Lo Schiopettino: un tesoro ritrovato tra i Colli Orientali del Friuli
Lo Schioppettino di Prepotto esemplifica l’eccellenza della viticoltura italiana, valorizzando vitigni autoctoni e territori unici. In AIS Pavia, Diego Sburlino ha condotto una serata dedicata alla scoperta di questo vino, definito da Mario Soldati un “solitario senza macchia”, autentico rappresentante della sua terra d’origine.
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Nel panorama vitivinicolo italiano esistono vini e vitigni che necessitano di essere cercati e apprezzati, arrivati fino ai giorni nostri attraversando l’invasione fillosserica e le due guerre mondiali. Lo Schiopettino rappresenta forse l'esempio più emblematico di questo destino sofferto, incarnando la ricchezza ampelografica italiana spesso incompresa. Un vitigno schivo e sfuggente, con i suoi acini scuri e consistenti tanto da “schioppettare”, da qui il nome, che si distingue per l'elevata acidità e l’elegante personalità. Divenendo una pietra miliare dell’enologia friulana, in particolare quella dei Colli Orientali del Friuli, nel quale ha trovato il suo habitat ideale.
Il vino nella storia del Friuli Venezia Giulia: una storia millenaria di viticoltura e resilienza
La storia del Friuli Venezia Giulia è intrecciata a doppio filo con la vite e il vino. Già nell'anno 237 d.C., come racconta lo storico Berini, per ritardare l’avanzata di Massimino il Trace, gli abitanti di Aquileia distrussero il ponte sull'Isonzo, ma il genio militare del dittatore riuscì a ricostruirlo con “vuoti arnasi di vino legati assieme e coperti di terriccio e fascine” per varcare comodamente il fiume. Ma le testimonianze storiche sul vino non si limitano a semplici aneddoti; tra le voci più autorevoli troviamo quella di Plinio il Vecchio, illustre scrittore romano del I secolo d.C.. Nella sua Naturalis Historia, Plinio menziona il "Pucinum", un vino prodotto proprio in questa regione, definendolo uno dei più pregiati dell'epoca e addirittura attribuendogli proprietà terapeutiche.
Siamo all’estremo nord est italiano, Prepotto fa parte dei comuni del Collio Orientale. Una zona di confine, nella quale la storia, ma soprattutto le storie delle persone e delle guerre, hanno inciso profondamente nelle tradizioni, oltre che sul territorio, distruggendo e trasformando interi vigneti in accampamenti e magazzini militari.
E come se non bastasse, già martoriato dalla guerra, il territorio dovette affrontare anche la terribile invasione della fillossera, un parassita che nei primi decenni del novecento falcidiò innumerevoli vitigni. Sembrava la fine per la viticoltura locale, ma la tenacia della gente non fu piegata. Un esempio è la storia di Pietro D'Andrea, un agricoltore di Rauscedo. Pochi giorni prima della disfatta di Caporetto, un incontro fortuito con un caporale piemontese cambiò il corso della storia. Il soldato insegnò a D'Andrea l'innesto a spacco, una tecnica innovativa per l'epoca, già conosciuta nel nord-ovest italiano. D'Andrea, insieme ad altri agricoltori, fece tesoro di questa conoscenza, diffondendola rapidamente. Rauscedo divenne così la culla di una rivoluzione agricola, un'eredità preziosa che ancora oggi vive nel cuore del Friuli Venezia Giulia e che ha fatto di questo piccolo paese uno dei centri più importanti al mondo per la produzione di barbatelle.
Lo Schioppettino di Prepotto: risorto dalle ceneri per diventare un gioiello enologico
Lo schioppettino conosciuto in passato anche come ribolla nera, è un vitigno autoctono friulano che ha vissuto una storia rocambolesca, fatta di oblio, riscoperta, tenacia e lungimiranza. Un vero e proprio miracolo enologico che lo ha portato a risorgere dalle ceneri, per diventare un gioiello del panorama vitivinicolo regionale.
