I vini della Bay Area di San Francisco

Roberto Filipaz, Vicepresidente di AIS Friuli-Venezia Giulia e grande esperto di produzione vitivinicola d’oltreoceano, ci accompagna alla scoperta di alcuni dei migliori vini della Bay Area di San Francisco con una proposta di sei calici decisamente entusiasmanti.

Francesca Borghi

Assiduo frequentatore della California dal 1992, il sommelier Roberto Filipaz segue le vicissitudini di questa zona con particolare attenzione per le sue vigne. «La presenza italiana è importantissima, gli italiani hanno dato un contributo fondamentale al settore» ci spiega. «Quando si parla della Borgogna si pensa spesso alla Côte d’Or, così per la California si pensa più alle zone della Napa Valley e di San Francisco».

Le caratteristiche geografico-climatiche della California

La California è caratterizzata da temperature fredde nelle aree in prossimità della costa - da San Francisco parte un asse di penetrazione di aria fredda che genera zone vitivinicole decisamente rilevanti - mentre all’interno è estremamente calda. Le 5 principali aree sono:

  1. South Coast, che si estende da San Diego a Los Angeles;
  2. California centrale, da Los Angeles a Sacramento, da cui proviene la maggior parte del vino dello Stato, sebbene non vanti grandi eccellenze. Ha un clima temperato con viticoltura che si estende a macchia d’olio;
  3. Central Coast, da Los Angeles a San Francisco, «zona che da sola meriterebbe una serata di approfondimento». Qui insistono diversi assi di aria fredda (vitigni tipici: zinfandel e cabernet sauvignon ma anche pinot nero e chardonnay);
  4. Zona centrale di Paso Robles, attraversata dalla faglia di Sant’Andrea dove si trovano terreni vulcanici generati dai movimenti tellurici che ricordano i terreni dello chablis;
  5. North Coast, la baia di San Francisco con le celebri valli di Napa e Sonoma, che sarà la protagonista di questa splendida serata.

Roberto FilipazLa storia e il vino

L’inizio della vitivinicoltura negli Stati Uniti coincide con la rivoluzione industriale. Fino al 1850-1852 in America c’erano solo viti americane e non la vitis vinifera portata successivamente da Agoston Haraszthy, lo stesso che nel 1857 fondò nella Sonoma Valley la prima cantina della California: la Buena Vista Winery, tutt’oggi attiva.

Il primo vitigno che arrivò in terra americana fu lo zinfandel, giunto prima del 1850 dalla Dalmazia. Con Roberto ci si domanda «ma quanto tempo deve stare un vitigno in una certa area per poter essere considerato autoctono?». Si consideri, infatti, che lo zinfandel californiano è di una qualità decisamente superiore dell’originale dalmata e in questa zona regala risultati incredibili facendone la sua terra d’elezione.

Sono gli anni dell’arrivo della fillossera in Europa che, dove giunge, decima i vigneti. Nel 1878 viene eretta la Tour Eiffel e inizia un periodo di forte immigrazione italiana negli Stati Uniti.

Nel 1886, dal Piemonte, arriva la famiglia Seghesio e nel frattempo a St. Louis e Chicago cominciano a sorgere i primi grattacieli, novità del momento «nati senza preconcetti, come succede con i vini americani che, senza problemi, adottano, ad esempio, il tappo a vite!».

Nel 1906 si assiste a un altro importante flusso migratorio di italiani e al terribile terremoto che devastò San Francisco. Dal 1919 iniziano gli anni del proibizionismo che, come spiega Roberto «ha fatto mille volte più danni della fillossera, dal momento che si poteva fare vino solo per motivi sacramentali: prima del 1919 c’erano 2500 cantine, finito il proibizionismo, nel 1933, ne rimangono circa un centinaio».

Un’altra famiglia di piemontesi trasferita nella zona dei cercatori d’oro, sono i Gallo, con i fratelli Ernesto e Giulio che fondano la E&J Gallo Winery, viticoltori decisamente lungimiranti che avevano intuito che il proibizionismo sarebbe finito. Fin da subito iniziano a comprare terreni e cantine in diverse zone della California: «noi vogliamo fare il vino per tutti» era la loro ambizione. E, ad oggi, sono l’azienda agricola a conduzione familiare più grande al mondo.

Il 1966 è l’anno di fondazione della Robert Mondavi Winery, in Napa Valley. Robert Mondavi, marchigiano, porta innovazione tecnologica senza precedenti e un approccio diverso rispetto ai fratelli Gallo che volevano annientare gli altri vinicoltori. L’ambizione di Robert, invece, era di essere il migliore, favorendo allo stesso tempo lo sviluppo e l’evoluzione delle altre cantine concorrenti. Fu un personaggio di grande rilievo che ha trasformato il concetto di vino non solo in California, ma in tutto il mondo, compiendo opere memorabili. Come Filipaz suggerisce, «se avete occasione di visitare la cantina di Mondavi, fate il tour guidato e dite di essere italiani!».

Tra i 1981 e il 1989 i vini della Napa Valley fanno il loro ingresso alla Casa Bianca grazie alla sponsorizzazione dell’allora Presidente degli Stati Uniti; negli stessi anni si sviluppa una nuova forma di fillossera che porterà a un significativo sistema di reimpianto di chardonnay e cabernet sauvignon. Dagli anni ’90 i vini californiani diventano importanti nel panorama mondiale.

