Lacrima di Morro d’Alba. Il fascino discreto e suadente delle Marche

Racconti dalle delegazioni
07 dicembre 2022

Lacrima di Morro d’Alba. Il fascino discreto e suadente delle Marche

Un vino che non grida ma che conquista, usando le sue armi migliori: delicatezza ed eleganza. Un vino, la Lacrima di Morro d'Alba, che andrebbe sorseggiato con la stessa calma assoluta che pervade i suoi luoghi natii.

Stefano Vanzù

“Coltiviamo le nostre uve e le lavoriamo nelle nostre cantine per darvi il profumo di una terra”. È la scritta che compare su una delle ultime slide proiettate durante la serata organizzata dalla Delegazione di Bergamo con il Gruppo dei Produttori Lacrima di Morro, un raggruppamento di aziende – non un Consorzio e neppure un’attività commerciale – che si sono unite per promuovere e valorizzare il binomio vino-territorio della Lacrima di Morro d’Alba.   

Un messaggio, sottolineano il coordinatore del Gruppo Guido Perella ed i produttori Stefano Bondanelli (Azienda Vigna degli Estensi) e Nazzareno Vicari (Azienda Vicari), che vuole invitare a scoprire non solo una DOC di ormai riconosciuto valore, ma anche il territorio marchigiano e la cultura delle sue genti, che si riflette e si sposa “naturalmente” nei vini e nella gastronomia della regione.

La DOC Lacrima di Morro d’Alba

La DOC Lacrima di Morro d’Alba è una della 16 denominazioni delle Marche, regione che conta anche la presenza di 5 DOCG (Castello di Jesi Verdicchio Riserva DOCG, Conero DOCG, Verdicchio di Matelica DOCG, Vernaccia di Serrapetrona DOCG e Offida DOCG).
Il riconoscimento della DOC è del 1985, parecchi anni dopo la richiesta e a causa dell’opposizione della Regione Piemonte che temeva l’insorgere di confusione fra i consumatori che avrebbero potuto scambiare la DOC marchigiana con le langarole Alba e La Morra.

Fanno parte della denominazione il comune di Morro d’Alba e altri cinque comuni, tutti in provincia di Ancona nei dintorni di Senigallia (Monte San Vito, San Marcello, Belvedere Ostrense, Ostra e Senigallia, per quest’ultima sono escluse le colline prospicenti il mare Adriatico).   

Gli ettari vitati sono circa 300, 30 i produttori che insistono nella DOC e 70 le aziende che commercializzano i 14.948 ettolitri prodotti nel 2021 per un imbottigliato, sempre nel 2021, di 1.463.416 bottiglie (+ 7,5% rispetto al 2020); i dati confermano una produzione abbastanza contenuta, a rimarcare quell’intimità che qui sussiste fra un produttore e il suo vino.   

Tre le tipologie di vino previste dal disciplinare di produzione:: Lacrima di Morro d’Alba (almeno 85% di uva Lacrima, Lacrima di Morro d’Aba Superiore (almeno 85% di uva Lacrima) e Lacrima di Morro d’Alba Passito (almeno 85% di uva Lacrima). Sono commercializzate anche altre tipologie non incluse nella DOC, come i Rosati (Light o Dark Rosé) e gli Spumanti (Metodo Classico, il primo è stato creato dall’Azienda Vicari, Metodo Charmat e Charmat lungo) e altri prodotti quali vino e visciola, grappe e brandy.

Il territorio

Un paesaggio che ispira tranquillità e la voglia di fermarsi a contemplare le dolci colline, fra i 100 ed i 250 metri di altitudine, dove i vigneti si alternano a oliveti e a campi di grano e di girasole; il Mare Adriatico, proprio lì davanti, dà il suo importante contributo a un clima mediterraneo e temperato, ventilato da leggere brezze, con le temperature che oscillano in un range fra 0 (in inverno può nevicare, grazie all’aria fredda proveniente dai Balcani) e +35 °C.

