I vitigni autoctoni di Terre del Principe

Una serata dedicata all’azienda Terre del Principe, un’intrigante verticale di tre vini da vitigni autoctoni campani con la degustazione guidata da Guido Invernizzi, grande estimatore dei vini campani.

Daniela Recalcati

Il vino è prima di tutto emozione. Emozione che, in questo caso, è legata alla storia millenaria di tre antichi vitigni autoctoni casertani e alla passione di Manuela Piancastelli e Peppe Mancini, titolari dell’azienda Terre del Principe, che hanno fermamente creduto nel recupero di queste antiche varietà.

La Campania e, nello specifico, la zona di Caserta, ha una tradizione vitivinicola millenaria. Intorno al 900 a.C. Ausoni, Aurunci, Greci ed Etruschi già praticavano la viticoltura e, in seguito, i Sanniti e i Romani acquisirono le tecniche di viticoltura etrusca e greca.

Geograficamente ci troviamo nella Pianura Campana, che va dal fiume Garigliano alle falde del Vesuvio ed è delimitata a nord dal Lazio e dal Molise, a sud dalla provincia di Napoli, a ovest dal mar Tirreno e a est dalle province di Avellino e Benevento. È un’area pianeggiante, di origine alluvionale, alternata a rilievi subappenninici calcarei (Monti Massico e Tifata) e vulcanici (Roccamonfina).


Il relatoreDal punto di vista geologico, la Piana Campana è un enorme graben, cioè uno sprofondamento del suolo che si è creato due milioni di anni fa, lasciando una grandissima variabilità di terreni il cui minimo comune denominatore è l‘essere vulcanico. L’attività vulcanica dei Campi Flegrei, con due eruzioni esplosive catastrofiche, ha prodotto l’Ignimbrite Campana (39000 anni fa) e il Tufo Giallo Napoletano (15000 anni fa). L’attività del vulcano di Roccamonfina è invece iniziata 1 milione e 300.000 anni fa e si è conclusa 30–50.000 anni fa con l’emissione di materiali che originarono il Tufo Grigio.

L’azienda Terre del Principe si trova immersa nelle dolci colline di Castel Campagnano, in provincia di Caserta; i suoli sono caratterizzati dalle Arenarie di Caiazzo, formazioni di origine miocenica, con presenza di fossili marini e sabbie mescolati ad argilla e detriti vulcanici. Sono presenti banchi di tufo grigio che si alternano ad argille marnose e limose, con una forte presenza di pietre e cenere.

Il più grande appezzamento di 7 ha si trova in località Monticelli di Squille e comprende la Vigna Monticelli, (3,5 ha di pallagrello bianco, di pallagrello nero e di casavecchia) e la Vigna Bosco Agnese (2 ha di pallagrello bianco). La Vigna di Zia Rosa è il “campo madre” da cui è nata l’avventura di recupero del pallagrello e del casavecchia. È costituita da circa 1 moggio (⅓ di ha) di viti di 150 anni, prefillosseriche e a piede franco, ancora in produzione. La Vigna dei Mascioni consta di 1 ha di pallagrello bianco mentre la Vigna del Sasso è costituita da 1 moggio di casavecchia destinato all’appassimento.

I vini in degustazione sono tutti Terre del Volturno IGT. Di ognuno dei vitigni autoctoni in purezza abbiamo degustato, accompagnati da Guido Invernizzi, tre diverse annate per cogliere le potenzialità d’invecchiamento. 

Pallagrello bianco

Le Sèrole 2018

Fermentazione delle uve in barrique nuove per il 50% e in acciaio per il restante 50% per 3 mesi. Affinamento sulle fecce fini in tini di acciaio per 6 mesi e poi almeno 12 mesi in bottiglia. Giallo paglierino vivace, naso fine e pulito, fruttato di pesca bianca, nespola e susina, floreale di fiori bianchi, minerale con note di cipria e di talco. In bocca il vino è sapido, dalla perfetta corrispondenza gusto–olfattiva, ottima gestione dell’alcol e lunga persistenza.

