Liguria di Levante. Vermentino, ça va sans dire

Racconti dalle delegazioni
10 novembre 2022

Liguria di Levante. Vermentino, ça va sans dire

Un territorio che è un mosaico geologico formidabile. Un vitigno che del legame con il mare fa la sua origine e la sua cifra. Le montagne si specchiano nel blu del Mar Ligure, le vigne di vermentino vi si arrampicano e lì si assolano, dando vita a vini che sono espressione vera e profonda della mano dei vignaioli.

Giuseppe Vallone

Il calore del sole sul viso, la luce che filtra tra le dita della mano, la brezza ad accarezzare la pelle, i profumi di fichi e macchia mediterranea a inebriare le narici. Le vacanze estive sono ormai terminate, ma per l’inizio della nuova stagione di eventi di AIS Monza e Brianza non poteva che pensarci Alessandra Marras a riportarci per una sera agli spensierati riposi agostani, scegliendo come meta l’assolata costa del levante ligure.

L’abbrivio della serata è brioso, la passione che Alessandra ha per questo territorio è autentica e si percepisce nitidamente. Dopo settimane passate tra filari vista mare e vini di autentica marca mediterranea, a conoscere e a parlare con i produttori, la nostra ospite è un fiume in piena, tanta è la voglia di trasmetterci le esperienze vissute.

D’altronde, ascoltando Alessandra, viene da chiedersi come possa essere diversamente: il levante ligure, che idealmente da Genova arriva ad abbracciare le estreme appendici della provincia spezzina, fino a una minuscola enclave in Toscana, è una teoria di montagne posate letteralmente sul mare, punteggiate da castelli, paesi, chiese e ville che ricordano a ogni piè l’incessante modellamento del territorio operato nei secoli dall’uomo.

Il terroir, poi, è quantomai variegato: partendo dal capoluogo, flysch scistosi e arenacei si susseguono, alternandosi a successioni ofiolitifere e a lembi plio-quaternari. Una complessità di matrici che amplia a dismisura le variabili incidenti sull’anima di un vino e che si sommano alla collocazione delle viti fino a 500/600 m. s.l.m., al clima mediterraneo con oasi climatiche sub-continentali e alle peculiarità di una viticoltura a tratti estrema.

Il vermentino, poi. Di incerto etimo e di dubbia provenienza, ha invece un indiscusso e indissolubile legame primigenio con il Mediterraneo: sopporta piuttosto bene gli stress idrici e i venti salati – non subendo dunque i danni delle Libecciate –, tollera la sovramaturazione, tanto da poter rimanere a lungo in pianta, e invoca il caldo. Mettendola in poesia, Alessandra ci dice che quest’uva «ama il blu del mare, l’oro del sole, le fresche brezze che sanno di sale; fa dell’arsura il suo tesoro, respira il profumo dei fiori e il rigenerante abbraccio del bosco ombroso, si nutre e ridona la terra che è roccia e argilla e sabbia, memoria concreta di un territorio dall’origine travagliata».

Nel calice, il vermentino è un vino che si mostra solitamente in una veste paglierina con riflessi verdolini, proponendo un quadro olfattivo di mela, banana e melone giallo in gioventù, a cui si accompagnano gelsomino, mimosa, glicine e magnolia, macchia mediterranea, rosa canina e acacia. Talvolta è percepibile la nota resinosa del pinolo e il retrogusto amaricante della mandorla di pesca.

I colori sono dunque tanti e la tela è un affresco in divenire: Alessandra, impaziente di dare il via alla degustazione di ben 10 referenze, ci propone dapprima un “laboratorio Vermentino”, con l’assaggio alla cieca dei primi 5 vini, al fine di provare a capirne i caratteri gusto olfattivi e di collocarne le relative origini in aree fresche o calde, vicine o meno dal mare; poi, a seguire, il “Vermentino work in progress”, altri 5 vini – non alla cieca – includibili in un progetto «caratterizzato dal perpetuo apporto di dati sopraggiunti e da esperienze sempre nuove».

Fondamentale, anzi vero e proprio presupposto del tutto è, infine, per Alessandra, il territorio: sebbene sia presente in sala il vulcanico e iconico Daniele Parma di La Ricolla, le parole che la relatrice offre di ogni produttore nel presentare ciascun vino fa sì che ognuno di essi, idealmente, prenda parte alla lunga e intensa degustazione.

Prima parte – Laboratorio Vermentino

Colli di Luni DOC Vermentino 2021 – Podere Lavandaro

Il vino per me è la mia vita scandita dalle stagioni. Il tempo che passa. Il lavoro da dedicare alla terra, alla vigna, all’uva, al mosto e al vino. Un ciclo che si ripete, ogni anno un parto, fatto di gioia e soddisfazione. (Marco Taddei)

Vermentino da vecchi ceppi trentennali, a cui si affiancano impianti di epoca più recente, su terreni sabbiosi, con modesta dotazione argillosa ma ricchi di scheletro, a Fosdinovo. Affinamento in acciaio sulle fecce fini per 6 mesi, poi 2 mesi in bottiglia.

