I vini di Pantelleria
Bruno Ferrari si è assunto il compito di mettere a fuoco le peculiarità viticole di un teatro di civiltà: Pantelleria. Un viaggio pantesco organizzato in collaborazione con il Consorzio Volontario per la Tutela e la Valorizzazione dei Vini a DOC dell’isola.
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A Pantelleria, 5.000 erano gli ettari vitati negli anni Ottanta. Oggi sono 429. L’isola preferisce dedicare il suo tempo e i suoi spazi al turismo, così negando secolari tradizioni legate alla viticoltura; tradizioni che rischiano di scomparire. Sicché nel 1997 è nato il Consorzio Volontario di Tutela e Valorizzazione dei vini a DOC dell’isola, che si adopera per salvaguardare il suo passato e il suo futuro vitivinicolo. Con Bruno Ferrari - sommelier, degustatore e relatore AIS - e Chiara Murana (dell’azienda Salvatore Murana), in rappresentanza del Consorzio, abbiamo avuto la possibilità di approfondire la conoscenza dei vini panteschi a Denominazione d’Origine Controllata.
Pantelleria è posta lungo il rift tra Europa e Africa ed è l’ultimo avamposto europeo nel Mediterraneo. Si estende per oltre 83 km2 con un perimetro di 51,5 km, è la più grande tra le isole circumsiciliane, la quinta italiana. E sebbene disti appena 56 km dalla Tunisia, essa appartiene alla più lontana Sicilia, distante ben 96 km. Pantelleria è un territorio di contrasti. L’oscurità della pietra viene incisa dal blu del cielo ed è punteggiata dai colori del Mediterraneo: 800 milioni di anni fa, l’isola è stata foggiata dal collasso di un vulcano vestendosi, quindi, di depositi piroclastici, ossidiana, lava pietrificata e così a elencare. Il territorio è stato modellato anche dal vento, dalla scarsità delle piogge e dalle rocce che impediscono la discesa a mare. In questo impervio scenario, l’uomo ha da secoli modificato il paesaggio per contrastare le condizioni ambientali e rendere vivibile l’invivibile. Gli elementi di antropizzazione testimoniano l’antica presenza dei fenici, dei saraceni, dei bizantini e degli arabi (questi ultimi assegnarono all’isola il nome bent-el-rhià, ossia “figlia del vento”). Troviamo, ad esempio, i dammusi, antesignani dell’architettura bioclimatica, abitazioni che con i loro tetti convogliano l’acqua piovana in cisterne; i giardini panteschi, tipiche costruzioni di forma cilindrico/ellittica in pietra lavica a secco fortilizio delle piante contro il vento; e i terrazzamenti dove agli ulivi, ai capperi e ai fichi d’India si affianca la vite.
La coltivazione e la vendemmia della vite sull’isola è interamente manuale. Il luogo non consente la meccanizzazione e siamo perciò dinnanzi a un’agricoltura estrema e a tratti eroica. La vite viene coltivata in conche profonde e allevata a forma di alberello pantesco, una forma di allevamento che consente di tesaurizzare l’acqua piovana e difendere i grappoli dal vento, dal sole e dalla salsedine. E proprio per merito degli sforzi del Consorzio, il 26 novembre 2014 l’UNESCO ha dichiarato la “Pratica agricola tradizionale della coltivazione della ‘vite ad alberello’, tipica dell’isola di Pantelleria”, patrimonio immateriale dell’umanità: prima volta che una tecnica di coltivazione sia stata insignita del riconoscimento.
Da questi vigneti ad alberello pantesco nasce la varietà a bacca bianca zibibbo, una varietà che proviene dalla famiglia dei moscati mediterranei (come muscat, gordo blanco o ancora salamanna). Anche nota come moscato di Alessandria, gli studiosi considerano che sia originaria di Alessandria d’Egitto. Lo zibibbo ama i climi caldi e regala alte rese di uve assai mature il cui pregio è la dolcezza sia al naso sia in bocca. Ai giorni nostri, la cultivar è protagonista dell’unica Denominazione di Origine Controllata pantesca: Pantelleria DOC, assurta nel 1971. Possono anche concorrere alla produzione altri vitigni a bacca bianca in misura non superiore al 15% e vi sono diverse tipologie: bianco anche frizzante; moscato dorato, liquoroso e spumante; passito liquoroso e dolce. La produzione della DOC non è vastissima, un poco dislocata e spesso in mano a minuscole realtà famigliari: 329 i viticoltori e solo 23 i vinificatori per una superfice vitata di 429 ettari e una produzione di uva pari a circa 2800 t.
Degustazione
Dodici sono stati i vini selezionati appartenenti a sei aziende aderenti al Consorzio declinati in tre tipologie: bianco secco, moscato (un vino dolce naturale, ossia ottenuto da uve fresche non passite di zibibbo) e passito.
Pantelleria è un teatro di civiltà in mezzo alla ciclicità della natura. Un luogo di elementi contrapposti dove l’uomo ha trovato un punto di accordo fra gli antipodi. La viticoltura eroica non sarà esattamente cosa facile ma la degustazione condotta da Chiara e Bruno l’ha fatta apparire semplice.