Il Buttafuoco Storico e le sue sottozone. Le argille

Racconti dalle delegazioni
22 febbraio 2024

Il Buttafuoco Storico e le sue sottozone. Le argille

Terzo appuntamento del Master dedicato al Buttafuoco Storico organizzato da AIS Pavia. È la volta della sottozona “argille”, che chiude la panoramica sull zone di produzione di questo iconico vino dell’Oltrepò Pavese. Ospiti della serata il direttore del Club del Buttafuoco Storico, Armando Colombi, e il giovane produttore Tommaso Cavalli, dell’azienda agricola Piccolo Bacco Dei Quaroni.

Margherita Bruciamonti

Nelle precedenti serate del master, sono state trattate dapprima le pratiche di vinificazione in cantina, identificative di questo vino, e poi le caratteristiche dei suoli e quanto possono apportare al prodotto finale. In questa serata Simone Bevilacqua ci parla delle pratiche colturali che i produttori del Club del Buttafuoco Storico applicano nelle loro vigne, e di quanto siano importanti per fronteggiare le avversità delle ormai mutate condizioni metereologiche.

Il cambiamento climatico, infatti, di cui oggi si parla tanto, viene percepito dalla gente comune per gli improvvisi sbalzi di temperatura stagionali, ma in agricoltura, è causa di improvvise grandinate, episodi di gelate tardive, estati siccitose, tutti fattori che possono mettere a repentaglio il raccolto di una intera annata. Il viticoltore può in parte contrastare gli effetti negativi di questo cambiamento, attuando precise scelte agronomiche.

Il rispetto dell’ambiente e le innovazioni in campo

Il Club del Buttafuoco storico specifica, già nel proprio disciplinare, che tutte le pratiche colturali devono mirare alla ”…produzione di uve dalla massima qualità e al rispetto dell’ambiente” : ecco che l’aggettivo “Storico” trova la sua interpretazione nelle pratiche di coltivazione, una volta dettate certamente dai pochi mezzi a disposizione, oggi divenuti modelli a cui ispirarsi.

Scendendo nello specifico, parliamo della lavorazione del terreno: le arature profonde e i cosiddetti scassi vengono attuati solamente quando si impianta un nuovo vigneto. In seguito la pratica dell’aratura, come la conosciamo oggi, introdotta con l’avvento della meccanizzazione in agricoltura, è sconsigliabile, in quanto le arature profonde vanno a intaccare la vita organica che esiste nell’immediato sottosuolo, fascia che dà nutrimento e benessere radicale alle piante, oltre a creare dissesti idrogeologici in caso di improvvise piogge abbondanti

Tant’è che già da qualche anno si parla di inerbimento tra i filari, ricorrendo anche a specifiche semine a base di diverse specie per migliorare la fertilità chimica, fisica e biologica del terreno, il cosiddetto sovescio. Queste colture aiutano a fissare nel terreno l’azoto, a scioglierne la tessitura, a trattenere acqua e ad aumentare la biodiversità presente nell’atmosfera: la coltivazione viene tagliata in fase di fioritura: la coltivazione viene tagliata in fase di fioritura e lasciata sul terreno, con lo scopo di creare del materiale organico che, decomponendosi, diventa un fertilizzante naturale, oltre a tenere il suolo umido e a rilasciare lentamente l’acqua di cui sono composte le piante stesse.

Simone Bevilacqua ci parla inoltre dei più recenti studi a livello agronomico, che hanno introdotto la possibilità di ricorrere anche per le coltivazioni viticole, all’utilizzo delle micorrize, complessi costituiti dal micelio di funghi che, vivendo in simbiosi con le radici delle piante, espandono l’apparato radicale, dando così alla pianta più capacità di assimilare acqua e nutrimenti. 

Ma la variazione climatica che preoccupa maggiormente è l’aumento delle temperature: la tendenza dei produttori è di insediare nuovi impianti ad altitudini più alte, ma questo non è sempre possibile, e spesso va a discapito delle attuali zone produttive, vocate per i suoli e la storicità.

L’intera zona di produzione del Buttafuoco Storico, trovandosi in media collina, gode fortunatamente di una ventilazione costante che attenua le temperature in campo, e le pratiche colturali optano per una defogliazione contenuta, per permettere al grappolo di avere più ombra, specialmente nelle esposizioni più assolate.

