I vini della Catalogna, il domani è adesso

AIS Milano dedica una serata alla cosiddetta “avanguardia catalana”. Non dobbiamo pensare al domani ma al presente vitivinicolo della regione iberica. Insieme a Luisito Perazzo, un prezioso approfondimento sul Cava, ma non solo.

Sara Missaglia

L’espressione “vini d’avanguardia” non indica necessariamente i vini del domani, ma una tendenza e uno stile che fanno della Catalogna un benchmark di riferimento nel mondo. Questa è infatti una di quelle regioni che in Europa ha messo la freccia e ha fatto un balzo in avanti, dal punto di vista qualitativo, rispetto ad altri distretti vitivinicoli, sia per la presenza di viticoltori che praticano agricoltura biologica sia per una costante attenzione alle nuove tecnologie. In primo luogo, ha un vissuto dotato di un profondo legame identitario tra storia e cultura e sembra avere la costante capacità di invertire il rapporto tra tradizione e innovazione rimanendo comunque sempre attenta al mercato. In Europa, la Catalogna è rimasta nel tempo fedele a sé stessa: non si è mai “francesizzata” e non ha mai subìto il fascino dei vicini di casa, mantenendo filosofie e stili produttivi in cui varietà tradizionali e internazionali sono protagoniste senza prevaricazioni. 

Dal punto di vista storico-politico la Catalogna rivendica da sempre la propria autonomia, con le tendenze indipendentistiche che l’hanno resa famosa: innegabile, quindi, l’importanza dell’osservazione dei vini in ottica di indagine, alla ricerca soprattutto di spunti e stimoli che rendono la produzione regionale così distintiva.

Cava

Con ogni probabilità è stato lo straordinario successo, sulla scena internazionale, degli spumanti Cava (in spagnola “cantina”) a fare da volano alla regione, conferendone una forza e una stabilità anche in termini di produzione. Dal primo “vino spumoso” del 1872, oggi sono oltre 38mila gli ettari dedicati alla produzione di Cava, che incidono sulla produzione vitivinicola locale per circa il 50%. Nel 2020 ne sono state prodotte circa 216 milioni di bottiglie, apprezzate soprattutto in Germania, e che devono la loro fortuna anche al sottosuolo di natura gessosa, calcarea e argillosa. Il clima mediterraneo, con estati calde e inverni oggi ancora più miti rispetto al passato per effetto del cambiamento climatico, fa il resto, conferendo al vino tratti riconoscibili per personalità ed eleganza. Gli ingredienti d’eccellenza di questa alchimia iberica sembrano essere una sorta di visione personale che guida i singoli produttori, la proprietà dei vigneti con il pieno controllo agronomico, la vinificazione delle proprie uve e la tracciabilità riconosciuta con la valorizzazione del terroir di riferimento. La sintesi del pensiero comune: «di Cava e di Cavas ce ne sono tanti, ma ogni altro vino spumante, per quanto eccelso, non potrà mai essere passionale: sarà sempre e solo un vino che spuma». 

La qualità del Cava passa anche da protocolli diversi per sosta sui lieviti: 9 mesi il Base, il Reserva 18 mesi, il Gran Reserva 30 mesi che diventano 36 per il Cava de Paraje Calificado. Nel 2016 sei produttori di grande livello hanno fondato, nella storica regione catalana del Penedès, il marchio collettivo Corpinnatche oggi ha raggiunto i dodici aderenti e si propone come una sorta di “Super Cava”, delle vere e proprie eccellenze dal punto di vista qualitativo: le vigne sono di proprietà e la sosta sui lieviti è minimo di 18 mesi, in biologico tradizionale. 

Non solo Cava

Ma la Catalunya non è soltanto Cava: in questa serata Luisito ci ha raccontato di altri territori che hanno acquisito nel tempo grande importanza esprimendosi attraverso vini bianchi dalle caratteristiche floreali e fruttate, e vini rossi, potenti e di lunghissima memoria. La Denominazione DO Catalunya è nata nel 1999 e oggi conta 214 bodegas in 200 comuni, per un totale di 48.145 ettari vitati.

Un’infinità di uve bianche testimoniano la ricchezza del mosaico ampelografico: insieme alle più note garnacha blanca, macabeo, parellada e xarel-lo (una varietà straordinariamente ricca in polifenoli e acidità, adatta come base spumante a cui conferisce vigore e corpo per prodotti freschi, agrumati e vegetali, dalla sottile sapidità), troviamo i vitigni alarije per vini freschi, borba per la sua vigoria produttiva, cayetana blanca per il brandy, chelva per vini leggeri, perruno per la resa elevata e subirat parent dai grappoli grossi e rosati per sensazioni fresche al palato e amaricanti in chiusura. Tra leuve rosse, la garnacha si declina in quattro tipologie: tinta, peluda, roja e tintorera, vinificata in purezza o in uvaggio con monastrell, picapoll negro, trepat, sumoll e ull de llebre (o ojo de liebre), un’uva nobile spagnola che ha ciclo breve e che meglio si adatta agli areali più elevati con armonica acidità, e che conferisce al vino sentori di foglie di tabacco, spezie scure e cuoio, raggiungendo l’equilibrio tannico grazie a un uso sapiente del legno.  

