La Francia del centro e del sud: il Beaujolais
Racconti dalle delegazioni
29 ottobre 2025
 
						Nel secondo incontro del Master organizzato da AIS Bergamo, Stefano Berzi ha dimostrato che il Beaujolais non è solamente la terra del celebre rosso novello.
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Parlando di Beaujolais, è quasi immediata l’associazione di questo territorio con la produzione del famoso vino rosso novello da uve gamay, il Beaujolais Nouveau, realizzato con la tecnica della macerazione carbonica e spedito in tutto il mondo a partire dalla mezzanotte del terzo giovedì di novembre di ogni anno.
Se però il Beaujolais Nouveau è frequentemente un vino di non eccelsa qualità, non si può dire altrettanto dei vini prodotti nei 10 crus della regione che, infatti, nascono in AOC a sé stanti e riportano in etichetta il nome del cru stesso e non la scritta Beaujolais, a dimostrazione della ricerca di un livello qualitativo superiore che svincoli la regione dal diffuso concetto di zona di “vinelli” facili ed immediati come il Noveau; è proprio questo il senso che ha voluto dare Stefano Berzi alla seconda serata del nostro Master dedicata al Beaujolais.
Il Pays Beaujolais e le sue vigne
Il Beaujolais, regione storico-geografica della Francia compresa nei dipartimenti del Rodano e, solo in minima parte, della Saona e Loira, è situata fra le zone di Mâcon e Charolles (a nord) e quella di Lione (30 km. più a sud), al limite orientale del Massiccio Centrale. Il rilievo più elevato è il Mont Saint-Rigaud (1.009 metri) e i monti del Beaujolais si innalzano bruscamente a levante, verso la Saona e la Côte Beaujolaise, mentre digradano dolcemente a ponente, verso la Loira e la zona di Roanne.
Il clima è temperato e semi-continentale, con estati molto calde (per via del clima mediterraneo) ma con una temperatura media di 11°C, grazie agli influssi del clima semi-continentale e del clima oceanico, concretizzati dell’azione mitigante del vento Mistral e del fiume Saone; la media annua delle precipitazioni piovose è di 740 mm.
Situato tra le due principali regioni vinicole della Borgogna e del Rodano, il Vigneto del Beaujolais conta circa 16.000 ettari di vigne, su un'area lunga 55 km e larga 22 km, ed è composto da quattro zone: Beaujolais Vignoble, Beaujolais Vert Nature, Beaujolais des Pierres Dorées e Beaujolais cœur de ville.
L'area si divide in due zone geologiche ben distinte, separate dal fiume Nizerand: il nord, dove troviamo i vini di maggiore qualità, vede suoli poveri con predominanza di granito - il cosiddetto “Granite de Fleurie” - e la presenza di scisto, mentre il sud, la zona di maggior produzione in special modo del Beaujolais Nouveau, è caratterizzato per lo più da suoli ricchi, argillosi e calcarei.

Cenni storici
Il Beaujolais ovvero il Belloiocensis Pagus dei Romani, come al solito precursori anche qui della viticoltura, è zona di antica tradizione vitivinicola che si sviluppa grazie alla posizione strategica della regione lungo le vie commerciali. Nel VII° secolo i monaci benedettini svolgono un ruolo cruciale nello sviluppo e nella diffusione della coltivazione della vite ma bisogna arrivare al 1395 quando Filippo l'Ardito, Duca di Borgogna, bandisce il gamay dalla Borgogna spingendolo a trovare la sua casa definitiva proprio qui nel Beaujolais.
Sui terreni poveri e granitici, specialmente nel nord della regione, il gamay fatica a crescere ed è poco produttivo ma proprio per questi motivi è in grado di dare vita a vini di alta qualità, che hanno trovato riconoscimento e considerazione grazie anche al “matrimonio” con la cucina di Lyon, rustica e sostanziosa, perfetta per abbinare ai vini locali piatti come il coq au vin, il boeuf bourguignon, e l'andouillette.
Nel XX° secolo l'invenzione della macerazione carbonica porta alla nascita del Beaujolais Nouveau: la “tradizione” (iniziata nel 1985) di lanciare il vino sul mercato ogni anno nel terzo giovedì di novembre ha trasformato questa ricorrenza in un evento globale e il novello stesso in un vino ricercato, anche se oggi la sua fama si è un po’ appannata e le vendite sono calate.
Per contro, già a partire dagli anni ’70 del ‘900, alcuni viticoltori iniziano ad attuare nelle loro vigne tecniche di coltivazione più naturali e a limitare al massimo gli interventi sia in vigna che in cantina; ispirati dagli studi di Jules Chauvet, chimico, vignaiolo e pensatore visionario del Beaujolais che fra gli anni ’40 e ’80 ha tracciato le fondamenta di ciò che oggi chiamiamo vino naturale, sono quattro i Produttori (Marcel Lapierre, Jean Foillard, Jean-Paul Thévenet e Guy Breton, la cosiddetta “banda Lapierre” ) che, sull’esempio di Chauvet, hanno incarnato e diffuso l’estetica del vino naturale in Beaujolais.