Tuttavia, assieme al pignolo e al tazzelenghe, lo schioppettino in quegli anni non era iscritto tra le varietà autorizzate e rischiava di scomparire. Il 9 gennaio del 1977 il piccolo comune in provincia di Udine, guidato dal sindaco Bruno Bernardo, insieme a Walter Filiputti, vignaiolo e oggi presidente del Consorzio Friuli Venezia Giulia e anche grazie all'impegno della famiglia Nonino, famosi distillatori, mediante l’istituzione del premio Risit D’aur (barbatella d’oro), portarono la causa nelle aule dei tribunali. L’obiettivo del premio era incentivare i viticoltori a salvaguardare i vitigni autoctoni, e grazie a questo impegno, nel 1978 ottennero la riabilitazione dello schioppettino in forza del reg.to CEE 486.
L’eco di quella battaglia legale e dei suoi sviluppi arriva fino ai giorni nostri. Un esempio è l'Associazione Produttori dello Schioppettino di Prepotto, nata per tutelare e valorizzare questo vitigno. Il loro impegno ha ottenuto un importante riconoscimento nel giugno 2008, con l’assegnazione dello status di sottozona Colli Orientali del Friuli "Schioppettino di Prepotto", un traguardo che sottolinea l'unicità di questo vino, capace di esprimere al meglio le caratteristiche del suo terroir. Oltre alla DOC Colli Orientali del Friuli, lo schioppettino, vinificato in purezza, rientra anche nella DOC Friuli-Isonzo, un'ulteriore attestazione di qualità che ne conferma il valore e ne amplia le potenzialità di diffusione.
Le colline di Prepotto: un mosaico di microclimi per lo schioppettino
Il terreno è costituito da depositi di origine eocenica ed è caratterizzato da un’alternanza di strati di marne e arenarie detti Flysch di Cormons, formatisi milioni di anni fa grazie all'azione erosiva dei fiumi e del mare. La ricchezza di minerali del Flysch, unita alla sua particolare struttura geologica, conferisce al terreno caratteristiche uniche che influenzano in modo determinante la crescita delle viti. Le radici affondano in questo terreno profondo e complesso, assorbendo i nutrienti e i sali minerali che donano ai vini il loro carattere distintivo.
Le colline di Prepotto, dove si attestano circa 40 ettari, hanno un’altitudine che varia tra i 50 e 100 metri s.l.m. e godono di condizioni climatiche ideali. Il clima è infatti influenzato sia dai venti freddi del nord provenienti dalle Prealpi Giulie, che dai venti caldi provenienti dal Mar Adriatico che s’insinua attraverso il Golfo di Panzano, distante 25 km in linea d’aria. Ci sono poi i venti dell’est provenienti dalla vallata del fiume Vipacco e la sempre benefica presenza del fiume Judrio.
Tutta questa varietà di influenze, associate ad una varietà di terreni, diversificano all’interno del Comune di Prepotto piccole aree con microclimi differenti. Infatti è possibile individuare tre zone specifiche, quella più fredda di Novacuzo, quella intorno all’abitato e la zona di Albana più vicina al fiume, che grazie ad un terreno ghiaioso molto più drenante e ossigenato, lo schioppettino può esprimere con eleganza i suoi sentori speziati.
“Ognuno dei vini prodotti in questo territorio è espressione della parcella di terra in cui è stato coltivato, proprio per questo Prepotto può essere considerato con fondamento una sottozona” conclude Diego Sburlino.
La degustazione
Schioppettino di Prepotto “Peper” 2021 - Spolert
Riccardo Cagliaro, l’anima di Spolert Winery nata nel 2017, non è friulano, ma la sua passione per il vino autoctono e per le affascianti tradizioni di questa terra lo hanno portato a diventare un custode della tradizione friulana; il nome dato alla sua creatura rivela lo sforzo di assorbirne l’essenza, un simbolo dell'anima autentica della sua cantina. Nella tradizione friulana, lo Spolert (il focolare) era il cuore pulsante della casa, il luogo dove si preparavano i cibi, un nome che evoca calore e convivialità, un oggetto prezioso che rappresenta il legame profondo con la storia e la cultura del territorio.