Le Sèrole 2011

La fermentazione avviene, per il totale delle uve, in barrique nuove. Se ne ottiene un vino dal colore giallo dorato vivace. Al naso si percepiscono note di evoluzione, ma non di ossidazione. Frutta gialla matura e frutta secca, sensazioni mielose e di spezia dolce, note di mineralità carbonatica. Al palato si apprezza un’acidità ben presente e una sapidità che rende la bocca asciutta e impolverata. Vino rotondo e vellutato, con sentori di frutta secca, torrone e pasticceria. Lunga persistenza e corrispondenza gusto–olfattiva perfetta.

Le Sèrole 2006

La fermentazione avviene in barrique nuove per il totale delle uve. Colore giallo dorato carico e vivace. Il naso propone note di frutta secca, noci, curry e zafferano. Minore acidità di quella del vino precedente, ma la bocca è rotonda, avvolgente, vellutata e mielata, con note balsamiche e di pepe bianco; ottima la sapidità. Perfetta corrispondenza gusto–olfattiva.


I viniPallagrello nero

Ambruco 2016

Macerazione, fermentazione alcolica e malolattica in acciaio. Affinamento in barrique nuove (30%) e di primo passaggio (70%) per un anno e in bottiglia per almeno 12 mesi. Colore rosso rubino cupo e vivo, con riflessi violacei. Al naso si percepiscono note di vinosità, un frutto rosso giovane e croccante, un floreale di viola e geranio e una speziatura di pepe nero. In bocca il tannino presenta ancora note verdi mentre si apprezza una polverosità da talco mentolato.

Ambruco 2008

Colore rosso rubino cupo e vivace. Il naso è molto diverso da quello del vino precedente: cominciano a comparire alcune note eteree, mentre quelle fruttate e floreali sono più mature, la speziatura è più morbida e vi sono note erbacee evolute di carruba, di inchiostro, di liquirizia, di cera e di cioccolato. La bocca ci regala un tannino morbido, con sensazioni di liquirizia, violetta, inchiostro, rabarbaro e erbe officinali nel finale. Acidità e sapidità ben mantenute e perfetta gestione dell’alcol.

Ambruco 2005

Colore rosso granato con unghia aranciata. Al naso si apprezzano sensazioni di gelatina e confettura di frutta rossa, di pipa spenta e tabacco, di fungo e fiori secchi. In bocca sembra una “spremuta” di tabacco, con un tannino setoso e acidità corretta. Grande complessità e lunga persistenza con una perfetta corrispondenza gusto–olfattiva.

Casavecchia

Centomoggia 2015

Macerazione, fermentazione alcolica e malolattica in acciaio. Affinamento in barrique (nuove 30% e usate 70%) per un anno; affinamento in bottiglia per almeno 12 mesi. Colore rosso rubino cupo con unghia violacea. Al naso si apprezza un frutto rosso maturo e concentrato, note ferrose e di cacao, sottobosco e fumo. In bocca il vino è ricco, opulento, tannico, con una piacevole nota amaricante e una lunga persistenza.

Centomoggia 2010

Colore rosso rubino con unghia violacea. Il naso è complesso con note di sottobosco, di foglie e funghi, di tabacco, carruba e erbe officinali. In bocca si apprezzano sentori di liquirizia, tabacco, inchiostro e frutta matura e confetturosa; tannino piacevolissimo, ottima freschezza e lunga persistenza.

Centomoggia 2005

Colore rosso granato con riflessi aranciati. Il naso è fine, elegante e austero, con sentori di frutta sotto spirito, china, erbe officinali, rabarbaro e genziana. La bocca evidenzia note chinate, speziate e di tabacco; la carica tannica è ancora importante, ma il tannino è molto carezzevole.

Concludiamo il nostro viaggio emozionale nel casertano ringraziando l’azienda Terre del Principe che ci ha regalato l‘opportunità di degustare vini prodotti con vitigni autoctoni millenari e unici, allevati con amore e tanta passione.