Le Donne del Vino lombarde si presentano a Bergamo
Il vino declinato al femminile è una realtà concreta: alta qualità, aderenza al terroir e un particolare tocco di eleganza tipicamente “rosa”. Delle storie, dei loro progetti e soprattutto dei loro vini ci hanno parlato quattro produttrici lombarde in una serata speciale organizzata da AIS Bergamo.
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Se sino a pochi anni fa, parlando di vino, molti appassionati pensavano solo a mani maschili che coltivavano la vite, lavoravano in cantina o gestivano aziende, è bene sapere che il mondo enologico è cambiato e che non è poi così raro imbattersi in imprese condotte da donne che affrontano, con passione e competenza, i nuovi stili di consumo della nostra bevanda preferita.
Diffondere la cultura e la conoscenza del vino, attraverso la formazione e la valorizzazione del ruolo della donna nel settore vitivinicolo, è il principale obiettivo dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino, organizzazione fondata nel 1988 su iniziativa di Elisabetta Tognana, che conta oggi più di 1080 socie fra produttrici, ristoratrici, enotecarie, sommelier, giornaliste ed esperte, nonché la partnership con altre 11 Associazioni femminili del vino.
L’Associazione promuove la funzione delle donne nella filiera produttiva enologica e nella società, enfatizzando in particolare il ruolo della donna come imprenditrice in grado di gestire dinamicamente e responsabilmente la sua attività economica facendo squadra con le altre Socie, senza tralasciare importanti iniziative di charity e di formazione anche rivolta all’esterno, come ad esempio il progetto DI-VINO, che prevede incontri formativi gratuiti della durata di 10 ore rivolti agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado per diffondere la cultura del vino e del bere in maniera responsabile.
Occorre sottolineare come oggi il 21% della superficie vitata coltivabile è gestita da realtà a conduzione femminile che producono il 28% del vino commercializzato nel mondo, un dato che ben evidenzia la crescente influenza delle donne nel panorama enologico internazionale.
In una serata in cui non vi sono stati “mattatori” ma solo “mattatrici”, AIS Bergamo ha incontrato quattro produttrici lombarde che ci hanno raccontato la loro personale visione del vino, intervistate, quasi come in un talk show, dalla Relatrice AIS e Delegata dell’Associazione Camilla Guiggi.
Scopriamo allora, nel rigoroso ordine degli interventi sul “palco” dell’Hotel Settecento di Presezzo, quattro importanti realtà della Lombardia del vino féminin con le loro capitane e i vini che abbiamo assaggiato.
Valeria Radici Odero - Tenuta Frecciarossa, Casteggio (PV)
L’Azienda nasce nel 1919, quando Mario Odero, il bisnonno di Valeria, sceglie le colline dell’Oltrepò Pavese per realizzare un grande vino che tenesse testa ai già celebrati vini francesi, in un periodo storico in cui in Italia il vino era prevalentemente quello da damigiana destinato al solo consumo interno. Mario Odero acquista una bella tenuta ottocentesca, dal nome particolare che in realtà nasce da un errore: Frecciarossa, infatti, deriva da una errata trascrizione del toponimo antico Fraccia Rossa, cioè “frana rossa,” a significare una terra argillosa, solcata da vene ferruginose, frequentemente soggetta a dissesti causati delle acque sotterranee.
Il progetto di Mario Odero entusiasma il figlio Giorgio che, laureatosi in Agraria a Milano, si reca in Francia per perfezionarsi e soprattutto per imparare a vinificare il pinot nero, il vitigno con il quale aveva deciso di misurarsi. Giorgio Odero punta tutto sulla qualità, vende i suoi vini in bottiglia (una novità per l’epoca) e il successo non tarda ad arrivare: negli anni ’20 del secolo scorso, Frecciarossa è un marchio conosciuto anche oltre i confini dell’Oltrepò Pavese, e nel 1933, terminato il Proibizionismo, l’Azienda si affaccia sul mercato statunitense ottenendo il “Marchio di Importazione” n° 19, uno dei primi assegnati a vini italiani (Campari, ad esempio, ha il n° 24).
Ma cosa rappresenta il vino per Valeria Radici Odero? Ecco le sue parole: “Il vino è l’anima di un territorio, e poiché racconta il suo terroir, è indispensabile essere coerenti con il territorio stesso”.
I vini di Valeria Radici Odero
Rosè Extra Brut VSQ 2021
12,5% vol., pinot nero 100%, produzione 10-12.000 bottiglie/anno.
