L’haute–couture delle grandi maison di Champagne

Racconti dalle delegazioni
20 febbraio 2020

L’haute–couture delle grandi maison di Champagne

Emozionante degustazione di sei Champagne, Cuvée de Prestige e top di gamma, di sei altrettanto grandi maison guidati, nell’affascinante viaggio sensoriale, da Nicola Bonera

Daniela Recalcati

Negli ultimi anni le grandi maison sono aumentate numericamente, a scapito dei vigneron, per la crescita del mercato estero che richiede quasi esclusivamente, ad eccezione dell’Italia, prodotti che riflettono immutabilmente lo stile caratteristico di ogni marchio, attraverso l’assemblaggio di vitigni, cru e annate differenti. Nel 2009 lo champagne era prodotto per il 66% dalle maison, per il 25,5% dai vigneron e per l‘8,5% dalle cooperative mentre nel 2018 le percentuali sono diventate: 72,7% per le maison, 18,2% per i vigneron e 9,2% per le cooperative. Così i vigneron, per motivi economici, sono tornati a vendere le uve alle maison in grado così di garantire le sempre più richieste Cuvée de Prestige, la massima espressione di ogni maison che ne identifica lo stile, o si sono associati in cooperative.

Tutti i vini in degustazione provengono da comuni Grand Cru e Premier Cru. La scala dei Cru identifica 17 villaggi Grand Cru, nei quali il valore dell’uva è pari al 100% di quello stabilito dal CIVC (Comité Interprofessionel du Vin de Champagne) per quell’annata mentre nei 42 villaggi Premier Cru le uve valgono dal 90 al 99% del valore stabilito. È interessante osservare come ci sia spesso una sottile differenza tra un Grand Cru e un Premier Cru, sia in termini economici che qualitativi. Il detto “Aÿ le nom, Mareuil le bon”, che significa che Aÿ (Grand Cru) conta come nome, ma la sostanza viene fatta a Mareuil sur Ay (Premier Cru), spiega perfettamente questo concetto.


Il relatoreIl terroir della Champagne è caratterizzato dal gesso, in alcuni casi affiorante (Côte des Blancs, Côte de Sézanne e i vigneti di Vitry–le–François e Montgueux), in altri più profondo, coperto da una fascia superficiale di sabbia, argilla e limo, come nella Montagne de Reims. Nella Vallée de la Marne e nei piccoli rilievi montuosi attorno a Reims, i terreni sono a prevalenza marnosa, argillosa o sabbiosa. La Côte des Bar ha terreni costituiti da marne argilloso–calcaree che si alternano a marne prive di calcare.

E ora passiamo alla degustazione!

Dom Ruinart Blanc de Blancs 2006 – Ruinart

La Cuvée nasce nel 1959 in omaggio a Thierry Ruinart (1657–1709), coevo di Dom Pérignon.

È prodotta con uve chardonnay Grand Cru, provenienti per il 69% dalla Côte des Blancs (Choully, Le Mesnil e Avize) e per il 31% dal versante nord della Montagne de Reims (Sillery e Puisieulx). Vinificazione solo in acciaio. Al naso è evidente una nota di banana matura e si percepisce un principio di ossidazione. Anche al palato è forse un po‘ troppo maturo, con sentori di sherry e di noce, anche se la freschezza è ancora importante.

Dom Pérignon 2009 – Moët & Chandon

Viene definito “vin d’ésprit, de corp, de coeur”. È un vino di equilibrio prodotto, mediamente, con il 55% di chardonnay e il 45% di pinot noir. È uno champagne che esprime leggerezza e soavità, ma anche una grande ricchezza che stimola e gratifica elegantemente il palato. Il pinot noir proviene da Bouzy, Verzenay e Mailly nella Montagne de Reims e da Aÿ e Hautvillers, nella Vallée de la Marne; lo chardonnay da Cramant, Avize, Chouilly e Le Mesnil–sur–Oger, nella Côte des Blancs. Al naso è biscottoso e delicato. In bocca è veramente piacevole, ancora centrato sul frutto, con note di arachide e di foglia. È soave, asciutto e sapido.