È il vino più giovane della batteria e risente della micro zona in cui viene prodotto che è Novacuzo. Di vivido color rubino, cattura immediatamente l’attenzione con le sue note di pepe nero e spezie scure, smorzate da sentori di frutti di bosco e importanti profumi vegetali di alloro e liquirizia. Un naso ancora in divenire, in quanto si evince un’impronta decisa del legno che dev’essere smaltita e che andrà con il tempo ad ampliare il bouquet. In bocca gioca sulla freschezza, ancora impetuosa nella sua piacevolezza, le marne bianche lo arricchiscono di una vena sapida diffusa, la percezione tannica è decisa ma elegante. Chiude con una nota amaricante che ricorda la liquirizia. Fa notare Diego Sburlino, che questo vino rappresenta molto bene la zona di produzione, proprio per la sua spiccata freschezza e sapidità. È un vino, come tutti gli schioppettino, che necessita di tempo per raggiungere la sua massima espressione, che probabilmente arriverà tra due, tre anni.
Schioppettino di Prepotto 2020 - Pitticco
L’azienda consta di 5 ettari vitati, come il precedente si trova nella frazione di Novacuzo. I vigneti si estendono su due distinti appezzamenti collinari ospitando circa 7000 viti per ettaro. Sul versante orientale, caratterizzato da un'altitudine che varia tra i 104 e i 144 metri s.l.m. trova il suo regno lo schioppettino, che qui esprime al meglio la sua personalità, mentre sul versante sud-orientale, compreso tra gli 88 e i 125 metri s.l.m. i vigneti accolgono altri due rossi autoctoni della tradizione, il tazzelenghe e il refosco.
L’annata 2020 è stata caratterizzata da piovosità anche nelle fasi di maturazione da agosto a ottobre, questo ha creato non poche difficoltà e rallentato il processo di maturazione dei vitigni rossi tardivi, tuttavia la vendemmia ha regalato uve con un buon equilibrio tra acidità e grado zuccherino.
Vinificato dapprima in tini di legno di rovere francese, il vino nasce successivamente da un assemblaggio da barrique di vari passaggi, in cui sosta per circa 18 mesi. Mentre l’occhio rimane incantato dal vibrante color rubino, fa capolino un naso molto intrigante. La netta sensazione balsamica accompagnata da una marcata nota di pepe verde è bilanciata da importanti profumi fruttati che richiamano tra tutti la ciliegia sciroppata. Chiude con un delicato sentore di cioccolato e liquirizia. In bocca il frutto è netto, così anche il corpo del vino, regalandoci piacevoli aromi fruttati e pienezza di sorso, segno di una probabile maturazione un po’ più avanzata. Infatti la sensazione in bocca è quasi masticabile, la spezia è presente ma non protagonista. Un vino elegante e di lunga persistenza, grazie anche all’avvolgente sensazione tannica.
Schioppettino di Prepotto “Gli Stormi” 2020 - Colli di Poianis
Quella di Colli di Poianis, è una storia familiare iniziata a metà del XIX secolo e questo ne fa uno dei produttori storici della zona. Nel 1981 vince il premio Risit D’aur per aver piantato un nuovo vigneto di schioppettino, riscoprendo e valorizzando la varietà autoctona locale. Il vino fermenta a contatto con bucce in tini troncoconici, e affina in barrique di rovere francese di vari passaggi, nelle quali completa la fermentazione malolattica.
Al primo impatto si nota immediatamente il perfetto equilibrio dei profumi. Gli eleganti sentori speziati si avvicendano mostrando sia la pungenza del pepe che la dolcezza della noce moscata, si percepiscono inoltre importanti note di tabacco, profumi di frutti di bosco, mora, mirtillo e ciliegia. Chiude una nota floreale che richiama la rosa con un accenno di viola quasi appassita. È evidente un utilizzo molto sapiente della botte piccola, in quanto se ne percepisce l’uso, ma nonostante la giovinezza del vino, questa esalta e conferisce profondità al bouquet. In bocca è deciso, austero, tagliente, con un tannino asciutto senza percezione di ruvidezza.
