Il Giro del Mondo in 6 vini
Il buon Phileas Fogg, algido Sir inglese nato dalla fantasia di Jules Verne, ha utilizzato treni, navi, un elefante e addirittura una slitta per fare il giro del mondo in 80 giorni. Un'avventura per pochi fortunati, non c'è che dire, rara tanto quella vissuta dai numerosi appassionati della delegazione di Bergamo che, nell'elegante Ristorante Villa Patrizia del patron e sommelier Antonio Lecchi, hanno potuto degustare, in una manciata di ore, i vini provenienti dai quattro angoli del globo
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Eno globe-trotter d'eccezione il bravo Guido Invernizzi, che ha accompagnato il pubblico in un'eccezionale viaggio sensoriale attraverso vini e territori semisconosciuti. La delegata Roberta Agnelli ha curato personalmente la selezione dei vini in degustazione scegliendo sei piccole perle rare provenienti da Australia, Libano, Georgia, Cile, Israele e Spagna.
Di seguito i territori e i vini degustati
Australia
Il primo vino degustato, il Shiraz Bin 128 annata 2013, proviene dal territorio di Coonawarra, nell'Australia meridionale, a 450 chilometri circa da Adelaide. Coonawarra è la zona più a sud di tutta la produzione vinicola australiana, poco distante dalla regione di Victoria, nota principalmente per i suoi vini rossi robusti da Cabernet Sauvignon e Shiraz. Peculiarità della zona è la sua inconfondibile terra rossa, costituita principalmente da un suolo poroso e calcareo che dona buona mineralità e freschezza ai vini.
Shiraz Bin 128 annata 2012, Penfolds Wines, Coonawarra
Rubino. Al naso appare immediatamente una nota di cioccolato e spezie, che dopo qualche istante lascia il posto alla viola appassita e alla confettura di prugne e mirtillo. In bocca vince la spalla acida estremamente pronunciata, non adeguatamente supportata dalla morbidezza e dalla struttura del vino. Retrogusto di liquirizia sul finale.
Georgia
Secondo i recenti studi archeologici, che hanno riportato alla luce quella che originariamente era una cantina per la produzione del vino datata 4000 a.C., la Georgia sarebbe la terra madre da cui è nata ed è stata addomesticata la vitis vinifera. A riprova di questo storico radicamento si possono citare gli innumerevoli vitigni autoctoni dai nomi pressoché impronunciabili, come tsiska, krakhuna, saperavi, mtsvane kakhuri, mtsvane khikhivi e Katsiteli. Ciò che caratterizza la tecnica di vinificazione georgiana è l'utilizzo dei "kveri", anfore di terracotta interrate e utilizzate sia per la fermentazione che l'affinamento dei vini. Il secondo vino degustato, il Saperavi Grand Cru Akhoebi Our Wine Anfora 2013, proviene da Kaktheti, territorio della Georgia orientale, dove per tradizione si pratica la fermentazione e l'affinamento dei vini sulle bucce, tecnica che concentra il corredo cromatico, polifenolico e tannico dei vini. La fermentazione è effettuata con i raspi e le bucce in anfora per sei mesi, a cui seguono il travaso e l'affinamento in anfora per 24 mesi.
Saperavi Grand Cru Akhoebi Our Wine Anfora 2013, Triple A
Rubino. Il profumo iniziale è molto caratteristico, con note di riduzione che permangono durante tutta la degustazione. Da questa nota emergono, tuttavia, una chiara linea olfattiva che richiama alla mente il rabarbaro, il tronchetto di liquirizia e il the verde, tipiche della fermentazione sui raspi. In bocca è morbido con buon equilibrio. Un vino da capire, che nel bene o nel male non lascia indifferenti.
Cile
Il terzo vino degustato è di Apalta nella Conchagua Valley, territorio a circa 150 chilometri a sud di Santiago del Cile. Questa zona gode di un clima ideale per la viticoltura, perché è solcata dal fiume Tinguiririca ed è stretta in una conca tra il Pacifico e le Ande, con correnti perenni e un'escursione termica, giorno notte, di 22 °C che permette una lenta maturazione delle uve e una concentrazione dei terpeni nelle bucce. Questa è zona di vitigni internazionali, in particolare rossi di corpo come il Cabernet, il Merlot, il Syrah, il Carménère e il Malbec. Il vino degustato è 91% Cabernet Sauvignon, proveniente da un vigneto piantato nel 1920, e 9% Cabernet Franc. La fermentazione è fatta in botti dove rimane per 12 mesi. Non viene fatta la stabilizzazione, né la chiarificazione, ma solo una microfiltrazione molto leggera prima dell'imbottigliamento.
