L’importanza di chiamarsi UGA. Chianti Classico: 11 variazioni sul tema

In due avvincenti serate proposte da AIS Monza e Brianza e condotte da Alessandra Marras, approfondiamo specificità e caratteristiche delle UGA (Unità Geografiche Aggiuntive), introdotte all’interno del disciplinare di produzione del Chianti Classico.

Raffaella Radaelli

Siamo nel Chianti Classico, un paesaggio dall’incantevole bellezza fra le province di Firenze e Siena, dove lo sguardo sognante si perde nel saliscendi delle colline, tappezzate da pittoreschi vigneti e uliveti. 

Quando ci risvegliamo dal dolce torpore, constatiamo che il territorio, per vicissitudini storiche e per formazione geologica, è spesso di difficile comprensione, anche per gli addetti ai lavori. Alessandra Marras ha lo straordinario dono di semplificarlo e nel contempo valorizzarlo con un appassionante vissuto personale, introvabile sui libri. 

Alessandra Marras

Ci prepariamo a due intense e illuminanti serate, ricche di contenuti e di degustazioni che non ci lasceranno a bocca asciutta: nella prima serata ben nove i vini protagonisti della provincia di Firenze e nella seconda altrettanti nove della provincia di Siena. 

C’è ben da supporre dunque, o Ermogene, che non sia cosa di poco conto l’apposizione del nome (…) Non tutti sono artefici di nomi, soltanto colui che guarda bene quello che è per natura il nome per ogni singolo oggetto e che è in grado di introdurre l’idea sia nelle lettere che nelle sillabe”. Platone, Cratilo

La citazione calza a pennello per le 11 UGA, acronimo di Unità Geografiche Aggiuntive. Il Consorzio Vino Chianti Classico le ha create con l’obiettivo di rafforzare il binomio vino-territorio, aumentarne la qualità in termini di identità e territorialità, far conoscere al consumatore la provenienza delle uve, stimolare la domanda grazie alla differenziazione dell’offerta. Non ultimo, ci tiene a sottolineare Alessandra, entra in gioco il risvolto umanistico, perché il singolo produttore, da sempre abituato per tradizione e carattere a farsi il proprio vino, possa condividere conoscenza e raccontare attraverso i vini le specificità del territorio, con il senso profondo di appartenenza all’unica denominazione del Chianti Classico.

Previste, ad oggi, solo per la tipologia Gran Selezione, corrispondono ad aree più ristrette all’interno della zona di produzione di denominazione: San Casciano, Greve, Montefioralle, Lamole, Panzano, San Donato in Poggio, Radda, Castellina, Gaiole, Castelnuovo Berardenga, Vagliagli.

Qualche accenno, degno di nota, sulla nascita ed evoluzione del Chianti Classico. La parola “Chianti” apparve in una lettera di cambio del 16 dicembre 1398. Firmata da Ser Lapo Mazzei, notaio della signoria fiorentina e appassionato viticoltore di Carmignano, fu ritrovata nell’archivio del facoltoso Datini, mercante e banchiere di Prato. 

Fra i due ci fu una fitta corrispondenza, con consigli giuridico-finanziari ed agronomico-enologici, segno che già all’epoca si desse importanza alla qualità, come si legge in queste righe:

“Non vi curate della spesa di quel vino, benché egli fosse caro: la bontà ristora”.

Nel 1716 con il Bando di Cosimo III de’ Medici si delimitarono i confini della zona di produzione del Chianti (Radda, Gaiole e Castellina), il primo esempio di doc ante-litteram e nel 1872 il Barone Bettino Ricasoli, politico ed imprenditore appassionato di uve e vino, creò la prima ricetta del vino Chianti. Figura eclettica e determinata, si fece apprezzare per un meticoloso lavoro in vigna e in cantina, perfezionato attraverso studi, esperimenti e frequenti viaggi all’estero. E proprio per il legame profondo verso la sua terra, si narri abbia vinto perfino la morte, il suo fantasma pare aleggi nel Castello di Brolio, con apparizioni frequentemente attestate. 

