I rossi dei Colli Euganei

Racconti dalle delegazioni
24 febbraio 2025

I rossi dei Colli Euganei

Il Consorzio Tutela Vini Colli Euganei ha organizzato a Milano un workshop sui vini rossi: alla presenza del Presidente Gianluca Carraro e dei giornalisti Angelo Peretti e Sissi Baratella in collegamento video, il giornalista e sommelier Andrea Gori ha condotto una masterclass dedicata ai bordolesi del Veneto.

Sara Missaglia

«Piccola, ma importante»: il Presidente del Consorzio con orgoglio sottolinea che l’areale di tutela ricomprende una produzione di poco più di un milione di bottiglie, ma con 200 anni di storia e celebrità. Sono 3000 gli ettari vitati in provincia di Padova su suoli di origine vulcanica, ovvero terreni molto variegati con componenti anche alluvionali, su cui vengono allevati 15 vitigni, declinati in circa 30 vini. Nel presentarsi a Milano con nomi così noti nel mondo del vino, c’è tutta la volontà da parte del Consorzio di raccontarsi con competenza e professionalità, ma anche con una vocazione alla modernità, attraverso un linguaggio che punta a intercettare un pubblico sempre più vasto. L’incontro si apre con un video che ci porta là, in mezzo ai vigneti: colpiscono il paesaggio dolce e i rilievi delicati che sono nel cuore del Veneto.

Il paesaggio e le colline

I Colli Euganei sono un comprensorio collinare della provincia di Padova: i rilievi che lo costituiscono sono poco meno di un centinaio e si ergono, quasi inaspettati, nella pianura veneta. Si distinguono per la loro forma conica dovuta all’origine vulcanica e la loro altezza che non supera mai i 600 m s.l.m. Danno vita, nell’area pianeggiante ai loro piedi, al più vasto polo termale d’Europa, quello delle Terme Euganee, distribuito tra Abano Terme, Montegrotto, Galzignano e Battaglia Terme. I rilievi collinari sembrano plasmati dalla mano dell’uomo in una continua rincorsa tra pendii boscosi e cime irte, tra le sinuosità che, al geologo inglese John Strange nella seconda metà del Settecento, apparvero come «scogli nel mare». Boschi, vigneti, uliveti si alternano su colline tondeggianti, la cui peculiarità geologica - insieme al clima particolarmente benefico - favorisce una grande ricchezza di biodiversità, che ha consentito alla zona di essere riconosciuta come primo Parco Regionale del Veneto nel 1989 e dall’UNESCO di essere iscritta nella Lista delle Riserve Mondiali della Biodiversità (MAB) nel luglio 2024.

Il terroir

Viene voglia di perdersi tra questi colli, dove si incontrano castelli, ville nobiliari, antiche chiese, giardini ed eremi: l’abbazia di Praglia ha un fascino che profuma di antico e rappresenta un crocevia tra storie di vita contadina e storie di vino. I suoli di origine prevalentemente vulcanica sono ricchi di minerali come il ferro e il magnesio, in grado di impattare sui vini in misura determinante, conferendo loro caratteristiche distintive e peculiari: prevedibili ma mai troppo, allegri e spensierati, ma dotati di una buona dose di pragmatismo, sincerità e certezze granitiche, così come le personalità e il credo di chi li degusta nel corso della serata. Un modo di raccontarsi che passa anche attraverso il clima particolare di queste zone: sole, brezze, lievi escursioni termiche per via dell’altitudine delle colline sono elementi distintivi di un paesaggio ricco di storia.

A metà del 1300 Petrarca scelse di trascorrere gli ultimi anni di vita ad Arquà Petrarca, folgorato dalla tranquillità e dalla dolcezza di questi luoghi luminosi. La storia di questi colli e di questi vini sembra essere una storia di comunità, di lavoro in vigna e in cantina, che non ha perso il fascino dell’artigianalità. Interessante notare come questi vini abbiano mantenuto prezzi quasi popolari, a testimonianza dell’umiltà, dell’onestà e della semplicità dei produttori lontani da logiche di mercato, così come il desiderio di far bene senza pensare troppo al profitto. Si è moderni anche mantenendo i piedi per terra.

La viticoltura contribuisce alla ricchezza di biodiversità dei Colli Euganei: i vigneti si collocano tra i 50 e i 300 m s.l.m., arrivando a sfiorare i 400 e sono principalmente concentrati sui versanti meridionali più esposti all’irraggiamento solare.

Le uve bordolesi

Nella prima metà dell’Ottocento, grazie all’intraprendenza agricola di alcune famiglie nobiliari della zona, i Colli Euganei sono stati una delle prime zone d’Italia in cui sono stati importati o impiantati i vitigni di origine bordolese: merlot, cabernet sauvignon, cabernet franc e carménère hanno trovato tra queste colline un’acclimatazione perfetta, regalando vini dal carattere spiccatamente identitario, e con richiami mediterranei. Andrea Gori parla di freschezza alpestre come del tratto distintivo di questi vini. Le uve bordolesi danno origine ai Rossi nei Colli Euganei, nelle tipologie Rosso, dal taglio bordolese, cabernet, carménère e merlot.

La degustazione

Prima batteria: i vini d’annata

Colli Euganei DOC Cabernet Sauvignon Rialto 2023 - Cantina Colli Euganei

Cabernet sauvignon in purezza, l’uva più diffusa al mondo, per un vino iconico per eccellenza: le uve provengono dalla zona sud-occidentale dei Colli Euganei, dove i terreni sono più sassosi e poco profondi. In maturazione il vino è stato trasferito in serbatoi inox per una percentuale massima dell’80%, mentre la quota restante ha proseguito in botti di rovere francese da 20 ettolitri, per una maturazione di circa otto mesi. Al naso sono immediate le sensazioni fruttate scure, tra amarena, mora, mirtillo e ribes nero. Il frutto è soprattutto quello del maraschino, con note balsamiche di grande intensità. Un vino giovane ma già molto espressivo, che affronta il pubblico con la schiena dritta e con una bella freschezza, munita anche di una nota piccante. Esplosivo nella sua gioventù.

