Il vino di Carema, «col suo gusto inimitabile di sole e di pietra»

La definizione che del Carema diede Mario Soldati nel 1968 è ancor oggi solida, nonché la presenza della Cantina dei Produttori di cui già si leggeva in «Vino al Vino». Oggi, però, il panorama caremese è puntellato di diversi produttori, alcuni storici altri spesso giovani, ma sempre di piccole dimensioni, che rendono promettente e luminoso il presente e il futuro della Denominazione.

Giuseppe Vallone

«Il nebbiolo è vitigno che non domina, ma esprime il territorio». Francesco Ferrari sceglie queste parole per aprire una serata a cui lavorava da tempo. Se è nota la sua grande conoscenza e passione per il nebbiolo, è durante questo appuntamento in AIS Milano che emerge nitido il suo viscerale entusiasmo per i vini di Carema. Vini che oggi non sono più in divenire, bensì compiuti e in piena luce, i cui produttori appaiono maturi e pienamente consapevoli del valore dei loro prodotti e con un mercato – pur sempre di nicchia, viste le modestissime quantità prodotte in tutta la Denominazione – attento e conscio dell’ampio spettro evolutivo nonché delle loro potenzialità espressive.

Francesco FerrariÈ una serata piacevole che si snoda attraverso il racconto meticoloso, stimolante e appassionante che Francesco fa del territorio. Dai gradoni scavati nella roccia, alle “topie”, alla conformazione del terreno fino alla particolare frammentazione fondiaria e conseguente dimensione microscopica delle proprietà terriere e, spesso, delle aziende agricole, le unicità di Carema sono molte e tutte riscontrabili nei vini che poi degusteremo.

Arrivando dall’autostrada che sale da Ivrea, è innegabile che il colpo d’occhio offerto dalla montagna di Carema sia di insolita bellezza: l’opera di modellamento dei terreni morenici, frutto di lavoro secolare dei contadini del posto, si svela in terrazzamenti scavati nella roccia. A differenza di altre realtà simili presenti lungo la Penisola – dalla Valtellina, alle Cinque Terre, fino all’isola d’Elba e a Ischia – l’unicità e la straordinarietà di Carema sta nelle “topie”, la particolare struttura a pergola dei vigneti, e nei “pilun”, «colonne di pietra inghirlandate di vigna» (così, ancora, Mario Soldati in «Vino al Vino»).

Un paesaggio irripetibile, che si svolge principalmente tra i 330 e i 450 m s.l.m. - ma con vigneti che possono inerpicarsi anche più su – in cui la cui proprietà è quasi sempre sbriciolata in micro-appezzamenti, frutto di innumerevoli passaggi di proprietà e lasciti testamentari. Pertanto, nella grande maggioranza dei casi, il singolo vignaiolo gestisce parcelle di ridotte dimensioni – uno o due ettari – da cui ricava uve da conferire – come nel caso della Cantina dei Produttori di Nebbiolo di Carema - oppure vinificare in proprio.

C’è orgoglio nei caremesi, e non è una frase fatta: ad accompagnare le parole di Francesco Ferrari impreziosiscono infatti la serata Gian Marco Viano dell’Azienda Agricola Monte Maletto, Vittorio Giarda che, con Martina Ghirardo, è alla guida di Sorpasso, Matteo Bosonetto, Presidente della Cantina dei Produttori di Nebbiolo di Carema e Riccardo Nicco dell’Azienda Agricola Cellagrande.

Ascoltare, sentire le loro voci, le loro esperienze e il vissuto quotidiano di chi nella realtà di Carema è immerso e contribuisce a plasmarla, è emozionante e al contempo arricchente perché consente a noi, seduti in sala con i loro vini nei calici, di esser parte, anche solo per qualche istante, delle loro vite, e condividere, apprezzare e rendere merito alle fatiche che un ambiente di così cruda bellezza impone loro per dare vita a «un nebbiolo splendidamente capace», con le parole di Francesco, «di restituire in modo schietto il territorio da cui è tratto».

La degustazione

Carema DOC Sole e Roccia 2020 – Azienda Agricola Monte Maletto
95% nebbiolo picoutener, 5% neretto. Fermentazione in acciaio, di cui il 30% a grappolo intero, macerazione di 40 giorni, affinamento di 20 mesi in barrique esauste e 6 mesi in bottiglia.

Il naso è un simposio di gioventù: frutta scura, geranio, liquirizia, chiodi di garofano, note di tabacco e un appagante sfondo balsamico. L’assaggio è gustoso, con un tannino già piacevole e che potrà meglio affinarsi con il trascorrere del tempo. Il finale è su note di agrumi. Elegante e fine, ha un’ottima corrispondenza gusto-olfattiva. È un vino che rimane impresso se si considera dov’è ora in termini di piacevolezza e cosa potrà dare in futuro visto l’ampio potenziale evolutivo.