“Poco prima della mezzanotte vedrà “solo” un’ombra bianca con indosso una finanziera nera, preceduta da inquietanti segnali – il rumore di un cavallo a galoppo, la candela a fianco a letto che si spegne da sola, il cane del custode del castello che abbaia…” 

Marzo 1964, Renato Polese

Nel 1932 la zona di produzione del Chianti venne estesa con un decreto ministeriale. Furono create 7 sottozone e su impulso del Consorzio per la difesa del Vino Chianti, venne introdotto il suffisso “Classico”, così da distinguere l’originale dagli altri Chianti, prodotti al di fuori di quel territorio.

Nel 1996 arriverà l’autonomia dal Chianti docg e un disciplinare specifico. Nel 2005 si farà divieto di utilizzo dell’uva a bacca bianca (trebbiano e malvasia). 

Nel 2014 nascerà la “Gran Selezione”, al vertice della piramide qualitativa del Chianti Classico. Ricordiamo che la tipologia Chianti Classico Annata docg (invecchiamento min. 12 mesi) e Chianti Classico Riserva docg (invecchiamento min. 24 mesi di cui 3 mesi di affinamento in bottiglia) prevedono entrambe 80-100% di sangiovese e un 20% max di vitigni autoctoni autorizzati e/o internazionali. Con l’approvazione delle UGA, verrà modificato anche il disciplinare per il Chianti Classico “Gran Selezione” Docg (invecchiamento min. 30 mesi di cui 3 mesi di affinamento in bottiglia) che si compone per il 90%-100% di sangiovese e un 10% max di altri vitigni esclusivamente autoctoni, da vigna singola o da selezione delle migliori uve esclusivamente di proprietà aziendale.

Il Chianti Classico presenta altitudini che oscillano fra i 200 e gli 800 metri, è chiuso ad est dai Monti del Chianti e gode degli influssi dei molti fiumi e torrenti come la Pesa, la Greve, l’Elsa e l’Arbia. Non è un caso che, fra le varie ipotesi sull’origine del nome Chianti, vi sia anche la parola etrusca “Clante”, intesa come una zona ricca di acque.  Un dato alquanto significativo è la superficie totale di 74.455 ettari di cui solo 9.800 sono di superficie vitata, la rimanenza infatti è coperta prevalentemente da boschi. Vi sono poi i numerosi uliveti che contribuiscono alla biodiversità del territorio. L’altitudine massima per la coltivazione di uva da vino Chianti Classico è di 700 metri s.l.m. ed ha una resa bassa di 75 quintali per ettaro.

Il prof. Attilio Scienza usa dire che “il cervello delle viti sono le radici”. Proviamo quindi ad approfondire l’inestricabile universo dei terreni del Chianti Classico che, insieme a fattori come altitudini, esposizioni, idrografia e tradizioni, hanno determinato la suddivisione delle 11 Unità Geografiche Aggiuntive. 

Sorridiamo quando ci accorgiamo che la mente fervida di Alessandra non lascia nulla al caso: per l’occasione ha imbandito un banchetto, non di leccornie, bensì di sassi! Sono tanti e diversi pezzetti appartenenti alle vigne dei produttori, presi affettuosamente con il loro consenso, per aiutarci a comporre più facilmente il puzzle geologico, mentre ci accompagna nella descrizione del territorio e dei vini.

Seguendo la linea dei Monti del Chianti e in parte quella della dorsale di Castellina e Vagliagli, ad un’altitudine normalmente ≥ 400 m. s.l.m., prevale la formazione Macigno del Chianti, un’arenaria non calcarea; i suoli che ne derivano sono caratterizzati da spiccata pietrosità e percentuali di sabbia che arrivano a sfiorare il 90%.

