Il fascino e la versatilità del grillo

Raccontare il grillo, ma anche giocare col e nel bicchiere, con tutte le particolarità e le sfumature dei differenti areali di produzione. Era l’obiettivo della sommelier Adriana Licciardello, completamente raggiunto grazie alla degustazione di sette vini con caratteristiche molto diverse tra di loro.

Ilaria Menci

Molti Illustri personaggi, nel corso del tempo, hanno espresso la loro opinione su uno dei vitigni più rappresentativi della viticoltura siciliana. Antonio Rallo, presidente del consorzio Tutela Vini DOC Sicilia nonché proprietario della cantina Donnafugata, ne ha parlato  come di un «ambasciatore del valore del vino DOC Sicilia in Italia e all’estero; un portabandiera di estrema versatilità ed abbinabilità». Attilio Scienza, storico professore di Viticoltura ed Enologia presso l’Università di Milano e studioso di fama internazionale, considera il grillo «uno degli autoctoni siciliani più apprezzati». Infine Filippo Bartolotta, ambasciatore del grillo negli USA, ne parla come di una bandiera per la Sicilia, un «finto semplice di altissima complessità».

Le origini del grillo

Incrocio tra catarratto bianco e moscato di Alessandria, il grillo è nato poco più di 100 anni fa a Favara, località non lontana da Agrigento, dal volere del Barone Antonio Mendola, che tentò con successo l’incrocio spontaneo tra catarratto e zibibbo con l’obiettivo di ottenere un vino che potesse dare maggiore struttura ed aromaticità al Marsala, visto che da solo il catarratto è un vitigno neutro.

Sono due i biotipi principale del grillo: uno dà vini più freschi con note agrumate e vegetali, l’altro dà vini più strutturati con potenza alcolica più spinta. Sono classificati come biotipo A e biotipo B; la grande differenza la fa il grappolo, semi-compatto in uno, spargolo nell’altro biotipo. Poi sicuramente la concentrazione zuccherina, più elevata nel B, e l’acidità, alta in entrambi ma maggiormente nell’A.

Un po’ di numeri

Se si esclude il nero d’Avola che la fa da padrone (40%) seguito dal catarratto (30%), parlando di quantità coltivate il grillo rappresenta il 10% dei vitigni presenti in Sicilia. Un grande sviluppo, tutto riconducibile a partire dagli anni ‘50 a oggi, grazie ai produttori che, dopo che era stato quasi dimenticato e non più coltivato, ne hanno invece capito la grande potenzialità e versatilità.

Vitigno molto versatile, il grillo ha visto un incremento di produzione in ogni sua versione, proprio perché i produttori si sono spinti e si spingono nella lavorazione di ogni tipologia possibile. Dal 2012 al 2023 si è passati da 93 mila a 23 milioni di litri imbottigliati.

La Sicilia è la quarta regione per produttività (7% su circa 50 milioni di hl), con la produzione maggiore di vini bianchi, perché il catarratto è molto diffuso.

Caratteristiche viticole ed enologiche

Diverse sono le caratteristiche del grillo che hanno spinto i produttori a puntare su questo vitigno. Sicuramente una grande vigoria della pianta, ma anche la sua resistenza a stress idrici e termici, importante perché altrimenti non riuscirebbe a crescere in zone estremamente calde. 

È un vitigno che performa meglio su terreni con buona dotazione idrica, ad esempio argille che permettono di trattenere l’acqua. Ha una buona resistenza alle malattie fungine, una produzione buona e costante, un’ottima capacità di accumulo degli zuccheri, nonché acidità totale alta e pH basso, quindi perfetto per la spumantizzazione.

Il corredo terpenico, principalmente di albicocca, agrumi e fiori gialli, arriva in dotazione dallo zibibbo, come aromi varietali. I tioli arrivano invece dal catarratto, che li amplifica; i norisoprenoidi, invece, si sviluppano durante la fermentazione e la post fermentazione.

