Il Faro della Sicilia. Un viaggio sullo Stretto di Messina

A distanza di quattro anni, tornano a Milano i vini di una delle DOC siciliane di punta, ma ancora poco conosciuti, raccontati da Adriana Licciardello in collaborazione con il Consorzio, rappresentato da Enza La Fauci e Stelio Verzera.

Tiziana Girasella

Lo Stretto di Messina è un luogo magico, situato com’è tra Calabria e Sicilia che qui si avvicinano fino quasi a toccarsi, e dove si incontrano due mari, il Tirreno e lo Ionio.

Questo è un territorio noto da sempre: nell’antichità, infatti, ha dato origine a miti come quello di Scilla e Cariddi. Nel presente, invece, lo si associa spesso a progetti ambiziosi, come quello del famigerato ponte a unica campata.

Messina affianca alla tradizione culinaria, sia dolce che salata, anche quella vinicola: il vino ivi prodotto era conosciuto già durante l’epoca romana, quando le cronache narrano che Cesare apprezzasse il Mamertinum, e ha continuato a far parte della storia locale fino ai giorni nostri, sebbene spesso soltanto come produzione familiare.

Dal 1976 è stata istituita, solo per i vini prodotti nel Comune di Messina, la DOC Faro, una denominazione che ricade dunque su un’area, sì, molto piccola - posta tra la frazione di Faro e le pendici dei Monti Peloritani -, ma capace di originare vini di grande eleganza e intensità.

Diversi sono i fattori che concorrono a una produzione di qualità, oltre alla già citata tradizione radicata: il clima, che diversamente da quanto si potrebbe pensare, è prevalentemente piovoso, ma beneficia al tempo stesso delle correnti dello Stretto che consentono alle uve di mantenere uno stato di perfetta sanità; i terreni, principalmente di natura calcareo-sabbiosa, con presenza di rocce vulcaniche; infine, la vendemmia, che è sempre manuale. I vini prodotti si caratterizzano quindi per freschezza, ampiezza e longevità, a cui si aggiunge il contributo fondamentale del mare, posto a distanza ravvicinata, che contribuisce a donare loro un’interessante vena sapida.

Il disciplinare prevede esclusivamente la produzione di vini rossi con l’impiego di sei vitigni, di cui tre obbligatori: nerello mascalese, nerello cappuccio e nocera, a cui possono essere aggiunti, da soli o congiuntamente, per un massimo del 15%, nero d’Avola, gaglioppo e sangiovese.

I due nerello sono saliti ormai alla ribalta da tempo in quanto utilizzati per produrre l’Etna Rosso, ma presentano qui caratteristiche differenti a seguito della diversa origine dei terreni, all’esposizione e all’altitudine collinare anziché montana, che determinano una diversa risposta delle piante in termini di crescita, sviluppo e maturazione. In particolare, il nerello mascalese si caratterizza per una carica antocianica tenue, buona speziatura ed eleganti tannini mentre il nerello cappuccio ha una tonalità di colore più cupo e lascia emergere nei vini che lo contengono una nota fruttata scura e una maggiore acidità. Il nocera, invece, è un vitigno autoctono del messinese; qualcuno lo vinifica in purezza, ma normalmente viene utilizzato in assemblaggio. È ampelograficamente affine ai nerelli: ricco di zuccheri, ha tannini gentili, ma al tempo stesso uno spiccato nerbo acido, una maggiore struttura rispetto agli altri due vitigni e evidenti sentori balsamici.

La degustazione

La scelta delle aziende da portare in degustazione è stata indirizzata da due criteri: innanzitutto gli areali di produzione, per cui cinque cantine appartengono al versante tirrenico e le altre a quello ionico. Adriana, inoltre, ha selezionato, oltre alle aziende già note, anche realtà più piccole e nuove che solo recentemente si stanno affacciando sul mercato.