Si deve in particolare a Marcel Lapierre l’applicazione sui suoi vini della macerazione semi carbonica. Questa tecnica prevede che nel recipiente saturo di CO2, assieme ai grappoli interi (l’uva deve essere di ottima qualità), si trovi una certa quantità di liquido, esito o dello schiacciamento degli acini per il loro stesso peso o di uno starter appositamente preparato; il mosto inizia ben presto a fermentare e può essere usato per praticare dei rimontaggi, così che nello stesso ambiente coesistano la fermentazione intracellulare tipica della macerazione carbonica e un principio della classica fermentazione alcolica.
Oggi i Produttori del Beaujolais si concentrano sull’offerta di vini di alta qualità, puntando sui cru e sull'agricoltura naturale e dimostrando nei fatti come l’”esule” gamay sia in grado di dare grandi rossi nel “suo” Beaujolais.
Il gamay
Il Beaujolais è senza dubbio il territorio delle variazioni del gamay, vitigno che occupa da solo ben il 98% dell’intero vigneto della regione, con la restante parte divisa fra aligoté, chardonnay, pinot gris, melon de Bourgogne e pinot noir.
Nato dall'incrocio naturale di pinot noir e gouais blanc, il gamay è un’uva a bacca rossa e polpa bianca (infatti il nome completo è gamay noir à jus blanc), dalla buccia sottile e delicata, a maturazione precoce e generoso (se non colpito dalle gelate), poco tannica, che esprime benissimo il suo terreno di origine.
Le Denominazioni
L'AOC è riconosciuta nel 1936 ed è l’unica, insieme all’AOC Champagne, a prevedere l'obbligo di vendemmia manuale.
Come in Borgogna, i vini del Beaujolais vengono divisi in una piramide di qualità a tre livelli:
- I vigneti ordinari possono produrre un semplice "Beaujolais", che diventa "Beaujolais Supérieur" per i vini con 10,5% di alcol in volume; sono commercializzati anche i Beaujolais Blanc, i Village Blanc e i Rosé
- Un terzo della produzione totale della regione ricade invece nella denominazione "Beaujolais-Villages": questi vini, rispetto al Beaujolais di base, regalano sapori più complessi e più struttura
- All'apice della piramide troviamo i 10 crus del Beaujolais e i loro vari lieu-dits, i cui vini, che rappresentano il meglio della regione, sono spesso degni di essere invecchiati.
I 10 crus del Beaujolais
I crus del Beaujolais si trovano su terreni granitici e scistosi, l’allevamento delle viti è in genere ad alberello e l’età delle vigne è molto alta (si arriva sino ad 80 anni), tutte caratteristiche che consentono di esaltare un territorio che dà il meglio di sé appunto nei crus di:
- Brouilly: il più grande e il più a sud dei crus, che contorna il monte Brouilly ed è caratterizzato da terreni granitici, dalla pietra blu di Brouilly (vecchie pietre vulcaniche friabili che le viti raggiungono attraverso i terreni sottostanti) e rocciosi, con argilla e calcare a sud, offre vini freschi, agili, dalla marcata acidità e con tanto frutto
- Côte de Brouilly: in posizione più alta rispetto a Brouilly, i suoli sono composti da granito e pietra blu di Brouilly che danno vini con maggior concentrazione e tannino, con sentori di pepe, frutti scuri e mineralità
- Régnié: la denominazione più giovane (1988) con terreno prevalentemente granitico per vini aromatici, freschi e di facile beva
- Morgon: uno dei cru più importanti, suoli di granito duro (la cosiddetta “pietra marcia”, assolutamente non adatta per le costruzioni ma ottima per la vite) per vini densi, potenti e materici, in grado di invecchiare sino a 20 anni
- Chiroubles: il cru a maggiore altitudine, con un granito rosa che da vini scarichi di colore ma floreali, fragranti e con una marcata acidità
- Fleurie: cru importante quanto Morgon, terreni di granito di granito rosa con maggior sabbia a nord e calcare a sud, offre vini floreali, fini e luminosi; al suo interno il vigneto La Madone che produce i Beaujolais più costosi (circa 400/500 € a bottiglia)
- Moulin-à-Vent: forse il più conosciuto fra i cru del Beaujolais, deve il suo nome ad un mulino a vento che svetta nelle sue colline. Terreni granitici con calcari e sabbia, il versante nord offre vini potenti e longevi, che strizzano l’occhio alla Borgogna classica, mentre il versante sud, verso Fleurie, da vini con più eleganza e finezza
- Chènas: il più piccolo dei crus, un tempo ricoperto da un bosco, terreno granitico con depositi alluvionali, vini che sanno di frutta scura e spezie, con tannini delicati
- Juliènas: il terreno più variegato del Beaujolais (pietra blu, granito, scisto, sabbia e argilla) regala vini vigorosi e robusti ma al contempo eleganti, con un misto di frutto e spezia
- Saint-Amour: granito, scisto e argilla per vini leggeri e di facile beva ma forse anche i meno interessanti nel panorama enoico del Beaujolais.

