Il Marsala Florio: made in Italy un po’…british!

È un orgoglio italiano, sì, ma non nasce da un’idea tricolore. Mariano Francesconi ha navigato i soci di AIS Brescia tra la storia e le tipologie del vino fortificato più famoso d’Italia, traghettando la platea attraverso sei diverse interpretazioni di Marsala delle Cantine Florio.

Giovanni Sabaini

Si dice che l’invenzione del Marsala si debba quasi ad una casualità, quando John Woodhouse, mercante originario di Liverpool, per portare in patria l’eccellente vino siciliano decise di aggiungervi dell’alcol allo scopo di conservarlo durante il viaggio. Forse in questa diceria c’è una parte di verità, ma c’è una spiegazione più logica.
All’inizio dell’800 Napoleone controllava buona parte dei territori dai quali provenivano tutti i vini che gli inglesi erano soliti consumare con regolarità: il Madeira, il Malaga, il Porto erano tutti inaccessibili oltremanica, poiché sotto controllo dei francesi. Così nacque la necessità di trovare un’alternativa e da qui il “vino alla concia di Madeira” ovvero alla maniera del Madeira.

La prima massiccia spedizione di Marsala, a conferma del suo successo, avvenne nel 1806, quando l’ammiraglio Horatio Nelson trasportò in Inghilterra 500 botti da 400 litri, definendo il Marsala “un vino degno di ogni gentiluomo”. Eppure, la viticoltura trapanese ai tempi era quasi “anarchica”, non vi era nessun tipo di raccomandazione per la produzione del Marsala, finché Benjamin Ingham, commerciante di tessuti e socio dei Florio nella creazione di una società di battelli a vapore, stilò una bozza di disciplinare, un decalogo di regole che garantissero il più alto livello di qualità possibile al vino. Tra le altre, troviamo la cura del vigneto in termini di eliminazione delle “erbe cattive”, attenzione per la corretta potatura delle piante, scelta del momento corretto per la vendemmia e vinificazioni separate di uve bianche e nere. Tutte cose più che logiche si potrebbe pensare, ma vanno calate in un periodo storico tutt’altro che semplice.

È in questo contesto che la famiglia Florio comincia a costruire le sue fortune con la pesca del tonno, arrivando al punto di accumulare un tale patrimonio che gli consentì di acquistare l’isola di Favignana e costruirvi una tonnara. Solo in un secondo momento, grazie al successo della loro prima attività, arriva l’acquisto del primo baglio, esattamente in mezzo a quelli di proprietà dei già citati Woodhouse e Ingham.

Passa qualche decennio e, al termine dell’800, arriva anche in Sicilia la fillossera che, insieme ad una situazione geopolitica profondamente variata e ad un naturale cambio nei gusti della popolazione, contribuisce al drastico calo della produzione del Marsala.

Così, ad inizio ‘900, la viticoltura siciliana è costretta a scegliere da dove ripartire e ritrova parzialmente il suo slancio grazie al commercio del mosto concentrato con la Francia. Nel frattempo la denominazione Marsala già esisteva, ma per decenni il disciplinare non ha dato indicazioni particolarmente stringenti sulla produzione del vino. Questo fino al 1984, quando avvenne la prima significativa modifica: le uve dovevano provenire solo dalla provincia di Trapani (escluse isole minori) e il vino imbottigliato nel luogo d’origine, regole che sono a tutt’oggi valide.

Ma quali sono i vitigni che contribuiscono alla produzione del Marsala? In primis i Catarratti (comune e lucido) i più diffusi in Sicilia, poi il Nero d’Avola e, dulcis in fundo (è proprio il caso di dirlo), il Grillo. Quest’ultimo, se gestito bene, raggiunge da solo una notevole concentrazione zuccherina che, nel caso del Marsala, si traduce in una minor dose di fortificazione e quindi nella possibilità di lasciar esprimere al meglio il vitigno.

Tra i vini liquorosi, il Marsala fa parte del ristretto gruppo di quelli a maturazione ossidativa, ovvero che maturano a diretto contatto con l’aria. Sulle botti, infatti, si trova sempre una placca con una linea che identifica il livello del vino all’interno, sopra alla quale si trova la camera d’aria che permette all’ossigeno di far evolvere il vino. Ma se si lasciasse agire indisturbato l’ossigeno, otterremmo un’eccessiva degradazione del vino, ed ecco perché è necessaria la fortificazione: la presenza dell’alcol ne rallenta l’azione, rendendola così da deleteria a positiva.

Ci sono poi differenti tipologie di fortificazione, a seconda del prodotto finale che si voglia ottenere, se secco o dolce. L’acquavite (che deve essere prodotta con le stesse uve) è la via per il Marsala secco, mentre il mosto cotto, la mistella e il mosto concentrato, sono tendenzialmente la via per il Marsala dolce.

La degustazione

Francesco Intorcia Heritage “Pre British” – Vino bianco metodo perpetuo tradizionale

Va bene, non è Marsala, ma è da qui che si è passati per arrivare al prodotto che oggi conosciamo e, non a caso, il nome è “pre british”. In questo caso il metodo perpetuo fa riferimento alla tecnica di prelievo/colmatura ad ogni vendemmia delle botti conservate in cantina, analogamente a quanto fanno alcuni produttori della Champagne con le Reserve Perpetuelle. Il vino si presenta leggermente opalescente in quanto non filtrato, ma di un bel colore paglierino tendente al dorato. Al naso l’impatto fa riferimento ai sentori di maturazione ossidativa senza allontanarsi troppo dalla frutta disidratata. In bocca è setoso, morbido, ma lascia ancora spazio ad una piacevole freschezza che completa il sorso.

