Le molteplici sfumature del blauburgunder in Alto Adige

Racconti dalle delegazioni
12 dicembre 2022

Le molteplici sfumature del blauburgunder in Alto Adige

André Senoner, sommelier di garbo e grande talento, ci ha guidato lungo un cammino di comprensione dell’intricato panorama altoatesino e delle variegate espressioni dei suoi blauburgunder.

Florence Reydellet

«Un crogiuolo culturale e un crogiuolo viticolo». Così esordisce un giovanissimo André Senoner, relatore AIS arrivato nientemeno che tre volte in finale al concorso di Miglior Sommelier d’Italia, vincitore nel 2022, primo italiano a vincere il Master Pinot Nero 2021. Nella vita di tutti i giorni docente all’Istituto alberghiero di Merano e giudice per la guida vini Gault & Millau Italia. Insomma, non propriamente un quisque de populo.

L’Alto Adige - o Südtirol, che dir si voglia - è luogo di confluenze, un luogo plurale e complesso, «un corpo germanico trapiantato in un organismo italiano» (Massimo Zanichelli, I quattro elementi del vino italiano: La Montagna, Bietti, 2022). E l’ascendenza teutonica della regione si avverte anche nel profilo accurato dei suoi vini, la cui produzione si divide armoniosamente tra vignaioli e cantine cooperative.

Peculiari e molteplici sono le caratteristiche del territorio. Per quanto attiene al clima, la catena alpina che si profila a nord scherma opportunatamente la regione dai venti freddi del settentrione, mentre a sud l’assenza di barriere montuose agevola la penetrazione delle masse d’aria temperate provenienti dal Garda. Ne derivano forti escursioni termiche fra giorno e notte che influenzano favorevolmente le maturazioni aromatiche. Anche la complessa vicenda geologica contribuisce alla vocazione del territorio. In estrema sintesi, si spazia dai terreni calcarei di natura dolomitica (Oltradige) alle marne (a meridione di Cortaccia), dal porfido di origine vulcanica (Bolzano, Caldaro, Merano) alla roccia metamorfica di quarzo e mica (Valle Isarco). E qui non ci si può esimere dal menzionare Franz Haas - tolto anzitempo alla vita lo scorso febbraio - che ha scritto pagine di rilievo nella storia del pinot nero sudtirolese: «si può piantare a qualunque altitudine; ma dipende dal terroir». In un contesto così variegato trovano, dunque, condizioni di crescita ottimali almeno venti vitigni diversi. Nel panorama ampelografico, è il pinot grigio (vitigno di terroir per antonomasia, poiché timido sul piano aromatico) a occupare il primo gradino del podio; seguono il traminer aromatico (gewürztraminer), lo chardonnay, il pinot bianco e la schiava. Infine, al sesto posto, il pinot nero (localmente chiamato blauburgunder): un vitigno arduo, capriccioso, che esige molto sia dal viticoltore sia dal vinificatore. Germoglia presto (il che lo espone alle gelate primaverili e alla colatura); teme le fitopatologie (peronospora, oidio), così come la muffa grigia e la virosi; richiede, infine, perfette maturazioni, cosa non del tutto immediata nei contesti settentrionali che pure ama.

La cultivar è presente in Alto Adige da quasi due secoli - quando ancora la regione apparteneva all’Impero austriaco - specie per merito dell’arciduca Giovanni d’Asburgo-Lorena che promosse la coltivazione di vitigni borgognoni. Non raggiunse mai, tuttavia, produzioni significative. Solo negli anni Ottanta del Ventesimo secolo conobbe un notevole incremento, complice anche il riscaldamento climatico che spinse i viticoltori a piantare le vigne sempre più in alto. Ai giorni nostri, sui 5.600 ettari vitati del comprensorio, 522 ettari sono coltivati a pinot nero (poco più del 9% della superficie vitata).

La varietà ha trovato le sue condizioni ideali anzitutto nella Bassa Atesina, in quattro areali le cui quote oscillano fra i 300 e i 900 metri s.l.m.. Essi sono:

  • Mazzon, alla sinistra orografica del fiume Adige: storico vigneto sito nel comune di Egna, che si estende per 65 ettari (di cui 45 coltivati a pinot nero) a quote comprese tra i 300 e i 450 metri s.l.m.;
  • Montagna, alla sinistra orografica del fiume Adige. Comprende le frazioni di:
    • Gleno (42 ettari vitati, di cui 28 a pinot nero): un pendìo soleggiato del Monte Cislon. Ha quote elevate (sino a 791 metri s.l.m.) e ottimi suoli ricchi di porfido, calcare e dolomia;
    • Pinzano (62 ettari, di cui 10 a pinot nero): orientato a sud-ovest, poggia su suoli di calcare e argilla e si eleva fino a 450 metri di altitudine;
  • Cornaiano/Girlan, alla destra orografica del fiume Adige (280 ettari, di cui 40 a pinot nero): zona posta fra i 400 e i 500 metri s.l.m. che si differenzia per l’elevata presenza di porfido nei terreni, i depositi morenici e la sua esposizione est-ovest;
  • Appiano Monte/Eppan Berg, alla destra orografica del fiume Adige (158 ettari, di cui 13 a pinot nero): con un’esposizione est/sud-est, il vigneto sale oltre i 600 metri e giace su suoli di porfido e ghiaia calcarea.