La parte centrale del territorio, in una fascia altimetrica tra i 300 e i 500 m. s.l.m., vede prevalere le formazioni marnose e calcareo marnose con incursioni di Pietraforte, un’arenaria calcarea, che origina suoli a tessitura sabbiosa, pietrosi e ben drenanti.

La Formazione di Monte Morello, strati di calcare biancastro (Alberese) intercalati da argilliti di colore ocra, interessa prevalentemente il settore centro-meridionale e Montefioralle; i suoli che ne derivano sono calcarei, argillosi a elevata pietrosità.

La Formazione di Sillano invece si trova con maggiore frequenza nella parte centro-settentrionale del territorio; contiene una percentuale minore di calcare rispetto alla Formazione di Monte Morello, mentre maggiore è il carattere marnoso e la presenza di argilliti. I suoli rivelano un buon contenuto di calcare, importante presenza di argilla e spesso la presenza di una pietrosità scagliosa.

Le Argilliti Scistose sono rocce che si trovano in diverse formazioni, hanno origine da sedimenti argilloso marini che si solidificano a strati. A contatto con gli agenti atmosferici le argilliti si scompongono in scaglie, tra esse la più comunemente diffusa è il Galestro; i suoli si caratterizzano per essere tendenzialmente argilloso-scheletrici, a bassa fertilità e drenanti.

Lungo i bordi della denominazione, a quote intorno ai 300 m. s.l.m., troviamo formazioni geologiche più recenti quali: depositi fluviali antichi – nord, con suoli limoso argillosi a spiccata pietrosità, ciottoli e conglomerati. Depositi lacustri – sud est con suoli in cui l’argilla diventa l’elemento caratterizzante accompagnata da una pietrosità scarsa, medio piccola. Sabbie marine plioceniche – sud con suoli sciolti e sabbiosi e dal buon tenore di calcare.

“Il Sangiogheto, aspro a mangiare, ma sugoso e pienissimo di vino”. Trattato della coltivazione delle viti (1590) Giovan Vittorio Soderini

L’uva sangiovese, che compone prevalentemente il vino Chianti Classico, trova qui un ambiente particolarmente adatto alla corretta maturazione e non essendo un’uva dal forte carattere varietale ha la peculiarità di interpretare perfettamente le caratteristiche dei singoli territori. Predilige terreni poco fertili, ben drenati ed un clima asciutto. Inoltre, essendo ricca di tannino e di acidità, richiede esperte mani in vigna e sapienti pratiche di cantina per dare grandi risultati e longevità. 

I colpi di scena non sono finiti, siamo chiamati a seguire, con estrema attenzione, l’intrecciato studio genetico del germoplasma viticolo che ha delineato un atlante delle parentele dei vitigni italiani. E’ stato svolto da ben otto istituzioni scientifiche e pubblicato nel 2021 sulla rivista internazionale “Frontiers in Plant Science”, con la partecipazione dell’illustre prof. Claudio D’Onofrio dell’Università di Pisa. 

Si è così scoperto che il sangiovese è uno dei capostipiti della famiglia dei vitigni italiani. “È emerso come il germoplasma tradizionale italiano discenda, in buona parte, da pochi vitigni primari, alcuni dei quali hanno impresso la loro impronta genetica in aree geografiche specifiche, mentre altri hanno esteso la loro impronta a tutto il territorio nazionale” – spiega il professor D’Onofrio – Ne sono esempi lo “Strinto porcino”, insieme al suo discendente “Sangiovese”.

I vini in degustazione sono stati accuratamente selezionati per identificare le Unità Geografiche Aggiuntive optando, ha spiegato bene Alessandra, per annate diverse di Chianti Classico che, per franchezza e tipicità, nonché andamento annuale del raccolto, rappresentano al meglio i profumi e i sapori dei singoli territori. 