Marsala Secco Superiore – Anno di fortificazione 2016

100% grillo. Nonostante per la versione Superiore il disciplinare imponga un riposo minimo di 2 anni in legno, per questo primo campione Florio sceglie di arrivare fino a 5 anni. Con solo il 6% di perdita siamo di fronte ad un vino che si mostra con un bel color ambra deciso e vivace, dalle sfumature brunite. A dispetto del suo essere secco (che comunque significa rimanere entro i 40 g/l di zucchero), il naso si rivela in note dolci, quasi di caramello, pasta di mandorle, crema pasticcere. In bocca il sorso è potente, ma scorrevole, e lascia un retronasale di fichi secchi e uva passa.

Marsala Secco Superiore Riserva – Anno di fortificazione 2000

Blend di Grillo e Catarratto. Se è vero che anche l’occhio vuole la sua parte, va detto che il packaging di questo prodotto è splendido: la bottiglia satinata di questo vino non ha etichetta, ma riporta tutte le informazioni direttamente serigrafate sul vetro. Il numero che balza subito all’occhio non è tanto l’anno di fortificazione (anche se 23 anni fa sono un bel salto nel tempo), quanto quello della perdita del 32% avvenuta nei 21 anni di maturazione in legno. Questo lascia presupporre una concentrazione notevole di aromi e profumi che ritroviamo puntualmente nel calice. Sebbene il colore non tradisca un’età così avanzata, la differenza vera rispetto al primo calice arriva al naso: la pasticceria è solo un ricordo, mentre escono con prepotenza una nettissima parte agrumata che giace su uno sfondo di tabacco, erbe essiccate, noce e note salmastre. Al palato la particolarità è una nota tannica che va a bilanciare un sorso caldo e avvolgente, conservando una buona acidità e congedandosi su una piacevole nota salina e amaricante.

Marsala Vergine Riserva – Anno di fortificazione 2004

100% grillo. Perdita del 33% in 18 anni di elevazione in botti di rovere. È sorprendente come, dal punto di vista cromatico, non ci siano scostamenti particolari, né virate verso colori ambrati. La costante è l’oro vivo. I ricordi al naso sono carnosi, riportano al dattero, al cioccolato bianco, alla nocciola e allo zucchero di canna. Curioso come risulti più masticabile in bocca rispetto alle prime due versioni, pur conservando un’acidità notevole e lasciando una nota speziata dolce dovuta certamente al lungo passaggio in legno. Persistenza infinita.

Marsala Semisecco Superiore Riserva – Anno di fortificazione 2007

100% grillo. Perdita del 29% in 14 anni di elevazione in botti di rovere. Come da disciplinare la versione semisecco del Marsala deve rientrare tra i 40 e i 100 g/l. Anche qui il colore non si scosta dal giallo dorato delle prime versioni, le differenze vanno cercate altrove. In primis al naso, dove la frutta passa dalla sua versione carnosa alla confettura, probabilmente per effetto di una presenza più massiccia di zucchero. Percezione di dolcezza che in bocca è netta e va a contrapporsi alla chiusura amarognola e iodata che aveva caratterizzato i primi assaggi. 

Marsala Superiore Dolce – Anno di fortificazione 2017

Blend di catarratto e grillo. Perdita del 7% in 4 anni di elevazione in botti di rovere. La frutta a polpa gialla qui è nella sua versione matura ed è accompagnata da note di miele e canditi. In bocca si ritorna sì a sentori dolci, ma nel complesso sembra una dolcezza gestita persino meglio della versione semisecco, nonostante in termini quantitativi qui lo zucchero sia superiore. La dolcezza risulta dunque elegante, forse perché accompagnata da buona acidità che dà slancio al sorso.

Marsala Superiore Riserva Dolce – Anno di fortificazione 1994

Blend di catarratto e grillo. Perdita del 42% in 27 anni di elevazione in botti di rovere. Alla vista è probabilmente la versione più brillante tra i vini della batteria. Al naso il primo ricordo è quello di un grande distillato, un cognac agè. Bella la parte di sottobosco, terrosa, che si accompagna alle note caramellate che, a fine percorso, possiamo dire siano state il trait d’union tra i vini di tutta la batteria. L’invecchiamento conferisce grande equilibrio in tutte le componenti saporifere e tattili. Cala l’acidità, ma la salivazione viene stimolata dalla parte salina che rimane integra e tannino leggermente percettibile che va a completare un sorso infinito.

Un grande vino il Marsala, dalle molteplici interpretazioni, che lascia al degustatore la possibilità di fare viaggi nel tempo e nello spazio di un territorio, la Sicilia, in grado di essere sempre protagonista nel mondo dell’enogastronomia. Grazie a Mariano Francesconi, un maestro nel vero senso della parola quando si parla di vini così particolari, alla sempre perfetta squadra servizi di Brescia e alla delegazione stessa, che non manca mai di regalarci eventi entusiasmanti!