Il terreno, in termini tecnici, è composto da rocce pelitico-calcarenitiche e pelitico-argillose; per i non geologi semplifichiamo il tutto parlando di terreni argillosi e argilloso - sabbiosi, con presenza di calcare, ovvero terreni che daranno vini di colore intenso, ricchi di corpo, complessità, acidità e longevità nel primo caso e vini delicati e leggeri, con profumi fini, buona acidità, piacevoli ma non sempre predisposti all’invecchiamento nel secondo caso.

L’uva lacrima   

La lacrima è un vitigno autoctono, il cui vino che non ha nulla a che vedere né con il Lacryma Christi (vino della DOC Vesuvio, a base coda di volpe bianca e/o verdeca min 80%, falanghina e/o greco max 20%) né con il “vino lacrima” pugliese; gli studi sul DNA del vitigno hanno dimostrato che la lacrima, di cui si conoscono due biotipi (lacrima comune e lacrima gentile) deriva da un aleatico, che a sua volta è un’evoluzione del moscato bianco; dallo stesso moscato bianco discende anche il “nostro” moscato di Scanzo, e allora Morro d’Alba e Scanzorosciate si scoprono “cugini”.

È un’uva a bacca rossa e a germogliamento precoce, il che la espone ai ritorni di freddo primaverili e pertanto diventa fondamentale posizionare correttamente i vigneti, escludendo le aree di fondo valle dove possono stazionare gli strati di aria fredda che scivolano lungo i pendii delle colline. I suoi grappoli sono di media grandezza, gli acini hanno un colore blu scuro, con una buccia spessa, ricca di polifenoli ma così delicata da rompersi facilmente a fine maturazione, dando luogo alla caratteristica lacrimazione, ed ecco spiegata l’origine del nome.           

Durante la fermentazione, le uve di lacrima rilasciano antociani, tannini e sostanze aromatiche, fra cui il geraniolo, un alcol terpenico che apporta al vino un piacevole profumo di rosa. A proposito di geraniolo, una curiosità forse poco nota è che viene prodotto dalle ghiandole odorose delle api ed usato come marcatore per i fiori contenenti nettare; le api lo usano anche come guida per trovare l’entrata dei loro alveari.

I sistemi di allevamento più diffusi sono il tradizionale cordone speronato, che oggi tende ad essere sostituito dal Guyot o dal Doppio Guyot, sistemi che consentono un allungamento della vita della pianta rispetto al cordone speronato.

È interessante notare che l’interazione fra le caratteristiche del terreno e quelle del clima portano il vitigno lacrima ad esprimere appieno in queste zone le proprie potenzialità, non solo in termini di accumulo zuccherino ma anche per quel che concerne la maturazione fenolica e la concentrazione di aromi primari.

Storia minima della Lacrima di Morro d’Alba

Se è certo che furono gli onnipresenti Romani ad introdurre la coltivazione della vite nelle Marche, poiché convenzionalmente la romanizzazione della regione viene fatta iniziare con la sottomissione dei Piceni nel 268 a.C. e il processo può dirsi avviato con la fondazione della colonia latina di Firmum Picenum nel 264 a.C., meno certo è il fatto che Federico Barbarossa abbia gradito il vino locale mentre, con l’aiuto di Venezia, cingeva d’assedio la città di Ancona prima nel 1167 e poi ancora nel 1173 per sottrarla all’influenza bizantina; in entrambe le occasioni, la città restò inespugnata e addirittura l’imperatore elogiò gli anconetani per il loro comportamento, li insignì della cittadinanza romana e concesse loro tutto ciò di cui avevano bisogno.

Tornando alla lacrima e saltando qualche secolo, il vitigno “lacrima” viene mappato per la prima volta nel 1872 nel testo “Ampelografia Italiana”, pubblicazione scientifica del Comitato Centrale Ampelografico dell’allora Ministero d’Agricoltura, Industria e Commercio.

