Il giro del mondo in 80 minuti
AliAis o GajaAir? Quale compagnia aerea scegliamo per il nostro viaggio? Sicuramente i velivoli battono la bandiera del vino di eccellenza e i nostri Comandanti sono Hosam Eldin e Guido Invernizzi: con partenza dal Westin si fa un viaggio intorno al mondo e il fil rouge che accomuna i Paesi in cui faremo scalo è la curiosità. Parliamo dei vini importati da Gaja
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Se è l’azienda italiana più nota al mondo che li ha scelti per noi, siamo tutti consapevoli che si tratterà di qualcosa di magico: questa sera Gaja non è barolo, barbaresco, sauvignon, ma “Distribuzione”, iniziativa nata nel 1977 per volontà della Famiglia Gaja che si occupa di introdurre nel mercato domestico vini di grande qualità provenienti dai diversi Paesi del mondo.
Incontreremo vini “strani” da vitigni “strani”, come li definisce Guido perché, ce lo ricorda sempre il nostro straordinario relatore, il vino è una miscela fatta di emozione e curiosità.
Rullano i motori, calici alle labbra, take off: la rotta punta a Nord, primo scalo: Germania.
Il primo vino che degustiamo è uno spumante metodo classico a base Riesling, Riesling Sec Brut 2008, Rheingau.
La Germania non è famosa per lo spumante e il riesling (vitigno complesso in quanto necessita di costanza climatica soprattutto nel periodo di maturazione) viene prevalentemente impiegato in vini fermi, secchi o abboccati. La spumantizzazione è quindi una sfida, resa possibile grazie alla spiccata acidità di queste uve.
Il riesling contiene più di 50 tipi di terpeni, con un aroma intenso, penetrante, floreale, mieloso, fruttato: ma questo vitigno è conosciuto soprattutto per le note di idrocarburo, petrolio, nafta e per la sua straordinaria capacità di trasmettere il terroir: nella valle del Reno il terreno è ricco di ardesia, un minerale poroso che accumula calore nelle ore più calde per restituirlo lentamente in modo da favorire la maturazione.
Il vino che degustiamo è un metodo classico con permanenza sui lieviti per tre anni: è un vino che ci ricorda il rigore teutonico, non ha residuo zuccherino nonostante risulti “Brut”. Le bollicine sono fini, non numerose, il colore è brillante, indice di una vendemmia leggermente posticipata con note che dal paglierino virano al giallo dell'oro. Al naso è pesca, albicocca, susina, tè; ha una mineralità bellissima, con una nota polverosa, quasi di pietra. Il profumo di lievito vira dalla crosta di pane al biscotto, un lievito evoluto ed una magnifica corrispondenza gusto olfattiva. È un vino opulento, con una nota amaricante elegantissima, fresco, sapido, a tratti salmastro: ha ancora davanti a sé tanti anni con buone potenzialità di invecchiamento.
Secondo scalo, siamo in Spagna: il vino che degustiamo è un Albariño de Fefiñanes 2010.
Si tratta di un vino bianco spagnolo da Albariño, proveniente dalla Galizia, un vitigno autoctono con caratteristiche straordinarie. I profumi sono quelli del lime, mela, pompelmo, floreali, tra cui spicca il giacinto, pasta di mandorle, con sentori erbacei evidenti. Questo è un vino vinificato in acciaio per rispettare pienamente il varietale. All'esame visivo il colore è elegante, cristallino, con note dorate; polialcoli notevoli per una buona consistenza. Al naso note di frutta gialla matura, frutta esotica, ottima mineralità, sapido, con un alcol che si percepisce ma permane molto fine. La bocca è straordinaria: opulenza e struttura, morbido, grasso, quasi salmastro (l'Oceano Atlantico è di fronte). Grande eleganza dove tutto è persistenza, sapidità e acidità.
Terzo scalo: Francia, AOC Saint Joseph nella valle del Rodano, una delle zone più complete della Francia. Il vino è il Guigal Saint Joseph Blanc 2010, i vitigni impiegati, ciascuno nella percentuale del 50%, sono Marsanne e Rousseanne. Qui è stata utilizzata la barrique. Il colore ci dice subito che siamo in presenza di un vino importante, le note sono dorate, ottima struttura con una componente polialcolica significativa. Al naso frutta gialla matura, spezia dolce, notte di macchia mediterranea in presenza di un legno discreto che non ha stregato le proprietà di queste uve. In bocca rivela lo stile di queste zone: il vino è secco, tagliente, con note carbonatiche, minerali e di liquirizia.
Quarto scalo: Israele, Yarden Viognier 2011. Il vitigno è il Viognier, vitigno francese della valle del Rodano settentrionale. È un vino che ha fatto legno, in presenza di un vitigno morbido, rotondo, untuoso: Guido ci sorprende quando sottolinea la somiglianza tra questo vitigno e la Freisa del Piemonte. Il Viognier richiede terreni magri, mica e calcare, presenti nelle Alture del Golan. Bel naso, sostanzialmente indistinguibile dal Viognier francese, con note di pesca, banana, frutta gialla matura, floreale tra cui spicca la lavanda, la vaniglia come spezia dolce, sentore di biscotto: è un vino “grasso”, muscolare, rotondo. Grande prodotto, l’alcol è evidente, con una nota untuosa di polialcoli per una bevanda fine, lunga, sapida e minerale: una perfetta compenetrazione tra durezze e morbidezze.
Quinto scalo: landing in Australia. Il vitigno è il Semillon, uno dei vitigni del Sauternes, Torbreck Woddcutters Semillon 2007: è un vino che ha fatto legno, con una progressione del colore verso tonalità dorate. Il naso è molto interessante, opulento: note erbacee, fieno bagnato, sentori quasi terrosi, di olive verdi in salamoia. Qui l'uso del legno è intelligente, ed in bocca ravvisiamo immediatamente una nota quasi iodata, balsamica, di eucalipto, con un evidente sentore di liquirizia. Muschio nel finale, per un vino grasso, strutturato, lungo, a tratti masticabile.
Sesto e ultimo scalo: Canada, Vidal Icewine Geu. Qui la temperatura scende, per la vendemmia del Vidal siamo a -7°: l'acqua ghiaccia e preserva un acino che conserva ogni cosa, aromi, profumi, acidità. È un vino molto longevo, dal colore brillante, luminoso, topazio. Una grande struttura per un naso magnifico: albicocca, ananas, caramello, frutta esotica, miele, agrumi, canditi, salvia con una nota straordinaria di pasticceria. Grande mineralità al naso per una bocca che dimostra quanto lo zucchero sia stato ben gestito, senza compromettere l'eleganza. L'alcol è raffinato, e questo vino risulta velluto in bocca pur mantenendo una straordinaria freschezza. È un vino strutturato, armonico, lungo, da meditazione: non manca nulla. La serata al West in si conclude così: con il calice di Vidal tra le mani, potremmo essere su una costiera al mare o davanti ad un camino in montagna.
Non occorre altro, dopo aver degustato “cose dell’altro mondo” ci restano i sogni che questi vini ci hanno regalato.
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