La Borgogna che emoziona

Frequentare un Master sulla Borgogna rappresenta il sogno per qualunque appassionato di vino. Ed eccoci qui, dunque, il sogno si sta realizzando! Siamo in trenta, emozionati come al primo giorno di scuola. L’edizione 2017 del Master Borgogna tenuto da Armando Castagno è la seconda presso AIS Milano...

Marco Agnelli

Il corso si presenta con una nuova formula, consolidata ora su dodici incontri. 
Iniziamo dunque il Tour di Borgogna, da nord a sud, da Marsannay a Santenay, passando attraverso denominazioni il cui solo nome incute timore reverenziale tanta è la loro grandezza. 
Quattro mesi di studio e passione, 60 Km percorsi a passi lenti, assaporando i frutti di questa incredibile striscia di terra. Trentasei ore di lezione, ottantasei vini degustati, dodici mercoledì volati via come un battito di ali: questi i numeri di un Master da record. 

Un caliceSentire Armando raccontare la Borgogna è un’esperienza difficile da descrivere. 
Oltre al concetto di lezione, oltre al concetto di seminario, Armando trasmette l’essenza stessa del territorio, esattamente al pari dei grandi pinot noir e chardonnay che man mano andiamo a conoscere. 
Lui sembra proprio esserci nato in Borgogna, addirittura viverci da sempre. 
I racconti di luoghi, di persone, di aneddoti si susseguono incalzanti. 

La prima lezione è per ampi tratti introduttiva. Iniziamo a prendere confidenza con alcuni concetti che ci accompagneranno per tutti i mesi a venire: la legislazione e la geologia. 
Impariamo dunque a leggere le etichette borgognone ed impariamo ad a interpretare le cartine; le differenze tra Appellations Régionales, Villages, Premier Cru e Grand Cru appaiono evidenti in funzione del posizionamento dei vigneti e della loro esposizione. Il nostro cammino in Côte de Nuits parte dalla lezione su Marsannay e Fixin. 

Il relatoreIl corso si apre con un’ipotesi di Borgogna che (forse) verrà. Per Marsannay al momento è riconosciute solamente l’Appellation Village, ma vi è un dossier in itinere per l’istituzione della AOC Marsannay Premier Cru. 
E, mercoledì dopo mercoledì, i comuni si susseguono in un incessante crescendo di emozioni. L’equilibrio tra potenza e frutto di Gevrey-Chambertin, lezione nella quale iniziamo a degustare i primi Grand Cru del corso. 

Questa parte di Master è declinata quasi esclusivamente in rosso. 
La lezione simbolo sulla Côte de Nuits è senz’altro stata quella su Vosne-Romanée. Armando racconta, con voce a tratti rotta dall’emozione, della drammatica asta tenutasi nel municipio di Vosne il 31 agosto 1933, nella quale il Domaine de la Romanée-Conti acquisì la proprietà del “La Tâche” dai Liger-Belair. Ma in quell’occasione, il religioso Just Liger-Belair riuscì a mantenere in famiglia la proprietà del Grand Cru “La Romanèe”. 
A dir poco clamorosi i vini degustati in questa lezione: su tutti, l’immenso Grands-Echézeaux Grand Cru 2013, Domaine de la Romanée-Conti. Un ventaglio di emozioni nel bicchiere. Colore bellissimo, lucente, la trasparenza di un pinot noir in stato di grazia. È ancora un bambino quello che abbiamo nel calice. Eppure avvicinando il naso percepiamo un caleidoscopio di sensazioni in continua alternanza tra fiore, frutto, spezia. Ma quello che più lascia sbalorditi è una dilagante nota di incenso, di oriente, di mistero. Aristocratico ed elegantissimo in bocca, perfettamente composto. 

La collina di Corton apre la porta verso la Côte de Beaune. In questa seconda parte del Master incontriamo i grandi bianchi di Borgogna. Iniziamo con i Grand Cru “Corton” e “Corton Charlemagne” nella lezione dedicata ai comuni di Ladoix-Serrigny, Aloxe-Corton e Pernand-Vergelesses, uno dei territori con una legislazione più complicata. Spostandoci verso sud incontriamo poi gli ultimi comuni da pinot noir in Côte d’Or, Beaune, Pommard e soprattutto Volnay, estrema propaggine rossista. Da qui in poi solo grandi bianchi. 
Alcuni viniArriviamo a Meursault, a lungo considerata la capitale bianchista della Côte’Or. In questi vini troviamo opulenza, burro, ma anche frutta secca, albicocca e bordate di sale grigio e sale iodato. Dopo una lezione sui piccoli comuni della Côte de Beaune, meno altisonanti ma per nulla trascurabili, arriviamo alla magnificenza del Montrachet con i comuni di Puligny-Montrachet e Chassagne-Montrachet. Ci troviamo al punto di arrivo del nostro cammino. 

L’ultimo vino degustato al corso è lo Chevalier-Montrachet Grand Cru Clos des Chevaliers 2014, Domaine Jean Chartron. È un giovane cavaliere svegliato nel sonno. Nel bicchiere un naso di confetto e frutto. Elementi minerali di gesso insieme a note dolci di cera di api, propoli, pappa reale. In bocca la nobiltà cavalleresca di questo gioiello, in un perfetto bilanciamento di acidità e voluttuosità. 

Il nostro viaggio è dunque giunto al termine. Commozione, felicità e qualche lacrimuccia alla consegna dei diplomi. «Ed ora, dopo un Master come questo, non dovrete temere più nulla. È come se uno che ha fatto per tre anni il tassista a Roma venisse a farlo a Milano!», chiude seraficamente Armando.

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