A seconda della scelta stilistica della cantina e in base alla colorazione dell’uva, si decide quando vendemmiare e se puntare più sulla parte dei tioli o su quella dei terpeni.

Differenze negli areali di produzione

È noto che la Sicilia sia un continente nel continente, perché troviamo in una regione tutti i climi e le temperature possibili.

Nel marsalese costiero, zona di elezione del grillo, si riscontra una temperatura media annuale intorno ai 18-19°C, quindi si tratta di una zona molto calda. È pertanto normale che il grillo di questa zona sia diverso da quello prodotto in una zona di montagna, non soltanto per un tema di terreno ma anche per il clima e le temperature.

Altro fattore molto diversificato sono le precipitazioni, che a seconda delle zone possono essere quasi assenti o molto presenti.

Le aree di produzione del grillo si possono distinguere in:

  • trapanese, zona di elezione, quasi a livello del mare, a circa 140-200 m s.l.m.; qui i terreni sono marnoso-calcarei e ricchi di sostanze organiche e scheletro.
  • palermitano, con un’altitudine un po’ più alta, che sale infatti a 300-450 m s.l.m.. Suoli argillosi e leggermente calcarei e ottime esposizioni.
  • agrigentino, dove saliamo ancora fino ad arrivare agli 800 m s.l.m.. I terreni di questa area sono franco-argillosi e danno struttura al vino, permettendo altresì all’acqua di non evaporare.

La degustazione

Sicilia DOC Metodo Classico “Attese 1824” 2017 - Cantina Di Legami

Vigneti situati su terreni medio sabbiosi di medio impasto, ovvero un mix tra argilla calcare e limo, ma tendente più all’argilloso. Un metodo classico pas dosé, con 60 mesi sui lieviti, del quale ne vengono prodotte solo 600 bottiglie.

L’aspetto è di un bel giallo paglierino tendente al dorato e con una buona massa colorante. Le sensazioni al naso non sono quelle tipiche del grillo: emerge infatti più la crosta di pane e la parte agrumata, accompagnate da sentori di pasticceria e da una parte vegetale e salina.
L’assaggio incontra una bolla fine, elegante, cremosa; una spiccata acidità e un finale lungo. Uno spumante piacevole, che lascia la bocca estremamente pulita. Da abbinare a tutto pasto.

Sicilia DOC “Grillo parlante” 2023 - Fondo Antico

Siamo nella provincia di Trapani, attaccati al territorio di Marsala, a soli 50 metri di altitudine; le vigne hanno un’età media di 15-20 anni e la produzione di questo vino è di circa 100mila bottiglie.

Il vino si presenta con un paglierino carico, colore che preannuncia un olfatto importante. Spicca subito la parte fruttata, di frutta esotica, ananas, frutta a polpa bianca, che denota quindi un naso più spostato sulla parte dolce. Arriva poi anche una parte di fiori gialli e sentori di ginestra fiorita. In bocca ritroviamo le note avvertite al naso, ma anche la grande parte sapida, accompagnata da una bella freschezza. Lo pensiamo abbinato ad un risotto con gli scampi o a del pesce alla griglia.

Sicilia DOC Grillo “Vigna di Mandranova” 2023 - Alessandro di Camporeale

Vino prodotto in zona collinare vicino a Monreale, dove il clima è non troppo caldo e le escursioni termiche sono buone. 

Forse è proprio la grande escursione termica che fa la differenza nel bicchiere, dove già nel colore troviamo un vino con un colore meno intenso. All’olfatto i profumi ci portano più verso il sauvignon blanc, ovvero un vino maggiormente spostato verso i tioli. Emerge il bosso, la parte vegetale e la parte agrumata, che ricorda però un agrume tendente al verde.
Si apre poi la parte floreale, più da fiori di montagna, gelsomino, biancospino, nel complesso più delicato. Un vino che possiamo pensare di abbinare a del pesce crudo.