Cenni sull’andamento delle annate in degustazione:

  • 2021: le numerose piogge, nonostante il caldo costante, hanno determinato una maturazione precoce delle uve;
  • 2020: una delle migliori annate dell’ultimo periodo, con un’estate ventilata che ha consentito una buona maturazione polifenolica e di conseguenza la produzione di vini fini ed eleganti;
  • 2019: annata calda con un settembre fresco che ha rallentato la maturazione, ma ha permesso alle uve di acquisire profumi intensi e fini;
  • 2017: annata molto calda, con conseguente raccolta anticipata;
  • 2015: annata fredda per il territorio, che consentito di produrre uve con buona acidità e discreta concentrazione zuccherina;
  • 2014: definito come l’anno dello Scirocco, il clima è stato mite per tutto l’inverno e fino a luglio; ad agosto, le temperature al di sotto della media hanno garantito una corretta maturazione fenolica, buone acidità e concentrazione zuccherina delle uve.
Faro DOC Gypsos 2021 - Vigneti Verzera
nerello mascalese, nerello cappuccio, nocera e nero d’Avola

Cantina giovane, nata nel 2009 e condotta da due fratelli, situata a Gesso, nella parte tirrenica: 5 ha totali di cui 3 a vigneto, su terreni gessosi. È un’azienda biologica certificata e pratica la cosiddetta agricoltura 4.0: si avvale, cioè, di una centralina meteorologica che, monitorando costantemente le condizioni climatiche, permette di effettuare gli interventi in vigna solo quando strettamente necessario. Produzione totale: 6.000 bottiglie di cui 3.000 di Faro DOC. Le etichette, molto ricercate, raccontano anche la passione della famiglia per le auto d’epoca.

Colore rosso rubino, senza grande carica antocianica. Elegante al naso, presenta frutti rossi, petali di rosa, una leggera speziatura, comunque non invadente, pot-pourri. All’assaggio il tannino è presente, ma non ingombrante; risulta corrispondente al naso e presenta più freschezza che sapidità, rivelando così la sua gioventù, ma al tempo stesso piacevole e di buona persistenza.

Faro DOC 2020 - Bonavita
nerello mascalese 60%, nerello cappuccio 30%, nocera 10%

Vigne dai 10 agli 80 anni. Pur non facendo più parte del Consorzio, rientra nell’areale del Faro DOC. L’azienda si trova nei pressi di Torre Faro e presenta terreni principalmente calcarei, tufacei e sabbiosi; è biologica e i vini prodotti non fanno né chiarifica, né filtrazioni. Giovanni Scarfone porta avanti, oggi, il lavoro del padre ed è uno dei produttori in possesso di viti storiche di nocera, che vinifica anche in purezza. L’azienda è biologica certificata, pratica resa più agevole dalla costante ventilazione.

Colore simile al precedente; l’olfatto rivela sentori marini che evocano toni scuri, affumicati e tendenti al sulfureo; presenta una leggera speziatura e la frutta rossa, che nel precedente vino era croccante, è qui più matura; ha anche note di oliva in salamoia. Al palato, la connotazione tannica è ben presente, forse legata a un prolungato contatto con le bucce; presenta anch’esso una buona freschezza e una sapidità più evidente del primo.

Faro DOC Oblì 2019 - Enza La Fauci
nerello mascalese 60%, nerello cappuccio 15%, nocera 15%, nero d’Avola 10%

È una delle realtà presenti sul territorio da più tempo, biologica e con terreni argillo-calcarei. I vigneti, di proprietà della famiglia di Enza, si trovano nei pressi di Capo Peloro, una delle tre punte della Trinacria e si affacciano sul tratto di mare che guarda sia la costa calabrese che le Isole Eolie: un panorama così bello da spingere Enza a disegnarlo sulle proprie etichette. Il blend del Faro prodotto vuol esaltare le caratteristiche migliori dei vitigni: la struttura e la spalla acida dei nerelli insieme alla balsamicità del nocera.

Colore rubino. Al naso colpisce la profondità, l’eleganza; sono molto presenti sentori soprattutto floreali e di frutta matura, così come la parte balsamica; al retro-olfatto si evidenzia una nota di macchia mediterranea, in particolare mirto e salvia. Il sorso è fresco, coerente nei ricordi mediterranei e nei persistenti echi di cacao.

Faro DOC 13 2017 - Soprano di Sindaro
nerello mascalese 50%, nerello cappuccio 25%, nocera 10%, nero d’Avola 10%, sangiovese 5%

Un’altra piccola realtà a conduzione familiare giunta alla seconda generazione la cui produzione si assesta sulle 2.000/2.500 bottiglie e una sola referenza. È situata a Rodia, nella parte tirrenica, vicino a Verzera, su terreni prevalentemente sabbiosi. Non ha certificazioni, ma la produzione è totalmente rispettosa dell’ambiente.