Acacia e salvia, gelsomino e macchia mediterranea, il primo approccio olfattivo, elegante e sottile è giocato su un continuo rimando tra profumi floreali e una stuzzicante componente erbacea. Il sorso è pieno, di estroversa sapidità, con uno sviluppo ricco e un finale appena ammandorlato.

Colli di Luni DOC Vermentino Superiore Boceda 2021 – Azienda Agricola Zangani

Il vino è capitato, una passione indotta, ma non lo cambierei con niente al mondo. Soprattutto per le persone. (Filippo Zangani)

Vermentino da vigne di 20 anni di età poste a 200 m. s.l.m., su terreni franco limosi, a Santo Stefano Magra, frazione di Ponzano Superiore La Boceda. Fermentazione e affinamento in acciaio su fecce fini per 2 mesi. 

Di primo acchito il naso pare altero, qualche istante e si svela: meno floreale del vino precedente, pur con ricordi di ginestra, è invece più duro, di un minerale quasi pietroso, con intriganti sbuffi balsamici. Il palato ne è coerente prosecuzione: caratterizzato da una verticalità sapida, è schietto e a tratti irruento; ciò nonostante l’assaggio è quanto mai piacevole, anche grazie a una sottesa rotondità che dona equilibrio e gusto alla beva.

Golfo del Tigullo – Portofino DOC Vermentino 2021 – Azienda Agricola PinoGino

Il vino per me è geografia liquida. Dentro a ogni bottiglia c’è la storia, la passione, la tenacia, il cuore, gli ostacoli da affrontare di chi lo produce. Ogni bottiglia è il biglietto da visita del produttore e la carta d’identità del territorio da cui proviene. Ogni anno ti obbliga a confrontarti con situazioni, stimoli nuovi, problematiche nuove che vanno dai cambiamenti climatici a una fauna sempre più aggressiva nei confronti delle coltivazioni. (Maria Antonella Pino)

Vermentino da viti di 25 anni poste a 290/360 m. s.l.m., su versanti caratterizzati da pendenze comprese tra il 35% e il 50%, su terreni franco sabbioso-argillosi a Castiglione Chiavarese, frazione di Missano. Criomacerazione con bucce per 48 ore, maturazione su fecce fini per 4-6 mesi in acciaio.

A stuzzicanti profumi di agrumi e bosso fanno da contraltare delicati sbuffi di cipria e talco. Un naso che ricorda le sensazioni olfattive del primo vino. Fresco e sapido, l’assaggio è teso e il finale, con aromi di pesca bianca e piacevolmente amaricante, lascia la bocca pulita. 

Colli di Luni DOC Vermentino Superiore Il Maggiore 2021 – Ottaviano Lambruschi

Il vino per me è tutto. Nel bene e nel male. (Fabio Lambruschi)

Vigne di vermentino di 20 anni, poste a 220 m. s.l.m. su terreni magri e sciolti di arenarie e galestri a Castelnuovo Magra. Affinamento di 6 mesi in acciaio.

Avvicinando al naso questo calice di intensa cromaticità paglierina, è subito un effluvio di profumi minerali e maturi, di iodio, grano e mela renetta. All’assaggio il vino è pieno, di massa, molto sapido, con una componente alcolica maggiormente in evidenza rispetto ai campioni precedenti.

Portofino DOC Vermentino 2021 – La Cappelletta

I found my wine in Portofino (Natalia Ayesha Grosvenor, Duchess of Westminster)

Vermentino da vigne di 4-10 anni situate all’interno del Parco di Portofino, in località Cappelletta, a 150-200 m. s.l.m.. Affinamento di 3 mesi sulle fecce fini.

Profumi di cedro, lime, pesca nettarina, miele e cera. Di convincente corrispondenza naso-bocca, rivela un palato sapidissimo, gustoso, intenso e lungo su ritorni di cedrata.

Seconda parte – Vermentino work in progress

Liguria di Levante IGT Bianco Non Sempre 2021 – La Felce

Il vino per me è una fotografia liquida che immortala e dona nel tempo la storia, le peculiarità del territorio, l’annata, il o i vitigni, la razionalità e la follia del produttore nell’interpretare tutti questi ingredienti. (Andrea Marcesini)

Vecchie vigne di vermentino di 40 anni, su terreni sabbiosi a Luni. Fermentazione spontanea e successivo affinamento di quasi un anno sulle fecce in acciaio.