Il pinot nero arriva in Oltrepò Pavese intorno al 1850, quando il Conte Carlo Gancia, deciso a produrre uno Champagne italiano, scopre che l’uva cresce molto meglio sui terreni di suo cugino nell’Oltrepò piuttosto che sui suoi in Piemonte. Le uve del Rosè di Frecciarossa vengono allevate sulle prime di Casteggio e lo Spumante affina sulle fecce per 18 mesi; la permanenza sui lieviti apporta la componente aromatica al vino e la fermentazione viene bloccata in modo da lasciare dello zucchero residuo che sarà l’unico presente nel vino poiché nel tiraggio sono aggiunti solo lieviti e non ulteriore zucchero. L’esame visivo mostra un colore rosa tenue, derivato dal bianco tipico del pinot nero vinificato in bianco, la bolla fine e persistente e all’olfatto avvertiamo fragolina di bosco, fiori rossi, una nota leggermente agrumata e speziatura di pepe bianco. In bocca è fresco e diretto ed evidenzia una buona vena acida (che aiuta a pulire il palato), caratteristiche che lo rendono adatto anche come vino da tutto pasto.
Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese DOC “Giorgio Odero” 2018
14% vol., pinot nero 100%.
Nella terza zona d’Europa per l’allevamento del pinot nero, con circa 3.000 ha dedicati nell’Oltrepò Pavese, e in particolare sulle prime colline di Casteggio, in un singolo vigneto adiacente all’Azienda, nascono le uve per il Pinot Nero “Giorgio Odero”. La fermentazione alcolica è spontanea, con lieviti autoctoni che variano di anno in anno, in un tino tronco-conico di rovere francese non tostato e anche la fermentazione malolattica è spontanea, avvenendo durante la primavera successiva alla vendemmia in botti piccole usate. Il Giorgio Odero regala leggerezza, frutto ed acidità, al naso è intrinsecamente fresco, con note balsamiche, di chinotto e arancia sanguinella; nel palato è elegante, con un tannino setoso, un vino fruttato, armonico, fragrante, succoso e molto tipico che invita alla beva.
Giovanna Prandini - Azienda “Perla del Garda”, Lonato del Garda (BS)
«Amiamo condividere la nostra passione». Esordisce così Giovanna Prandini quando inizia a raccontarci di Perla del Garda, azienda agricola familiare, iscritta alla Coldiretti e facente parte della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti. Nei 23 ettari della famiglia vengono prodotti i vini delle più importanti DOP del territorio ossia Vini Garda, Valtenesi e Lugana, quest’ultima rappresentata da 9 Lugana diversi di tutte le 5 tipologia previste nel relativo Disciplinare di Produzione (Lugana Base, Superiore, Riserva, Vendemmia Tardiva e Spumante).
La filosofia produttiva di Perla del Garda si basa su un principio fondamentale: “Il vino si comincia a fare in vigna, rispondendo senza schemi fissi alle congiunture climatiche dell’annata con l’attenzione e la saggezza della nostra tradizione contadina”.
I vini di Giovanna Prandini
Lugana Superiore DOP “Madonna della Scoperta” 2019
13% vol., turbiana 100%.
Il terreno calcareo argilloso di origine morenica contribuisce decisamente alla caratterizzazione di questo bianco che all’olfatto evidenzia subito il varietale della turbiana, con la tipica sfumatura di zafferano, note verdi, di vaniglia e frutta tropicale. In bocca è strutturato, avvolgente, sapido (con una sentore minerale che ricorda un Riesling) e senz’altro gastronomico.
Lugana Vendemmia Tardiva DOP
12% vol., turbiana 100%, residuo zuccherino 42 gr/lt, bottiglia da 50 cl.
L’uva con la buccia rivestita dalla Botrite Nobile apporta al vino, oltre alla sempre presente nota di zafferano tipica della turbiana, anche aromi di idrocarburi, pesca e albicocca disidratate, the alla pesca; nel palato si rivela molto fresco al punto di poterlo abbinare naturalmente a formaggi di media stagionatura (Grana Padano, Pecorino) ma anche, osando un tantino in più, anche alle ostriche.
Francesca Pagnoncelli Folcieri - Cantina Pagnoncelli Folcieri, Scanzorosciate (BG)
“Tre storie che si incontrano” è la frase che riassume in estrema sintesi cos’è l’Azienda di Francesca Pagnoncelli Folcieri. La prima storia è quella di un'antica villa estiva della nobiltà bergamasca, ricca di affreschi settecenteschi, di arredi e dipinti d'epoca, oggi nel centro del comune di Scanzorosciate. La seconda storia è quella del Moscato di Scanzo, la seconda DOCG più piccola d'Italia, un passito unico al mondo da vitigno rosso autoctono. La terza, quella della famiglia Pagnoncelli Folcieri, che si stabilisce a Scanzo poco prima dell'Unità d'Italia e che qui ancora risiede.