All’olfatto la frutta, qui a bacca nera, è sotto forma di composta, quasi sotto spirito, mentre la parte floreale è già in fase di appassimento; sprigiona netti sentori di macchia mediterranea, oliva in salamoia e una sfumatura balsamica. In bocca ha guizzi freschi di melagrana, che poi virano verso la prugna in confettura e, coerentemente con l’olfatto, rivelano il calore dell’annata: concentrazione polifenolica, alcol ed estratto importanti. La parte tannica risulta meno evidente; il nerbo acido, invece, si avverte, così come il salmastro e il balsamico.

Faro DOC  Chiano Conti 2015 - Tenuta Gatto
nerello mascalese, nerello cappuccio, nocera e nero d’Avola

Azienda presente sul territorio da oltre un centinaio di anni, a conduzione biologica non certificata, ma improntata sul rispetto delle caratteristiche dei vitigni; 8.000 le bottiglie prodotte. È situata nella zona sud di Messina, sul litorale ionico: qui i terrazzamenti hanno una conformazione orografica diversa, in quanto posti su terreni più ripidi e più distanti dal mare; cambia infatti anche l’altimetria che arriva ai 400 m s.l.m., contro i 100 m del versante tirrenico.

Il calice evidenzia subito le caratteristiche appena esposte, con note olfattive spostate su toni scuri: frutta a bacca nera sotto spirito, radice di liquirizia, cacao e spezie scure. Il palato è corrispondente, con buona struttura e freschezza, e un tannino più presente rispetto al precedente, ma levigato; sono inoltre evidenti accenni di eucalipto e di menta piperita. Grande pulizia di bocca e lunga persistenza lasciano presagire che questo vino abbia ancora una lunga vita davanti a sé.

Faro DOC Piano Cuturi 2015 - Tenuta Bonfiglio
nerello mascalese 45%, nerello cappuccio 30%, nocera 10%, nero d’Avola 10%, sangiovese 5%

Solo 500 le bottiglie prodotte di questo vino: è il cru aziendale, realizzato a seguito di una attenta selezione sia in vigna che in cantina. Si tratta ancora di un’azienda biologica situata sul versante ionico, a Briga Marina, su terreni sabbiosi e calcarei terrazzati, posti a 300 m s.l.m. i cui obiettivi possono essere riassunti in qualità e valorizzazione del territorio, fil rouge che in effetti vale per tutti i produttori presenti.

Naso elegantissimo, con fini profumi fruttati, di macchia mediterranea ed erbe officinali e aromatiche, tra cui salvia e rosmarino. Al sorso è complesso, fine ed elegante, con un tannino importante nonostante gli anni, ma non ingombrante; richiama un abbinamento gastronomico. Radici, liquirizia e fava di cacao, lo rendono molto piacevole al palato.

Faro DOC 2014 - Feudo dei Barbera
nerello mascalese 55%, nerello cappuccio 30%, nocera 10%, nero d’Avola 5%

Azienda familiare posta sulla fascia tirrenica di Messina, è stata fondata nel 1961, ma la prima bottiglia immessa sul mercato risale al 2008, a conferma di quanto già detto. Solo 2.500 le bottiglie prodotte da una vigna di 1,5 ha. La missione aziendale è volta a una viticoltura di eccellenza attraverso l’utilizzo di sistemi non invasivi sia in vigna che in cantina, nel rispetto della tradizione enologica “Farota”, com’è definita da Claudio Barbera.

Tornano ancora i toni scuri ed eleganti: radice, liquirizia, frutta sotto spirito, After Eight. Perfetta corrispondenza naso-bocca, tannino ben presente, di grande struttura; pur prestandosi all’abbinamento gastronomico, risulta talmente piacevole da poter essere gustato anche come vino da meditazione.

Dulcis in fundo, l’ultimo regalo di Adriana per questa serata: l’assaggio di due prodotti tipici della zona: il salame Sant’Angelo IGP, ottenuto tagliando rigorosamente a mano i tagli pregiati del suino e una provola semi-stagionata di una giovane produttrice che ha frequentato l’Istituto Agrario di Messina.