Cristal 2009 – Louis Roederer

Il capo cantiniere Jean–Baptiste Lécaillon lo definisce così: «Vino di piacere puro, vino di grande gastronomia, Cristal è delicato e potente al tempo stesso, pur con sottigliezza e precisione». Dal 2015 è biodinamico al 100%. Il 2009 deriva da vigneti parzialmente gestiti in biodinamica. Le vigne si trovano nei comuni di Verzenay, Verzy, Beaumont–sur–Vesle, Aÿ, Mareuil–sur–Aÿ, Avize, Cramant e Mesnil–sur–Oger. Viene prodotto unicamente nelle grandi annate, quando la maturità dello chardonnay (circa il 40%) e del pinot noir (circa il 60%) è perfetta. Il 2009 è frutto di 35 parcelle sulle 45 dedicate al Cristal. È la prima annata a svolgere la malolattica. Per il 16% la vinificazione avviene in legno. Invecchiamento in cantina per sei anni e ulteriori otto mesi dopo la sboccatura. Dosaggio 8 g/L. Tiraggio 2010. Sboccatura 2016. Al naso è più volatile del precedente e si percepisce in prevalenza il pinot nero, segno che non si è ancora arrivati al perfetto equilibrio tra i due vitigni. In bocca è più “massiccio” degli altri, ma con una piccola nota amarognola di verde, di cavolo e di puntarelle. Sicuramente è un vino che va lasciato ancora qualche anno in cantina.


I viniClos des Goisses Brut 2007 – Philipponat

Il Clos des Goisses è un appezzamento di 5,5 ettari ed è il più vecchio e il più ripido Clos della Champagne. Nel vecchio dialetto locale “gois” indica una collina dalla fiancata molto scoscesa. Il vigneto si estende per 800 metri da ovest a est lungo la strada che da Mareuil va a Bisseuil, parallelo al canale della Marna. È esposto a sud e lo spessore del suolo, che ricopre lo strato gessoso, è un po‘ maggiore rispetto al resto della collina, creando un humus che, complice anche la temperatura media più elevata, dona alle uve e quindi al vino, potenza struttura e intensità. Lo strato sottostante di craie dona invece una spiccata mineralità. Assemblaggio tra il 65% di pinot nero e il 35% di chardonnay. Vinificazione parziale in legno (73%). Nessuna fermentazione malolattica. Invecchiamento di circa 10 anni. Dosaggio di 4,25 g/L. Sboccatura giugno 2016. Al naso si apprezzano note di vinosità. In bocca è goloso, riempie il palato di sapore, ma è meno scorrevole dei precedenti. All’inizio si percepiscono note gialle quasi esotiche, ma poi emerge la vinosità con sentori di spezia, di tostatura, di vino rosso in evoluzione.

Hommage a William Deutz Parcelles d’Aÿ 2010 – Deutz

100% pinot nero che arriva dal Grand Cru di Aÿ. Con la vendemmia 2010 la maison Deutz presenta, per la prima volta, un monovitigno caratterizzato fortemente dai tratti espressivi di due parcelle acquistate alla fondazione della maison, nel 1838: la Côte Glacière (1,92 ettari) e Meurtet (2,42 ettari) in un’inedita cuvée che omaggia la figura del fondatore William Deutz. Al naso si percepiscono sentori di frutti rossi, foglie e fiori. In bocca è pieno e scorrevole, con una trama ricca, tipica del pinot nero. È ancora molto giovane e destinato a migliorare nel tempo.

R.D. 2004 – Bollinger

Le uve di Bollinger provengono da Aÿ, Avenay, Tauxières, Louvois e Verzenay per il pinot noir; Cuis per lo chardonnay e Champvoisy per il meunier. Il 60% della vigna è coltivato a pinot nero. La cantina ha uno stoccaggio di oltre 700.000 magnum di vin de resèrve e un patrimonio di 3500 botti di rovere, alcune vecchie di 100 anni. Possiede inoltre due appezzamenti a piede franco: il Clos Saint–Jacques e quello delle Chaudes Terres ad Aÿ. L’R.D. è stato lanciato per la prima volta con il millesimo 1952 e nasce grazie a Lily Bollinger. Il naso ci accoglie con note che vanno dal rhum al calvados, sentori di biscotto, anacardo e sottobosco. In bocca la struttura e l’acidità sono straordinarie e lunghissima la persistenza. Si percepisce ancora la nota di distillato, arricchita da sentori di prugna mirabella e di fico d‘India; presenti anche aromi da vino rosso evoluto, come il cuoio, il tabacco, il cacao, le nocciole, la frutta secca, il pan di spezia.