Lucio Canestrari ed il Verdicchio dei Castelli di Jesi

Racconti dalle delegazioni
24 novembre 2010

Lucio Canestrari ed il Verdicchio dei Castelli di Jesi

Splendida serata d’esordio della nuova squadra dell’AIS Lecco, che come primo appuntamento ha proposto l’incontro con il “contadino filosofo” Lucio Canestrari e il suo Verdicchio di Jesi.

Valerio Mondini

Fattoria CoroncinoCanestrari ha dato vita nel 1981, con la moglie Fiorella De Nardo, all'azienda Coroncino (www.coroncino.it), che si distingue per i metodi non invasivi di coltivazione e che oggi è arrivata a produrre 50.000 bottiglie l'anno, da terreni di proprietà di circa 17,5 ha e che lavora esclusivamente uve proprie.

Il personaggio è di quelli in grado di reggere da soli la scena e dal racconto delle sue esperienze traspare chiaramente l'amore per il vino e per il suo mestiere, che lo hanno fatto diventare un riferimento assoluto per il territorio e per questo vitigno autoctono.

Dal '95 ha smesso di concimare per conservare intatto il profilo del terroir e, come ci dice scherzosamente, anche per lavorare di meno. Oggi le sue vigne hanno raggiunto un equilibrio naturale e anche la lotta alle malattie fungine e agli insetti viene fatta secondo i principi della lotta integrata e biologica con un uso minimale di permanganato di potassio, zolfo melassato e rame.

Il suo motto è " 'N DO ARIVO METTO 'N SEGNO", che sta a indicare "faccio quello che posso", metto un segno per ricordarmi dove sono arrivato e da dove devo riprendere il lavoro.

Se il relatore è di caratura superiore, non lo sono di meno i suoi vini che rivelano tutti una forte personalità, intensità e gradazione alcolica di tutto rispetto.

Tutti i vini vengono serviti a una temperatura leggermente superiore (13°-14°) a quella ideale di servizio, per consentire di apprezzare meglio le sfumature olfattive e gustative.

In degustazione ci sono cinque Verdicchio Jesi DOC Classico Superiore o Riserva e un Verdicchio Jesi DOC Passito.

Si parte con "Il Bacco" - Verdicchio Jesi DOC Classico Superiore 2009. E' il vino base, ottenuto da uve non ritenute di sufficiente qualità per essere utilizzate per gli altri vini o da spremiture successive. E' un vino lineare, con un buon impatto strutturale. Lucio lo definisce il "vino schiavo" perché si adatta a tutte le esigenze e abbinamenti, che non richiede particolare impegno per essere degustato, né l'abito della festa, che può accompagnare un semplice panino col salame così come piatti di pesce, carni bianche e formaggi. Con la consueta ironia ci dice che non deve essere troppo buono, perché altrimenti nessuno comprerebbe i vini più costosi, ma poi con orgoglio ci rivela che quando stappa bottiglie di 3-4 anni prima le trova ancora migliorate: "quanno apri la bottija: è 'bbono!". Si presenta di un giallo paglierino con sfumature meno vivaci rispetto agli altri vini, ma con profumi floreali ed erbacei intensi che persistono a lungo e che si apprezzano ancor di più quando si torna ad annusarlo, dopo aver assaggiato anche i vini successivi. Al palato si mostra caldo e morbido, sapido e vigoroso, con un finale netto e persistente; la componente alcolica elevata, 14,5°, si integra comunque perfettamente e il vino risulta piacevole ed equilibrato.

Il secondo vino in degustazione è "Il Coroncino" - Verdicchio Jesi DOC Classico Superiore 2008. E' il vino che prende il nome dall'azienda e che viene prodotto da uve selezionate provenienti da vigne esposte a est, su terreno argilloso inerbato. Viene vinificato esclusivamente in acciaio e non sono quindi previsti passaggi in legno. Di colore giallo paglierino limpido e luminoso, rivela subito piacevoli profumi di frutta fresca e fiori di acacia, con qualche nota minerale. All'assaggio conferma la sua eleganza e la struttura importante, una freschezza vivace sostenuta dall'acidità e da una buona sapidità. Anche in questo caso l'alcolicità, 14°, risulta ben equilibrata. Caratteristica principale di questo vino risulta essere l'estrema bevibilità. Si abbina bene con primi piatti di mare, pesce, carni bianche. E' il prodotto più venduto con circa 20.000 bottiglie l'anno, il doppio del vino base "Il Bacco".

