La valle di Cembra, Cenerentola del Trentino

La Valle di Cembra si racconta ai soci di AIS Monza attraverso le parole accurate, lo studio approfondito, i ripetuti viaggi e la splendida selezione di vini del sommelier Giuseppe Vallone.

Sara Passerini

AIS Monza ci regala una serata all’insegna dell’ambizione e dell’emozione: l’ambizione di far conoscere una valle sconosciuta ai più e l’emozione di ospitare il debutto come oratore di Giuseppe Vallone, abile degustatore nonché talentuosa penna della rivista Viniplus di Lombardia.

Due versanti, una comunità

La Valle di Cembra si trova in Trentino, sulla sinistra orografica dell’Adige, non è un luogo molto conosciuto, spesso anzi lo si incontra per sbaglio, percorrendo la statale 612 per la ben più famosa Valle di Fiemme; quando la si percorre però lo sguardo s’allarga e a seconda delle stagioni si rimane meravigliati dal paesaggio: terrazzamenti, boschi, una montagna vissuta e addomesticata con rispetto.

È un territorio storicamente privo di una vera vocazione turistica - fatta eccezione per le piramidi di Segonzano -, ha avuto uno sviluppo commerciale centrato al porfido rosso (terreni porfirici, cave di marmo) che ha ridotto lo spopolamento e ha mantenuto viva la tradizione viticola come economia di supporto, per il resto è stata una valle montana basata sull’agricoltura che negli ultimi anni però sta rinascendo e provando a comunicarsi meglio. 

La valle è attraversata dal torrente Avisio che nasce dal passo Fedaia sulla Marmolada e per 89 chilometri percorre la val di Fassa, la valle di Fiemme, la valle di Cembra e sfocia nell’Adige. Questo torrente divide la valle di Cembra in due versanti che storicamente hanno avuto una comunicazione complessa: mancava una strada, un collegamento comodo.

In Valle l’attività vitivinicola è presente dalla seconda Età del Ferro, si ha testimonianza del passato grazie al ritrovamento della “secchia vinaria” di bronzo risalente al periodo che va dal IV al II secolo a.C.; ma, almeno a partire dal periodo medievale, si può dire che l’economia locale si basa anche sulla produzione vitivinicola e modella il territorio di conseguenza: esiste traccia di interessanti documenti risalenti al medioevo, nello specifico datati 1508 che elencano alcune regole del territorio, dell’agricoltura e della vitivinicoltura, tra queste destano curiosità le limitazioni alla circolazione nel vigneto dalla festa di san Giorgio a san Michele (da aprile a settembre), il dovere del padrone delle viti di tutelarle o pagarne i danni eventuali derivati dall’incuria - era necessario salvaguardare quella che era una fonte di reddito per tutto il territorio. Nel 1726 c’è un aggiornamento delle regole, e tra queste si aggiunge, ad esempio, il divieto di vendere vino in alcuni periodi dell’anno, o il divieto di girare nel vigneto, quando l’uva è matura, dal tramonto all’alba.

La geologia

La zona della valle di Cembra vede la presenza di rocce vulcaniche permiane che, semplificando, sono il risultato dell'attività vulcanica che si verificò quando la placca tettonica che conteneva l'area si trovava proprio sopra un punto caldo o una zona di subduzione. Questi eventi vulcanici hanno portato alla formazione di un paesaggio caratterizzato da rocce vulcaniche, come lave, tufi e piroclasti, che sono ancora visibili oggi in Trentino. 

Inoltre ha un sottosuolo contraddistinto dalla determinante presenza del porfido e quindi ricco di minerali come il quarzo, il feldspato e il mica, con buone capacità drenanti e con il potere di trattenere il calore. Avvicinandoci alla zona di Giovo il porfido lascia spazio a terreni più calcarei.

L’evoluzione del paesaggio

Con i suoi 900 ettari terrazzati il paesaggio, in Valle di Cembra, si fa sentire, e l’anfiteatro che accoglie il visitatore diventa protagonista di un racconto che cambia sì nel tempo, ma che negli ultimi anni prova a farsi accorto e a non lasciarsi andare.

I terrazzamenti sono stati storicamente necessari per mitigare le forti pendenze e coltivare la terra, molti terrazzamenti sono in stato di abbandono a causa della loro scarsa accessibilità o perché poco fruttuosi a causa delle esposizioni infelici.

Nel corso degli anni i due versanti hanno cambiato profilo pur mantenendo una matrice boscosa che assicura salubrità alla zona. Sul versante destro è aumentata la presenza della vite.

La vite è stata storicamente coltivata con il metodo della pergola trentina che con la fogliazione nella parte superiore protegge dai raggi solari e permette una corretta ventilazione dei grappoli; oggi questo sistema è ancora molto usato soprattutto per il müller thurgau. Per altre uve negli ultimi anni si è passati al guyot che, tra i vari vantaggi, permette una migliore gestione degli spazi.

