Le Donne del Vino fanno tappa in AIS Monza e Brianza

A Monza arrivano dieci produttrici della Lombardia che raccontano filosofia produttiva, storie familiari e le loro conquiste in un ambiente ancora a maggioranza maschile. A dirigere questa orchestra al femminile, Camilla Guiggi, relatrice AIS e delegata della Lombardia dell’Associazione Donne del Vino.

Rocco Brucoli

L’Associazione Nazionale Le Donne del Vino nasce nel 1988 per promuovere la cultura del vino e valorizzare il ruolo delle donne imprenditrici nella filiera produttiva enologica e più in generale nella società. A farne parte sono oggi più di mille tra produttrici, ristoratrici, enotecarie, sommelier, giornaliste ed esperte di vino. L’Associazione è presente in tutta Italia e, oltre a occuparsi di iniziative riguardanti il mondo del vino, si distingue anche per l’organizzazione di attività di beneficenza e per la promozione di azioni finalizzate allo sviluppo sostenibile dei territori e alla salvaguardia dei vitigni autoctoni. Vengono organizzati anche gruppi di lavoro, viaggi studio e formazione nelle scuole, dove diffondono la cultura del vino e del bere consapevole.

Degustazione

Pink Garda DOC Brut Rosé – Pratello

L’azienda agricola Pratello viene fondata alla fine dell’800 da Vincenzo Bertola sulle colline della Valtènesi. su terreni inizialmente destinati all’agricoltura e all’allevamento, dove il vino veniva prodotto per solo autoconsumo. Dopo la metà degli anni Cinquanta del secolo scorso, a fronte di un crescente afflusso turistico sul lago di Garda, la decisione di avviare la produzione commerciale di vino. 

Oggi a guidare l’azienda, che opera in regime biologico, è la quinta generazione con Naike e Nathan Bertola, con 140 ettari di terreno, di cui 90 vitati. La produzione si divide all’interno delle DOC Valtènesi, Lugana, San Martino della Battaglia e Garda. A rappresentare l’azienda Giulia Panizza, in sostituzione di Naike Bertola.

Il “Pink” è un metodo ancestrale, costituito da un blend di groppello, barbera, syrah e merlot. La raccolta delle uve è manuale, segue la pressatura soffice e la decantazione statica per una notte a 8°C. La fermentazione avviene in autoclave per circa sedici giorni. Qui il vino rimane per tre mesi, viene poi filtrato e imbottigliato. 

Alla vista si presenta di un bel rosa tenue; al naso è delicato, con note fruttate di fragolina di bosco, mandarino, mela annurca, seguono poi menta bianca e rosa. In bocca deciso, schietto, spicca per freschezza e soprattutto sapidità. Ideale come aperitivo.

Camilla Guiggi

Franciacorta DOCG Satèn Via della Seta - Vigneti Cenci

La storia dei Vigneti Cenci trae origine dalla secentesca cascina La Boscaiola, rilevata nel 1960 da Nelson Cenci assieme ai vigneti circostanti, dei quali - semi abbandonati – curò la ristrutturazione, ponendo così le basi per la produzione vitivinicola. Oggi l’azienda conta circa sei ettari. 

A rappresentare Vigneti Cenci, Giuliana Cenci, figlia di Nelson, che ci spiega l’importanza della collocazione ai piedi del Monte Orfano che, con il suo sottosuolo minerale (un fondale marino emerso) e l’esposizione a sud, garantisce un perfetto terroir per la maturazione del pinot bianco, fiore all’occhiello della cantina. Un’altra peculiarità della cantina descrittaci da Giuliana Cenci è l’utilizzo del metodo “SoloUva” che consiste, sia in fase di tiraggio che di dosaggio, nell’utilizzo di mosto mantenuto fresco al posto dello zucchero di canna o barbabietola. 

Il vino (90% chardonnay e 10% pinot bianco) si presenta di un bel giallo paglierino brillante. Al naso sentori di acacia, tiglio, nocciola, pesca e mela, seguiti da note di erba sfalciata. In bocca morbido, fresco e discretamente sapido. Finale lungo con note di pesca e pasticceria. Da abbinare con una tartare di pesce.

Oltrepò Pavese Metodo Classico DOCG Pinot Nero Pas Dosé 1865 2016 - Tenuta Conte Vistarino (magnum)

Ottavia Vistarino, quinta generazione della famiglia, ci racconta che la famiglia Giorgi di Vistarino è proprietaria dal XV secolo di un’ampia tenuta agricola situata a Rocca de Giorgi, che oggi arriva a contare 826 ettari, di cui 100 vitati, facendosi custode di una ricca biodiversità garantita dalle ampie zone boschive e da ricche aree faunistiche. 

