Il mito Jacquesson: l’idea stessa della cuvée, nella sua unicità

Una stupenda verticale della Cuvée 700, magistralmente guidata da Luisito Perazzo, in un’appassionante degustazione alla cieca

Daniela Recalcati

La maison Jacquesson nasce nel 1798, a Châlon-en-Champagne, fondata da Claude e Memmie Jacquesson. Nel 1974 il Domaine viene acquistato dalla famiglia Chiquet e, dal 1988, alla guida vi sono i fratelli Jean-Hervé e Laurent.

Proprietaria di 35 ettari, l’azienda produce 280000 bottiglie l’anno con un quarto delle uve acquistate dai soci conferitori. Le vigne della maison sono distribuite nella Vallée de la Marne, nei comuni di Ay, Hautvillers e Dizy, e nella Côte des Blancs, nei comuni di Avize e Oiry. Il terreno è prevalentemente gessoso nella Côte des Blancs, più marnoso e argilloso nella Vallée de la Marne, anche se in alcune parcelle, come quella di Dizy, la frazione gessosa non è trascurabile.

Nel 1898, per festeggiare il primo secolo di vita della maison, viene lanciata la Cuvée n. 1. Nel 2000 esce la n. 728, la prima firmata dai fratelli Chiquet. L’ultima in commercio è la n. 742, il cui vino base è della vendemmia 2014. Ma qual è la filosofia di Jacquesson? Con la Cuvée 700 Jacquesson produce uno champagne “non millesimato”, che si ispira a una vendemmia ben precisa. Nella Cuvée non troveremo quindi, come accade nei tipici “sans année”, una continuità stilistica e una riconoscibilità del prodotto finale, bensì la migliore espressività di ciascuna annata. Da qui la scelta di chiamare ogni Cuvée con un numero diverso e progressivo per sottolineare le diversità legate all’annata e creare una Cuvée di base che possa durare nel tempo.


Il relatore

La strategia della maison è quella di lavorare in modo ineccepibile sia in vigna sia in cantina. La viticoltura è a basso impatto ambientale, con inerbimento del suolo, l’impiego del sovescio, un uso moderato di concimi e, al massimo, due trattamenti fitosanitari l’anno. Viene praticata la riduzione del numero di gemme per pianta per favorire la concentrazione di zuccheri nell’uva e si predilige portare a maturità le uve piuttosto che preservare l’acidità a tutti i costi. In cantina, in fase di ammostamento e di vinificazione dei vini base, per impedire l’ossidazione, si utilizza l’anidride carbonica, riducendo al minimo l’impiego dell’anidride solforosa. Non vengono effettuati filtraggi per mantenere i vini base il più possibile sulle fecce fini. I vini fermentano e affinano separatamente in tonneaux dove sono conservati i anche i vins de réserve. In base all’annata si cerca di ottenere il miglior assemblaggio possibile e talvolta, oltre ai vins de réserve, vengono aggiunte parti di cuvée delle annate precedenti allo scopo di aumentarne la complessità e non per uniformare il gusto del vino. Nell’ottica di dar spazio all’anima del vino, si adotta un dosaggio basso, sempre.

La degustazione alla cieca di 6 champagne Extra-Brut, tirage a 38 mesi 

Il primo calice ha un colore giallo-dorato. Inizialmente l’impatto al naso è dolce, pane tostato e vaniglia, ben contrapposto a una sensazione minerale e agrumata; emergono poi note di gesso, fumo, pietra focaia, mela renetta, tabacco dolce, incenso e cipria. All’aumentare della temperatura si svelano note di zenzero, curcuma e fungo champignon. La bocca è carnosa, ricca, masticabile, strutturata; c’è una nota un po’ astringente accompagnata da acidità e sapidità che vanno di pari passo con le note minerali al naso. La bollicina è cremosa e sottile. Non vino da aperitivo, ma da apprezzare in abbinamento. Il naso potrebbe farci supporre una bacca bianca; la bocca ci rivela invece una bacca rossa. L’annata è sicuramente buona: ipotizziamo sia un 2008 o un 2009. Che cos’era?

Cuvée 737 (chardonnay 43%, pinot noir 27%, meunier 30%; vino base dell’annata 2009 + 30% di vins de réserve; dégorgement a luglio 2013; dosage 3,5 g/L).

