle migliori uve Nebbiolo (per almeno il 90%) perfettamente sane ed integre che subito dopo la vendemmia vengono poste per circa tre mesi su graticci in locali asciutti e ben ventilati detti “fruttai”. Dopo l’appassimento l’uva ha perduto il 40% del proprio peso, ha concentrato i succhi, ha sviluppato particolari fragranze aromatiche ed è pronta per la pigiatura. Seguono 20 mesi di invecchiamento ed affinamento in legno e bottiglia e solo a quel punto questo rosso con grado alcolico minimo 14% è pronto per la degustazione.

Il Rosso di Valtellina DOC conferma la medesima base ampelografica del DOCG. La resa massima in vigneto è di 10 tonnellate/ettaro. Resa in vino 70%. Non fa riferimento a sottozone, è un vino rosso asciutto, con 7 mesi di affinamento, con un titolo alcolometrico volumico minimo dell’11%.

I vini ad IGT “Terrazze Retiche di Sondrio” bianchi, rossi, rosati, passiti e da vendemmia tardiva devono essere ottenuti da uve provenienti da vigneti composti, nell’ambito aziendale, da uno o più vitigni idonei alla coltivazione nella Regione Lombardia ed iscritti nel Registro Nazionale delle varietà di vite per uve da vino, riportati nel disciplinare. La IGT “Terrazze di Sondrio” con la specificazione aggiuntiva del nome del vitigno è riservata ai vini ottenuti per almeno l’85% dal corrispettivo vitigno.

Le degustazioni                                                                  

1) Rosso di Valtellina DOC 2017 Azienda Agricola Marino Lanzini - Nebbiolo 100% - 12,5% vol. 

Un bel rosso rubino, dovuto come noto agli antociani che scaricano il colore già durante la prima fase di vinificazione, introduce questo rosso che fa 10 mesi di affinamento in botti di castagno, particolare importante da sottolineare poiché il castagno, a differenza del rovere, non cede aromi al vino. Al naso avvertiamo violetta e geranio fresco, in bocca è dissetante, dotato di una trama tannica sottile, frutto croccante, buona persistenza e ottima beva pur essendo un vino di ingresso verso i Valtellina più corposi.

2) Rosso di Valtellina DOC 2017 “Matteo Bandello” Azienda Luca Faccinelli - Nebbiolo 100% - 12,5% vol. 

Rosso rubino, all’olfatto nota vegetale di erbe di campo e speziata di incenso, al palato mostra un tannino presente ma elegante, un legno ben gestito (affina in piccoli fusti di rovere francese per un periodo che varia da 7 a 10 mesi), è dotato di buona persistenza e di ottima beva, con un finale leggermente sapido.

3) Valtellina Superiore Sassella DOCG “Grisone” 2016 Azienda Agricola Alfio Mozzi - 13,5% vol.

Il nebbiolo del Sassella “Grisone” nasce in vigneti fra i 400 ed i 600 mt. s.l.m. dove sono presenti delle vigne di 70 e 100 anni e il vino di Alfio Mozzi, la cui Azienda è in conversione all’agricoltura biologica, fermenta spontaneamente in botti da 50 hl. con i lieviti naturali presenti nell’ambiente (ossia non vengono inoculati lieviti selezionati), quindi ogni annata non è mai uguale. Al naso è complesso, floreale di rosa, viola, geranio, fruttato di piccoli frutti rossi, con una piacevole nota balsamica. In bocca è morbido ed avvolgente con un tannino perfettamente gestito.  

4) Valtellina Superiore Inferno DOCG Riserva 2015 Aldo Rainoldi - 13,5% vol.

Rosso di alta personalità ottenuto dalla vinificazione di uve accuratamente selezionate della più piccola e rocciosa sottozona del Valtellina Superiore, in gioventù è rigido ma si ammorbidisce dopo il lungo invecchiamento in barriques nuove di rovere francese. Olfattivamente complesso, con note floreali e una ricca speziatura (anice stellato, cannella, noce moscata, alloro), al palato si presenta caldo, di buon corpo e giustamente tannico.

5) Valtellina Superiore Grumello DOCG “Buon Consiglio” 2013 Ar.Pe.Pe. - 13% vol.

Degustiamo questo Grumello in anteprima, visto che sarà commercializzato nel mese di Dicembre 2018, scoprendo quasi inaspettatamente un vino un vino fresco e giovane, pur avendo trascorso un periodo di affinamento di 3 anni e 6 mesi in botti di castagno da 50 hl. Al naso è floreale, fruttato di nocciola, si avvertono sentori di legni profumati, in bocca è saporito e dotato di grande persistenza. 

6) Valtellina Superiore Valgella DOCG “Cà Moréi” 2016 Sandro Fay - 13,5% vol.

Vino di grande eleganza affinato in barrique per 12 mesi. Sentori primari di rosa e violette si intrecciano con nuance evolute ma delicate di spezie dolci, tabacco e cacao in un assaggio fresco, morbido, pulito e corposo.

7) Valtellina Superiore DOCG Riserva 2015 Mamete Prevostini - 14% vol.

Prodotto con uve di vendemmia tardiva e dei vigneti più alti, sopra i 400 mt., dell'area del Valtellina Superiore, affinato per 30 mesi in fusti di rovere e altri 12 mesi in bottiglia, il Riserva regala profumi speziati con sentori di confettura di frutti rossi, rosa appassita, foglie secche e un sapore asciutto, rotondo e caldo con una lunga persistenza.

8) Terrazze Retiche IGT Numero Uno 2015 Plozza - 15% vol.

Definito un “Supersforzato”, al naso è intenso con profumi di uva passa e di composta di prugne, arricchite da sentori pungenti di chiodi di garofano e pepe. Al palato è persistente con una lieve nota punta di dolcezza dove spiccano note aromatiche di prugna, vaniglia, cannella, composta di mele.

9) Sforzato di Valtellina DOCG “Sfursat Carlo Negri” 2016 Az. Nino Negri - 16% vol.

Lo Sforzato viene anche chiamato “Vino del Vento” poiché la Chiavennasca utilizzata per produrlo cresce in vigne situate a mezza costa, dove l’azione di due venti che spirano in senso contrario fra loro uno al mattino ed uno al pomeriggio (quest’ultimo la Breva che arriva dal Lago di Como) asciugano naturalmente le uve destinate alla produzione dello “Sfursat”. Ne deriva un vino granato intenso, con profumi complessi e fruttati di prugna e ribes nero, speziato di cannella e ricordi di goudron. In bocca è secco, caldo, persistente ed armonico, con elegante fondo di frutti rossi e di liquirizia. 

Terminata la notevole serie di assaggi, è iniziata la cena preparata per l’occasione dallo Chef Roberto Cerea che ha creato un menù pensato per esaltare i grandi vini che abbiamo degustato, in particolare con il primo piatto, un delicato risotto alla crema di zucca con croccante di amaretto, e con il secondo, musetto nostrano su un letto di spinacino novello e spuma di patate.