È il 1850 l’anno di svolta per l’inizio della produzione di pinot nero nell’Oltrepò Pavese, quando il Conte Augusto Giorgi di Vistarino pianta per primo le barbatelle di pinot nero importate direttamente dalla Francia, dando il via alla diffusione di questo nobile vitigno sul territorio. L’incontro con Carlo Gancia, appena tornato da oltralpe, porterà alla nascita del primo metodo classico italiano. Anche grazie all’intuizione del Conte Augusto, oggi l’Oltrepò Pavese è una delle maggiori zone di produzione di pinot nero nel mondo.

Il 1865 è un metodo classico, 100% pinot nero, pas dosè. Le uve vengono raccolte a mano in cassette di 20 chili e conservate a 10°C prima della pressatura soffice. Il mosto fiore viene fatto fermentare in acciaio a temperatura controllata e il vino base rimane sulle fecce fini di fermentazione fino al tiraggio effettuato la primavera successiva alla vendemmia. 60 i mesi di permanenza sui lieviti.

Colore giallo paglierino con riflessi dorati. Al naso mela cotogna, fragolina, agrumi, poi fiori bianchi e note di pasticceria. In bocca è estremamente verticale, fresco e sapido; ha una grande struttura, che lo rende quasi “masticabile”. Lungo finale agrumato. È uno spumante che può essere bevuto a tutto pasto, anche con piatti a base di carne, come un bollito misto.

Lugana DOC 2023 - Marida Benedetti

La storia di Marida Benedetti come produttrice di vino risale a qualche anno fa. Tutto inizia quando in famiglia si decide di impiantare nei terreni di proprietà le prime barbatelle di turbiana, per avviare la produzione sotto la denominazione Lugana DOC. L’azienda conta oggi 10 ettari vitati.

Il vino si presenta alla vista di colore giallo paglierino con riflessi verdolini. Al naso note di frutta a polpa bianca croccante (pera e pesca), fiori bianchi, mandorle, camomilla, poi cedro, lime e infine un sentore di iodio. In bocca più sapido che fresco; finale caratterizzato dalla stessa nota iodata presente al naso. Perfetto in abbinamento con pesce di lago. 

Colli Piacentini Malvasia DOC Tasto di seta 2022 - Castello di Luzzano 

L’azienda Castello di Luzzano è in mano alla famiglia Fugazza dal 1930; è costituita da circa 100 ettari, di cui 75 vitati. A condurre l’azienda oggi è Giovannella Fugazza. La produzione di vino è divisa nelle zone dei colli piacentini e dell’oltrepò pavese.

Castello di Luzzano è tra i principali produttori della zona di malvasia di Candia aromatica, e ci ha portato in degustazione il “Tasto di Seta”. L’uva raccolta a mano (di cui un 10% viene lasciato appassire in vigna) è immediatamente pressata in modo soffice. Il mosto di primo sgrondo viene separato, parzialmente illimpidito e lasciato fermentare a bassa temperatura fino al totale esaurimento degli zuccheri. Dopo un travaso, il vino rimane sulle proprie fecce nobili per tutto l’inverno e viene imbottigliato a tarda primavera. Il nome “Tasto di Seta” ci anticipa quello che sentiremo al naso e in bocca, ovvero una delicatezza di profumi (pesca, mango, ananas, acacia, menta) intensi, vista l’aromaticità del vitigno, ma mai eccessivi. In bocca è morbido, caldo, con un perfetto equilibrio tra freschezza e sapidità. Ampia la varietà degli abbinamenti, tra cui scegliamo pasta fresca all’uovo e formaggi di media stagionatura.

Oltrepò Pavese Riesling Renano Riserva DOC Campo della Fojada Riserva 2019 - Travaglino 

La tenuta Travaglino non avrebbe bisogno di grandi presentazioni, essendo una delle prime protagoniste della storia della viticoltura nell’Oltrepò. Nasce nel 1868, conta oggi 400 ettari di terreno, di cui 80 vitati per una produzione di circa 150/180 mila bottiglie annue. Nel corso degli anni l’azienda ha deciso di ridurre le tipologie dei vitigni coltivati a quelli considerati più rappresentativi del territorio: il pinot nero e il riesling renano. La famiglia è giunta alla quinta generazione di produttori di vino e in quest’occasione è rappresentata da Alessandro Cerri Comi in sostituzione della sorella Cristina.

In degustazione il “Campo della Fojada Riserva 2019”, 100% riesling renano. Le vigne da cui viene prodotto questo vino sono situate a 280 metri s.l.m., su terreni argilloso-calcarei, con presenza di marne sabbiose e ciottoli. Vinificazione in bianco con parziale macerazione a freddo prima della fermentazione che avviene in acciaio a 16/18° C. Affinamento di un anno sulle fecce e un altro anno in bottiglia.