Prima di ogni assaggio ci vengono illustrati gli aspetti salienti di ciascuna UGA, così da delineare il profilo dei vini, ribadendo tuttavia la difficoltà di omologazione all’interno delle stesse. Saranno le innumerevoli sfaccettature dei suoli, delle altitudini e dei microclimi ad offrirci variegate ed interessanti personalità nei calici.

La degustazione della prima serata: Chianti Classico Provincia di Firenze

UGA San Casciano

Chianti Classico Docg 2021 – Fattoria Cigliano di Sopra 
Biologico certificato - 100% sangiovese - 13,5% vol.

Rubino vivace; la luminosa trasparenza si anima di scintillii color porpora. Generoso il frutto, di lampone e melagrana, effonde un profumo schietto e invitante, con un gentile tocco di rosa di colore rosa; arioso il respiro

con richiami di menta, salvia, e un sussurro di pepe bianco a definirne il tratteggio di intrigante pulizia. Il sorso è vibrante, disegnato da una trama tannica che è insieme fitta, grintosa, ma di levigata raffinatezza.

La chiusura è succosa, a siglare un profilo di grande bevibilità.

UGA Greve

Chianti Classico Docg 2019 – Terreno
Biologico certificato – 100% sangiovese - 14% vol.

Vivido rosso rubino. Brioso l’attacco olfattivo su note agrumate di arancia sanguinella; seguono suadenti e raffinati sentori di violetta con sfumature di lavanda e fiori di rosmarino. Delicato accenno di spezia dolce su uno sfondo terroso di sottobosco che ne sviluppa la profondità. L’ingresso in bocca è pieno; i tannini, di felice e compiuta austerità, accompagnati da una sottile e persistente vena salina, donano vitalità alla struttura che, rotonda e avvolgente, conduce a un finale di armonioso e dinamico equilibrio.

UGA Montefioralle

Chianti Classico Docg 2019 – Villa Calcinaia 
Biologico certificato – 90% sangiovese + 10% canaiolo – 13,5% vol.

Cremisi fitto e vivace, di rara luminosità. Timido all’esordio si evolve in un bouquet di sublime fattura, piccoli frutti rossi, briosi e succosi, con intriganti richiami agrumati; a seguire essenze floreali di rosa canina

e violetta. Poi su un fresco soffio balsamico si intarsiano lievi cenni di anice stellato e grafite. La timbrica gustativa è avvolgente e tonica; slanciata la progressione viene scandita da riverberi di arancia sanguinella. I tannini, cesellati e gustosi, donano profondità al sorso per un finale di saporita e armoniosa persistenza.

UGA Lamole

Chianti Classico docg “Lamole” 2020 – I Fabbri 
Biologico certificato – 100% sangiovese grosso di Lamole – 13% vol.

Rubino di brillante trasparenza. Seduce all’impatto una nuvola di preziosa florealità, l’iris, la violetta con soffi di cipria al profumo di rosa. Inebriante e integro il frutto, il lampone, la fragolina. Leggere sfumature ferrose e di sottobosco duettano con cenni di erbe aromatiche. Sullo sfondo un delicato accento speziato e sussurri iodati. Il sorso snello e rarefatto avvia una succosa dinamica gustativa tenuta in tensione dalla vibrante freschezza e dall’elegante profilo tattile dei tannini. La persistenza si allunga sulla scia di una infiltrante salinità.

UGA Panzano

Chianti Classico Docg 2020 – Vallone di Cecione 
Biologico certificato – 90% sangiovese + 10% canaiolo – 14% vol.

Manto rubino profondo e luminoso. Diffidente a donarsi appena versato, in pochi istanti sprigiona sentori di mirtillo, mora selvatica e bacche di gelso; sullo sfondo lievi note di malva, lavanda e violetta. Percezioni di

grafite, ruggine, erbe officinali, quasi da vermouth, donano finitura al profilo olfattivo. La bocca è succosa e articolata: agrume, sale e liquirizia. Il tannino energico e generoso, quasi mordace, accompagna a un finale

ammandorlato che richiama tracce di radice e di china.

