I vini di Pantelleria

Racconti dalle delegazioni
25 settembre 2023

I vini di Pantelleria

Bruno Ferrari si è assunto il compito di mettere a fuoco le peculiarità viticole di un teatro di civiltà: Pantelleria. Un viaggio pantesco organizzato in collaborazione con il Consorzio Volontario per la Tutela e la Valorizzazione dei Vini a DOC dell’isola.

Florence Reydellet

A Pantelleria, 5.000 erano gli ettari vitati negli anni Ottanta. Oggi sono 429. L’isola preferisce dedicare il suo tempo e i suoi spazi al turismo, così negando secolari tradizioni legate alla viticoltura; tradizioni che rischiano di scomparire. Sicché nel 1997 è nato il Consorzio Volontario di Tutela e Valorizzazione dei vini a DOC dell’isola, che si adopera per salvaguardare il suo passato e il suo futuro vitivinicolo. Con Bruno Ferrari - sommelier, degustatore e relatore AIS - e Chiara Murana (dell’azienda Salvatore Murana), in rappresentanza del Consorzio, abbiamo avuto la possibilità di approfondire la conoscenza dei vini panteschi a Denominazione d’Origine Controllata.

Pantelleria è posta lungo il rift tra Europa e Africa ed è l’ultimo avamposto europeo nel Mediterraneo. Si estende per oltre 83 km2 con un perimetro di 51,5 km, è la più grande tra le isole circumsiciliane, la quinta italiana. E sebbene disti appena 56 km dalla Tunisia, essa appartiene alla più lontana Sicilia, distante ben 96 km. Pantelleria è un territorio di contrasti. L’oscurità della pietra viene incisa dal blu del cielo ed è punteggiata dai colori del Mediterraneo: 800 milioni di anni fa, l’isola è stata foggiata dal collasso di un vulcano vestendosi, quindi, di depositi piroclastici, ossidiana, lava pietrificata e così a elencare. Il territorio è stato modellato anche dal vento, dalla scarsità delle piogge e dalle rocce che impediscono la discesa a mare. In questo impervio scenario, l’uomo ha da secoli modificato il paesaggio per contrastare le condizioni ambientali e rendere vivibile l’invivibile. Gli elementi di antropizzazione testimoniano l’antica presenza dei fenici, dei saraceni, dei bizantini e degli arabi (questi ultimi assegnarono all’isola il nome bent-el-rhià, ossia “figlia del vento”). Troviamo, ad esempio, i dammusi, antesignani dell’architettura bioclimatica, abitazioni che con i loro tetti convogliano l’acqua piovana in cisterne; i giardini panteschi, tipiche costruzioni di forma cilindrico/ellittica in pietra lavica a secco fortilizio delle piante contro il vento; e i terrazzamenti dove agli ulivi, ai capperi e ai fichi d’India si affianca la vite.

La coltivazione e la vendemmia della vite sull’isola è interamente manuale. Il luogo non consente la meccanizzazione e siamo perciò dinnanzi a un’agricoltura estrema e a tratti eroica. La vite viene coltivata in conche profonde e allevata a forma di alberello pantesco, una forma di allevamento che consente di tesaurizzare l’acqua piovana e difendere i grappoli dal vento, dal sole e dalla salsedine. E proprio per merito degli sforzi del Consorzio, il 26 novembre 2014 l’UNESCO ha dichiarato la “Pratica agricola tradizionale della coltivazione della ‘vite ad alberello’, tipica dell’isola di Pantelleria”, patrimonio immateriale dell’umanità: prima volta che una tecnica di coltivazione sia stata insignita del riconoscimento.

Da questi vigneti ad alberello pantesco nasce la varietà a bacca bianca zibibbo, una varietà che proviene dalla famiglia dei moscati mediterranei (come muscat, gordo blanco o ancora salamanna). Anche nota come moscato di Alessandria, gli studiosi considerano che sia originaria di Alessandria d’Egitto. Lo zibibbo ama i climi caldi e regala alte rese di uve assai mature il cui pregio è la dolcezza sia al naso sia in bocca. Ai giorni nostri, la cultivar è protagonista dell’unica Denominazione di Origine Controllata pantesca: Pantelleria DOC, assurta nel 1971. Possono anche concorrere alla produzione altri vitigni a bacca bianca in misura non superiore al 15% e vi sono diverse tipologie: bianco anche frizzante; moscato dorato, liquoroso e spumante; passito liquoroso e dolce. La produzione della DOC non è vastissima, un poco dislocata e spesso in mano a minuscole realtà famigliari: 329 i viticoltori e solo 23 i vinificatori per una superfice vitata di 429 ettari e una produzione di uva pari a circa 2800 t.

Degustazione

Dodici sono stati i vini selezionati appartenenti a sei aziende aderenti al Consorzio declinati in tre tipologie: bianco secco, moscato (un vino dolce naturale, ossia ottenuto da uve fresche non passite di zibibbo) e passito.

PANTELLERIA BIANCO SECCO
Una bella tonalità giallo paglierino è comune per tutti i vini di questa tipologia.
 