Il vino ha uno splendido colore verdolino lucente. Al naso emerge subito la nota dell’idrocarburo, quindi erba sfalciata, zafferano, frutta tropicale (ananas), pesca, albicocca, e infine menta. In bocca è avvolgente e vellutato, di grande sapidità e dal finale lungo. Per gli appassionati, e non solo, è un vino che può essere bevuto a tutto pasto.

Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese DOC Giorgio Odero 2019 - Frecciarossa 

Rimaniamo nell’Oltrepò Pavese e continuiamo con un’altra azienda storica del territorio: Frecciarossa. In primis Valeria Radici Odero ci spiega il perché del nome Frecciarossa; l’azienda è situata su terreni che poggiano su diverse falde acquifere che emergono a metà collina. Quando si verificano abbondanti piogge le falde si alzano provocando delle frane (“fraccia” nel dialetto locale) di colore rosso per la presenza nel terreno di argilla e ferro. Il passaggio da “fraccia” rossa a Frecciarossa pare poi sia stato frutto di un errore di trascrizione catastale. 

L’azienda nasce nel 1919 per mano del bisnonno, genovese e mercante di carbone tra l’Inghilterra, dove risiedeva, e l’Italia. Dopo la fine della Grande Guerra e dopo il passaggio dell’epidemia “spagnola”, il bisnonno decide di trasferirsi in luoghi più salubri e coglie l’occasione di acquistare la tenuta sulle colline dell’Oltrepò. L’idea è di produrre vini di qualità per fare concorrenza a quelli francesi sul mercato inglese. Grazie ai contatti in Inghilterra del bisnonno e agli studi e alla formazione del nonno Giorgio, la produzione e la vendita vengono avviate negli anni ’20, non senza qualche piccolo trucco di marketing. Gli Odero decidono, infatti, di creare delle etichette molto simili a quelle dei vini francesi e di utilizzare nomi francesi per i loro vini. L’idea si dimostra vincente, dando il là a una grande storia di successo.

Valeria ci ha portato in degustazione il pinot nero dedicato proprio al nonno Giorgio. Le vigne sono coltivate su terreni argilloso calcarei con esposizione nord ovest e nord est.

Il vino ha un bel colore rosso rubino intenso. Al naso profumi di visciola, ciliegia sotto spirito, arancia sanguinella, note balsamiche di cola, tabacco, ginepro, pepe nero e cioccolato. È un continuo invito all’olfazione. In bocca morbido, vellutato con un tannino già ben integrato e una bella freschezza che ne fanno presagire una lunga vita davanti. Nel finale una piacevole nota di bastoncino di liquirizia. La carne è sicuramente il suo abbinamento naturale, ma potrebbe accompagnarsi anche a preparazioni elaborate di pesce, come quelle della cucina siciliana.

Oltrepò Pavese Rosso Riserva DOC Solarolo 2018 - Montelio 

Caterina Brazzola ci racconta che la storia di Montelio inizia nel 1803. È in quell’anno che Angelo Domenico Mazza, antenato delle attuali proprietarie, acquista dalla nazione francese i terreni e l’antico granaio che Napoleone aveva sottratto al clero. È nel 1848 che nasce ufficialmente l’azienda Montelio e con essa viene avviata l’attività di imbottigliamento e commercializzazione di vino. Oggi conta 78 ettari di terre, di cui 30 vitati.

In degustazione abbiamo Solarolo, blend di barbera e croatina. La vinificazione avviene in cemento, il vino poi matura in tonneaux e barriques, sia nuove, che di diversi passaggi, per circa 20 mesi, fino a quando viene fatto l'assemblaggio. Subisce poi un lungo affinamento in bottiglia.

L’aspetto visivo ci mostra un colore rubino molto fitto, con riflessi granato. Al naso intenso e complesso, con note di frutta surmatura, prugna in confettura, ciliegia sotto spirito, chiodi di garofano e pepe nero. In bocca è robusto, con un tannino ben levigato, una piacevole sapidità e un finale lunghissimo. Da abbinare certamente a carni rosse, secondi piatti importanti e formaggi stagionati. 

Valtellina Superiore Valgella Riserva DOCG Cristina Scarpellini 2019 - Tenuta Scerscé 

Siamo quasi giunti alla fine di questo viaggio ed è il momento di cambiare zona e spostarci in Valtellina da Cristina Scarpellini, proprietaria di Tenuta Scerscé. Cristina comincia la sua avventura di produttrice di vino nel 2008 con un ettaro in affitto. La passione per questa terra e per la chiavennasca, nonché la costante ricerca per migliorare, la fanno diventare velocemente un riferimento all’interno della denominazione. Oggi Tenuta Scerscé conta su 7 ettari, tutti a ritocchino, con altitudine tra i 400 e i 700 metri s.l.m. 