Inoltre il relatore indirizza il pubblico verso un nuovo concetto di coltivazione, che potrebbe vedere  protagonista l’agroforestazione, ovvero l’introduzione di piante ad alto fusto in vigna, che permettano di avere zone ombreggiate per schermare l’azione diretta del sole.

Favorire la biodiversità, inserendo zone boschive al limitare dei vigneti, che mantengano flussi di aria più fresca e umida a mitigare il calore nelle stagioni più calde, sono tutti rimedi naturali per combattere lo scompenso climatico.

Ritroviamo quindi nelle regole restrittive imposte dal Club del Buttafuoco Storico, tante pratiche già messe in atto da anni da questi produttori, che hanno aiutato e continuano a sostenere una coltivazione virtuosa del terreno, nel rispetto dell’ambiente.

La sottozona argille

Questa sottozona è quella posizionata più a sud, e si estende nei comuni di Castana e Montescano.
La zona è compresa tra le altitudini dei 200 e i 300 metri di altitudine., e presenta pendenze più dolci rispetto a quelle denominate “Ghiaie” e “Arenarie” .
Il fondo è ricco di argille stratificate e trattiene più acqua, rendendolo più fresco e adatto a un decorso vegetativo costante nell’arco della annata: le uve danno vita a vini molto corposi, ma morbidi e complessi già in gioventù. Le caratteristiche peculiari sono alcolicità e corpo.

La degustazione

Vigna Casa Barnaba 2017- Az, Agricola Colombi Francesco

La vigna si trova nel comune di Castana ed è composto per il 50% da ceppi di croatina, 35% da barbera, 15% da uva rara.

Attualmente condotta da Francesco Colombi, il vigneto è Situato a un’altitudine di circa 250 mt. slm , con esposizione sud-est, e con inerbimento tra i filari; piccola realtà produttiva,  questa azienda imbottiglia annualmente circa 900 bottiglie di Buttafuoco Storico.

La fermentazione è con inoculo di lieviti selezionati, procedendo a rimontaggi per due giorni e ulteriore delestage per altri due giorni. Prosegue una macerazione per 20 giorni, al termine dei quali il prodotto filtrato matura per 12 mesi in barrique di passaggi misti, seguito da affinamento in bottiglia per ulteriori 8 mesi. 

Il colore nel bicchiere è granato, con riflessi ancora violacei, impenetrabile e compatto. Al naso esprime sensazioni di frutta rossa macerata e in confettura, di uva quasi in appassimento, seguita da cioccolato e spezie. In bocca troviamo un corpo pieno quasi masticabile con impatto alcolico potente, dove fa capolino la freschezza della barbera. Ritroviamo le caratteristiche del Buttafuoco Storico, con particolare identificazione della sottozona.

Vigna Cà Padroni  2020 - Az, Agricola Piccolo Bacco dei Quaroni

La vigna si trova nel comune di Castana ed è composto per il 50% da ceppi di croatina, 30% da barbera, 10% da uva rara e 10% di ughetta di canneto. È presente in sala il giovane proprietario, Tommaso Cavalli, che racconta con orgoglio la storia dell’azienda e della loro adesione al Consorzio del Buttafuoco Storico. 

Nel prodotto che degustiamo stasera, prima dell’imbottigliamento è stata eseguita una pratica di estrazione dell’ossigeno disciolto nel vino, oltre ad utilizzare azoto in ogni fase di movimentazione del vino, tra cui l’imbottigliamento.

Il mosto è sottoposto ad una macerazione piuttosto aggressiva nelle prime 24 ore, con rimontaggi frequenti ogni 45 minuti, per evitare l’immediata presa della fermentazione alcolica; viene poi lasciato fermentare spontaneamente per altri 9 giorni a contatto con le bucce.

Tommaso CavalliLa maturazione avviene in botte grande esausta da 15 hl. per circa 30 mesi, prima dell’imbottigliamento. Nel periodo di lavorazione in cantina, Tommaso si affida alla tecnologia, per le temperature controllate, le filtrazioni in assenza di ossigeno ed ogni pratica che serva per limitare al massimo l’utilizzo di anidride solforosa e per preservare il più possibile gli aromi del vino.