Schioppettino di Prepotto 2020 - Ronco dei Pini
L’origine della famiglia è veneta, il padre veniva a comprare il legname nelle zone di Prepotto e come molte volte accade, se ne innamora, custodendo il sogno di poter un giorno acquistare un appezzamento di terra per produrre del buon vino. Nel 1967 realizza questo sogno.
I vigneti di questa cantina si trovano in parte sul Ronco di Prepotto, la filosofia aziendale è di effettuare macerazioni piuttosto lunghe e frequenti rimontaggi, perché il rimescolamento delle parti solide con il liquido porta a un’estrazione più accurata di tutti quei precursori varietali, che rendono il profilo organolettico riconoscibile. Il vino affina per circa diciotto mesi in barrique di primo e secondo passaggio per poi sostare ulteriormente in acciaio.
Il profumo è caratterizzato da sentori di frutta dolce lavorata, come la ciliegia sciroppata e il Mon Chéri; s’insinua dirompente una complessa speziatura, in cui si percepiscono differenti qualità di pepe, noce moscata, chiodi di garofano, una nota evidente di rabarbaro e in chiusura una piacevole nota balsamica di cioccolato alla menta. Il sorso risulta meno austero del precedente, non di grande persistenza, è un vino che gioca sulla freschezza e sulla piacevolezza di beva. Il tannino avvolgente e la delicata chiusura amaricante lo rendono estremamente appetibile.
Schioppettino di Prepotto 2020 - Grillo Iole
La zona di produzione di questo vino è Albana, l’areale storicamente più vocato per lo schioppettino. Il figlio Mattia e la madre Anna possiedono tre parcelle dalle quali viene fatto un assemblaggio accurato, finalizzato ad elevarne la tipicità. Le vigne hanno tra i 20 e 40 anni e viene fatta una macerazione da 15 a 30 giorni con rimontaggi piuttosto frequenti e affinamento in tonneaux molto vecchi per due anni.
Vale la pena fermarsi ad osservare il colore e la vivacità, un rosso rubino senza il minimo accenno di cedimento. Ad una prima olfazione si evince l’equilibrio tra spezia e frutto, una fusione perfetta tra le due anime di questo vino, impreziosito da una piacevole nota amaricante di china che va a bilanciare la dolcezza della frutta rossa lavorata. In bocca è sontuoso, serio, di ottima freschezza; il tannino setoso ed elegante sfuma nella lunghezza aromatica, appagando piacevolmente la bocca.
Schioppettino di Prepotto 2020 - Valerio Marinig
La famiglia Marinig sono viticoltori da sempre, le prime fonti attestano il loro lavoro agli inizi del XIX secolo, ma da quando il figlio Valerio ha preso in mano l’azienda vi è stato un cambio di passo nella filosofia aziendale, che si riflette nei suoi vini. La vigna si trova intorno ai 100 metri s.l.m. una zona pedecollinare con ottime esposizioni, ma soprattutto, con notevoli escursioni termiche anche di 10 gradi. Questa è la particolarità di un areale che si fregia dello status di “sottozona”. Lo schioppettino di Valerio fa macerazioni di 15-20 giorni e affinamento in tonneaux e barrique di rovere francese per 20 mesi.
Di un vivace color rubino, si apre con piacevoli note di china e tabacco, segue una ricca e prepotente componente speziata, chiodi di garofano e pepe nero su un sottofondo di frutti rossi a bacca piccola e ciliegia matura. Tra tutti, si distingue per la tenacia del tannino, potente ed elegante. Degna di nota anche la persistenza aromatica, con ritorni di pepe, spezie varie e liquirizia che accentuano una piacevole chiusura amaricante.
