Il Gavi all’epoca del climate change
Fa tappa a Milano il Gavi World Tour con una Masterclass di approfondimento sulle sfide del climate change. Accompagnati da Aldo Fiordelli – giornalista di Decanter -, Davide Ferrarese – agrotecnico e specialista di viticoltura di VignaVeritas – e Maurizio Montobbio – Presidente del Consorzio Tutela del Gavi, indagheremo le capacità del vitigno cortese di mantenere la propria identità in un contesto di continuo cambiamento climatico.
RUBRICHE
Gavi: una denominazione di confine
Il territorio del Gavi occupa la parte sudorientale del Piemonte per 1600 ettari circa ricompresi in undici comuni in provincia di Alessandria a ridosso della linea di confine con la Liguria, su quella strada del sale che dal mare portava ai monti e alla pianura padana.
I terreni di questa zona possono essere divisi in tre fasce: quella settentrionale, con dolci pendenze e suoli rossastri, ricca di argille, sabbie e ciottoli; quella centrale caratterizzata da terre bianche e che vede l’alternanza di marne e arenarie con una concentrazione di microelementi e fossili marini; quella meridionale e più vicina all’Appennino con suoli di origine metamorfica scarsamente vitati e con pendenze importanti.
I vigneti, in tutta la denominazione, vengono coltivati esclusivamente sui rilievi collinari laddove le brezze marine si insinuano carezzevoli, giocando un ruolo fondamentale per la maturazione delle uve. Uve di cortese, il vitigno a bacca bianca autoctono che è il protagonista assoluto, dal 1998 con la nascita della DOCG, del vino Gavi e che si presenta con grappolo medio-grande di colore giallo dorato. Un vitigno generoso dalla vegetazione rigogliosa che raggiunge il pieno sviluppo tra aprile e settembre, la cui qualità è assicurata da diradamenti selettivi atti a mantenere basse le rese. Sempre più, però, deve affrontare cambiamenti climatici che potrebbero mettere a repentaglio le sue caratteristiche organolettiche. Per questo il Consorzio Tutela del Gavi ha introdotto da anni una serie di accorgimenti, dalla selezione dei lieviti autoctoni (2015) al biomonitoraggio ambientale tramite il polline delle api per capire la sostenibilità dei trattamenti in vigneto (2018), dalle carte tematiche di analisi del territorio (2007) alle ricerche sul campo per capire come arginare i possibili danni dovuti all’aumento delle temperature e ai fenomeni estremi di queste ultime vendemmie.
Il clima nel calice
I modelli previsionali scientifici prevedono un aumento possibile delle temperature medie tra 1,5 e 5 °C entro il 2100 a livello globale. Questo porterà a un’estensione e modifica delle aree vitate nel mondo, cambiamenti che stiamo già vivendo in prima persona e che è possibile verificare ogni anno in campo. Dal 1997 si è avuto un incremento delle estati molto torride, ma dal 2007, a questo problema, si è aggiunto quello relativo agli inverni caldi, un danno ancora più importante per la vite che vede nella neve invernale, nella pioggia e nel freddo il periodo di riposo e di rigenerazione. Ulteriori peggioramenti sono dati dalla maggior frequenza con cui si verificano temporali violenti, grandinate e gelate primaverili che vanno a colpire le gemme precoci con la possibilità di perdita anche della intera produzione. Il risultato è un aumento degli stress termici - la vite a 35 °C blocca l’attività fotosintetica producendo degli scompensi produttivi -, luminosi e idrici.
Sempre più importante è, quindi, la verifica in tempo reale delle condizioni ambientali in vigna: il Consorzio ha, da quest’anno, messo a disposizione di tutti i consorziati cinque stazioni meteo in grado di fornire e condividere questi dati.
La degustazione
L’annata 2022 è stata caratterizzata da un’estrema siccità, con temperature elevate che hanno portato a una vendemmia precoce anticipata rispetto al classico periodo di circa metà settembre. Il calice si presenta con un chiarissimo paglierino quasi carta, indice di giovinezza, e con profumi freschi di fiori bianchi come il tiglio e il biancospino, di frutta come la pera, la mela e la pasta di limoni, per chiudere su note di alghe secche salate. In bocca è secco, di medio corpo, con una parte vibrante data dall’acidità. Lunga sensazione fenolica, di masticabilità quasi tannica, forse dovuta al calore dell’annata.
Il 2020 è stato caldo e generoso, senza picchi di calore e con un inverno mite. Vendemmia media-precoce. Colore paglierino per questo vino che regala sentori di susina gialla, di buccia di limone, di zagara e con una leggera nota affumicata. Corpo medio e palato morbido con un vezzo amarognolo finale.
Il 2019 ha avuto una vendemmia medio-tardiva grazie a un inverno con neve e un’estate calda. Forse questo sarà l’ultimo millesimo che potremo definire “classico”. Assaggiamo la Riserva Vigna Madonnina che regala subito note sapide e affumicate con sensazioni che virano sulla frutta matura, ananas, albicocca e limone candito. Corpo sottile, ma con una grande concentrazione di frutto che ritorna anche al palato accompagnato persino da sfumature di gesso. Un vino potente in leggerezza.
Il 2018 ha visto tardivamente la presenza di neve, per poi sfociare in un’estate molto calda. Vendemmia medio-tardiva. Al naso si evidenzia una gessosità di fondo che si accompagna a sentori di strudel e di tostatura. Vino di corpo e di volume, con un’acidità brillante, ma che rimane molto setoso e rotondo.
Millesimo nefasto e complesso: precipitazioni quasi nulle, primavera anticipata, gelate artiche ad aprile e chiusura con un’estate molto calda che ha portato a un anticipo della vendemmia. Ciononostante, il calice si presenta di un bel colore paglierino dorato e brillante che regala note di fiori di ginestra, ananas, mango e limone. Un vino dal vezzo borgognone, ricco in apertura, ma con un finale meno progressivo e leggermente amaricante.
Stagione asciutta, con un inverno mite e senza grandi picchi di calore. Vendemmia medio-tardiva. Assaggiamo una riserva da singola vigna, intrigante nei suoi profumi di tiglio, gesso e miele. Corpo medio che in bocca stupisce per l’acidità croccante, lunga e masticabile, con una perfetta integrazione tra agrume e gesso. Impattante e lungo, risulta un Gavi di estrema tipicità.
L’estate 2015 è stata molto calda, con scarse precipitazioni e un anticipo della vendemmia. Colore oro caldo per questo vino che accompagna le note di nespola, di sambuco e di succo di mela a una importante parte evolutiva più legata ai sentori della crosta di una torta di mele e al tostato. Corpo medio-generoso con una buona acidità matura e un persistente umami finale. Un vino generoso e di grande carattere.
Annata complicata dalle molte piogge in piena stagione vegetativa, ma in generale fresca e con un ottimo settembre. Vendemmia tardiva. Un vino con una dominanza di pompelmo e cedro e una texture setosa, pur con un’acidità tagliente. Un vino filigranato di grande espressività, grazie anche all’età delle vigne che raggiungono i 60 anni.
In conclusione, abbiamo potuto verificare come il vitigno cortese stia cercando una sua via di resilienza in un contesto di climate change, cercando di mantenere quelle sue caratteristiche intrinseche di freschezza, mineralità e asciuttezza. Questo grazie alla mano e agli occhi dei produttori e del Consorzio, che sempre più sono chiamati a monitorare le vigne per intervenire, in concomitanza di stress, e a studiare l’evolvere della situazione stagione dopo stagione, in un continuum di prove volto alla ricerca di possibili soluzioni.