Degustiamo in anteprima un prodotto giovane in annata, di color granato lucente: si presentano profumi di mora e ribes croccanti, seguiti da note resinate, balsamiche e poi floreali di viola e rosa. Un lieve sentore terroso ci riconduce sempre alla compattezza del suolo delle argille. In bocca succoso e caldo, presenta freschezza e tannino molto ben equilibrati. La chiusura del sorso ci riporta una nota vegetale molto piacevole.

La degustazione prosegue con due verticali rispettivamente di due aziende, e come per le precedenti serate, viene scelto di procedere partendo dal campione più anziano verso quello più giovane:

Vigna Catelotta 2016 - Az, Agricola Tenuta La Costa

La vigna, impiantata dal 1982, si trova nel comune di Castana ed è composto per il 60% da ceppi di croatina, 25% da barbera, 10% da uva rara e 5% di vespolina .

L’azienda è iscritta al Club dal 1996, si trova a un’altitudine di 290 metri sul livello del mare, ed è attualmente condotta dai fratelli Cristian e Graziano Calvi. Ci troviamo di fronte a un bellissimo manto granato caldo, con riflessi aranciati e al naso imprime da subito profumi terziari di smalto, lacca, foglia di tabacco dolce, cuoio, seguiti da una sensazione di cioccolato e liquore.

Il sorso è importante, quasi un vino da meditazione per corpo e alcolicità, con un lungo finale che richiama la ciliegia sotto spirito.

Vigna Catelotta 2019 

A testimonianza di una annata più recente, il colore si presenta più denso nel bicchiere, con riflessi ancora rubino violacei. Al primo impatto non troviamo profumi molto disponibili, il naso rimane chiuso anche dopo diverse roteazioni nel calice. Al sorso si percepisce una notevole freschezza che fa a gara con una ricca sapidità, identificativo dell’estrazione da fondo argilloso: l’aroma retronasale chiude su note vegetali e terrose. Il campione degustato non si apre alla degustazione e viene considerato un prodotto probabilmente ancora troppo giovane nella sua evoluzione.

Vigna Garlenzo 2014 - Az, Agricola Giorgi Franco

La vigna si trova nel comune di Montescano ad una altitudine di circa 170 metri sul livello del mare, ed è composta per il 50% da ceppi di croatina, 30% da barbera, 20% da uva rara.
L’azienda, pur essendo proprietaria della vigna dal 1919, è iscritta al Club dal 2001 ed è condotta attualmente da Franco e Pierluigi Giorgi, rispettivamente figlio e nipote del fondatore Luigi.

La maturazione di questo vino viene affidata a barrique e tonneau. Troviamo con sorpresa la proposta di un vino del 2014, in quanto in Oltrepò l’annata era stata difficile a causa delle piogge abbondanti, e tanti produttori hanno scelto di non produrre vini importanti in quell’anno.

Nel calice il vino si presenta con una struttura più scarna rispetto ai precedenti ed un colore granato con riflessi aranciati. Si avvertono sentori terziari di incenso, talco e umami. Al sorso percepiamo un corpo magro, con una nota dominante di freschezza, che viene immediatamente pulita da un leggero segno di acidità volatile. Ritroviamo racchiuse in queste caratteristiche le problematiche evidenziate dall’annata.

Vigna Garlenzo 2015 

Ritroviamo lo stesso colore del precedente calice, ma con riflessi decisamente più vivaci e lucenti.

Al naso l’apertura è di frutta rossa in composta, immediatamente seguita da una sensazione di bacca di ginepro , liquirizia, note vegetali resinate  e lievi note eteree. In bocca fresco e gustoso, permane per la sapidità, che ci riporta alle caratteristiche della zona. Il finale chiude su note ammandorlate.

Vigna Garlenzo 2018 

Nel bicchiere il manto si presenta di piena saturazione, carminio, con vividi riflessi rubino violacei

I profumi ci riconducono a frutti rossi di bosco, e a un croccante cioccolato con ciliegia sotto spirito; Il sorso, fresco e sapido è teso e ci fan ben percepire tannicità e morbidezza dovuta all’alcolicità. Il finale di bocca chiude su aromi vegetali e sentori di incenso che abbiamo riscontrato in modo diverso in tutti e tre i campioni.