Jacquesson e Agrapart: titani della Champagne a confronto

Ghiotta occasione quella offerta da AIS Brescia ai suoi soci per poter mettere a confronto i prodotti di due grandissimi produttori della Champagne e declinarne le caratteristiche principali, sotto la lente d’ingrandimento di Nicola Bonera.

Giovanni Sabaini

Se esistesse un Monte Olimpo e se per entrarvi il requisito fosse quello di aver scritto pagine importanti di storia della Champagne, non vi è nessun dubbio che sia Jacquesson che Agrapart ne avrebbero pieno diritto d’accesso. È nelle idee e nella capacità di riflettere quello che il territorio può offrire che vanno ricercati i meriti di queste due Maison, non certo nel mero numero di bottiglie vendute, anche perché, in fin dei conti, si tratta di due realtà che, sommate, non superano le 500.000 bottiglie l’anno. Da qui parte il nostro piccolo viaggio in due tappe che ci porterà ad addentrarci nelle filosofie produttive di due grandi aziende.

Jacquesson

Duecentoventisei anni di storia per la Maison fondata nel 1798 da Mimme Jacquesson, il quale forse nemmeno auspicava un futuro così longevo, men che meno così luminoso. C’è un filo logico di causa-effetto che ha portato Jacquesson ad avere, oggi, quell’aura di esclusività che in pochi al mondo possono vantare. La difficoltà nel reperirne le bottiglie sul mercato è figlia, infatti, della crescente qualità delle etichette e della voglia, soprattutto negli ultimi decenni, di introdurre nuove idee.

Una di queste è la creazione dell’iconica “Cuvée 7**”, con cui, di fatto, la Maison dà la sua interpretazione del millesimo, ma senza dichiararlo in etichetta. Questo perché, pur utilizzando come base i vini di una singola vendemmia, vengono sempre aggiunte percentuali delle cuvée create negli anni precedenti. Dunque, non vini di riserva, ma ulteriori assemblaggi, cosa che, a conti fatti, rende il vino un “multimillesimo”. Una piccola rivoluzione per l’azienda che, a partire dal 2003, sceglie di limitare la produzione dei millesimati ai soli Lieux Dits, eliminando il classico millesimato. Ma perché “Cuvée 7**”? Nel 1898, anno del centenario dell’azienda, si cominciò a tenere traccia delle cuvée create e, pochi anni prima del lancio della linea, Jean-Hervé e Laurent Chiquet, allora proprietari dell’azienda, si resero conto di aver superato le settecento. Da qui il lancio, nel 2000, della prima etichetta della linea, la cuvée 728.

Poco meno di due anni fa l’azienda è stata acquisita da François Pinault, entrando nell’universo Artémis Domaines, insieme a marchi del calibro di Château Latour, Clos de Tart e Henriot.

La degustazione

Champagne Extra Brut Cuvée 746
43% chardonnay, 30% meunier, 27% pinot noir 

Cuore e unghia non si scostano da uno splendente giallo paglierino piuttosto fitto. Naso e bocca, invece, conducono ad una curiosa contrapposizione. Il bouquet olfattivo racconta freschezza, con profumi floreali di tiglio e lavanda, fruttati di albicocca e una nota di lievito madre, quasi da pasta in lievitazione. La bocca, invece, tradisce una maturità leggermente più avanzata. La bolla è finissima e accompagna il sorso con grande eleganza, ma il corpo del vino è pieno, carnoso, con una netta nota umami, curiosa caratteristica degli chardonnay di Avize.

Champagne Extra Brut Cuvé2 741 Dégorgement Tardif
57% chardonnay, 22% meunier, 22% pinot noir

Cinque anni in più rispetto alla Cuvée 746, eppure il colore non si scosta dal paglierino carico, come se il vino rifiutasse di evolvere. Il ventaglio olfattivo va nella direzione della dolcezza, racconta di pout pourri di fiori secchi, succo di mirtillo, pasticceria dolce su uno sfondo marino-iodato. Il sorso è teso, agrumato, ma non aspro, a ricordare più il mandarino che l’arancia, e sul finire ritornano le note di pasticceria, in particolare la crema chantilly. Curioso ricordo da glassa di aceto balsamico dopo la deglutizione. Pienezza gustativa, dunque, su note dolci e persistenza incalcolabile.

Champagne Avize Champ Cain Extra Brut 2013
100% chardonnay

Ci sono contesti in cui il significato delle parole va un po’ stravolto. Per questo vino è indispensabile utilizzare il termine “acerbo”, che tendenzialmente ha un’accezione negativa, come una nota di indiscutibile merito. Novantasei mesi sui lieviti non sono bastati a calmare la tensione di un vino che promette faville fra cinque o dieci anni. Oggi il vino si presenta in veste giallo paglierino di media carica cromatica. Il naso è orientato su un floreale bianco, un richiamo di menta piperita, cedro e un mix di delicate erbe aromatiche. Al palato l’acidità è sferzante e offre grande scorrevolezza ad un sorso dal corpo comunque consistente e caratteristica di un vino dalla straordinaria longevità.

Agrapart et Fils

Situata ad Avize, nel cuore della Cote de Blancs, la storia dell’azienda comincia nel 1894, quando è Arthur Agrapart a dare il via alla produzione di grandi Champagne. Arrivati oggi alla quarta generazione, la proprietà è ancora in mano alla famiglia, nello specifico ai fratelli Pascal e Fabrice, che coltivano con estremo rispetto i dieci ettari a disposizione prevalentemente dislocati nei villaggi Grand Cru di Avize, Cramant, Oger e Oiry. Rispetto che non è certo un termine utilizzato casualmente: Agrapart riduce al minimo l’utilizzo di macchinari sia in vigna, sia in cantina, effettua arature solo a cavallo e aggiungendo ogni anno ai terreni un compost biologico ottenuto con ingredienti locali per assicurarne fertilità e sanità.  Manuale è anche la vendemmia, mentre in cantina sono esclusi tutti i processi di chiarifica o filtrazione. È chiaro quindi che, secondo Agrapart, la miglior espressione possibile del territorio nella bottiglia passa attraverso l’attenzione maniacale per la vigna e l’uva.

La degustazione

Champagne Extra Brut Blanc de Blancs “Terroirs”
100% chardonnay

Nel calice brilla un bel giallo paglierino con sfumature che virano sul dorato. Al naso è una ventata di freschezza, profumi giovani, di erbe aromatiche, pera matura, frutta a guscio, sale marino e ricordi iodati. È proprio la parte salina che, al sorso, fa la parte del leone, andando a costruire un’impalcatura sapida su cui si reggono anche gli evidenti sentori di mandorla e di scorza di limone.

Champagne Extra Brut Blanc de Blancs “Minéral” 2017
100% chardonnay

Le sfumature dorate alla vista si fanno più evidenti. Il naso è un’esplosione di profumi da pasticceria secca, con un accenno di ossidazione ottimamente integrata, che conduce poi al cuore del bouquet, fatto di frutta a polpa gialla ben matura, una speziatura dolce di cannella e sfumature dolci da burro d’arachidi. La grande complessità olfattiva si rispecchia in un sorso più corposo, largo, un bell’abbraccio per il palato, in cui non manca la vena sapida, ma è la morbidezza la vera sorpresa.

Un confronto tra giganti quello andato in scena in AIS Brescia, in cui è impossibile decretare un vincitore, ma resta la grande soddisfazione di aver potuto paragonare i vini di due Maison che certamente non finiranno di sorprendere negli anni a venire. Grazie a tutto il team di lavoro di Brescia, che, come sempre, ha permesso ai soci di vivere un’altra bellissima esperienza!