Volendo, potremmo aggiungere anche la storia personale di Francesca Pagnoncelli Folcieri, architetto che lascia il tavolo da disegno di uno studio ben avviato per occuparsi di vendita, comunicazione e accoglienza nell’Azienda, insieme al marito Massimo, prima grafico pubblicitario e, da vari anni, attento custode e sovraintendente dei vigneti della famiglia.
I vini di Francesca Pagnonocelli Folcieri
Vino da tavola “Ombra Rossa” 2022
14% vol., merlot 85-90% (uve colte surmature), moscato di Scanzo 10-15%.
Un rosso nato per il consumo familiare ma che ha riscosso grande successo, convincendo l’Azienda a produrlo anche per la vendita sul mercato. Il colore è rosso rubino carico e limpido, con un’elevata componente di glicerolo dovuta alla presenza del moscato di Scanzo che gli conferisce una gradevolissima e delicata dolcezza che rendono questo rosso un vino quotidiano di facile beva, perfetto per accompagnare i piatti della tradizione gastronomica lombarda nonché salumi, formaggi, polenta e carni. Al naso emerge subito la componente terziaria del moscato di Scanzo unita a profumi di rosa, viola e frutti rossi, in bocca è caldo e persistente, “conviviale”, piacevole e gastronomico.
Moscato di Scanzo DOCG 2017
15,3% vol., moscato di Scanzo 100%, residuo zuccherino 87 gr/lt, bottiglia da 50 cl.
È il “Sass de la Luna” (31 ettari di una formazione calcareo marnosa di colore grigio azzurro che affiora sulla collina di Scanzorosciate) l’ingrediente magico che rende unico al mondo il Moscato di Scanzo, il passito rosso preferito da Caterina II, zarina di tutte le Russie. Profumo intenso, ampio, elegante ed equilibrato, meno fruttato rispetto ad altri Moscati di Scanzo, con sentori di rosa passita, frutta rossa surmatura e nette note balsamiche, nel palato è fresco e straordinariamente persistente. Oltre al classico abbinamento con la pasticceria secca, “funziona” bene anche con cioccolati particolari, formaggi erborinati, paté, fois gràs, cacciagione e volatili da cortile o, per contrasto, con delle sapide ostriche.
Cristina Scarpellini - Tenuta Scerscé, Tirano (SO)
Un passato da giurista specializzata in internazionalizzazione delle imprese fino a quando, nel 2008, avvia la sua Azienda in Valtellina, terra vocata per un vitigno particolare, il nebbiolo, che qui viene chiamato chiavennasca: un territorio affascinante e allo stesso tempo fragile, che richiede attenzione e cure continue, basti pensare che, in media, ogni ettaro di vite richiede almeno 1.900 ore di lavoro ogni anno (e infatti la Valtellina è l’area terrazzata vitata più grande d’Italia, con ben 2.500 chilometri di muretti in pietra a secco).
Cristina Scarpellini definisce così la sua filosofia produttiva: “Questo lavoro per me è ricerca continua, dove il dubbio è sempre domanda, dove rispetto, dedizione, cura del particolare, sono il punto di partenza, sempre”.
I vini di Cristina Scarpellini
Valtellina Superiore Inferno DOCG “Flammante” 2020
13% vol., chiavennasca 100%.
Colore rubino scarico tipico del vitigno nebbiolo, profumo intenso di piccoli frutti rossi, prugna selvatica, toni floreali di rosa e lillà, di arancia amara (che si riscontra spesso nel nebbiolo) ed erbe aromatiche di campo. In bocca è fine, elegante ed equilibrato, di grande freschezza, si sposa perfettamente con carni a lunga cottura e formaggi a pasta dura e stagionati.
Valtellina Superiore Valgella Riserva DOCG “Cristina Scarpellini” 2019
13% vol., chiavennasca 100%.
Un vino creato per ricordare l’avvio dell’avventura vitivinicola di Cristina Scarpellini, proprio in Valgella, nella zona dove tutto ebbe inizio. Colore rosso granato luminoso, al naso è intenso e complesso e le note minerali ferrose che si avvertono alla prima olfazione sono seguite da profumi articolati di spezie, frutti rossi sotto spirito, arance sapide e caffè. In bocca è fine ed elegante, dotato di una buona freschezza che lo rende ben abbinabile anche a pesci grassi.