Degustazione

Passando agli assaggi, André ha scelto tre vini provenienti da virtuose cantine sociali (Girlan, St. Michael-Eppan, Andriano) e tre vini da abili vignaioli (Pfitscher, Castelfeder, J. Hofstätter).

Alto Adige DOC Pinot Nero Fuxleiten 2020 - Pfitscher
Zona di produzione: Montagna
Veste rubino di trasparente nitore. I profumi sono tanti, ordinatamente disposti per tematiche: fruttato (lampone), speziato (chiodi di garofano), minerale (grafite) e fiorito (rosa). Il palato sprigiona una ragguardevole vena acida che però non infastidisce l’equilibrio gustativo; nella progressione lascia poi emergere ricordi floreali di rosa. Per dirla con André, “un vino che segue lo stile borgognone”.

Alto Adige DOC Pinot Nero Glen 2020 - Castelfeder
Zona di produzione: Gleno
Rubino limpido scarico di colore. L’esordio è schivo, quasi spoglio; ciononostante, con il passare dei minuti, si affacciano fievoli cenni di violetta e frutti rossi. La bocca, senza mai una tregua, si concentra su freschezza e tannini, determinati ma setosi. Lieto il finale, adagiato su una sapidità iodata e inserti balsamici. Può continuare a vivere la sua esistenza.

Alto Adige DOC Pinot Nero Riserva Flora 2019 - Cantina Girlan
Zona di produzione: Cornaiano, Mazzon e Pinzano
Ha terso colore rubino classico. Erbe aromatiche - salvia, rosmarino e basilico -, tè nero e buccia d’arancia precedono un sorso di ottime proporzioni, merito dell’equilibrio indotto da tannini sorvegliati e dalla freschezza. Lunga la chiusura che si accompagna alle erbe aromatiche sopracitate. Il Flora è di precisione accurata e prova che i vini di una cantina cooperativa possono giungere ad altezze vertiginose.

Alto Adige DOC Pinot Nero Riserva Sanct Valentin 2019 - Cantina St. Michael-Eppan
Zona di produzione: San Michele-Appiano e dintorni
Tono più acceso nel colore. Affabili cenni speziati e tostati firmano l’incipit olfattivo. Più in là, frutta rossa macerata e sensazioni balsamiche si manifestano in raffiche improvvise. Il legno non soffoca il palato che si esprime vellutato e materico, con tannini puntuti ma di buona fattura; ripropone le note olfattive in un epilogo di discreta lunghezza. Un vino in divenire, e tuttavia già piacevole.

I viniAlto Adige Pinot Nero DOC Riserva Mazon 2019 - Tenuta J. Hofstätter
Zona di produzione: Mazzon
Rubino chiaro dall’orlo luminoso. Esordio titubante con avvio di riduzione di testa di fiammifero. Poi viaggia lentamente ma senza sosta: affiorano profumi di geranio, fragoline di bosco e note fumé. Al gusto ripropone l’impronta tostata; la sapidità tace, ma la freschezza tiene il passo e gli garantisce una buona tensione sino al finale. Andrebbe riassaggiato fra qualche tempo con l’attenzione che merita.

Alto Adige Pinot Nero Riserva DOC Anrar 2019 - Cantina Andriano
Zona di produzione: Pinzano
Indossa un rubino dagli scintillii granati. Il naso è fine e composito. Aromi tenui di violetta e ribes rosso inaugurano le sensazioni che si sviluppano poi sulla mandorla amara e la vaniglia. Il sorso si lascia persino masticare, sebbene rimanga sempre sul registro dell’eleganza: la morbidezza calorica smorza l’impatto sapido-fresco conferendo gradevole avvolgenza. Allungo longilineo con echi fioriti. Brillerà per molto e molto tempo ancora.

Impossibile non esprimersi con parole di entusiasmo. Oltre al mero valore dei calici, André ci ha presentato le sfumature dei blauburgunder altoatesini con competenza, assoluta umiltà e acuta intelligenza. Per chi come noi ama la scrupolosità, era una serata da non mancare.