La Catalogna è diventata così una delle mete più amate dai cosiddetti enoturisti. Con Luisito al comando partiamo allora per un bellissimo viaggio in cui attraverseremo il Penedès con le DO (nate nel 1936) Penedès, Cava e Catalunya. 

Segue il Priorat, zona di riferimento della DO con il monastero di Escaladei, il primo monastero certosino nella regione. La DO Terra Alta esprime invece complessità, proprio perché il territorio si snoda attraverso villaggi con numerose cantine, tra strutture avveniristiche e location che ricordano piccole chiese in un intreccio tra storia e arte che sembra non avere età. Un volo radente nelle DO di Pla de Bagescon, Alella, Conca de Barberà famosa per i vitigni moscatel de grano, menudo e trepat, Costers del Segre con i suoi vitigni internazionali.

La Degustazione

DO PLA DE BAGES PICAPOLL BLANC 2021 – BODEGA ABADAL 
Da suoli argilloso-calcarei e da vecchie vigne Santa Maria d’Horta d’Avinyò, le uve picapoll blanco vengono lasciate fermentare in acciaio con sosta di tre mesi sulle fecce fini. Il risultato è un prodotto floreale e agrumato, con ricordi di mela e di pesca e un’acidità corretta dal tratto salino; stuzzicante, è un vino diretto, croccante, che in bocca presenta più personalità rispetto al naso.

DO PENEDÈS PAIRAL 2019 – CAN RÀFOLS DELS CAUS
Anche in questo caso suoli argilloso-calcarei, con uve xarel-lo provenienti da un cru, la Vinya El Cirerer ad Avinyonet. Vendemmia manuale, fermentazione in acciaio, sosta di quattro mesi in botti di castagno. Il naso è più affilato e importante del vino precedente, con note agrumate che virano verso la scorza candita e una nota vegetale piuttosto marcata. La florealità conferisce dolcezza al naso. In bocca è invece più sostenuto, con una bella persistenza finale e una sapidità più contenuta ma con un corpo più completo.

I vini
DO ALELLA FORANELL 2018 – BODEGA QUIM BATLLE
Ci troviamo nella DO Alella nella regione nord-orientale della Catalogna, non lontano da Barcellona. Qui il clima è tipicamente mediterraneo (Foranell è il vento tiepido e rinfrescante che spira nel primo pomeriggio e interessa i vigneti) e i suoli sulla costa prendono il nome di sauló, bianchi e sassosi. Le uve pansa blanca da agricoltura biodinamica vengono allevate in vigna di 25 anni, terrazzata. La macerazione pellicolare è di 12 ore con ricorso ai lieviti autoctoni. La vinificazione prevede la fermentazione in acciaio, una sosta di nove mesi sulle fecce fini e un affinamento di un anno in bottiglia. Il vino sembra essere maturo nel colore, con un naso intenso e lievemente ossidato, con sensazioni fumé di cenere di incenso, un vegetale secco e una punta di zolfo che si fonde in ricordi di frutta esotica e di frutto giallo maturo, con una nota sapida finale di grande personalità. È questa la nouvelle vogue della Catalogna sui bianchi: un vino saporito, dotato di eccellente piccantezza e di una sorta di sdoppiamento di personalità con la straordinaria capacità di invertire il tempo tra naso e bocca. Il naso sembra essere infatti più maturo rispetto al palato ma, come sostiene Luisito, dal momento che è la bocca a dire sempre la verità, è un vino decisamente giovane.

DO TERRA ALTA VERNATXA INSTINT PRIMARI 2021 – BODEGA FRISACH
Suoli sassosi-calcarei, uve garnacha blanca non sottoposte né a filtrazione né a chiarifica da agricoltura ecòlogica. Il colore è più chiaro rispetto al calice precedente, con un intenso impatto al naso su note vegetali e tropicaleggianti. Sentori di sesamo, di finocchio, di agrumi e di frutta gialla esotica conferiscono una dolcezza al naso del tutto particolare, su uno sfondo talcato e polveroso con sbuffi di zucchero filato. In realtà, al palato, è un vino molto più affilato dotato di un’ottima acidità.

DO CAVA GRAN RESERVA BRUT NATURE LAIETÀ ROSÉ 2019 – ALTA ALELLA MIRGIN
Spumante Metodo Classico in versione rosa da uve mataró (è una sorta di mourvedre declinata in modo molto elegante) allevate in agricoltura ecòlogica, fermentate in acciaio con sosta di 34 mesi sui lieviti. Luce straordinaria, color corallo, con un moderato impatto al naso che ricorda il melone giallo e il melagrana. Sentori di mollica di pane e di erbe aromatiche, con ricordi confettati e di pan di Spagna. Delicatamente complesso al palato è fresco e con una verticalità più affilata.