Dal 2020 la Valle di Cembra è stata iscritta al Registro Nazionale Dei Paesaggi Rurali Storici, un riconoscimento del valore storico delle pratiche vitivinicole e della stretta relazione tra territorio, paesaggio e tradizione, ma anche un impegno a preservare la storia e a perseverare nel rispetto della tradizione.

La Valle di Cembra accoglie circa 750 ettari vitati, il territorio ha vigneti per lo più terrazzati a varie altitudini, da 350 fino a 850 metri. Questi ettari sono suddivisi in quasi altrettante aziende vinicole: 746, di queste la maggior parte, poco meno di settecento, sono a tempo parziale, chi se ne occupa non lo fa come primo lavoro e spesso conferisce alle cantine sociali. Nel concreto, a fare vino, ci sono quindici aziende e due distillerie.

Ampelografia e denominazioni

Negli anni Ottanta la Valle era terra di uve rosse, veniva coltivata soprattutto la schiava che grazie alla sua generosa produttività e al basso titolo alcolometrico veniva consumata abitualmente. A fine decennio prende piede il müller thurgau, incrocio realizzato da Hermann Müller nel Canton Thurgau, in Svizzera: riesling renano e madeleine royal. La zona si rivela perfetta per questo vitigno che ama le escursioni termiche e i suoli porfirici. Oggi il 76 % delle uve è a bacca bianca, e a fiancheggiare il müller troviamo pinot grigio e chardonnay (va segnalata la presenza e la curiosità verso i vitigni Piwi: johanniter e solaris, e altri vitigni storici presenti seppur in piccole quantità: kerner, lagarino, Manzoni bianco).

Quest’ultimo, con piccole quantità di pinot meunier e bianco è presente in Valle e spesso, sotto la denominazione Trento Doc, concorre alla produzione del Metodo Classico trentino.

Altre denominazioni che interessano le uve cresciute in Valle di Cembra sono: la Doc Trentino, con la possibilità di menzionare la sottozona: “Valle di Cembra” o “Cembra” per la versione “Trentino Superiore” nelle tipologie müller thurgau, pinot nero, riesling renano e schiava. La Igt Vigneti delle Dolomiti, spesso usata perché consente più alti margini interpretativi, la Doc Tre Venezie, poco usata e infine Lago di Caldaro Doc, che comprende alcune zone della valle (Lavis, Giovo, Lisignago e Cembra).

La degustazione

Giuseppe Vallone ha scelto un percorso gustativo intrigante e rappresentativo. Due vini spumanti: un Trento Doc e una chicca, un vitigno storico locale rivisitato in chiave spumantizzata con alle spalle 75 mesi sui lieviti; tre Müller Thurgau in purezza, piuttosto diversi tra loro, così da assaporare le potenzialità del rapporto vitigno uomo territorio; infine un blend di müller thurgau e riesling e un blend di müller thurgau e chardonnay. I produttori scelti vedono vignaioli indipendenti, cantine storiche, una cantina sociale e un consorzio.

Trento DOC ForNeri Nature 2018 - Zanotelli

100% chardonnay, terreno porfirico, ghiaioso leggero, 40 mesi sui lieviti, azienda fondata nel 1860, conta circa 17 ettari di vigneto, il nome Forneri richiama il soprannome di famiglia: i fornai.

Paglierino guizzante, bollicine fini; un naso che s’apre con una stilla dolce, richiami di cipria, di frutta fresca a polpa bianca, un prato di fiori di montagna. Al palato è accomodante, preciso e con un tratto distintivo che ritroveremo in tutti i vini della serata: la sapidità, una mineralità rocciosa che pervade il sorso.

VSQ Metodo Tradizionale Classico Cimbrus Brut – Alfio Nicolodi

100% lagarino bianco, vigne di 23-57 anni, terreno porfirico e ghiaioso, allevamento a pergola, 75 mesi sui lieviti. Alfio Nicolodi è conduttore dell’azienda di famiglia dal 1985, 4 ettari di vigna tra i quali vale la pena menzionare due vitigni storici del Trentino: il lagarino, che stiamo per assaggiare, e il frühroter veltliner: incrocio tra veltliner rosso e sylvan stiriano.

Elegante giallo tenue con una corona delicata, profilo odoroso che comincia sui toni dell’acidità: agrume, un frutto con ricordi verdi, prosegue con cenni di panificazione e si fa man mano verace, terso nella sua semplicità decisa. in bocca lo scopriamo saporito, intenso, persistente; la frutta che al naso pareva d’impatto acerba qui si fa matura, il retrogusto erbaceo richiama salvia e timo limonato in crescita sui muretti, l’allungo di scorza di limone pare non finire mai e si fa tattile abbracciato a una salda salinità.

Vigneti delle Dolomiti IGT Müller Thurgau 2021 – Michele Simoni

100% müller thurgau, altitudine 550-700 m s.l.m., pergola trentina, solo acciaio, terreno calcareo-porfirico-tufaceo. Azienda che nasce nel secondo dopoguerra, lavora circa 10 ettari di vigneto, di cui 2,5 di proprietà.