Il secondo vino, al primo naso, si presenta con note di cipria, polvere, gesso e frutta secca. È meno intenso e articolato rispetto al precedente, con lievi note agrumate di mandarino e floreali di tiglio, gelsomino, mimosa e sambuco; scaldandosi emerge qualche nota di selce. La bocca è coerente col naso, con una leggera nota pseudocalorica sul finale. Sicuramente questo vino è adatto a un aperitivo, e probabilmente ha una prevalenza di bacca bianca.

Cuvée 739 (chardonnay 57%, meunier 22%, pinot noir 21%; base del 2011 + vins de réserve; dégorgement a gennaio 2016; dosage 3,5 g/L).

All’impatto iniziale il terzo calice evidenzia una nota marcata di mela e di scorza di agrume candito; si aggiungono poi percezioni minerali, speziate di zenzero e di pepe bianco, e un tocco di cipria; scaldandosi emergono note di frutta candita a polpa bianca. La bocca è saporita, croccante, polposa, intensa e persistente. Naso e bocca di questo vino si collocano fra il primo e il secondo campione; rispetto al secondo questo è un vino molto più completo, verticale, “stuzzicante”, con un’acidità e una sapidità importanti, ma sicuramente meno potente rispetto al primo. È un calice più pronto da bere nell’immediato.

Cuvée 741 (chardonnay 57%, meunier 22%, pinot noir 21%; base del 2013 + vins de réserve; dégorgement a novembre 2017; dosage 2,5 g/L).

Il quarto vino ha un naso gentile, meno potente, intenso e complesso del precedente, ma più simile al naso del secondo vino. Ritorna una florealità di mimosa, tiglio e ginestra; si aggiunge una cremosità di pan brioche, l’immancabile tratto agrumato e le note marine. La bocca è molto più performante rispetto a quella del secondo, poco strutturato, ma di buona persistenza. Verticale, agrumato, sapido; lascia il palato sorprendentemente pulito.

Cuvée 742 (chardonnay 50%, pinot noir 30%, meunier 20%; base del 2014 + 21% di vins de réserve; dégorgement a giugno 2018; dosage 1,5 g/L).

Il quinto calice ha un colore un po’ più carico dei precedenti. L’intensità al naso è simile a quella del quarto vino ma con un’evoluzione maggiore, con note di frutta secca, esotica e matura a polpa gialla; scaldandosi si aggiungono sentori speziati, di pepe bianco e curcuma, pane tostato e una sfumatura di alghe e asparagi di mare; con il passare del tempo aumenta la cremosità, e si aggiungono note di cacao e confetto. In bocca l’acidità è molto vivida, mentre la sapidità è inferiore rispetto al vino precedente, che appariva più preciso, più pulito e meno contratto; in questo calice si percepisce un limite di asciuttezza, quasi di tannino in bocca.

Cuvée 738 (chardonnay 61%, meunier 21%, pinot noir 18%; base 2010 + 33% di vins de réserve; dégorgement a maggio 2015; dosage 2,5 g/L).

Il naso dell’ultimo champagne è dolce, con note di pane tostato, crema pasticciera, frutta esotica (papaya, mango e ananas). L’agrume non è la prima percezione: ci sono note di vaniglia, canditi, cassata, pane con burro e marmellata. Solo in seguito arrivano gli agrumi (mandarino e lime), il frutto della passione, il pepe, il caffelatte, i funghi champignon, il cioccolato, un floreale di ginestra, una nota di miele, di iodio, di asparagi di mare e chicchi di caffè. La bocca è ricca con note di pietra e di roccia, pulita e croccante, all’inizio circolare e poi verticale; ci riporta alle sensazioni del primo calice e come quella ha bisogno di tempo per perfezionarsi.

Cuvée 740 (chardonnay 61%, meunier 21%, pinot noir 18%; base 2012 + vins de réserve; dégorgement a settembre 2016; dosage 1,5 g/L).

Che dire di più? Non c’è altro da aggiungere: la Cuvée 700 ha parlato da sola, regalando ai nostri sensi momenti di piacere assoluto e al nostro cuore una profonda emozione.