Il Rodano secondo Maison Chapoutier

Racconti dalle delegazioni
29 febbraio 2024

Il Rodano secondo Maison Chapoutier

AIS Monza ci porta alla scoperta della viticoltura presente nel Rodano settentrionale, attraverso una realtà storica e rappresentativa del mondo del vino francese, raccontata da Paolo Michaut.

Ilaria Menci

Nessun’altra persona avrebbe potuto accompagnarci in questo viaggio meglio di Paolo Michaut, Brand Manager della Maison Chapoutier, che per 9 anni l’ha rappresentata in giro per il mondo.
Siamo nella Valle del Rodano, sud-est della Francia, comprensorio che conta 300 ettari di vigneto, 34 dei quali situati sull’Hermitage, collina a circa un’ora a sud di Lione, lungo il Rodano, fiume che nasce in Svizzera e arriva fino alla Camargue.
La Valle del Rodano è suddivisa in due zone distinte: la parte settentrionale, che vede la produzione principalmente a monovitigno, e il Rodano meridionale, dove invece prevale l’assemblaggio di uve. In un’areale dove i terreni sono perlopiù costituiti da granito, ciottoli, sabbia e calcare, i vitigni che vi trovano massima espressione sono syrah e grenache per i vini rossi, marsanne, viogner e grenache bianco per i quelli bianchi.

La storia della Maison

Maison Chapoutier è prima di tutto una storia familiare. Storia che ha inizio nel 1808 con il primo enologo, Polydor. Al momento della sua nascita, Chapoutier era una tonnellerie, dedita cioè alla produzione delle botti. Polydor è stato il primo a capire l’esigenza dei propri clienti di avere botti vecchie, e per questo motivo ha iniziato a produrre vino facendolo maturare nelle proprie botti, avendo cosi la possibilità di ottenerne di vecchie da mettere in commercio.

Dopo di lui si sono susseguite diverse generazioni fino a quando, nel 1990, Michel Chapoutier – settima generazione – ha preso le redini dell’Azienda. La lungimiranza, unita agli studi, portano Michel a voler cambiare tutto quello che era stato fatto fino a quel momento dai suoi predecessori, uscendo cosi per la prima volta dalla tradizione familiare.
In America, durante i suoi studi, Michel si era infatti reso conto della precisione che veniva messa nella produzione di vino. Capisce pertanto che questo è ciò che serve per ottenere dei buoni prodotti, e inizia a improntare tutto il lavoro in ottica di maggiore precisione. Oltre a questo, si pone l’obiettivo di far capire attraverso il vino la storia della terra da cui questo proviene, ovvero produrre vini che esprimano appieno il territorio.

Questi punti di partenza fondamentali per il rinnovamento della Maison, sono accompagnati poi dalla scelta di abbracciare convintamente la strada della biodinamica, fortemente voluta da Michel. Oggi la cantina è passata da avere 40 ettari in una sola regione ad averne 450 in 10 regioni, con una produzione di 10 milioni di bottiglie. Dal 2016 i figli di Michel, Mathilde e Max, lavorano in cantina portando avanti la Maison con una nuova generazione.

I quattro punti di forza

  • La biodinamica: ha lo scopo di anticipare l’arrivo di un eventuale problema e diventa scelta della cantina a partire dal 1991. Oggi l’azienda vanta 350 ha certificati biodinamici, e di fatto è la cantina biodinamica più grande al mondo. 
  • La varietà di gusti: con il motto fac & spera, con il quale si intende che la vigna fa quello che riesce e spera nella natura, la cantina si pone l’obiettivo di promuovere il “gusto” del terreno attraverso i suoi vini.

Diversi gli elementi che concorrono per il raggiungimento di questo obiettivo, in particolar modo un’accurata selezione parcellare, un basso intervento sui vini, nei quali i solfiti sono presenti solo in minima quantità e senza mai correggere l’annata. Inoltre si cerca di evitare l’house taste, si cerca cioè di non fare vini sempre uguali o troppo riconoscibili e standardizzati.

  • Braille: caratteristica distintiva della Maison, che dal 1996 ha introdotto sulle etichette di tutte le bottiglie le scritte anche in braille. Un omaggio, questo, a Maurice Monier de la Sizeranne, diventato cieco a 9 anni e inventore di questa scrittura.
  • Terroir Casting: negli anni Chapoutier decide e prova a produrre vino anche fuori dalla propria zona. Nel 1994 inizia a fare vino a Banyuls; la seconda prova risale al 1996, quando si sposta a Roussillon, con combinazioni di uve del Sud del Rodano. Infine nel 2016 acquisisce una Maison nel Mâconnais.

La Cantina

La cantina della Maison Chapoutier è stata creata nel 2009 e non è situata all’interno del paese, ma ben integrata nell’ambiente circostante. Siamo di fronte a una delle più grandi cantine in Francia con capacità di vasche di cemento provenienti dall’Italia. Non solo, è stata la prima cantina a fare esperimenti nell’uovo in cemento, utilizzando quello prodotto da Nomblot.

