Il primo calice di Krug non si scorda mai
Racconti dalle delegazioni
21 novembre 2025
Ci sono esperienze che si imprimono nella memoria e non svaniscono più. Il primo calice di Krug è una di queste. A ricordarcelo è Alberto Lupetti che ha accompagnato i soci di AIS Monza e Brianza alla scoperta di una Maison iconica, con l'eccezionale presenza di Olivier Krug
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Il primo sorso di Krug non si scorda mai, non solo per l’inconfondibile unicità stilistica, ma per ciò che racchiude, evoca e, come una scossa gentile, risveglia. È l’incontro con un’idea di champagne in cui l’armonia nasce dalla sapiente modulazione di innumerevoli individualità - come fin dal principio ricorda Olivier - dal dialogo profondo con ogni parcella di vigneto, espressione precisa di un luogo e di un tempo, e dal rispetto assoluto per la loro essenza.
Ospite di AIS Monza e Brianza, Olivier Krug, sesta generazione della famiglia, ha conquistato con l’energia contagiosa di chi porta con sé non solo un nome leggendario, ma una storia viva. Discendente di una casa fondata nel 1843, ha condiviso con noi la filosofia che da allora anima e contraddistingue Krug, dal 1999 parte del gruppo LVMH, ma ancora saldamente ancorata al sogno originario del suo fondatore: Joseph Krug.
1848 un carnet color ciliegia e un sogno
Tutto inizia con un quaderno. Copertina dark cherry, pagine fitte di appunti e un’idea semplice «Non si possono ottenere buoni vini senza utilizzare buoni elementi e vini provenienti da buoni cru».

Joseph Krug non scriveva per sé, ma per suo figlio quando, divenuto padre in età matura, sentì l’urgenza di lasciare al figlio un’eredità di pensiero, prima ancora che di mestiere; non un semplice registro di lavoro, ma il manifesto di una visione. Quelle pagine sono la mappa genetica della Maison, un atto fondativo di indipendenza, la testimonianza scritta di un sogno che continua a respirare, intatto, in ogni bottiglia di Krug.
Tanto semplice quanto rivoluzionario per l’Ottocento, l’ideale di Joseph era creare, ogni anno, uno champagne capace di offrire lo stesso piacere assoluto, indipendentemente dal clima. Mai identico, ma sempre all’altezza. Non l’omologazione, ma la perfezione possibile di ogni vendemmia.
Quando la qualità degli champagne dipendeva dai capricci delle annate, Joseph capì che la vera forza fosse trasformare la varietà in risorsa. Nella sua visione, per superare il tempo e le circostanze, ogni parcella, ogni vitigno, ogni sfumatura di annata diventano interessanti.
Individualità come regola, armonia come destino
Oggi come allora, Krug è un négociant-manipulant con anima artigiana. Casa madre a Reims sin dalle origini, ventuno ettari di proprietà, uve conferite da conferitori selezionati e una produzione che sfiora le 800.000 bottiglie, di cui solo 620.000 lasciano effettivamente le cantine. Una cifra minima se rapportata al mercato globale, appena lo 0,3% dello champagne.
Eppure, in quella minuscola percentuale, si concentra un universo. Ogni parcella è vinificata separatamente, centinaia di micro-vinificazioni che diventano voci; solo quando ogni timbro è stato riconosciuto e ogni accordo trovato, può nascere l’armonia corale.
Nessuna media, nessuna semplificazione. «L’armonia non nasce dalla media,» ricorda Olivier, «la media livella verso il basso. Noi cerchiamo la vetta, sempre.» Scegliere ed esaltare quel che, di volta in volta, si distingue per valore. Krug non ha fornitori di uve, ma conferitori di parcelle, singole identità da cui ogni anno riparte la ricerca dell’accordo impeccabile tra le parti. Dalla precisione del metodo Krug si svela, distillato nella sua forma più pura e alta, il gusto dell’annata.
La Grande Cuvée, traduzione letterale di questo pensiero, è l’anima più sincera ed emblematica di Krug: sintesi viva della diversità, incontro tra memoria e intuizione, equilibrio perfetto capace di rinnovarsi senza mai ripetersi.
Il tempo come maestro
Dal 2020 la responsabilità della cantina è nelle mani di Julie Cavil. Chi le chiedesse che sapore abbia la vendemmia appena raccolta, riceverebbe sempre la stessa risposta: «Torna a marzo». Perché il tempo, da Krug, non è una variabile, è un interlocutore. L’uva è silenzio e potenzialità. Poi, quando il vino comincia a parlare, prende forma la storia che l’annata ha scelto di raccontare.