Pressoché abbandonata sino agli anni ’80 poiché poco produttiva e di difficile coltivazione, l’uva lacrima risorge nel 1985 quando viene rivalutata dai primi tre Produttori storici, le Cantine Mancinelli, Lucchetti e Vicari che intendono salvare dall’oblio questo vitigno e arginare l’ingombrante presenza del Verdicchio che rischiava di essere l’unica uva conosciuta delle Marche.

L’uso di tecnologie avanzate, gli studi approfonditi e l’analisi dei risultati, l’aumento della massa critica (in termini di volumi di produzione) hanno condotto a un miglioramento della qualità ed a una significativa diversificazione nell’offerta dei prodotti, arrivando sino alla “consacrazione internazionale” del vino quando il 28 settembre 2015 Barack Obama e Vladimir Putin brindano all'Onu con le bollicine marchigiane: per accompagnare il tradizionale brindisi al pranzo per i capi di Stato e di Governo all'Assemblea Generale, infatti, le Nazioni Unite avevano scelto il BollaRosa, uno spumante rosato delle cantine Luigi Giusti di Montignano (una frazione di Senigallia).

La degustazione

Spumante Brut Rosé - Podere Santa Lucia
11,5% vol., 100% lacrima di Morro d’Alba

Un Metodo Charmat-Martinotti lungo, con il mosto fiore che fermenta in acciaio sui lieviti per 6 mesi e affina altri 2 mesi in bottiglia. Brillante, di un bel colore rosa intenso, con bollicine fini, persistenti e numerose. Al naso è abbastanza intenso e profuma di fiore di pesca e di pepe bianco. In bocca è fresco, di una sapidità discreta ma incisiva, maturo ed equilibrato. Adatto come aperitivo o come ottimo vino da pizza.

Marche Rosato “Ros’Anna” 2021 - Tenuta di Fra’
11,5% vol., 100% lacrima di Morro d’Alba

Franziska Waldner, la titolare dell’Azienda, ha unito alla marchigiana lacrima il suo vissuto alto atesino, creando un vino davvero particolare che alla vista si presenta color buccia di cipolla, cristallino e consistente per la tipologia; all’olfatto è fine, più intenso che complesso, floreale di fiori gialli e fiore di zafferano, con note di pesca bianca che emergono quando il vino si riscalda. Al palato è morbido, fresco, giustamente sapido e si rivela maturo, persistente ed equilibrato.

Lacrima di Morro “Sensazioni” 2021 - Stefano Mancinelli
11,5% vol., 100% lacrima di Morro d’Alba

Una Lacrima vinificata in totale macerazione carbonica, procedimento che accentua le caratteristiche aromatiche di un vino giovane: in questo tipo di fermentazione, infatti, l’alcool ha modo di estrarre al meglio tutte le sostanze aromatiche presenti sia nella buccia che nella polpa degli acini, conferendo così al vino una grandissima quantità di aromi secondari. I tannini, invece, vengono estratti in minima quantità. Il colore è un porpora acceso, più compatto al centro che ai lati del calice, al naso è abbastanza e abbastanza complesso di frutta rossa croccante, in bocca è fresco, poco corposo, decisamente maturo.

Lacrima di Morro Superiore “Sidoro” 2020 - Bolognini
14,5% vol., 100% lacrima di Morro d’Alba

Un vino che macera sulle sue bucce per circa 14 giorni e che rappresenta la possibile evoluzione di una Lacrima, evidenziando un colore rosso rubino intenso con evidenti riflessi violacei, con la freschezza che cede il passo a note speziate e balsamiche, un frutto che non decade ma vira verso note di confettura e composta di frutta rossa. Al gusto si presenta asciutto, gradevole, morbido e di medio corpo.