UGA Panzano

Chianti Classico Docg “Retromarcia” 2021 – Monte Bernardi 
Biologico certificato – 100% sangiovese – 13,5% vol.

Il colore è vivo, rubino radioso con guizzi purpurei. Intrigante la dinamica olfattiva che si sviluppa in un gioco di alternanza tra esuberanza e rigore, semplicità e complessità. Seduce il profumo di violetta, iris con

soffi iodati ed erbe di montagna; poi il lampone fresco, ma anche mirtillo e ciliegia selvatici, e ancora la scorza di arancia disidratata, cenni di mentuccia e spezie orientali. Spontaneo e succoso il sorso; scalpitante

l’acidità, di polpa e di sale, preciso il tannino. Lunga la persistenza che in chiusura rivela l’agrume e saporiti indizi di liquirizia.

UGA San Donato in Poggio

Chianti Classico Docg 2020 – Isole e Olena 
82% sangiovese + 15% canaiolo + 3% sirah – 14% vol.

Gioioso e integro rosso rubino. Immediatamente aperto all’olfatto in una invitante successione di violetta, ciliegia, arancia, lampone; poi evolve in profondità su toni di terra bagnata, ruggine e tabacco biondo con un fresco respiro di alloro. Importante ma raffinatissimo l’ingresso in bocca; la polpa si concede succosa, energizzata da una freschezza di fremente vitalità. Scorre agile il sorso scandito dalla trama perfetta e scolpita dei tannini. La sapidità emerge nella chiusura di notevole persistenza.

Toscana Igt  Fabrizio Bianchi “Sangioveto Grosso” 2016 - Castello di Monsanto 
100% sangiovese – 14,5% vol.

Rubino fitto e brillante. Avviluppa e seduce il profumo della rosa baccarat con note di amarena appena speziata, cioccolato fondente e soffi di menta. Denso e stratificato il profilo olfattivo si evolve donando richiami di agrumi, un tocco di scorza d’arancia candita e intriganti sbuffi di erbe officinali. Coerente il sorso, ricco e profondo, scorre adamantino in mirabile proporzione tra vellutata consistenza, tannini cesellati e nerbo di vitale energia. Lunga e salina la chiusura, con ritorni di agrume, liquirizia e radice.

Toscana Igt  “Le Viti di Livio” 2015 - Fattoria di Lamole 
Biologico certificato – 100% sangiovese – 14% vol.

Sorprende il bouquet, subito espressivo, copioso e avvolgente; seduce l’estrema finezza dei profumi, spontanei e vitali. Minuziosa e ricamata florealità di rosa e di viola, chiose di fragolina di bosco, poi piccoli frutti rossi, il lampone, la mora di rovo. Balsamico il respiro con snelli accenni di cuoio e di spezie. Emozionante all’assaggio. Il sorso scorre terso ritmato dal disegno dei tannini di precisa fattura e da piacevolissime vibrazioni di freschezza. Tornano il sale e i fiori a siglare un irresistibile e ipnotico richiamo alla beva.

La degustazione della seconda serata: Chianti Classico Provincia di Siena

UGA Castelnuovo Berardenga

Toscana igt “Le Trame” 2019 – Podere Le Boncie 
Biologico certificato – Sangiovese+Colorino+Mammolo+Foglia Tonda – 13% vol.

Al calice è brillante, con una trama colorante ben presente, pur nella trasparenza. Il bouquet raffinato si apre su toni boschivi con immediati sentori ferruginei, di terra bagnata e sottobosco che lentamente fanno

affiorare delicati effluvi floreali e fruttati, la violetta, la marasca e l’arancia rossa che profuma di sale. Al palato è succoso e austero al tempo stesso, una perfetta armonia dei contrasti in un continuo rimando tra il

tannino ben presente e i freschi richiami di melagrana. Un vino leggiadro e complesso come un merletto in cui profondità e salinità suggellano una grande coerenza, a definire un sorso intenso, persistente ed elegante.