Cuvée Alexandre Cabernet Sauvignon 2012, Casa Lapostolle
Rubino. Molto speziato al naso, con note di vaniglia, pepe verde, marmellata di frutti rossi e un delicato richiamo erbaceo. In bocca tannino misurato, buona morbidezza bilanciata dalla freschezza che invita al sorso. Molto elegante ed equilibratissimo.
Israele
E' con la Guerra dei sei giorni nel 1967, che Israele conquista le alture del Golan governate fino ad allora dalla Siria. Oggi su quelle alture si produce il vino Kosher, ossia "adatto", che segue le rigide regole alimentari della religione ebraica. I precetti sono legati sia alla coltivazione che alla vinificazione. In breve, secondo la Kasherut, la "regola ebraica", i grappoli non possono essere raccolti fino al quarto anno di vita, mentre ogni sette anni la vite deve essere lasciata a riposo. Una parte del vino, secondo la cerimonia del Trumat Maser, viene offerta a Dio e quindi versata. Infine, tutte le operazioni di vinificazione devono essere effettuate da ebrei praticanti. Le alture del Golan, nell'Alta Galilea hanno terreni di origine vulcanica, sono ricchi di calcare e marna, con buona escursione termica tra il giorno e la notte. Oggi in questo territorio lavorano una trentina di aziende vinicole.
Yarden Kela Merlot 2011
Rubino tendente al granato. Distinta è la nota di torrefazione al naso, seguita da quella di cioccolato, tabacco e cardamomo. Durante la degustazione, ossigenando il vino, le note terziarie lasciano il posto a quelle fruttate e floreali. In bocca stupisce per una sensazione che ricorda la piccantezza. Buona freschezza. Nota di marroni nel retrogusto. Un vino molto interessante, che cambia istante dopo istante.
Spagna
È il Tempranillo il protagonista del quinto vino degustato. Ci troviamo nel territorio nel Ribera del Duero, su un vasto altipiano di 115 chilometri di lunghezza e 35 chilometri di larghezza, solcato dal fiume Duero che dà il nome alla zona. La regione sorge tra i 700 e gli 850 m sul livello del mare, con clima caratterizzato da inverni con frequenti gelate ed estati molto calde, che possono arrivare sino ai 40 °C, con grandi escursioni termiche. Il Tempranillo è un vitigno dalla buccia piuttosto coriacea, che conferisce ai vini un buon corredo tannico e che ben sia adatta ad altitudini relativamente elevate.
Tinto Pasquera 2012
Rubino tendente al granato. Spiccano gli aromi floreali (violetta), i chiodi di garofano e leggeri soffi di mentuccia. In bocca è un'esplosione per potenza e ricchezza, senza tuttavia essere ruffiano e andare sopra le righe. Elegantissimo, con un tannino di misura, fine e carezzevole. Un vino da lunghi, meditati sorsi.
Libano
È la valle della Bekaa la zona d'elezione della viticoltura libanese, dove negli anni Trenta fu fondato Chateau Musar da Gaston Hochar, quando il territorio era ancora un protettorato francese. Chateau Musar, con il suo 80% di esportazioni, è a tutt'oggi l'azienda simbolo della viticoltura libanese nel mondo. Oltre a quest'azienda di altissimo livello, nella Bekaa si contano oggi una decina di altre aziende vinicole, su un estensione di 4 mila ettari di vigneti complessivi, il 70% dei quali, coltivati a uva rossa. Il clima del Libano è molto caldo, quindi l'altipiano del Bekaa si rivela una zona estremamente vocata per la viticoltura, col suo terreno roccioso e ricco di ghiaia che trattiene l'acqua, le piogge discrete e le temperature relativamente fresche durante la notte. L'ultimo vino degustato è proprio lo Chateau Musar Rouge, prodotto con Cabernet Sauvignon, Carignan e Cinsault. La fermentazione alcolica e malolattica è effettuata con lieviti naturali per 4 settimane in contenitori di cemento. Prosegue con un affinamento sulle fecce in barrique per 1 anno e in seguito per un altro anno in contenitori di cemento vitrificato.
Chateau Musar Rouge 2000
Granato tendente all'aranciato. Complesso al naso, si percepiscono profumi di karkadè, cannella, frutta sottospirito, pipa spenta e soffi balsamici. Durante tutta la degustazione, questo eccezionale vino, vira da un profumo all'altro con incredibile cadenza, ritornando a più riprese su alcuni profumi già sentiti. In bocca è sontuoso, con un tannino perfettamente gestito, buona freschezza e morbidezza in perfetto equilibrio. La lunghissima persistenza e la lieve finezza del retrogusto, ne fanno il vino più apprezzato della serata.
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