Loira, cuore pulsante della Francia in bianco
Un territorio esteso, caratterizzato da una notevole variabilità di terreni, climi, vitigni e prodotti. La Loira è stata protagonista, nelle sue espressioni bianche, del viaggio che il sommelier Artur Vaso ha guidato presso il Polo Tecnologico di Pavia
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La Loira è la terza regione vitivinicola francese per ettari vitati ed è definita da un lungo fiume che, partendo dal Massiccio Centrale, lambisce il Beaujolais, passa in Borgogna, per poi piegare verso Occidente e sfociare nell’oceano Atlantico. La coltivazione della vite in Francia, d’altronde, si è storicamente sviluppata vicino all’acqua, non solo per l’influsso positivo di questa sulle coltivazioni, ma anche per motivi di tipo commerciale.
Un po’ di storia
In Loira, la prossimità del fiume alle abbazie e ai castelli ha rappresentato, nel corso dei secoli, un fattore fondamentale per gli scambi, anche e soprattutto, con i britannici. Nel passato via di trasporto sicura, se comparata alle vie terrestri, vedeva, nel Medioevo, ben duecento punti di pedaggio.
Città come Angers, Tours, Saumur, Orléans, edificate proprio sul fiume o in prossimità, dove vescovi o nobili erano proprietari delle vigne, costituiscono ancora oggi mete turistiche importanti in particolare per la presenza dei suoi famosi e riconoscibili castelli
La centralità della città di Tours per la storia transalpina vede in Saint Martin de Tours, santo venerato anche in Italia, e in Grégoire de Tours, forse il primo a piantare vigne a Sancerre e Pouilly, due figure di rilievo.
La reputazione dei vini della Loira cresce con l’avanzare del commercio e delle relazioni con l’Inghilterra e con essi della borghesia, contribuendo all’estensione dei vigneti che nel Medioevo erano prerogativa solo di abbazie e castelli, vale a dire clero e nobiltà. Con l’abolizione del “diritto di banvin”, finisce anche l’esclusività del commercio del vino per i soli signori.
Francesco I nel Cinquecento incrementa, anche attraverso una tassa, lo sviluppo e la qualità dei vini della Loira. Nel 1577 un editto obbliga i commercianti e i ristoratori parigini a rifornirsi in prossimità, consentendo così ai vini della zona, non lontana dalla capitale, di fiorire ulteriormente. Significativa è la successiva presenza di commercianti e tecnici olandesi che contribuiscono alla bonifica di alcune terre e all’impostazione delle tipologie dei vini che commercializzano.
Tra XVIII e XIX secolo, però, nuvole nere si addensano sui cieli della Loira e indeboliscono pesantemente il territorio: il grosso del commercio si sposta su Bordeaux e la Rivoluzione, con le annesse guerre in Vandea, produce effetti devastanti sui vigneti e sulle proprietà.
A fine Ottocento la fillossera non risparmia la regione, ma trovata la soluzione dei portainnesti americani, si può ripartire operando la selezione dei vitigni ai quali dare continuità e che oggi rappresentano la produzione del territorio con le sue eccellenze.
A inizio Novecento in Francia vengono implementati processi di rigoroso controllo a livello legislativo e il 1936 sancisce la nascita delle AOC.
Dopo il periodo buio della Seconda Guerra Mondiale e il successivo esodo dalle campagne, la vitivinicoltura del territorio si consacra nei decenni che chiudono il Novecento e, nel 2000, la zona che va da Angers a Orléans è insignita della classificazione a Patrimonio Unesco.
Zone, suoli, vitigni, denominazioni
La Loira, lunga 1020 km, attraversa le quattro grandi macroaree in cui si divide il territorio Da ovest ad est, dalla foce alla sorgente: Nantais, Anjou-Saumur, Touraine e Centre-Loire. Lungo il suo corso, il fiume accoglie un gran numero di affluenti, alcuni dei quali producono effetti non trascurabili sui vini.
I suoli sono il risultato dello scontro tra Massiccio Centrale e Massiccio Armoricano, con la presenza del Bassin Parisien di tipo sedimentario, e sono piuttosto diversificati, da quelli vulcanici con presenza di graniti e sabbie nere del Nantais, all’Anjou con i suoi scisti, a zone più orientali dove la presenza di calcare risulta di maggior peso, alla presenza impattante del tufo nella Touraine, soprattutto a Vouvray.
Il territorio è caratterizzato da tanti microclimi, più o meno parzialmente influenzati dall’oceano e può essere suddiviso in diverse macroaree, alcune piuttosto fredde, altre particolarmente piovose: da oceanico a semioceanico/semicontinentale a continentale. Le altitudini, gli orientamenti e il vento proveniente dall’Atlantico sono altre variabili che influenzano la viticoltura.
Schematicamente, i principali vitigni coltivati nella valle della Loira possono essere così ripartiti: il melon de bourgogne, la cui resistenza al freddo è nota – si pensi al terribile e rigidissimo inverno del 1709, coltivato nella zona di Nantes, dove l’influenza oceanica è netta, e dal quale si ottiene il famoso muscadet; il cabernet franc e lo chenin blanc nelle aree centrali (Anjou, Saumur, Touraine); il sauvignon blanc in Touraine e Centre-Loire.
In modo minoritario si trovano anche coltivazioni di altri vitigni, tra i quali chardonnay, grolleau, gamay, cot (malbec) e romorantin.