UGA Vagliagli

Chianti Classico Docg 2018 – Tenuta Cappellina 
Biologico certificato - 95% sangiovese + 5% canaiolo – 14,5% vol. 

Rosso rubino vivace e invitante. Un naso che parla del luogo da cui proviene, frutto scuro e maturo ma turgido, fragrante, di mora appena raccolta e mirtillo selvatico. Segue la rosa carnosa e suadente. Profondo

lo spettro, rivela rigore nei tratti terragni e di humus per poi aprirsi balsamico e lievemente speziato. Il sorso è succoso e scalpitante, a dimostrarne la giovinezza nonostante i 5 anni, ma già perfettamente

corrispondente, con un’iniziale nota ferrosa che poi vira verso una bellissima agrumata sapidità e una sfumatura finale di liquirizia.

UGA Castellina

Chianti Classico Docg 2020 – Nardi Viticoltori 
Biologico certificato - 90% sangiovese+5% canaiolo+5% colorino – 13,5% vol.

Vivace tonalità rosso rubino. Irrompe al naso con profumi di iris, cassis e lampone in gelatina. Fresco e dinamico il respiro, con lievi cenni di foglie di tè, soffi iodati e un pizzico di ginger, si integra perfettamente con la delicata nota alcolica. Poi richiami di viola e leggeri sentori fumé che ricordano la cenere bagnata. Scorre succoso e cristallino il sorso di morbida e avvolgente struttura. Sorprende il tannino che, smussato e rotondo, tonicamente accarezza il palato e lo conduce verso un lungo e dettagliato finale che rammenta la mandorla fresca.

UGA Castellina

Chianti Classico Docg 2019 – Fattoria Pomona 
Biologico certificato - 100% sangiovese – 13,5% vol.

Rosso carminio quasi serico. Esordisce sottovoce, come sospeso nel calice, per poi aprirsi, delicatamente, come una cipria profumata, con sbuffi floreali di delicata fattura. È violetta, marasca, fresca arancia sanguinella ma anche grafite e liquirizia. Immediatamente espressivo al palato, si concede generoso, vibrante e ricco di gusto, con sentori fruttati freschi che spaziano dalla melagrana e ancora all’arancia sanguinella, ora spiccatissima; la trama tannica, fitta e incisiva, è precisa e pulita. Pregevole il finale energicamente salino. Un profilo perfettamente integro che lascia presagire grande longevità.

UGA Radda

Chianti Classico Docg 2019 (N)uovo – Fattoria Poggerino 
Biologico certificato - 100% sangiovese - 14,5% vol.

Ammaliante sia alla vista che all’olfatto. Seduce la brillante trasparenza, incanta l’eleganza dei profumi. Note floreali di rosa canina e lavanda, sentori di piccoli frutti rossi, ribes, fragolina di bosco e il guizzo energizzante dell’arancia sanguinella emergono con minuzioso dettaglio a disegnare un ricamo. La spiccata sapidità fa da eco a una bocca vibrante e vivace e si accompagna a note fresche e balsamiche che richiamano la parte boschiva circostante. Un mirabile equilibrio che inevitabilmente fa pensare all’armonia del contenitore ovoidale di cemento in cui questo sangiovese, integro e puro, prende forma… un sorso, un altro e poi un altro ancora, di sublime e irresistibile nitidezza.

UGA Radda

Chianti Classico Docg 2019 – Val Delle Corti 
Biologico certificato - 95% sangiovese+5% canaiolo – 13,5% vol.