Il paglierino tende al dorato e i profumi si fanno più maturi e dolci: frutta gialla, pasta frolla, burro, accenni appena agrumati. Assaggio pieno, succoso, con una sapidità decisa a dar man forte a una freschezza sottile.

Colli di Luni DOC Vermentino L’Aura di Sarticola – Azienda Agricola La Pietra del Focolare

Il vino per me è poesia, ricordo, dedizione e sacrificio; è famiglia; è appassionarsi e innamorarsi ogni giorno; insomma, per me il vino è vita. (Laura Angelini)

Vigne poste a 250 m. s.l.m. su terreni di galestro e scisto rosso a Castelnuovo Magra, località Sarticola. Assemblaggio dell’annata 2018 (per il 90% della massa), affinata per 12 mesi in botte grande di rovere, e dell’annata 2019 (10%), vendemmia tardiva vinificata in inox. 6 mesi di bottiglia. Soltanto 540 bottiglie.

Elicriso, liquirizia, frutta matura, sfondo erbaceo: il naso è ammaliante. La bocca è intensa e ricca, saporita e calda, di ottima persistenza su aromi mentolati.

Colline del Genovesato IGT Berette – La Ricolla

Fallo come ti pare, in modo convenzionale, biologico, biodinamico, tradizionale o naturale. Ricorda però che il vino è quella nobile frazione che sta tra la feccia e l’aceto. (Daniele Parma)

Vermentino da vigne per metà di mezzo secolo di vita e per metà di 10 anni, a 150/200 m. s.l.m. a Cogorno alla Basilica dei Fieschi, su terreni limoso-sabbiosi con sottosuolo calcareo. Fermentazione spontanea a contatto con le bucce per 10/14 giorni, malolattica svolta, affinamento in acciaio fino al luglio dell’anno successivo alla vendemmia, poi 3 mesi in bottiglia.

Il calice si ammanta d’oro, i profumi si fanno di cedro, cera, frutta candita, miele. L’assaggio è intenso, pieno, di grande personalità e persistenza. Un vino di «buccia e tempo». Come ha detto Daniele Parma, presente in sala: «le bucce sono i miei lieviti, il tempo il mio chiarificante, le fecce i miei solfiti, la terracotta è il mio legno e la vigna la mia cantina».

Colli di Luni DOC Vermentino Fosso di Corsano 2015 – Terenzuola di Ivan Giuliani & C.

Il vino per me è fedeltà al paesaggio. Rispetto delle varietà e del territorio, minimo intervento dell’uomo che svolge un ruolo di sfondo, da moderatore nello svolgimento naturale del processo di sviluppo del grappolo. Lavorazioni in cantina che rispettino l’identità varietale delle uve e della loro appartenenza ad uno specifico territorio. Infine, ma non per importanza rispetto per l’ambiente. (Ivan Giuliani)

Vermentino da vigne di circa 25 anni poste a 250/370 m. s.l.m. in un anfiteatro attorno al ruscello Corsano, a Fosdinovo, su scisti di arenarie, terreni ricchi di scheletro con ossido di ferro e carbonati. Fermentazione e affinamento di 5 mesi in acciaio sulle fecce fini.

Il profilo olfattivo, alla cieca, potrebbe condurci verso associazioni al riesling: evidente la cera d’api, emergono note mielate, di frutta macerata e avvolgenti balsamicità. L’assaggio è caratterizzato dalla sapidità molto vivace, che marca l’ingresso, lo sviluppo e il finale della beva. Intenso, chiude con aromi che sottolineano l’apprezzabile corrispondenza gusto olfattiva.

Costa Toscana IGT Passito Canizzo 2020 – Podere Lavandaro

Vementino appassito in pianta e vendemmiato a ottobre, fermentazione in caratello aperto a contatto con le bucce per 15 giorni, poi affinamento in caratello per 24 mesi e 6 mesi di bottiglia. 500 bottiglie prodotte.

Alessandra ci tiene a concludere la degustazione con un vermentino passito e, nel tornare a Podere Lavandaro dove il viaggio è iniziato, propone l’abbinamento con il tipico ciambellone. I profumi del vino rimandano al mallo di noce, alle spezie, al miele, con gli echi della macchia mediterranea e dei profumi erbacei che abbiamo percepito nel primo campione della serata. Nella sua intensità è un passito delicato, che in bocca si conferma di piacevole freschezza e persistenza.

Dieci vini, dieci vermentino, simili, ma diversi: espressione di suoli differenti, di esposizioni diverse, di tecniche e scelte produttive progressiste o più conservatrici. Ognuno con la propria genesi, ciascuno con la propria storia alle spalle e il divenire dinanzi a sé. Alessandra, sul finire di settembre, ha riportato a Monza l’estate e, con lei, la magnifica capacità dei vignaioli del levante ligure di raccontare sé stessi attraverso un calice di vino.