Il verdicchio, il principe bianco delle Marche
Il verdicchio sorprende da sempre per il suo spiccato carattere, la sua grande personalità e la sua speciale versatilità. Ma anche per la sua straordinaria longevità. 7 vini e 7 diverse annate confermano il valore di questa uva, della località di Jesi e dei suoi castelli.
RUBRICHE
In collaborazione con l’Istituto Marchigiano di Tutela Vini e in contemporanea con il banco di assaggio “Jesi. I suoi Castelli. Il suo Verdicchio”, una serata dedicata al verdicchio, un vitigno a bacca bianca presente nelle Marche fin dall’VIII secolo che ha trovato nell’area dei Castelli di Jesi, in provincia di Ancona, e in quella di Matelica, in provincia di Macerata, la sua zona di elezione.
Il direttore del consorzio, Alberto Mazzoni, racconta quanto gli abitanti e i produttori di questa area vogliano tutelare in primo luogo il terroir in cui il vitigno, emblema delle Marche, si esprime al meglio in tutte le versioni previste dal disciplinare, dallo spumante Metodo Classico al passito: la produzione si concentra per quasi il 90% nelle colline intorno a Jesi e si contano oltre 1.000 aziende su 2.500 ettari vitati, con una produzione potenziale di oltre 385.000 quintali di uva.
La serata entra nel vivo con Davide Gilioli, Degustatore e relatore AIS che travolge sempre per il suo amore per le tradizioni eno-gastronomiche locali. La zona di produzione del Verdicchio dei Castelli di Jesi è un meraviglioso anfiteatro naturale, che dalle colline prospicienti il mare si spinge fino al Preappennino, solcato dal fiume Esino e delimitato da 24 “Castelli”, piccoli borghi cintati e fortificati che circoscrivono la zona Classica in cui in origine si è diffuso il vitigno. Seguendo il corso del fiume Esino si formano due diverse valli: i vini che nascono nella vallata sinistra del fiume regalano notevoli sensazioni minerali, mentre in quelli della vallata opposta si percepisce una maggiore sapidità.
Questa vasta area delle Marche beneficia sia del mare, che mitiga la temperatura, sia dell’influsso della collina, tanto che questo vitigno riesce a regalare proprio qui vini bianchi dall’incredibile capacità di evoluzione nel tempo, qualità propria dei grandi vitigni bianchi del mondo.
Un territorio ampio, in cui ogni azienda riesce a ricavare il proprio spazio e a selezionare uve in grado di creare vini molto apprezzati dal consumatore. Perché, come dice con orgoglio Alberto Mazzoni, il successo di un produttore si vede dal magazzino vuoto a fine anno! E questo splendido risultato si ottiene anche grazie all’unione dei produttori - e quindi al consorzio - che esaltano il territorio e sono a loro volta esaltati dai loro vini.
Il terreno marchigiano in cui il verdicchio si sviluppa è costituito da una base calcareo-argillosa che dona qualità, struttura e longevità ai vini, sorprendentemente buoni fin da subito e sempre più eleganti e di classe con il passare degli anni. Nonostante un territorio diversificato, il carattere del Verdicchio resta inconfondibile: il suo marcatore principale, che gli conferisce riconoscibilità all'assaggio, è il finale ammandorlato. Nella versione proveniente dalla bassa valle del fiume Esino sa di mare, ha un carattere più salino, un’acidità importante, una bella struttura e una morbidezza che contribuiscono alla sua eleganza, mentre nell’interpretazione del vitigno nella zona di Matelica sa di montagna, beneficia delle due catene montuose che circondano l’alta valle dell’Esino e di un’escursione termica importante che rende il Verdicchio più rotondo.