Cristina decide di farci assaggiare stasera un vino che porta il suo nome; un Riserva della Valgella, perché è da qui che tutto ha avuto inizio. Le vigne si trovano su un terreno franco-sabbioso con una buona percentuale di limo, mediamente profondo e permeabile all’acqua. La raccolta è manuale. La pigiatura avviene immediatamente alla raccolta; segue una vinificazione naturale in rosso e una macerazione sulle bucce per circa 30 giorni. Invecchiamento in botti seguito da affinamento in bottiglia. 

Rosso granato luminoso alla vista. Intenso e austero al naso con note di spezie, frutti rossi sotto spirito, chinotto, seguite da sentori balsamici e grafite. In bocca risulta verticale con un tannino scalpitante, frutto dell’età ancora giovane, ma che fa intravedere tutta la sua stoffa e il suo potenziale di invecchiamento. Bel finale agrumato, da abbinare a una carne rossa succosa. 

Moscato di Scanzo DOCG 2017 - Cantina Pagnoncelli Folcieri

Dulcis in fundo Francesca Pagnoncelli, presidente del consorzio Moscato di Scanzo nonché proprietaria dell’omonima cantina. La famiglia Pagnoncelli Folcieri si stabilisce a Scanzorosciate verso la metà dell’Ottocento. Giancarlo Pagnoncelli Folcieri, farmacista di terza generazione, nel 1962 produce il suo primo Moscato di Scanzo ricavandolo da un vigneto posto nella migliore e più felice posizione collinare, noto allora come “il vigneto del parroco”, poi come “vigneto del farmacista”. Contribuisce, con pochi altri appassionati, all'operazione di salvataggio e di rilancio del vitigno. Oggi la produzione continua con il coinvolgimento dell’intera famiglia, in particolare di Francesca e di suo marito Massimo. Francesca, prima architetto, cura oggi vendita, comunicazione e accoglienza. Massimo, prima grafico pubblicitario, si occupa della cura dei vigneti.

Il suolo su cui sorgono le viti è calcareo-marnoso, con la presenza del “sass de luna”, una roccia di colore bianco che ha la proprietà di restituire nella notte il calore accumulato durante il giorno. La vendemmia, tardiva, si svolge tra fine settembre e inizi ottobre; la maturazione e la concentrazione degli zuccheri avviene in pianta. Dopo la raccolta i grappoli vengono ripuliti a mano da acini difettosi per evitare problemi durante l’appassimento, che si svolge su telai o in cassetta, in ambienti ad aerazione naturale. Dopo circa 3 settimane si passa alla torchiatura e alla fermentazione. Il vino rimane poi in acciaio per un minimo di 24 mesi, altri 18 mesi in legno e termina la maturazione e la stabilizzazione in bottiglia per 2/3 mesi prima di essere messo in vendita. La produzione annua è limitata a poco più di 2000 mezze bottiglie.

Alla vista si presenta di un vivace rosso rubino. Il naso è ampio ed elegante. Riconoscibili profumi di rosa passita, frutta rossa surmatura (marasca e prugna), spezie come cannella, garofano, pepe. Sentori di tabacco, cioccolato, incenso e nette note balsamiche. In bocca è un perfetto equilibrio tra dolcezza, freschezza e morbidezza. Il finale è lunghissimo. Vista la complessità del vino, Francesca ci ha proposto abbinamenti con formaggi erborinati, paté, fois gràs, cacciagione e, per contrapposizione, anche con una particolare ostrica sarda. Non ci resta che provare!

Vermouth Rosa Ballerina – Opera Roses 

Sorpresa finale da parte dell’azienda Opera Roses (costola del Pratello, specializzata nella produzione di vini rosé fermi, vermouth e gin), che ci ha offerto in assaggio il loro Vermouth “Ballerina”. La lavorazione prevede che ai vini “Chloé” e “Rocco” vengano posti in infusione per 30 giorni gli estratti di erbe con un’aggiunta finale di alcool di origine agricola, zucchero e acqua. Al naso profumi di agrumi (arancia e chinotto), erbe aromatiche, intense note di basilico, cannella, cola e rosa. In bocca l’assenzio, ben dosato, esalta le note del basilico e dello zenzero e rende la beva molto piacevole.

Una bellissima serata tutta al femminile, che, oltre alla qualità dei vini degustati, ha fatto emergere il vero spirito di sostegno, collaborazione e unità tra queste produttrici.