L’approccio biologico in vitivinicoltura è ormai da anni di una certa rilevanza in tutta la regione. Addentrandoci nei territori e nelle denominazioni, imperdibili per blasone, qualità e fascino sono sicuramente i vini di Sancerre e Pouilly, due piccoli paesi vicini, il primo sulla riva sinistra, il secondo su quella destra della Loira, che incarnano autentici riferimenti per il sauvignon blanc (nelle denominazioni AOC Sancerre e AOC Pouilly-Fumé – mentre la denominazione AOC Pouilly-sur-Loire è a base del vitigno chasselas), non solo in Francia, ma a livello planetario. Qui, suoli variamente ricchi in fossili, calcari, scisti e nella silex (selce) estrinsecano la loro influenza.
Lo chenin blanc, chiamato localmente anche “Pineau de Loire”, altro vitigno principe della Loira in bianco, è una varietà d’uva a maturazione tardiva, che si presta bene a surmaturazione e attacco della botrytis cinerea. Nelle sue forme secche o dolci, anche botritizzate, ma pure in versione spumantizzata, raggiunge livelli di eccellenza nella zona di Tours e in Anjou-Saumur, dove denominazioni come le AOC Savennières, Bonnezeaux e Quarts-de-Chaume sono in grado di accogliere espressioni di altissima qualità.
Da non dimenticare, poi, l’impatto anche commerciale che detengono le bollicine, prodotte sotto la denominazione AOC Crémant de Loire.
Il multiforme viaggio sulla strada del vino più lunga di Francia, circa 800 km, si dipana così all’insegna della varietà, della diversità, tra i nomi iconici di castelli storici come Saumur, Angers, Chambord, Amboise, Chenonceaux, che riportano a tempi lontani, a epoche andate eppure, per certi versi, ancora presenti, i nomi di qualche produttore, che ha segnato il territorio e rappresenta tuttora un riferimento e alcune denominazioni, che in Francia e nel mondo brillano di viva lucentezza.
La degustazione
Crémant de Loire AOC – Cuvée de Prestige Quadrille – Langlois Château
Vitigni: chenin blanc 60%, chardonnay 15%, cabernet franc 15%, pinot noir 10%. Vinificazione separata per provenienza delle uve - 4 terreni diversi - in serbatoi termoregolati. Maturazione sui lieviti minimo 4 anni.
Dai profumi inizialmente timidi, giocati su note agrumate, evolve poi in polvere di caffè e cacao. All’assaggio è gustoso, pieno, di corpo, elegante e rivela aromi gessosi. Si mostra decisamente sapido e dall’acidità agrumata rivelandosi esplosivo con l’innalzamento della temperatura. Fine. Si presta ad un’ampia gamma di ipotetici abbinamenti col cibo.
Muscadet Sèvre et Maine AOP – Sur Lie - La Louvetrie 2019 – Domaines Landron
Vitigno: melon de bourgogne. Vendemmia totalmente manuale. Pressatura pneumatica diretta dei grappoli interi. Fermentazione alcolica da due a tre settimane con lieviti indigeni. Maturazione in cemento. Permanenza sulle fecce fini per almeno 6 mesi. Alc. 13%.
Dal naso quasi terroso, tra muschio e funghi, lascia poi spazio ad accenni fruttati e sentori di lieviti; note di guscio ed erbe aromatiche in sottofondo chiudono un profilo olfattivo sicuramente invitante.
Grasso e gustoso al palato, pieno e caldo, esprime la tipicità del vitigno nelle sue versioni più strutturate.
Sancerre AOC – Comte Lafond 2020 – Baron de Ladoucette
Vitigno: sauvignon blanc. Fermentazione in acciaio a bassa temperatura. Maturazione di 2 anni in acciaio e bottiglia. Alc. 12.5%.
Vegetale e croccante al naso, pulito ed invitante di spezie bianche, quasi piccante.
In bocca è piacevole e succoso, gradevole, con rimandi di fresche erbe aromatiche, aromi di menta e origano, sottile ed elegante, nervoso nella spiccata acidità, invitante.
Savennières AOC – Le Vieux Clos 2020 – Château de La Roche aux Moines Nicolas Joly
Vitigno: chenin blanc. Resa 30/35 hl/ha (50 ammessi). Fermentazione spontanea. Vinificazione in legno o in tini esausti. Maturazione in fusti di rovere usati. Alc. 14.5%.
Naso maturo, con profumi densi e carnosi, evidenti note di frutta secca a guscio concentrata.
Corpulento e ricco al gusto, bilanciato tra l’acidità e le morbidezze, offre, nei rimandi complessi di surmaturazione, aromi di nocciole ed arachidi.
Pouilly-Fumé AOC – Baron de L 2018 – Baron de Ladoucette
Vitigno: sauvignon blanc. Fermentazione in acciaio. Maturazione per 8-10 mesi in vasche di vetro. Alc. 13.5%.
Attacco al naso che si esprime con un minerale evidente, effluvi sulfurei e una pietra focaia netta. Godibilissima cremosità al palato, potenza, struttura, nel suo progredire equilibrato ed elegante, in un quadro armonico di immensa piacevolezza.
Vouvray AOC Demi Sec – Le Clos du Bourg 2015 – Domaine Huet
Vitigno: chenin blanc. Fermentazione spontanea in demi-muids (600 litri) con controllo della temperatura. Maturazione in contenitori d’acciaio dopo diversi travasi e una filtrazione dolce. Alc. 12.5%.
All’olfatto frutta a guscio, noci evidenti e nocciole, note balsamiche, erbe delicate e sentori di pasticceria dolce.
Al gusto acidità vivissima e dolcezza in equilibrio. Potente, elegante, pieno, con ricordi di lieve e nobile tannicità, dove si intrecciano aromi di nocciola e rimandi al mallo di noce.