La storia di un uomo che non si accontenta mai: Giulio Fiamberti, il Signor Buttafuoco

«C’è chi fa la collezione di Dylan Dog, e chi fa la collezione di Buttafuoco. Io la faccio di entrambi!». Il ciclo di serate dedicato all'Oltrepò Pavese fa tappa a Canneto Pavese con Giulio Fiamberti.

Marco Agnelli

Cominciamo dalla fine. Scorrono i titoli di coda della serata. Il pubblico ha completato la degustazione dell’ultimo vino, il Sangue di Giuda. Siamo al momento dei saluti e il protagonista della nostra serata, sgranocchiando una chiacchiera ad accompagnamento del calice (guarda caso, è il martedi di Carnevale!), commenta: «vi ringrazio per i complimenti, però…» e inizia a snocciolare una lista di possibili punti di miglioramento per il suo vino.

Ecco, questo è Giulio Fiamberti e questa è l’essenza della serata: un uomo illuminato che non si accontenta mai, sempre pronto a raccogliere con entusiasmo nuove sfide per dare rinnovata linfa ai suoi vini e alla sua interpretazione del territorio. «C’è chi fa la collezione di Dylan Dog, e chi fa la collezione di Buttafuoco. Io la faccio di entrambi!» dice in un altro passaggio della serata, riferendosi al recente acquisto di una nuova vigna destinata presumibilmente nel prossimo futuro a diventare un nuovo cru.

Flashback. Riavvolgiamo il nastro di due ore. 

L’azienda agricola Fiamberti è una delle più antiche dell’Oltrepò Pavese, con alle spalle oltre duecento anni di storia. Ci troviamo a Canneto Pavese, da sempre considerata una zona elitaria per la produzione di rossi importanti. Il paese, racconta Fiamberti, cambia il nome da Montù de Gabbi a Canneto Pavese nel 1886, ottenendo di potersi chiamare come il vino li prodotto, il Canneto, già all’epoca molto noto. Canneto Pavese è stato per molti anni il paese più vitato d’Italia (93% della superficie comunale coltivata a vigneto) e uno dei primi in Oltrepò a passare da una viticoltura tradizionale a una intensiva, e il nome stesso deriva da questo: si piantavano pali (canne) su cui fare crescere le vite, che non si appoggiavano quindi ad altri alberi.

Da sempre questa è zona di grandi vini rossi, nota in particolare per dare una croatina con caratteristiche di riconoscibilità assoluta. Ma non solo. I vini di Canneto – il Buttafuoco su tutti – sono tipicamente prodotti da assemblaggio e una classica uva complementare alla croatina è l’ughetta di Canneto, descritta già all’inizio XIX secolo in uno dei primi libri di ampelografia nazionale come ughetta di Solenga. E proprio da Solenga nasce la storia dell’azienda Fiamberti, con l’atto di acquisto (datato 1814) dell’omonima vigna collocata nel territorio di Torre Sacchetti. A oggi gestisce circa 25 ettari, tutti nel territorio di Canneto Pavese con qualche excursus di terreni affittati in zone vocate anche per altre produzioni come il metodo classico.

E proprio dal Metodo Classico, prodotto da vigne a Santa Maria della Versa e particolarmente amato da Giulio e da suo padre, inizia il percorso della nostra serata che ci riporterà poi su binari strettamente rossisti lungo la cosiddetta “curva della croatina”.

Oltrepò Pavese metodo classico Pinot Nero DOCG Brut - 100% pinot nero

Vendemmia del 2013 (sebbene non indicata in etichetta), non dosato, con uve raccolte in casetta e pigiate in cantina a Canneto. Quasi 60 mesi sui lieviti. Colore paglierino e bollicina molto fine ed elegante. All’olfatto il versante floreale si esprime soprattutto sui fiori gialli primaverili e sul miele. All’assaggio arriva una vibrante sferzata acida, con una bolla molto equilibrata anche in bocca. Ritorna il ricordo di miele. Piuttosto gastronomico, più da pasto che da aperitivo.