Lucente scrigno giallo limone che emana effluvi di erbe aromatiche, di sambuco, di cedro e scorza di limone. Un olfatto semplice e terso, delicato e rappresentativo, che allude alla frutta bianca, che ricorda un mazzo di margherite poggiate sulla pietra assolata. Palato freschissimo, salato, verticale nell’espressione decisa, saporito nel suo allungo di salvia. 

Trentino DOC Müller Thurgau 2020 – Cembra Cantina di Montagna

100% müller thurgau, altitudine 872 m s.l.m. (provenienti dalla “vigna delle forche” il vigneto del socio Italo Piffer), pergola trentina e guyot, solo acciaio, terreno porfirico e sabbioso di medio impasto. La cantina sociale è stata fondata nel 1952, circa 300 soci che conferiscono, vigneti tra i 500 e i 900 m s.l.m., nel 2003 si è fusa col gruppo La Vis.

Ci lascia un'impressione di immaterialità e di squisita raffinatezza. Frutta a polpa gialla in macerazione, spicchi di mandarino schiacciati, una potenza pietrosa, erbe di montagna (l'elicriso!) e cenni di albicocca succosa conducono a un palato che primeggia per sapore, per finezza, per impalcatura gustativa verticale e mai altera. È un vino che ci racconta la montagna: la roccia su cui nasce, la frescura del vento notturno, la potenza del sole pronto a nascondersi alla prima nuvola. Persistente, sapido, fresco: una vita davanti.

Cembra Trentino Superiore DOC Müller Thurgau Viàch 2019 - Corvée

100% müller thurgau proveniente dalla vigna Viàch a 687 m s.l.m., guyot, solo acciaio, terreno porfirico e sabbioso di medio impasto. L’azienda nasce nel 2016 dal desiderio di quattro giovani soci di proporre i propri vini, nel 2019 hanno acquisito Opera, 15 ettari di vigneto di proprietà e 3 in affitto.

Ha il cuore giallo paglierino, il naso ci porta ondate di pesca bianca, di caramelle cuor di pesca, di fiori di sambuco. L’abbrivio gustativo è simile al precedente ma meno generoso, resta mite sebbene elegante; è una beva confortevole, “un vino che ci dà del tu” conferma il nostro oratore, una bocca che si racconta in fretta, che parla subito, una voce sottile.

Vigneti delle Dolomiti Bianco IGT 708 km 2021 – Cembrani Doc

60% müller thurgau, 40 % riesling, terreno porfirico e calcareo, altitudine tra i 550 e i 780 m s.l.m. Cembrani DOC è il consorzio di produttori della valle che si è unito per promuovere il territorio, unire le forze e lavorare in una direzione di sviluppo territoriale, culturale e commerciale. Nato una decina di anni fa, al momento coinvolge la Distilleria Pilzer, l’Azienda Agricola Simoni, l’Azienda Agricola Zanotelli, la Distilleria Paolazzi, e l’Azienda Vitivinicola Nicolodi Alfio. "708 km" è il nome della linea enologica dedicata all'estensione lineare dei muretti a secco e comprende 708 km Bianco, 708 km Rosso, 708 km Grappa e 708 km Trento DOC Extra Brut.

Aspetto deciso e fulgido, un ritratto odoroso convincente e inedito: intarsi di burro coronano un impasto di agrume, di frutto a polpa gialla, di fiori in quantità con un sottile fil rouge di timo e salvia. Al palato declama pienezza, satura il gusto con una sapidità oleosa, con rimandi aromatici di grande coerenza e con una persistenza decisamente interessante.

Vigneti delle Dolomiti Bianco IGT Kròz 2019 – Villa Corniole

Blend di müller thurgau e chardonnay, allevamenti a pergola e guyot, altitudine 600 m s.l.m., il nome del vino è il nome locale del monte Corona. Villa Corniole nasce nel 1998, quando Onorio Pellegrini e la moglie Maddalena decidono di produrre vino e non conferire più le uve. L’azienda conta 10 ettari di cui 7 in Valle di Cembra e 3 nella Piana Rotaliana.

Ha il colore del sole d’estate, un giallo pieno, considerevole. Al naso si offre con una sottile trama acerba, frutta bianca e scorza di limetta, un tratto vegetale che sfuma in fiori bianchi e in una tenue tensione d'idrocarburo. La beva ci appaga, è gustosa, complessa e munifica. Sprigiona salinità minerale, seduce, avvince.

Chi abita da queste parti
non ha mai rinnegato
il sudore e la stanchezza.
Fiero, persino, di una vita in salita:
erta, come i sentieri tra i campi;
ruvida e schietta, come il vino
delle vigne sui terrazzi fatti a mano;
pesante, come le pietre
sgusciate dalla lava dei vulcani.

È con questa poesia – che racchiude il senso profondo della Valle - che Giuseppe Vallone chiude l’intensa serata, e a noi non resta che brindare insieme a un esordio così riuscito da volerne ancora!