Ogni mattina, per sei mesi dopo la vendemmia, il comitato di degustazione Krug – sette membri più Olivier - si riunisce alle undici in punto. Assaggi ciechi, massimo quindici al giorno. Si scoprono i vini nati dall’ultima raccolta e si osserva l’evoluzione dei preziosi vins de réserve. Ogni campione viene descritto con minuzia, tracciandone il carattere e la traiettoria nel tempo. Anche un solo dubbio è sufficiente per rinviare il giudizio.
Quattrocento individualità valutate ogni anno, di cui 250 dalla vendemmia e 150 vins de réserve, provenienti da una quindicina di annate diverse. Nessuna gerarchia, nessuna scorciatoia, solo metodo. Il risultato? Oltre quattromila note di degustazione, il DNA sensoriale della Maison. L’obiettivo è coltivare le differenze, riconoscere in ciascuna vigna un carattere unico e irripetibile per preservarlo fino al momento dell’assemblaggio. Minuziose tessere di un mosaico che, anno dopo anno, ridisegnano «il meglio, che c’è sempre», anche quando la natura si mostra più avara. La vera arte sta nel saperlo riconoscere, cogliere e restituire.
Il compromesso non trova spazio, esiste un solo traguardo, non deludere mai chi sceglie una bottiglia Krug. Un tacito accordo di fiducia tra chi crea e chi sceglie, da onorare con integrità e coerenza. Perché in Krug, come già sosteneva Joseph, la reputazione non è un valore accessorio, ma un patto inviolabile, dove anche un solo passo indietro non costerebbe una sfumatura, ma l’intero equilibrio.
Cambiare per restare sé stessi. «Krug è cambiata? Certo. In meglio!»
Olivier Krug sorride quando Lupetti ricorda «Per un periodo continuavo a dirgli che i suoi vini non erano come quelli di suo padre. Lui taceva. Poi un giorno mi scrisse su un post-it: ‘Krug è cambiata? Certo. In meglio! Oggi la Krug Grande Cuvée è migliore: è fatta di non meno di 120-140 vini, di 12-15 annate, matura sempre 6 anni sui lieviti e riposa un anno dopo il dégorgement.»
Quella frase racchiude l’essenza di Krug, una Maison che sa evolvere senza tradirsi. La differenza non è deviazione, ma fedeltà che si rinnova. Un cambiamento che non rinnega, ma affina; che non rompe, ma prosegue. Crescere restando sé stessi, maturare senza smarrire le origini.
Trasparenza
L’idea della trasparenza in casa Krug porta la firma di Margareth Henríquez, presidente e CEO della Maison dal 2009 al 2022. Fu lei, con visione e determinazione, a proporre un cambio di paradigma, rendendo visibile ciò che per tradizione era sempre rimasto celato. Nel 2011 nacque così il Krug iD, un codice a sei cifre riportato sull’etichetta posteriore di ogni bottiglia, che consente di accedere a un patrimonio di informazioni: composizione del blend, annate di base e di riserva, data di sboccatura, ma anche suggerimenti musicali e di abbinamento.
L’operazione trasparenza, accolta con entusiasmo quasi unanime, suscitò inizialmente qualche esitazione, Olivier, Henry Krug (papà di Olivier) e Julie Cavil, temevano che svelare il metodo potesse sottrarre mistero al mito. Ma Margareth era convinta che la trasparenza non avrebbe tolto nulla alla grandezza di Krug, anzi l’avrebbe amplificata, mostrando al mondo il rigore e la cura dietro ogni bottiglia. Il tempo le ha dato ragione. Come riconosce oggi lo stesso Olivier, «mostrare non è svelare un segreto». Rivelare il metodo non comporta alcun rischio di imitazione, perché la complessità del processo Krug, affinato in oltre 180 anni di storia, è tale da renderlo semplicemente non replicabile.
«Ecco da dove viene la struttura, ma soprattutto la freschezza: dai vins de réserve!»
Nel 2024 la Maison Krug ha inaugurato ad Ambonnay una nuova cantina. Un luogo pensato per offrire le migliori condizioni di lavoro a chi ogni giorno dà vita ai vini Krug, ma anche per garantire in maniera ottimale la memoria della Maison: il patrimonio di inestimabile valore dei vins de réserve. Un tempo conservati in magnum, oggi riposano in grandi tini d’acciaio, che meglio proteggono dall’ossidazione. Connessione viva tra passato e futuro, qui maturano i vini che custodiscono la parte più intima e identitaria della Maison; frammenti di memoria liquida capaci di donare struttura e profondità, ma soprattutto quella freschezza luminosa, spesso declinata su note agrumate, che segna inconfondibilmente ogni Krug. Sono le pagine di una biblioteca di emozioni, la chiave che consente di mantenere la coerenza dello stile anche nei millesimi più sfidanti. Tessere preziose di complessità, equilibrio e grazia, che fanno di ogni bottiglia di Krug un atto irripetibile di creazione.