Il disciplinare di produzione del Castello di Jesi Verdicchio è abbastanza semplice: cinque tipologie previste (“Verdicchio dei Castelli di Jesi”; “Verdicchio dei Castelli di Jesi” Spumante; “Verdicchio dei Castelli di Jesi” Passito; “Verdicchio dei Castelli di Jesi” Classico; e “Verdicchio dei Castelli di Jesi” Classico Superiore), minimo 85% di verdicchio (magari da vigne vecchie ancora produttive) e massimo 15% di altre uve, anche se la maggior parte dei produttori sceglie di vinificare in purezza. Affinamento di 18 mesi, con la possibilità di scegliere qualsiasi recipiente, dall’anfora al cemento al gres.
Indipendentemente dalle tipologie, è un vino dai grandi profumi e sensazioni: strutturato, corposo, elegante e capace di sfidare il tempo con disinvoltura, regalando vini sempre più complessi e armonici. Il colore è giallo paglierino con evidenti riflessi verdolini, da cui il nome “verdicchio” mentre il profumo è inizialmente floreale - fiori di biancospino e di campo - per passare poi al fruttato fresco di pesca, mela e lievi ricordi di agrumi. In bocca chiude con l’inconfondibile retrogusto di mandorla amara.
Per le tipologie più evolute, notevoli ma non invadenti, sono le note di idrocarburi, terziarizzazione, tartufo e di miele, accompagnate da nocciola e mandorla.
La Degustazione
Con una “trasversale del Verdicchio” abbiamo portato nel calice sette Verdicchio in purezza, figli di annate, produttori, zone e interpretazioni differenti.
Questo vino nasce da una fermentazione spontanea in acciaio e un affinamento di 18 mesi in botti grandi. Nonostante i 5 anni alle spalle, in questa etichetta prevale ancora la giovinezza: un colore paglierino con riflessi verdolini, un naso con note leggermente più mature rispetto al precedente, di tiglio, gelsomino, acacia, frutta secca - mandorla e nocciola - appena accennata, sensazioni gessoso-minerale quasi a testimoniare l’impronta calcarea del terreno. In bocca è giovane con sentori di pesca bianca, una patina morbida di glicerina che si percepisce sulle guance e un’acidità importante che fa presagire un’ottima longevità.
Questo vino rappresenta il risultato di una parcella di vigne vecchie fino a 30 anni, raccolte dai 3 ai 7 giorni dopo rispetto alle altre, che rimane a contatto per 6 mesi sulle fecce fini. Il colore è più caldo del precedente, un paglierino quasi dorato; il naso è più evoluto, con note di albicocca, pesca gialla, camomilla, paglia, erba secca; il gusto è coerente con sentori di pesca gialla matura, quasi sciroppata, una bella acidità e note agrumate di mandarino e arancia.
Il colore è quasi dorato. Al naso si sentono la frutta matura e la dolcezza tipica della pesca, della pera, della nespola e dell’albicocca, con una buona presenza anche di erbe aromatiche.
Al naso qualche accenno di dolcezza, la scorzetta di cedro candita, una parte fruttata dolce con note di pesca bianca piuttosto matura, una parte floreale che rimanda al miele di acacia, una leggera nota di zenzero e vaniglia legata alla maturità delle uve e alla terziarizzazione. In bocca è integro con un ottimo equilibrio: le note più gialle del frutto e il finale ammandorlato si combinano con note mentolate e un’alcolicità ben pronunciata e ben bilanciata.
Il colore è più paglierino che dorato. Ha un naso delicato di fiori bianchi come il gelsomino, una leggera nota di agrume, una punta di miele. In bocca ha forza e potenza significative che sorprendono, visto che ha ben 11 anni alle spalle: cedro, pompelmo, mango e ananas, più che i sentori terziari che ci si aspetterebbe da un vino maturo.
Plenio 2008 racchiude 15 anni in un calice: giallo dorato luminoso, consistente, profumo di idrocarburi gradevole che invita al sorso: in bocca è ricco, largo, avvolgente. L’alcol è perfettamente integrato nella struttura del vino che riserva una splendida persistenza e che, anche nel finale di bocca, richiama una leggera nota di tartufo.