CORPINNAT III LUSTROS BRUT NATURE 2014 – FINCA FONT DE JUI GRAMONA
Da agricoltura biodinamica certificata uno spumante Metodo Classico che sfiora l’eccellenza: da uve xarel-lo 70% e macabeo 30%, 93 mesi di sosta sui lieviti, senza alcun dosaggio finale. Al naso leggeri sentori di gomma, di resina sintetica, di plastica e di cera, seguiti da scorza di agrume e una sottile nota minerale. Il naso non sembra essere così disponibile e definito, mentre la bocca si presenta molto evoluta, con una morbidezza che si alterna a una verticalità di grande piacevolezza.

DO PENEDÈS COLLITA ROJA 2016 – BODEGA PARDAS
Da uve summol 85% e marselan 15% allevate in vigneto con un’età media di sessant’anni e su suoli calcareo-marnosi da agricoltura biologica, fermenta in cemento e poi passa in barrique di rovere francese per 12 mesi, con una permanenza di sette mesi sulle fecce. Al naso ha sentori animali, tra foglie e ciliegie sotto spirito che rimandano al Maraschino. In bocca è molto agrumato, una sorta di spremuta d’arancia lievemente acidula. Al naso ricorda della frutta rossa macerata, portando il vino più avanti nel tempo, a differenza della bocca che invece si mantiene molto giovane. La chiusura ricorda le olive in salamoia.

DO CONCA DE BARBERÀ LA FONT VOLTADA 2018 – BODEGA ABADIA DE POBLET
Alla cieca potrebbe essere scambiato per una Vernaccia di Serrapetrona ferma mentre in realtà le uve sono trepat da vecchie vigne datate 1915 allevate su suoli calcareo-argillosi in un vero e proprio cru, la Font Voltada. Fermenta in cemento con grappoli interi e sosta in rovere usato da 600 litri per 14 mesi. Al naso una ventata di pepe e di frutta fresca con erbe aromatiche che ricordano il timo, l’alloro e il rosmarino. Sospeso tra piccantezza e sensazioni tanniche, in bocca ha un’eleganza ricamata e un’acidità molto piacevoli.

I vini
DO COSTERS DEL SEGRE QUEST 2018 – BODEGA CASTELL D’ENCUS
È un blend di petit verdot, merlot, cabernet sauvignon e cabernet franc allevati in biologico, su suoli calcareo-argillosi a Pallars e Santa Engracia. Fermenta in torchi di pietra risalenti al XII secolo e sosta 17 mesi in barrique bordolesi. Il colore è un rubino compatto impenetrabile, con un naso fortemente impattato dal legno: frutta rossa matura, balsamico vegetale, note vanigliate. È un naso sicuramente riconoscibile e riconducibile all’area di Bordeaux, preciso e complesso, con una piacevolezza di bocca importante.

DO MONTSANT VENUS DE LA FIGUERA 2018 – BODEGA VENUS LA UNIVERSAL
Garnacha negra allevata nel vigneto La Figuera a quota 600 m sul livello del mare. La vendemmia è manuale e vengono impiegati lieviti indigeni. La fermentazione in legno da 500 litri ha una durata di 30 giorni mentre l’affinamento avviene in anfora per 18 mesi. Al naso è molto vanigliato, con spezie dolci come la cannella e sentori di prugna e di mora mature. Sfumature di cacao che ricordano il noto cioccolatino alla menta, con marcatori tipici da garrigue, da macchia mediterranea: molto espressivo al palato, con sensazioni carnose e materiche, energiche ed equilibrate, quasi masticabili. Alcol, tannino, sapidità perfettamente gestiti per una bocca straordinaria.

DOQ PRIORAT CLOS MARTINET 2018 – BODEGA MAS MARTINET
Un blend di garnacha tinta 65%, cariñena 18%, syrah 11%, merlot 4%, cabernet sauvignon 2% allevate in regime biologico, con vigne a Falset e Gratallops. Sosta 22 mesi in foudre, botte di dimensioni maggiori rispetto a una barrique, e tre mesi in cemento. Il naso è molto roccioso, con una componente salina di effetto immediato. Le sensazioni olfattive sono legate ai frutti maturi sotto spirito, dal mirtillo, alla mora, alla prugna, su uno sfondo di erbe aromatiche e profondamente speziato. Al palato è pieno, ricco e sontuoso, di lunghissima persistenza.

DO EMPORDÀ GARNATXA DE L’EMPORDÀ 12 ANYS VELLA RESERVA – BOTEGA PERELADA
L’ultimo vino in degustazione è un passito da uve garnacha roja 80% e garnacha blanca 20% da vecchie vigne di 44 anni. Fermenta in acciaio e matura con Metodo Soleras. Il colore è ambrato e i sentori ricordano l’isola di Pantelleria con i suoi grandi passiti. Albicocca, pesca, nocciola tostata, frutta secca, caramello e crème brulé, arancia caramellata, erbe aromatiche e una nota di iodio: un bouquet olfattivo ricchissimo. In bocca è dotato di ottima acidità al punto tale da sembrare uno Sherry.

Luisito ha proposto dodici referenze che sono in realtà dei veri e propri diorami enologici, in grado di ricreare il terroir in cui sono stati prodotti. Paesaggio, ambiente, cultura, storia, tradizioni e geografia: il racconto nel calice, le emozioni tra le sensazioni gustative, nell’anima il ricordo di una serata speciale.