Carema DOC Vigne Alte 2020 – Azienda Agricola Sorpasso
90% nebbiolo picoutener, 10% neretto, ner d’ala ed erbaluce. Fermentazione in acciaio, macerazione di 50 giorni e affinamento per 18 mesi in tonneau e poi in acciaio. Espressione di un singolo vigneto, da cui il nome del vino.

Si presenta con un’importante nota balsamica, a cui fanno seguito sentori di lampone, arancia sanguinella, piccoli frutti rossi, erbe aromatiche ed erbe officinali. In bocca se ne apprezza la freschezza e la bella scia sapida che accompagna lo svolgersi del sorso mentre la chiusura rimanda ad aromi agrumati. Molto indicato per la tavola, può accompagnare un piatto senza sovrastarlo.

Carema DOC 2019 – Cantina dei Produttori di Nebbiolo di Carema
100% nebbiolo picoutener. Fermentazione in acciaio, macerazione di 15-20 giorni e affinamento di 36 mesi, di cui 24 in botti grandi di rovere.

Al naso un’evidente florealità di violetta e rosa; poi piccoli frutti rossi, pepe e accenni di bergamotto. Rispetto ai primi due campioni, la struttura di questo terzo vino è più importante. La sapidità è meno in evidenza eppure il sorso ne emerge elegante e raffinato.

Carema DOC Sumié 2019 – Azienda Agricola Muraje
100% nebbiolo picoutener. Fermentazione spontanea in cemento, macerazione di 2 mesi, malolattica spontanea in primavera, affinamento in tonneau e in barrique esauste per 18 mesi, poi 6 mesi di bottiglia.

Radice, sottobosco, pot-pourri di fiori secchi, ardesia e uno sfondo speziato: naso autunnale, meno sul frutto. In bocca è quasi aggrappante; il tannino non è verde: è gustoso ma invoca tempo. Leggermente più caldo dei precedenti, ha un finale vagamente ammandorlato con un’appagante scia sapida. Grande la potenzialità evolutiva.

I viniCarema DOC 2019 – Azienda Agricola Cellagrande
100% nebbiolo picoutener. Fermentazione in acciaio, 18 giorni di macerazione in acciaio, poi affinamento di 24 mesi in tonneau.

Naso con note affumicate, di grafite, poi prugna, amarena, geranio, mallo di noce e un velo speziato di pepe. Al palato è ricco di aromi: nitido il bastoncino di liquirizia. Si percepiscono poi anche la mandorla sgusciata, le erbe aromatiche e accenni di tè. Il tannino è incisivo e piacevole, e se è vero che può migliorare e meglio integrarsi nella beva, già ora sorregge e allunga il sorso.

Carema DOC Selezione 2018 - Cantina dei Produttori di Nebbiolo di Carema
100% nebbiolo picoutener. Fermentazione in acciaio, macerazione di 15-20 giorni e affinamento di 40 mesi, di cui 24 in botti grandi di rovere e 12 in barrique.

Avvicinando il calice al naso sono immediati i profumi di genziana, eucalipto, cacao amaro e grafite. L’assaggio è rotondo, sferico, ben soppesato, con evidenti aromi balsamici. È un vino che nasce per incontrare un gusto più internazionale, e riesce nel suo intento.

Carema DOC Etichetta Nera 2015 – Azienda Vitivinicola Ferrando
100% nebbiolo picoutener. Fermentazione in acciaio, macerazione di 15-20 giorni e affinamento di 30 mesi in botti di secondo passaggio e 6 mesi in bottiglia.

Suggestioni alpine date da profumi di erbe di montagna, anice e violetta, ma il naso parla anche di china, accenni tostati e tè. Proseguendo con il sorso, gli aromi di mirtillo ed erbe officinali si alternano a richiami di china e a una matrice ferrosa che rende il sorso materico e strutturato. Il tannino è fuso perfettamente e la beva ne emerge fresca e vivida. Vino molto persistente: per essere un 2015 chiede ancora tempo. Può ancora far meglio.

Carema DOC Riserva 2011 - Cantina dei Produttori di Nebbiolo di Carema
100% nebbiolo picoutener. Fermentazione in acciaio, macerazione di 15-20 giorni e affinamento di 36 mesi, di cui 24 in botti grandi di rovere.

Profumi di china e rabarbaro, erbe officinali e piccoli frutti rossi, humus e foglie secche, liquirizia mentolata e funghi secchi. Il sorso è rigoroso, dritto e coerente, con un tannino integrato e forse un filo polveroso. Chiude su aromi di maggiorana.

Terminata la degustazione di alcuni dei Carema più rappresentativi della tipologia e della Denominazione, concludiamo la serata con un calice di Erbaluce di Caluso DOCG Larol 2020 di Cantina della Serra brindando ai nostri ospiti che hanno reso unica la serata, al territorio caremese e soprattutto al vino di Carema che, oggi come nel ’68, «supera quello di una volta: caso più unico che raro».