La degustazione
Beaujolais 2021 - Yvon Metras 
100% gamay, 13% vol.
Colore tendente al porpora e al violaceo (tipico del gamay) che vira verso il granato con l’invecchiamento, al naso sentiamo note di birra acida belga alla ciliegia, frutta rossa acidula (ciliegia, marasca), fiori macerati, fiori macerati, aceto balsamico e agrume sempre acidulo. Evidente l’acidità volatile che da slancio al vino, al sorso si avverte un lieve pétillant natural e una parte tannica verde ma delicata. Un vino sottile che vive di acidità, immediatezza e freschezza, da abbinare per esempio a uno gnocco fritto, una pizza alla marinara e in generale alla cucina etnica.
Fleurie 2021 - Hoppenot 
100% gamay, 13% vol.
Un vino molto diverso dal primo non solo per il cru ma anche per lo stile di produzione (il Produttore affina il vino solo in vasche di cemento per sette mesi), più ricco di colore e più impattante all’olfatto con note di cannella, violetta e un leggero caffè. Nel palato ha più volume del primo Beaujolais e anche il tannino è meno verde e più asciugante; un vino elegante che chiama alla tavola ad esempio su una zuppa di cipolle.
Morgon 2024 - Descombes 
100% gamay, 13,5% vol.
Il Beaujolais realizzato da uno degli allievi di Marcel Lapierre e affinato per dodici mesi in legno, è un rosso complesso e variegato con numerosi sentori che si alternano fra loro offrendo al naso un pot-pourri di frutti (pesca, albicocca, arancia), fiori di campo freschi, cola e tamarindo; il tutto invita all’assaggio, che rivela un tannino leggero ma ben integrato, aromi di frutta croccante, una decisa componente sapida per un vino molto godibile in grado di mantenersi bene per altri 10/15 anni.
Morgon 2023 - Lapierre 
100% gamay, 12,5% vol.
Un calice imprescindibile per capire cosa è oggi il Beaujolais, visto che è stato prodotto da Marcel Lapierre, colui che ha cambiato profondamente l’enologia di questa regione. Sull’uva viene pratica una macerazione semi carbonica in un contenitore di acciaio inox e il vino affina poi per nove mesi in botti di rovere; ne risulta un vino limpido, con buona massa cromatica che alla prima olfazione appare quasi sorprendentemente come in riduzione, con ben percepibili note di stallatico, ematiche, di zolfo e ferrose. Un naso invero un po’ ridotto e schivo all’inizio che però cambia con l’ossigenazione del vino nel calice perdendo quel sentore che in realtà ci aveva un po’ spiazzati. In bocca si ricollega al 1° vino degustato e anche se “parte” lento e stretto, per poi rivelarsi più ampio ed aprirsi su frutta rossa scura, note balsamiche e un salato da cappero sotto sale che emerge in particolare alla chiusura del sorso.
Côte de Brouilly 2021 - Château Thivin 
100% gamay, 13,5% vol.
In uno degli Château più antichi di Francia, attivo sin dal XII° secolo, nasce questo Beuajolais che potremmo definire di “stile borgognone”; creato come assemblaggio di uve provenienti da sette vigne situate tutte nella Côte de Brouilly e affinato per sette mesi in legno. All’esame visivo si presenta violaceo e più ricco come colore rispetto agli altri Beaujolais, all’olfatto profuma di ribes, more e prugne, con note di caffè tostato. Nel palato si avverte che il tannino è senz’altro più importante (sempre in confronto con gli altri vini) e che questo Côte de Brouilly 2021 è un vino più concentrato e di maggior volume, che richiederà del tempo per distendersi. Da abbinare a secondi piatti con componenti grasse.
Fleurie 2022- Guy Breton 
100% gamay, 13,5% vol.
Da uno degli storici membri della “banda Lapierre” non potevano non aspettarci un vino particolare, e così è stato: il Beuajolais di Guy Breton è eclettico, totalmente diverso da tutti gli altri Beaujolais degustati sino a qui. Un bel colore carminio, un naso complesso di bitter, cola, china e un filo di spezia piccante, che invita ad annusare più e più volte il calice; in bocca si conferma assolutamente coerente con la ricca parte olfattiva, il tannino è appena accennato (una delle caratteristiche dello stile di Breton è quella di svinare non appena rileva il tannino nel mosto) e il sorso inizia dall’acidità per chiudersi in un piacevole equilibrio gustativo. Un vino leggiadro, leggero, da gustare come aperitivo o abbinare a piatti a base di pesce ma che può essere osato con soddisfazione anche su una carbonara.
La coinvolgente degustazione di questi sei Beaujolias ci consente di arrivare a una sintesi finale evidenziando due punti fermi: il primo è che, pur essendo tutti gamay in purezza, i vini sono molto diversi fra loro, a conferma della versatilità del vitigno in questa regione. Il secondo riguarda la temperatura di servizio: è essenziale sia si 12 °C, al limite 13 °C, affinché non perdano le loro principali caratteristiche, ovvero l’eleganza e la freschezza.