La San Francisco Bay Area

Secondo l’UNESCO la baia di San Francisco è una delle 5 baie più belle al mondo che si estende nell’interno per diversi chilometri dove le correnti fredde penetrano in maniera incredibile. In quest’area c’è un fenomeno estivo molto particolare che ha meravigliosi effetti per la viticoltura: la nebbia che si sposta dalla costa verso le valli di Napa e Sonoma provoca un abbassamento termico molto rapido (da 26 °C a 12 °C) con grandi risultati soprattutto per il pinot nero e lo chardonnay. La nebbia si attacca ai grappoli e viene poi spazzata via dal vento al mattino, evitando così la formazione di botrite e portando lo iodio che, unito alle caratteristiche del terreno, regala risultati unici al mondo!

La degustazione

North Coast

Sauvignon Blanc 2021 – Duckhorn Vineyards
La cantina è attiva dal 1970 nella Napa Valley. Il vino in degustazione viene fatto maturare in legno. Al naso arrivano sentori tropicali importanti di limone, pompelmo, peperone verde, frutto della passione e mango che lo rendono molto interessante. Non ha i sentori del bosso, della foglia di geranio e dell’asparago tipici del sauvignon friulano. In bocca risulta molto particolare: il primo sorso colpisce per la facilità di beva, una bella persistenza costante e lineare; quando svanisce lascia una sapidità piuttosto spinta data dalle «nebbie sapide e ricche di iodio» presenti nell’area.
 

Sonoma County - Russian River Valley

Chardonnay Director’s Cut 2021 – Francis Ford Coppola
Prodotto nella cantina fondata dal celebre Francis Ford Coppola, proviene dal distretto di Russian River, nella Sonoma Coast dove passa un asse di aria fredda ma non è presente il fenomeno delle nebbie. Lo Chardonnay in degustazione è un vino dal naso molto sfacciato: si percepiscono profumi eccezionali, forti e intensi di legno, vaniglia e pane tostato che coprono gli altri sentori. In bocca è una «bolla di novità», corposo al palato, fine ed elegante, delicatamente fruttato di ananas.

 

Napa Valley

Chardonnay 2018 – Robert Mondavi Winery
Questo Chardonnay al naso è più elegante, complesso e delicato rispetto al precedente. Al palato è ricco e cremoso, emana aromi e sapori di ananas, pera e mango insieme a nocciole tostate e vaniglia bilanciati da una fine acidità. Entrambe le zone dove sono localizzate le cantine di Mondavi e di Coppola sono caratterizzate da temperature fredde, importanti sbalzi termici e le condizioni sono più fresche anche grazie alle brezze marine permettendo al vino di maturare lentamente mantenendone la freschezza.

 

North Coast

Zinfandel Vintner’s Reserve 2020 – Kendall Jackson
Sentori leggermente affumicati e pepati, «è un vino onestissimo che si lascia bere bene, i tannini sono simpatici, spiccati ma non fastidiosi». Si sente la frutta matura, prugne e ciliegie. Al naso riesce ad avere una parte leggermente verde e una leggermente balsamica. Lo Zinfandel, per sua natura, deve essere generico, ma regala buoni risultati in tutte le appellazioni rispecchiando le caratteristiche locali. Il Vintner’s Reserve in degustazione deve ancora assestarsi ed evolvere facendo emergere qualche sentore speziato in più, oltre al pepe deciso e un leggero cardamomo percepiti, che potrebbe ammorbidirlo.

 

Knights Valley

Cabernet Sauvignon 2018 – Beringer
La cantina si colloca in una zona relativamente alta dove le nebbie non riescono ad arrivare ma resta comunque lo sbalzo termico. Si sentono l’acidità tipica del Cabernet e un tannino graffiante. Siamo di fronte a qualcosa di eccezionale e unico. Molto fresco ed elegante: «la zona è veramente favolosa e dietro a questo vino si sente la mano di enologi importanti» commenta Roberto. La Knights Valley insieme alla Alexander Valley sono luoghi ideali per il cabernet sauvignon. Grazie alla combinazione di acidità e tannino è un vino che riesce a durare nel tempo e potrebbe essere conservato e degustato più avanti. In bocca è lungo, si beve con piacere, si percepiscono i frutti maturi insieme ai frutti di bosco (mirtilli in particolare). La rivista americana Wine Spectator lo aveva classificato come n.7 al mondo!
 

Napa Valley

Merlot 2018 – Duckhorn Vineyards
La cantina Duckhorn ha fatto del Merlot il proprio vino di bandiera. Rispetto ad altri vitigni, il merlot apprezza meno gli sbalzi termici dando vini di media acidità. Il vino in degustazione al naso sprigiona profumi intensi di frutta rossa, amarene e prugne completati da delicati toni legnosi. In bocca si sente la ciliegia, una nota balsamica di menta, una punta di pepe più conseguenza della zona di coltivazione (sono terreni vulcanici che regalano una certa complessità) che non propria del vitigno stesso.
 

Dopo questa meravigliosa serata non resta che andare oltreoceano, fare un tour guidato delle cantine che hanno fatto la storia del vino californiano e, come suggerisce Roberto: «comprate le bottiglie e portatele a casa, apritele e ricordate la Napa Valley»!