Splendida veste rubino lucente. Il bouquet racconta Radda sin dall’esordio fresco, diretto, seducente, intrigante, vivo, virtuosamente elegante; ma anche profondo con l’agrume che si fa qui più scuro, evocando sensazioni nette di chinotto e una nota salina percepibile già al naso; piccoli fiori blu, avvolgenti respiri balsamici, lievi cenni di spezie orientali e tabacco biondo si delineano in progressione netti e distinti. Al palato rivela grintosa godibilità e dinamico equilibrio; avvolgente ma anche austero, in un gioco di incastri perfetti e raffinati tra il tannino, cesellato e definito, la debordante sapidità e la lunghissima persistenza.

UGA Gaiole

Chianti Classico Docg 2019 – Riecine 
Biologico certificato - 100% sangiovese – 14% vol.

La soave e luminosa concentrazione di materia colorante dai toni rubino, introduce il magnifico bouquet di profumi che richiamano il tocco gentile della violetta e dell’iris, poi effluvi di frutta che scalpita per fragranza: la ciliegia, l’agrume, piccole bacche rosse. Una fresca folata balsamica con sbuffi di menta e liquirizia invoglia la beva. Avvolgente il sorso, materico e di pregiata fattura. Il gusto è suadente, ricco di frutto a donare un impatto agile e goloso; potente, polposo, si espande al palato sulla linea di una scia salina di raffinatissima caratura. Si congeda nobile e preciso, sfumando lento e coerente.

UGA Gaiole

Chianti Classico Docg 2020 – San Giusto a Rentennano 
Biologico certificato - 95% sangiovese+5% canaiolo – 14,5% vol.

Conquista già alla vista con una splendente trama rubino. Suadente l’esordio olfattivo, sulle note di un frutto perfettamente integro di ciliegia, polposa e generosa di succo, e piccoli frutti rossi selvatici. Un alito

prezioso di piccoli fiori blu, accompagna a una mirabile evoluzione nel calice che, quasi tridimensionale, vira in profondità con sfumature più scure che richiamano la china, erbe officinali e note agrumate di chinotto.

La struttura è un velluto di vitale e ammaliante definizione, corrispondente nei richiami di agrume e di china; il tannino, già perfettamente integrato, tratteggia un profilo articolato e di grande bevibilità, golosa e pregiata sin da adesso, ma che promette una lunghissima vita.

UGA Gaiole

Chianti Classico Gran Selezione Docg 2016 – Podere il Palazzino 
Biologico certificato – 100% sangiovese - 15% vol.

Rubino fitto e brioso. Figlio di un’annata grandiosa, non tradisce le premesse concedendosi con un frutto dai toni gentili e di nobile espressione. Esordisce la ciliegia perfettamente matura, il lampone in gelatina, poi scorza di agrume disidratata avviluppati da suadenti stille di peonia e di viola. Dinamico il profilo, si sviluppa in ampiezza restituendo sentori di rabarbaro, grafite, radice e cenni di liquirizia e tabacco.

Materico e di vivida freschezza il sorso, affascina per compiutezza e complessità. La trama tannica di mirabile fattura e integrazione racconta fedelmente della perfezione che questa zona può donare. E poi ancora un profluvio di sapore che sembra non volersi mai congedare al palato.

In queste due belle serate abbiamo conosciuto la bontà e la genuinità del Chianti Classico. Ci siamo lasciati sorprendere dall’alto livello qualitativo delle 18 etichette di vini, rese ancora più intriganti dai racconti amorevoli di Alessandra, come fossero figli suoi.  

Ci ha trasmesso la voglia di visitare questi luoghi magici: camminare in mezzo alle vigne, inebriarci di mosto nelle cantine, per poi perderci in chiacchiere coi vignaioli. I loro vini sono il frutto di questa eccezionale sinergia fra terra e uomo, volendo dare un senso poetico alle neo UGA e le emozioni che ci hanno regalato, sorso dopo sorso, rimarranno impresse nelle nostre menti per lungo e lungo tempo ancora.