Colli Euganei DOC Rosso 2022 - Vigne al Colle

Si tratta di un blend merlot (60%) e cabernet franc (40%): l’età delle viti è intorno ai 20-30 anni. È un vino che ha effettuato la fermentazione malolattica e che matura per circa dieci mesi in tonneaux di terzo e quarto passaggio, per poi essere imbottigliato. Il naso esprime note verdi appena accennate, smentendo i vitigni noti per le loro espressioni legate al vegetale, da peperone e sedano. Interessanti le note piccanti tra caramello salato, sbuffi balsamici e ricordi floreali di violetta. L’assaggio presenta rotondità, dolcezza, con accenni per via retrolfattiva di macchia mediterranea. «È un vino che riempie il palato, succoso e divertente», lo definisce Andrea Gori.

Colli Euganei DOC Merlot Terrae Pacis 2022 - Giacomo Salmaso

Merlot in purezza che matura in botti di cemento per circa 12 mesi. È una rara occasione per sentire l’espressività del vitigno nella sua dimensione non contaminata dal legno. Mantiene freschezza e croccantezza, con un tannino delicato, dolce e fine. Al naso note di caramello, ribes nero e frutti di bosco, ma anche alloro e ligustro. Il sorso rivela un equilibrio interessante per un vino grazioso e divertente: la sapidità è essenziale con toni che non diventano mai prepotenti o invasivi.

Seconda batteria: i vini affinati

Colli Euganei DOC Rosso Scarlatto 2019 - Vigna Ròda

Colli Euganei DOC Cabernet Riserva Borgo delle Casette 2019 - II Filò delle Vigne

Colli Euganei DOC Merlot Riserva L'Enrico 2018 - Cantina Barbiero

Colli Euganei DOC Rosso Riserva Rossura dei Briganti 2018 - Turetta Cà Bianca

Colli Euganei DOC Rosso Riserva Delle Roche 2017 - Cristofanon Montegrande

Cinque vini in cui il ricorso al legno, barrique o tonneaux, anche se non di primo passaggio, diventa un fattore tecnico per la realizzazione del vino. In tutti e cinque i campioni degustati ritroviamo le tostature del legno, con note di vaniglia, tabacco e cannella, confettura di prugne, rabarbaro, speziature di ginepro e note di garrigue. Sono vini che hanno eleganza e importanza, con un tannino che comunica rotondità, ampiezza e lunghezza importanti. In tutti i vini ci sono note legate all’affumicatura, che ricordano l’origine vulcanica. Nei vini accadde una sorta di piccola magia tra l’affumicato e il pepato, che nelle annate più indietro nel tempo sviluppa anche sensazioni eteree come smalto e sentori di sacrestia tra incenso, legno e cera. I ritorni sono rotondi, energetici e il tannino non è mai verde, ma risulta perfettamente integrato nel vino. Nelle annate più vecchie sono frequenti i ricordi di caffè, cacao e liquirizia, che si compenetrano con il ribes nero, il mirtillo, su un finale con ricordi di eucalipto e di carrube, ma anche di mallo di noce e di frutta secca. Sono tutti vini molto eleganti, che hanno una loro densità e piacevolezza. Presenti anche sensazioni tattili soffici e delicate, tra ondate di profumi balsamici.

La mini-verticale di Carménère Vinànima

Colli Euganei DOC Carménère Vinànima 2020 - II Mottolo

La rarità, spiega Angelo Peretti, è nella scelta di far degustare dei vini da carménère in purezza. Nei tre campioni degustati il vitigno è guizzante, fresco e saporito, con una dolcezza quasi salina. Il carménère racconta molto bene le annate e la mini-verticale si rivela di particolare interesse: il vitigno è vizioso, umorale, a tratti selvaggio, ma riesce a raccontare non solo il tempo che passa, ma le diverse istantanee rappresentate dai millesimi.

Annata 2020: al naso note di marasca, di prugna e di violetta candita, con sbuffi di cacao e di zenzero. I ricordi sono quelli del camemoro o rovo artico, una pianta erbacea perenne diffusa nel Nord Europa e nel Nord America. È un piccolo frutto selvatico, dal profumo molto intenso. Il sorso è aggraziato, piacevole, con un’espressione di carattere mai forzuta né muscolosa.

Annata 2017: al naso lavanda, pepe nero e poi il frutto, tra frutti di bosco e ricordi di marmellata d’arancia, su note di legno, cannella, vaniglia. La bocca ha una componente dolce, che si alterna a quote più sapide. Il vino ha brio per via di una bella acidità: l’effetto finale è per un sorso fresco, una vera rarità se teniamo conto del fatto che il vitigno in genere non brilla per questa caratteristica.

Annata 2015: il naso è floreale ed elegante, su uno sfondo di rosa canina e di boccioli di rosa essiccati. Il frutto è armonioso nella sua versione sotto spirito. Sbuffi di chiodi di garofano e di pepe nero rendono il naso particolarmente intrigante.

Vini ricchi di sentimento e di parole, che sorprendono la platea: la piccola denominazione, ma non indifferente, sorprende per capacità espressiva, ed è cantrice dei soffi di primavera e del fuoco di dannunziana memoria, con «i villaggi rosei come le conchiglie fossili, le prime gocce della pioggia su le foglie nuove, la fontana del Petrarca, tutte le gentili cose».