Krug Grande Cuvée: l’armonia a tre dimensioni
Simbolo assoluto della Maison, la Grande Cuvée non è un sans année di lusso, ma «l’espressione più generosa dello champagne», con le parole di Joseph Krug. Margareth Henríquez la definì così: «I Clos sono l’espressione puntiforme di Krug, un solo vigneto, una sola varietà, una sola annata. Il Millesimato è bidimensionale: tre varietà, un’unica annata. Ma la Grande Cuvée è tridimensionale: tre uve e molte annate. È lì che vive la completezza».
Ogni edizione nasce da un mosaico di centinaia di vini, uno o due per parcella. Ampio l’impiego dei vins de réserve, fermentazione tradizionale in legno, almeno sei anni di affinamento sui lieviti e minimo un anno di riposo dopo il dégorgement.
In degustazione, tre interpretazioni di questa “armonia a più dimensioni”
Krug Grande Cuvée 173ème Édition
Assemblaggio di 150 individualità su 13 annate dal 2001 al 2017. 31% di vini di riserva. Dégorgement: 1° trimestre 2024. 44% pinot noir, 34% chardonnay, 22% meunier.
Stille delicate dell’oro, bollicina finissima e continua. Vino di chiara identità, regala un bouquet ricco e armonioso, con note di brioche, nocciola, vivacità agrumata, crema pasticcera, accompagnate da sfumature di miele e scorza d’arancia. Al palato rivela ampiezza e precisione, con una cremosità avvolgente bilanciata da una viva freschezza. Tornano gli agrumi, la frutta gialla e leggere sensazioni tostate. Il finale, lungo e vibrante, è sostenuto da una chiara vena salina. Un’edizione di grande energia e profondità.
«L’agrume è sempre fondamentale,” sottolinea Olivier. «Anche al momento della vendemmia, è il segnale: quando l’agrume sta per diventare frutto, ho solo ventiquattr’ore per raccogliere. È quell’istante a definire la freschezza e la tensione del vino.»
Krug Grande Cuvée 172ème Édition
Assemblaggio di 146 individualità su 11 annate dal 1998 al 2016. 42% di vini di riserva. Dégorgement: 3° trimestre 2023. 44% pinot noir, 36% chardonnay, 20% meunier.
La bollicina, finissima e persistente, illumina il calice di luce. Rispetto alla 173ème Édition si mostra più riservata, ma di raffinata eleganza. Al naso svela piccoli fiori bianchi, la zagara e il suo frutto, con un tocco fresco di lavanda, seguiti da accenni di brioche tostata, miele e mandorla. Il sorso è cremoso e avvolgente, di grande finezza ed equilibrio, con richiami a frutti bianchi e agrumi canditi, che lasciano spazio a soffi balsamici nel finale, lungo, vibrante e ancora di sale.
Krug Grande Cuvée 171ème Édition
Assemblaggio di 131 individualità su 12 annate dal 2000 al 2015. 42% di vini di riserva. Dégorgement: 4° trimestre 2022. 45% pinot noir, 37% chardonnay, 18% meunier.
Caldi riflessi dell’oro illuminano il vivace perlage. Il profumo si apre su note di bocciolo di rosa gialla e mandarino, accompagnate da delicati accenti di pan di zenzero e pasta di mandorle. Annata solare ma di freschezza sorprendente, conserva con levità una venatura vegetale che è firma del 2015. Al palato colpisce per grande tonicità e tensione, impreziosita dal tocco riconoscibile del pinot nero. Le sfumature tostate si fondono con aromi di marzapane al limone. Pur meno salina nel finale, retaggio dell’annata calda, scatena un delirio sensoriale travolgente, uno slancio di golosità assolutamente irresistibile.
Krug Rosé. Ogni nuovo progetto richiede pazienza
Nel 1971, quando lo champagne rosé era ancora sinonimo di frivolezza, Rémi Krug, spinto dalle richieste degli appassionati, propose di crearne uno. Henri, suo fratello, disse no. Cinque anni dopo, nel 1976, un’annata generosa e calda lo fece tornare sull’idea: «Sei ancora dell’idea del Rosé? Questa volta potrei avere il vino rosso giusto per farlo». Non per inseguire una moda, ma per dare vita al vino giusto, nel momento giusto. Così vide luce il Krug Rosé, che debuttò a Parigi nel 1983, durante una cena che celebrava la versatilità dello champagne rosé, non più simbolo di mondanità leggera, ma interprete maturo di eleganza e carattere.