Sicilia DOC grillo “Laluci” 2023 - Baglio del Cristo di Montebello

L’azienda si trova vicino al mare, in un’area caratterizzata da terreno calcareo e tufaceo, perché in prossimità proprio di miniere di tufo. Generalmente producono vini molto precisi, senza sbavature, seguiti nella produzione da un enologo di grande fama come Riccardo Cotarella.

Il colore è simile al vino precedente. In questo caso la percezione al naso è più spostata verso i tioli, si sentono infatti i caratteri tipici del sauvignon blanc, ma emerge molto anche la parte agrumata. Un naso chiaro e pulito dove tutto trova un bell’equilibrio.
Il sorso regala subito una grande salinità, un vino che possiamo definire senza dubbio saporito, grazie certamente al terreno ma anche alla vicinanza al mare. Molto marcata anche l’acidità.

Sicilia DOC “Grillo Fileno” 2023 - CVA Canicattì

A produrre questo vino è una Cooperativa Sociale, formata da 300 produttori dislocati in 900 ha e dodici comuni tra Agrigento, Caltanissetta e Palermo.

Un vino che, per la sua finezza, bevibilità e riconoscibilità, riesce ogni anno a vincere dei premi e riconoscimenti. I profumi che emergono sono tendenti ad una parte agrumata più spinta, accompagnata da una piacevole parte floreale e vegetale. Non mancano sentori di frutta tropicale ed una arte gessosa/minerale che si percepisce in maniera netta anche al palato.

Sicilia DOC Grillo 2022 - Feudo di Sisa

L’azienda si trova a Palermo, non lontano dall’azienda Alessandro di Camporeale, in una zona collinare a 400-500 m s.l.m., che vede terreni principalmente argillosi, che danno buon corredo olfattivo al vino, e caratterizzati da una buona dotazione idrica.

Il naso è spostato verso i tioli, con la parte di agrume molto forte e più fresca, ricordi di zagara, fiore del limone. Vino di grande finezza olfattiva. La bocca rivela una spiccata freschezza ed una notevole nota sapida, data dal terreno. Vino di grande rotondità rispetto agli altri, di grande eleganza, finezza e facilità di beva. Rispetto ai precedenti, un vino dal gusto più internazionale, che possiamo pensare in abbinamento a dei formaggi.

Sicilia DOC Grillo “Helios” 2022 - Azienda Di Giovanna

È un grillo di montagna, prodotto da uve allevate a 830 m s.l.m.. La parte olfattiva, di grande finezza, rivela subito il passaggio in legno e racconta un vino che è stato fatto in un ambiente pedoclimatico diverso. Spicca la parte agrumata, vegetale, minerale e tante note floreali.
Il sorso ha un’acidità spiccata più che una grande sapidità, dovuta certamente dal terreno.

Heritage Pre British - Francesco Intorcia

Per parlare di questo vino dobbiamo fare un passo indietro ed andare fino alle origini del Marsala e, prima ancora, del perpetuum. Nel 1700 si usava mettere il vino nella stessa botte di quello precedentemente prodotto, col risultato che si aveva in una stessa botte un vino sans-année, dato dai vini di tante annate differenti, ovviamente ossidato perché la botte rimaneva scolma. Il mercante inglese John Woodhouse si innamorò di questo vino chiamato, appunto, perpetuum. Gli aggiunse alcol e se lo portò a casa in Inghilterra. Da qui nacque il Marsala. Quello che abbiamo nel bicchiere è un vino con forte matrice ossidativa, con sentori di scorza d’arancia secca, nocciola, noce, una parte di cacao e vaniglia, un ricordo netto di cioccolato di Modica all’arancia.

Un meraviglioso viaggio quello di questa sera, nel quale abbiamo toccato tappe dal sapore completamente diverso e attraverso il quale abbiamo scoperto quante sfumature può assumere un vitigno cosi versatile come il grillo, ognuna eccezionale.