Schioppettino di Prepotto 2019 - Vigna Traverso
Vigna Traverso, nasce dalla passione inossidabile di Giancarlo Traverso per i vini dei colli orientali. Già affermato produttore nella zona del Piave al fianco della moglie Ornella Molon, intraprende alla fine degli anni Ottanta un viaggio alla scoperta di nuove cantine, territori e tecniche vinicole. Nel 1998, la sua ricerca lo conduce a Prepotto. In quell'istante, nasce il sogno di creare vini che racchiudano l'anima di questa terra unica, espressione autentica del suo terroir. L’esposizione che i vigneti di Giancarlo hanno sui ronchi e la presenza notevole di argilla riescono a concentrare i precursori d’aroma che nel vino accentueranno il carattere speziato, “uno schioppettino tutto pepe” lo definisce Diego Sburlino. È uno dei pochi che nel 2014 ha utilizzato la sottozona in etichetta. Vinifica con brevi macerazioni in acciaio per circa 10 giorni, intervallati da dèlestage quotidiani, infine il vino affina in barrique di diversi passaggi per 12 mesi.
Il colore è rubino brillante con un minimo riflesso granato appena percettibile, il bouquet speziato si affaccia energicamente richiamando nitide note di pepe nero e noce moscata, sentori aspri di frutti di bosco si mescolano a note di liquirizia con sfumature tostate ben integrate. Ciò che colpisce è il dinamico equilibrio dei profumi, un turbinio di effluvi di grandissima, incredibile freschezza. Il bilanciamento aromatico è percepibile anche in bocca tra la dolcezza della frutta che qui si manifesta più dolce e la nota amaricante che viene dolcemente smorzata. Meno austero degli altri, chiude con una fragrante nota di fungo fresco.
Schioppettino di Prepotto 2018 - Vigna Petrussa
La degustazione di quest’ultimo vino si prospetta interessante già dal millesimo, in quanto l’annata 2018 è considerata una delle migliori degli ultimi dieci anni. La storia di Vigna Petrussa ha radici profonde, affondate nella terra e nel cuore di una donna straordinaria: nonna Giuseppina. Rimasta vedova in giovane età, assunse con grinta e tenacia le redini dell'azienda familiare, già dedita alla coltivazione delle uve dalla metà del XIX secolo. Giuseppina non era solo una donna forte e coraggiosa, ma anche una pioniera nel suo campo. Tra le diverse mansioni agricole, si dedica con passione alla viticoltura, apportando notevoli cambiamenti sia nella produzione che nella distribuzione. Lo Schioppettino era il suo vino preferito, come lo è oggi per i suoi eredi, lo produceva anche in versione dolce da uve appassite, una variante che conobbe grande popolarità negli anni '70 del novecento.
La tradizione familiare continua con la figlia Hilde, che nel 1995 decise di lasciare il suo precedente lavoro per dedicarsi anima e corpo all'azienda. Il suo contributo porta una ventata di novità, con un occhio di riguardo alla valorizzazione dell'ambiente e del territorio. Rinnova i vigneti, privilegiando le varietà autoctone, introduce l'allevamento a guyot, aumentandone l'infittimento dei ceppi per ettaro e l’inerbimento dell’intera superficie vitata. Convinta, come la madre, del potenziale dello Schioppettino e del suo forte legame con il territorio, Hilde si batte con tenacia per la sua rivalutazione, proponendo ben quattro interpretazioni differenti; e fu proprio grazie al suo impegno che nacque l'Associazione Produttori Schioppettino di Prepotto. l vitigni si trovano ad Albana a ridosso del fiume, le uve vengono vendemmiate con rese molto basse, siamo tra i 50 e i 70 quintali per ettaro, fermentano con lieviti indigeni e rimontaggi alternati a delestage, concludendo il loro percorso con un affinamento di 2 anni in botti di grandi dimensioni.
Avvicinando il calice al naso si percepisce immediatamente la potenza e la notevole intensità di questo vino, vi è un bilanciamento perfetto tra la speziatura, la nota erbacea e il frutto dolce ma non troppo, un ricordo di arancia amara, pompelmo rosa, ancora una nota floreale che richiama la violetta, accenni di china e cuoio; insomma è tutto al suo posto. All’assaggio la potente intensità gusto-olfattiva lavora in sinergia con l’importante struttura del vino, regalando rotondità e pienezza gustativa. Piacevolmente fresco e lungamente persistente, chiude con una nota amaricante che invita al sorso. Un vino eccellente da abbinare a piatti di grande struttura.