Lacrima di Morro Superiore “Orgiolo” 2020 - Marotti Campi
14% vol., 100% lacrima di Morro d’Alba

Orgiolo matura per 12 mesi in piccole botti esauste di rovere francese affinando altri 6 mesi in bottiglia. Limpido, color porpora con riflessi violacei, consistente, all’olfatto è intenso, fine, complesso di rosa, mora, evidente pepe rosa e bacche di ginepro con un tocco elegante di spezie orientali. Al palato è secco, caldo, piuttosto morbido e con i tannini ancora in evoluzione che lo rendono un vino ancora giovane.

Lacrima di Morro Superiore “Soara” 2019 - Filodivino
13% vol., 85% lacrima di Morro d’Alba, 15% syrah

Particolare il metodo di produzione, che vede l’85% del vino maturare per 12 mesi in acciaio e il 15% in tini troncoconici di rovere da 20 hl. Trasparente, colore rosso rubino intenso con riflessi tendenti all’aranciato, al naso è intenso e complesso ed emerge immediatamente l’apporto speziato tipico del syrah che in qualche modo “addomestica” le classiche note floreali e fruttate della lacrima portandolo su toni di confettura. In bocca è equilibrato e persistente. Un Superiore da abbinare a piatti con lunghe cotture.

Lacrima di Morro Superiore “Lacrima del Pozzo Buono” 2017 - Vicari
15,5% vol., 100% lacrima di Morro d’Alba

In questo Superiore le uve vengono lasciate appassire a secco per circa 90 giorni, segue una macerazione sulle bucce di circa 20 giorni, la fermentazione in acciaio a temperatura controllata, una maturazione di 9 mesi in acciaio e infine un affinamento di 15 mesi in bottiglia, il tutto per dare alla lacrima una sorta di possanza e superiore complessità. Il lungo processo produttivo raggiunge il suo obbiettivo e crea un vino olfattivamente molto evidente, intenso e complesso di marasca sotto spirito, prugne disidratate, the nero e note terziarie balsamiche e di smalto. Un vino di grande consistenza estrattiva, con sapore gradevole ed asciutto, che può ben accompagnare cibi succulenti, secondi alla griglia o brasati.

Lacrima di Morro Superiore “Ius Lacrimae” 2018 - Vigna degli Estensi
13% vol., 100% lacrima di Morro d’Alba

Stefano Bondanelli, enologo e titolare di Vigna degli Estensi, ha voluto creare con questo prodotto una sorta di “succo di lacrima” (ovvero ius lacrimae in latino) e per farlo fa maturare il suo vino per 9 mesi in tonneau di rovere da 512 lt cui seguono altri 24 mesi di affinamento in bottiglia. Lucente, di un bel colore rubino carico, al naso è intenso, fine e complesso, regalando sensazioni di fiori secchi di rosa e viola, lievi sentori di vaniglia e cacao e una nota terrosa. In bocca è secco, morbido, equilibrato e dotato di una lunga persistenza. Un vino di ottima beva e appena pronto, che potrà ancora migliorare nei prossimi 2/3 anni.

Lacrima di Morro Passito 2017 - Landi Luciano
13,5% vol., 100% lacrima di Morro d’Alba

Il 2017 è l’annata in commercio di questo Passito, che matura 24 mesi in acciaio e affina 12 mesi in bottiglia. Se è vero che un passito da uve rosse evidenzia in maniera chiara le caratteristiche peculiari del suo frutto, questo vale certamente per il Passito di Landi che si presenta di un colore rosso rubino carico, tendente alla viola mammola, con un profumo intenso e caratteristico del vitigno lacrima (sentori di frutti di bosco, rosa canina e spezie). La dolcezza moderata e non stucchevole lo rende un vino beverino, da appaiare a formaggi erborinati e carni a lunga cottura ma si può giocare anche su vari abbinamenti variando la temperatura di servizio. Equilibrato e persistente, è un vino giovane per la sua tipologia; evolvendo, si attenuerà la nota floreale ed emergerà una componente di aromi terziari speziati che ne amplierà il corredo aromatico.