«Un rosé secondo Krug», un universo a sé, precisa Olivier. Non una semplice aggiunta di vino rosso, ma un assemblaggio completamente indipendente, che con la Grande Cuvée condivide solo la stessa ambizione e la stessa profondità.
Krug Rosé 29ème Édition
Assemblaggio di 29 individualità su 5 annate dal 2010 al 2017. 33% di vini di riserva. 6 anni sui lieviti. Dégorgement: 2° trimestre 2024. 44% pinot noir, di cui 11% in rosso, 34% chardonnay, 22% meunier.
Splende nel calice con riflessi rosa ramato di rara luminosità. Il profumo evoca petali di rosa arancione, brioche alla marmellata d’arancia, amarena freschissima e ribes; menta e timo ne distendono il respiro, aggiungendo sfumature balsamiche che bilanciano la dolcezza del frutto. Il perlage sottilissimo accarezza un palato succoso e pulsante di energia, sostenuto da un’acidità viva e precisa. Le note di pasticceria, tra charlotte ai lamponi e l’intensità dell’arancia sanguinella, accompagnano verso un finale raffinato e persistente, chiudendosi su delicate sfumature di pompelmo rosa. Sofisticato e immediato, gastronomico e seducente.

Krug Vintage 2011. Una singola individualità
Non tutte le annate nascono sotto buoni auspici. Il 2011, in Champagne, è stato un anno di contrasti: una primavera torrida seguita da un’estate capricciosa, maturazioni precoci e delicate, rese irregolari. Ma è proprio nei passaggi più impervi che il metodo Krug mostra la sua forza: l’ascolto, la pazienza, la capacità di trasformare la dissonanza in accordo.
Il Krug Vintage 2011 non è il racconto di un clima, ma la restituzione di un carattere. L’assemblaggio – 46% Pinot Noir, 37% Chardonnay, 17% Meunier – disegna uno champagne di profondità e tensione, dove la struttura del pinot nero incontra la finezza dello chardonnay e la rotondità del meunier si fa cerniera tra le due anime.
È una composizione che rispecchia la filosofia della Maison: ogni difficoltà è un’opportunità di lettura, ogni contrasto un passo verso l’armonia. Nel Krug Vintage 2011, il tempo non è solo memoria, ma voce viva che continua a parlare.
Krug Vintage 2011 – Rotondità cesellata
10 anni sui lieviti. Dégorgement: 4° trimestre 2022. 46% pinot noir, 37% chardonnay, 17% meunier.
Oro nel calice, luminoso e attraversato da un perlage sottile e vivo. Il profumo è ricco e generoso, frutta bianca matura, scorza d’arancia e spremuta di pompelmo, miele di acacia; soffi mentolati e di fine liquirizia ne amplificano la profondità. Il sorso è setoso e levigato, preciso e nitido, senza alcun accenno di surmaturazione. Si alternano mela cotogna e kiwi dorato, richiami di miele e cedro candito, note di pasticceria, torta di mele e biscotto al burro, con sfumature di peonia e tocchi balsamici a rinfrescare l’insieme. Il finale sorprende per la struttura elegante e precisa, una raffinatezza misurata che si allunga in un gusto infinito, non votato alla potenza, ma a una piacevolezza assoluta.
La complicità tra Olivier Krug e Alberto Lupetti ha trasformato la serata di Monza in un incontro raro, dove l’aneddoto si è fatto racconto e il racconto, emozione condivisa. Un dialogo scandito da ironia e profonda conoscenza, che ha ricordato come esistano due tipi di grandezza: quella che impone distanza e quella che, al contrario, unisce, include, condivide.
Krug appartiene senza dubbio a questa seconda categoria. Dopo quasi due secoli, la Maison non ha smarrito neppure un frammento di quella vertigine delle origini. L’ebbrezza di chi continua a cercare l’eccellenza con curiosità, rigore e rispetto.
Il primo calice di Krug non si dimentica, perché non è solo champagne. È una promessa di coerenza rinnovata ogni anno, è l’arte di far convivere individualità e armonia, è una lezione di fiducia, di tempo e di gratitudine. E forse anche per questo, ogni volta che un calice di Krug si riempie, il sogno di Joseph torna a vivere, intatto, dentro ogni bolla, come un’eco che attraversa le generazioni, e continua, silenziosa, a raccontare la sua idea di perfezione.
«Ogni Krug al momento della nascita ha avuto un goccio di champagne prima del latte della madre…»