Lo Sforzato e la Valtellina: eccellenza e “bevibilità”

Mercoledì 13 marzo a Chiavenna la delegata di AIS Sondrio Elia Bolandrini ha organizzato una serata di approfondimento sullo Sforzato, con il Sommelier Nicola Bonera come regista: un’indagine a tutto tondo su un vitigno e la sua terra di elezione, alla presenza di numerosi produttori e dei loro vini

Sara Missaglia

Un vino che richiede tempo, pazienza e perizia, a cominciare dalla scelta dei grappoli durante la vendemmia: solo l’uva perfettamente matura, sana e con la migliore esposizione diventerà infatti Sforzato. Preferibilmente dalle vigne più vecchie, le cui radici sono profondamente ancorate alla roccia e ai muretti dei terrazzamenti che, dal 28 novembre, sono stati dichiarati Patrimonio Intangibile dell’Unesco. E solo nelle annate perfette, con rese nettamente inferiori rispetto agli altri vini. Un processo di selezione lento e meticoloso, che approda all’appassimento naturale. La disidratazione per oltre cento giorni esprime una concentrazione di zuccheri, consistenze gliceriche e aromi che sono la struttura portante di questo vino. 

La serata organizzata da AIS Sondrio a Chiavenna ha il sapore di una vera e propria indagine: un Rosso di Valtellina e dodici calici di Sforzato serviti alla cieca, con la maggior parte dei produttori dei vini in degustazione presenti: Aldo Rainoldi, Cantina Nino Negri, Cantina Menegola, Mamete Prevostini, Nera, Balgera, Tenuta Scerscé, Bettini, Alberto Marsetti, le Strie, Marco Triacca, Caven e Sandro Fay. Un vero banco di prova, dove i produttori hanno saputo mettersi in gioco nel confronto tra valutazioni tecniche e analisi sensoriali, amplificate dalla modalità “blind”. 

Con grande competenza, ma soprattutto reale passione, Nicola Bonera ci ha guidato nel percorso degustativo che, attraverso il millesimo 2013, ha confermato che in Valtellina qualcosa è cambiato: gli Sforzati di oggi hanno una mano leggera nella vinificazione, al punto tale da risultare, per tipologia strutturale, estremamente bevibili. «Lo Sforzato è un vino che ci costringe ad un continuo ripensamento» ha commentato Aldo Rainoldi, dell’omonima cantina e Presidente del Consorzio di Tutela Vini di Valtellina. «Oggi la qualità elevatissima non è più episodica. Quello che si è fatto in passato rappresenta una solida base per raccontare, guardando al futuro e in chiave innovativa, la Valtellina: in tutti questi calici ha vinto il territorio».

Secondo Walter Menegola della Cantina Menegola: «il fil rouge che lega i calici degustati è l’enorme bevibilità: una beva fresca, agile, versatile, di grande finezza. Lo Sforzato ha due vendemmie, una in vigna e la seconda nei fruttai dopo l’appassimento, il fattore tempo è fondamentale». «Una serata dove l’emozione è stata protagonista», ha sintetizzato Danilo Drocco, enologo della Cantina Nino Negri, recentemente conquistato dalla Valtellina dopo una lunga militanza nelle Langhe. 

Cristian Pavioni e il suo Bar Pestalozzi a Chiavenna hanno organizzato una cena a base di piatti della tradizione gastronomica locale e, nell’abbinamento con il cibo, il vino ha espresso personalità, ricchezza, versatilità ed eleganza. Essere rivoluzionari oggi – scrive il poeta Franco Arminio – significa togliere più che aggiungere, rallentare più che accelerare. Una versione 2.0 dello Sforzato che incontra il favore del pubblico e che sembra essere intima testimonianza di questo nuovo credo.