La degustazione

Condrieu AOC - Invitare 2021

Ci troviamo a Condrieu, 30 km a sud di Lione, dove le vigne sono situate su pendenze importanti, anche a 20/25°. Si dice che qui sia iniziata la storia del vino in Francia, perché proprio in questa zona furono impiantati i primi vigneti. Viognier in purezza, proveniente da vigne piantate su terreni di scisto e granito con esposizione sud-est. Fermentazione in vasche di acciaio, fa malolattica e matura per 12 mesi in botte, per il 15 nuove e per l’85% di 2°/3° passaggio (da 600 l, demi-muids).
Al naso il vino si presenta con un netto sentore di albicocca, che ritroviamo corrispondente anche in bocca. Bocca morbida e avvolgente, ma anche di buona acidità, caratteristica che gli conferisce il terreno.

Saint-Péray AOC - Haut Chamblard 2022

Il secondo vino ci porta nella parte più a sud del Rodano settentrionale, a Saint-Péray, paese famoso per le bollicine, che qui sono molto curiose. Marsanne in purezza, vitigno che tipicamente non presenta una grande acidità. Fermentazione in demi-muids parzialmente nuove, così come l’affinamento di 11 mesi.
Il sorso dà pienezza, è caldo all’ingresso, ma subito dopo arriva la sensazione di amaro, altra caratteristica tipica del vitigno.

Hermitage AOC - Chante-Alouette 2020

La collina dell’Hermitage conta 133 ha impiantati, nei quali cresce anche una particolare pianta, la Gallum Album, utilizzata contro l’epilessia. Questa collina ha la particolarità di essere nettamente distinta in 4 zone, ognuna delle quali ha un terreno completamente diverso dagli altri: granitico, sedimentoso con ciottoli e calcare, grandi ciottoli, calcare. Se per tanto tempo la produzione di vino in questa zona è stata caratterizzata da assemblaggi di uve provenienti da più parcelle, quindi da vigne con terreni diversi, Michel Chapoutier per la prima volta inizia a fare selezione parcellare, ovvero produce vino con uve provenienti da un solo terreno, con lo scopo di far esprimere al massimo quel territorio.

Questa rappresenta l’etichetta più antica prodotta dalla cantina, circa 100 anni fa, quando ancora si assemblavano uve provenienti da tutta la collina. Marsanne in purezza, che fermenta per il 50% in vasche di acciaio e per l’altra metà in botti da 600 l. Anche l’affinamento di 12 mesi avviene parte in acciaio e parte in demi-muids. È un bianco che ha bisogno di tempo, per assumere complessità. Non ha un’acidità marcata, come avviene per i vini da marsanne, ma è caratterizzato da una colonna vertebrale amaricante e da un po’ di tannino, due elementi che lo rendono un vino da aspettare. La texture in bocca risulta oleosa, più che burrosa.

Crozes-Hermitage AOC - Les Meysonniers 2021

A nord della collina dell’Hermitage, la culla del syrah, vitigno che è un incrocio tra la dureza (derivante dalla zona ovest) e la mondeuse (derivante dalla Savoia, più elegante e leggera).
Vino prodotto da uve di vigne con oltre 30 anni, su terreni sedimentosi/granitici, che vinifica in vasche di cemento e affina 12 mesi per l’85% in cemento e per il 15% in barrique di 2°/3° passaggio.
Alla beva i tannini sono presenti, ma non strutturati; è più selvatico dei precedenti e cambia in base alla vinificazione. Lo troveremo di corpo medio nelle annate giovani e di corpo pieno nelle annate più vecchie. Caratteristici i sentori speziati e mentolati.

Cornas AOC - Les Arenes 2020

La zona di Cornas è caratterizzata dalla produzione di vini considerati “rustici”, austeri. I terreni, granitici e alluvionali, sono terreni acidi e conferiscono al vino un’acidità più spinta e un corpo più importante. È una denominazione dinamica, che vede al suo interno produttori sia piccoli che grandi, ma che collaborano per dare qualità ai prodotti.
Il vino, syrah in purezza, fa una macerazione di 4 settimane in vasche di cemento, e affina 15 mesi per l’80% in legno di rovere francese e per il 20% in cemento. Rispetto al Crozes-Hermitage, è un vino più austero, che si rivela molto meno, più di potenza e meno di eleganza. I sentori speziati appaiono più marcati, con rimandi di pietra focaia e affumicato. In bocca lascia una sensazione netta di asciutto, dovuta ai tannini, che esprime appieno il terreno granitico.

Hermitage AOC - Monier de la Sizeranne 2018

Ci troviamo ancora sulla collina dell’Hermitage, su terreno alluvionale, con calcare, ciottoli e sabbia. Syrah in purezza, che in questo vino è un assemblaggio di tutta la collina. Dopo la diraspatura, che Chapoutier fa in tutti i suoi vini rossi, il vino fa una macerazione di 5 settimane, in cemento, che lo rende più setoso in bocca, con tannini meno marcati. L’invecchiamento è di 18 mesi, per la maggior parte in botte e per una minima parte in vasche di cemento. Un vino marcato da potenza ma anche da eleganza, sicuramente meno sbilanciato e più integro del Cornas.

Cote-Rotie AOC - Neve 2016

La denominazione Cote-Rotie è la più a nord del Rodano settentrionale. Qui le vigne sono ubicate su pendenze orientate a sud/sud-est, completamente al sole, ed i terreni sono scisti e ardesia pura. In particolare il syrah di questo vino proviene da una singola parcella, la più a nord della Cote-Rotie, su terreno 100% ardesia. Macerazione di 4 settimane in cemento, a cui segue un affinamento di 18 mesi, per l’85% in legno e per il restante 15% in acciaio.
Senza dubbio un vino più elegante.