Bonarda dell'Oltrepò Pavese DOC La Briccona 2018 - 100% croatina

Colore impenetrabile, che trasmette immediatamente un’idea di corpo e struttura. Frutto rosso, marasca, rosa canina, viola e maggiorana. Esce poi una componente balsamica, marcatore caratteristico della croatina in questa zona e che ci accompagnerà in modo crescente anche sui vini successivi. In bocca tannico, fresco, con una piacevole sensazione data dalla carbonica e un finale lineare, senza dolcezza, come da precisa scelta del produttore. Un vino da tutti i giorni, pensato per andare bene con tutto

Buttafuoco dell'Oltrepò Pavese DOC Il Cacciatore 2016 - 65% croatina, 25% barbera, 5% uva rara, 5% ughetta

Il Buttafuoco di entratura dell’azienda. Non è un cru, si utilizzano uve da zone diverse, raccolte e vinificate insieme. Macerazione di circa 25-30 giorni, poi affinamento in legno sia nuovo sia di vari passaggi. Colore rubino fitto con riflessi granati, bouquet olfattivo di notevole finezza, in cui i singoli elementi sono ben riconoscibili nel frutto a bacca rossa, nel fiore appassito, in una componente speziata di pepe e cannella e infine in una elegantissima componente eterea. Il tannino è presente, compatto ma per nulla squilibrato

Fiamberti è stato uno dei fondatori del Club del Buttafuoco Storico, giunto oggi al ventitreesimo anno di età e costituito da 15 aziende che si sono date precise regole per tutelare l’immagine di un prodotto simbolo del territorio. L’azienda ospite questa sera, investendo su un visionario progetto di zonazione, ha ben due cru di Buttafuoco Storico, di cui andiamo ora a fare conoscenza.

Buttafuoco Storico Vigna Solenga 2015  - 65% croatina, 25% barbera, 5% uva rara, 5% ughetta

Campione da vasca, non ancora in commercio. È la prima produzione di Buttafuoco Storico della storica vigna Solenga dopo il reimpianto completato nel 2007. Lieviti indigeni, macerazione per più di 45 giorni, grande estrazione di polifenoli, malolattica in legno (tonneau, barriques e botti grandi). Un vino ancora in fieri, nel quale comunque già si riconosce la notevole stoffa. Fa dell’eleganza il suo punto di forza, innanzitutto all’impatto olfattivo, con un’apertura di arancia sanguinella che poi sfuma su note chinoloniche e di tamarindo. Un tannino ancora in assestamento, masticabile, di buccia e già vellutato seppur nella sua esuberanza giovanile.

Buttafuoco Storico Vigna Sacca del Prete 2013 - 65% croatina, 25% barbera, 5% uva rara, 5% ughetta

Il vino che ha ottenuto il massimo riconoscimento sulla guida Vitae 2019. 60 giorni di macerazione sulle vinacce. Stessa esposizione della vigna Solenga, matrice geologica piuttosto differente. Rispetto al precedente, al di là delle differenze di annata e di percorso evolutivo, un vino più austero. Colore fitto e impenetrabile, piccoli frutti scuri, ribes, more, sventagliata balsamica e note che richiamano, sul finale, il tabacco e il chiodo di garofano. In bocca il tannino è fitto, con una trama complessa e perfettamente definita. 

Sangue di Giuda dell'Oltrepò Pavese DOC Lella 2018 - 65% croatina, 25% barbera, 10% uva rara

«Rosso come il sangue, traditore come Giuda!» scherza Fiamberti a proposito dell’ultimo vino della serata. Profumi che aprono con una componente di fiori secchi per poi virare verso una speziatura che richiama soprattutto cannella e chiodo di garofano. Un vino di piacevolissima beva, dolce ma con un corpo di tutto rispetto. Tannino decisamente presente che va a perfettamente a bilanciarsi con lo zucchero, rendendo questo prodotto assolutamente irresistibile.