Pantelleria Bianco DOC Sora Luna 2021 – Basile
Guidano i suoi passi la pesca bianca, la pera, il geranio e la salvia. C’è l’idea di un corredo olfattivo di marca aromatica, complesso quanto basta. Entra glicerico in bocca e la progressione è spuntata: tende un po’ a nascondersi. Chiude però terso e a lungo accarezzato da una nota fiorita. Bruno suggerisce di abbinarlo a ostriche gratinate con acciughe e capperi di Pantelleria.
 
Pantelleria Bianco DOP Yrnm 2021 – Miceli
Naso buontempone. È legato da un evidente filo conduttore (la frutta gialla) ma tocca anche un pullulare di altri argomenti (fiori, erbe aromatiche, spezie). La beva è leggiadra, interessata alla velocità, e cela una chiusura lunga che recupera note di albicocca. L’Yrnm è un 100% di vitamina C e fa andar in brodo di giuggiole. Insalata pantesca.
 
Pantelleria Bianco DOC Isesi 2020 – Pellegrino
La sequenza odorosa è una successione incalzante di litchi, chiodi di garofano e geranio. Brevemente evoca l’ananas. Palato carezzevole corredato da adeguata freschezza. Gradevolissimo il finale ove rimane il litchi, che aspetta a lungo. Si degusta con grande soddisfazione. Macco di fave.
 
Pantelleria Bianco DOC Gadì 2019 - Salvatore Murana
A tutta prima le suggestioni olfattive sono un poco sommesse. Sporge poi pepe bianco, pittosporo, cedro; infine, la colatura di alici. Perfetta la struttura in bocca, solcata dalla freschezza e da una calibrata sapidità. Interessante la chiusura sulla colatura di alici. Couscous di pesce.

 

MOSCATO DI PANTELLERIA
Due vini di color giallo dorato.
 
Moscato di Pantelleria DOC Kabir 2021 - Donnafugata
Dominano la pesca noce e la mandorla; seguono il cedro e un lieve biancospino. Saltuario il sorso che però chiude pulitissimo su una persistenza dai tratti minerali: una sorta di dramma giocoso. Millefoglie con i fichi.
 
Passito di Pantelleria DOC Giardino Pantesco 2021 - Pellegrino
Olfatto a volte di approccio fruttato (albicocca e litchi), a volte di approccio salmastro. Gusto dinamico che nella progressione lascia prevalentemente la freschezza. Discreto il finale che si trascina con richiami di sensazioni salmastre.

 

PASSITO DI PANTELLERIA
Vini ambrati, la cifra cromatica dei passiti di Pantelleria.
 
Passito di Pantelleria DOC Nes 2021 – Pellegrino
Naso ampio e complesso con una moltitudine di profumi che vanno e vengono: si ha persino l’impressione di partecipare a una conversazione che parla di albicocca, salvia, zafferano, amaretto e macchia mediterranea. Il palato è succoso come un frutto esotico, e la persistenza è lunga con l’amaretto che vive fino in fondo. Una promessa per il futuro. Formaggi di grotta.
 
Passito di Pantelleria DOC Bukkuram 2021 - Marco De Bartoli
Profilo odoroso percorso da note di dattero, fava tonka ed erbe aromatiche. Con l’aria compare l’arancia disidratata. L’ingresso in bocca pende verso le morbidezze a cui si contrappone una buona freschezza che fa presagire la possibilità di un’evoluzione. D’inesauribile pazienza le erbe aromatiche che fanno capolino. Pasticciotti di ricotta e crema di limone.
 
Passito di Pantelleria DOC Nun 2019 - Miceli
Il suo ventaglio è di matrice aromatica: spazia dal muschio alla pesca sbergia e al rosmarino. Al gusto è vellutato, un filo intrappolato nel soffio alcolico. Lunga la persistenza con ritorni che giocano sul registro tropicale (papaya, mango). Tarte tatin.
 
Passito di Pantelleria DOC Shamira 2017 - Cantina Basile
Pesca noce, zenzero candito, sciroppo d’acero e un cenno minerale inquadrano il corredo olfattivo. All’assaggio sembrerebbe che la volatile contribuisca a dargli slancio. La chiusura si affretta con aromi che evolvono verso la cera d’api. Blue cheese oppure cioccolato ad alta percentuale di cacao.
 
Passito di Pantelleria DOC Mueggen 2014 - Salvatore Murana
Un intreccio di sensazioni dolci: caramella d’orzo, miele e frutta secca (datteri, fico). Il Mueggen è dolce all’olfatto e poi affusolato al gusto: energico, in cui furoreggia un’acidità viperina. Nel finale risuonano i datteri secchi. Un passito di notevole bevibilità. Pecorino stagionato.
 
Passito di Pantelleria DOC Ben Ryé 2014 - Donnafugata
Sa di caramella, frutta candita ed erbe officinali. Palato disegnato a pennello, alcolico il giusto, fresco (tagliente come la pietra) ove ritornano la torrefazione e la caramella. Pastiera alle mandorle con crema pasticcera.
 

Pantelleria è un teatro di civiltà in mezzo alla ciclicità della natura. Un luogo di elementi contrapposti dove l’uomo ha trovato un punto di accordo fra gli antipodi. La viticoltura eroica non sarà esattamente cosa facile ma la degustazione condotta da Chiara e Bruno l’ha fatta apparire semplice.