I vitigni non autoctoni delle montagne valdostane

Davide Sacchi ha portato a Milano le montagne della Valle d’Aosta, i vini prodotti e, soprattutto, le storie di vita dei viticoltori eroici, che coltivano con passione piccoli vigneti su una terra difficile

Giovanni Bordin

L’intento dei vignerons valdostani è quello di perpetuare una tradizione millenaria fatta di molti sacrifici. Filo conduttore di questa serata sono stati i vitigni internazionali, coltivati su questi pendii oramai da più di un secolo. 

La Valle d’Aosta presenta un’alta densità montagnosa, cime alpine altissime solcate dal corso del fiume Dora, arteria femorale che segna lo sviluppo vitivinicolo. 
Il territorio regionale si può dividere in tre zone: quella centrale, la più interessante dal punto di vista vinicolo, molto siccitosa e sferzata dal vento, è caratterizzata da forti escursioni termiche e composta da terreno morenico, calcareo e sabbioso con un PH neutro. Nell’alta valle invece predomina il granito, sul quale si coltiva usando le pergole basse per sfruttare al massimo il calore della terra. Nella bassa valle si evidenzia la presenza dell’argilla, terra da nebbiolo, vitigno che proprio da qui iniziò il suo viaggio verso la Valtellina e le Langhe, passando per l’alto Piemonte. 

Ais Milano | Valle d'Aosta non autoctonaLa viticoltura in Valle d’Aosta iniziò, in maniera rilevante nel medioevo, poi Carlo VIII di Francia, visitando nel 1494 la regione, ne apprezzò i vini e li introdusse alla sua corte, dando così vita ad un grande sbocco commerciale. 
La svolta produttiva però arrivò nel post fillossera, con vitigni di provenienza piemontese. 
La rivoluzione industriale fece abbandonare la terra ma, dopo la Grande Guerra, fortunatamente si ebbe un ritorno alla campagna, anche grazie ai contributi dello statuto autonomo regionale. 

In Valle d’Aosta è presente una sola DOC con sette menzioni geografiche; oggi sono in produzione circa cinquecento ettari, la cui limitata resa garantisce alta qualità. 
Sei realtà cooperative e trentacinque produttori associati sono lo zoccolo duro che, quotidianamente, sostiene la produzione regionale costituita principalmente da piccolissimi appezzamenti frutto del frazionamento ereditario tipico della zona ed applicato a tutti i beni, compresi i vigneti. 

Passiamo ora alla degustazione guidata da Davide Sacchi. 

Si tratta di sei vini molto diversi tra loro: 

Vallée d'Aoste Moscato Bianco 2014 Chateau Feuillet, moscato bianco 100%  
Al naso nette le peculiarità aromatiche del vitigno: salvia e cedro, note pietrose e di talco, muschio e fiori gialli. Precisa rievocazione della mineralità. In bocca il vino è fine e sottile, con sensazioni fresche e sapide, un finale non lunghissimo ma che richiama la matrice iniziale degli agrumi.


Vallée d'Aoste Pinot Gris 2014 Lo Triolet 
Il pinot grigio è un vitigno che ama i climi freddi, con un buon sviluppo olfattivo e una maturazione precoce. Nel bicchiere lo vediamo giallo paglierino tenue, limpido. Al naso si presenta con una bella complessità fatta di fiori e frutti, pera e glicine, erbe aromatiche di montagna. Sostando sul calice si percepiscono note di quarzo e minerali. In bocca bello l’impatto pseudo calorico, sensazioni erbacee e un finale di frutta bianca in polpa completano lo spettro aromatico.


Ais Milano | Valle d'Aosta non autoctonaVallée d'Aoste Chardonnay Elevé en Fût de Chêne 2013 (in magnum) Maison Anselmet.
Lo chardonnay è il vitigno internazionale più diffuso in regione, ama i terreni morenici e i climi ventilati. Un vino di matrice francese prodotto con legni piccoli d’oltralpe. 
Colore giallo quasi dorato, al naso sentori fruttati accompagnati dal miele d’acacia, uno sbuffo di pietra focaia e frutta secca. Irruente nell'ingresso di bocca riserva freschezza che porta salivazione. Burroso e opulento.


Vallée d'Aoste Pinot Noir 2012 Ottin
Il pinot nero è abbastanza diffuso in regione, necessita di un clima freddo e forti escursioni termiche. Il vino passa otto mesi in legno grande e si presenta con il classico colore scarico. Al naso sentori di piccoli frutti: ribes, lampone e fragoline. Leggera nota floreale. In bocca croccante ed asciutto con finale fresco e sapido.


Vallée d'Aoste Donnas 2011 Caves Cooperatives de Donnas
Nebbiolo picotendro 90% neyret e freisa per il restante 10%. 
Le vigne si trovano a fondo valle. Vino della tradizione di grande espressione territoriale prodotto da un'azienda cooperativa. Colore tenue, al naso i classici profumi di violetta, spezie, fiori secchi, genziana ed erbe officinali, materico e complesso. In bocca il tannino gioca un ruolo importante, fine ed asciutto. Potremmo definirlo un vino della pietra.


Ais Milano | Valle d'Aosta non autoctonaVallée d'Aoste Chambave Muscat Flétri 2012 La Vrille 
Uva moscato appassita in cassette, passaggio per diciassette mesi in acciaio e affinamento in legno. Al naso netti il glicine e i sentori di pan brioche compensati dalla matrice minerale. In bocca sapidità e struttura, avvolgenza e dolcezza ben calibrate.

Un ringraziamento particolare a Davide Sacchi che, con grande passione e competenza, ha guidato la serata. 
Al termine un grande applauso a Fiorenzo Dal Molin al quale è stato consegnato l’attestato di fedeltà dei dieci anni di presenza in Associazione; persona affabile e di grande cuore, sempre presente nell’ufficio della Delegazione AIS di Milano nel suo ruolo di segretario.

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