Il terzo vino in degustazione è il "Gaiospino" - Verdicchio Jesi DOC Classico Superiore 2008. Il vitigno è sempre lo stesso ma questa volta le uve selezionate provengono da vigne su terreno di marna calcarea con esposizione a sud-ovest. Si utilizzano uve mature e sovramature. A differenza del Coroncino, il 25-30% del vino è fermentato in botti di rovere usato (tonneau da 500 litri). Secondo la filosofia della casa, nulla viene fatto per impedire i fenomeni naturali e quindi anche la fermentazione malolattica ha normalmente luogo, per quanto non si tratti di una malolattica importante. Il vino viene imbottigliato dopo aver riposato sui propri lieviti per circa 16-18 mesi. E' il prodotto di punta dell'azienda, che vedrà incrementata la produzione non appena il nuovo vigneto avrà raggiunto una adeguata maturità. Il colore è giallo paglierino intenso e i profumi sono complessi con richiami alla frutta esotica e alle erbe aromatiche, senza che il passaggio del legno lasci trasparire la sua presenza. Al palato risulta elegante e fragrante, sapido e con una buona acidità che ne sostiene il corpo e la nota alcolica, come sempre elevata. Persistente ed equilibrato, è predisposto per l'invecchiamento e si abbina in modo eccellente al pesce, soprattutto quando complesso e dal sapore deciso, ai crostacei e alle carni bianche strutturate.

Il quarto vino in degustazione è il "Gaiospino Fumé" - Verdicchio Jesi DOC Classico Superiore 2004. Ottenuto dal mosto delle uve del Gaiospino, per il Gaiospino Fumé il passaggio in legno è esteso a tutto il vino e viene effettuato in botti di rovere nuovo (sempre tonneau da 500 litri) per due anni sui propri lieviti, prima dell'imbottigliamento. La solforosa è un po' più alta dei vini precedenti (80mg/l contro 38-45-50 mg/l) ma comunque decisamente inferiore a quella che si riscontra solitamente in vini di altri produttori (120-140 mg/l). Di colore giallo dorato è luminoso e brillante, al naso spiccano le note di frutta esotica e matura, le spezie e la nota deliziosamente affumicata, data dal legno e dall'invecchiamento, che può ancora proseguire. In bocca rivela la sua grande struttura, con sensazioni che variano dalla frutta alle erbe, dalla vaniglia alle note minerali, con un equilibrio ammirevole e una persistenza notevole.

Se "Il Bacco" è il "vino schiavo", questo viene definito da Lucio il "vino professionista", l'avvocato, il notaio: "ce se veste mejo pe' berlo"; è un vino per le grandi occasioni, un "vino da divano" o da meditazione. Si abbina bene a secondi piatti aromatici di pesce e a preparazioni complesse, ma è stato associato anche ai formaggi di fossa.

Il quinto vino è lo "Stragaio" - Verdicchio Jesi DOC Classico Riserva 2006. Si tratta di un esperimento nato dall'unione tra Gaiospino Fumé 2006 e Stracacio 2006 al 50%. Lo Stracacio è un vino ottenuto da uve Verdicchio Incrocio Bruni, vale a dire Verdicchio per Riesling, recuperate da una vigna nobiliare in cui aveva lavorato Bruni negli anni '30 e replicate in azienda nel 1991, ottenuto dalla fermentazione in botti di rovere.

Lo Stragaio si ottiene dalla maturazione e affinamento sui propri lieviti per 24 mesi in barrique e per 6 mesi in bottiglia. Il colore è giallo dorato molto intenso e con una straordinaria lucentezza. Al naso si percepiscono diversi frutti maturi, toni di caramello e note aromatiche intense, che danno vita a una buona complessità olfattiva, percepibile anche a distanza dal calice.

In bocca spiccano la freschezza e la sapidità e il consueto calore della nota alcolica, ottimamente mascherata e equilibrata. Da gustare con attenzione. Decisamente non è un vino da pesce ma si abbina bene a salumi, formaggi e a carni elaborate (agnello in fricassea).

Infine e per concludere la sorpresa finale, il "Bambulè"  - Verdicchio Jesi DOC Passito 2003. E' un vino ottenuto da uve Verdicchio appassite sulla pianta raccolte rigorosamente a mano in cassette. Viene invecchiato in botti di rovere e in barrique per sei anni, senza travasi. Anche in questo caso la solforosa è limitata a 80mg/l. Il contenuto zuccherino non elevatissimo per questo tipo di vini (100 g/l) contribuiscono a non renderlo stucchevole. Prodotto in un'annata ritenuta sfavorevole perché troppo calda, viene definito dal produttore "un passito ad alto indice di bevibilità".

Di colore giallo dorato con sfumature molto belle offre dei profumi fini ed equilibrati, che non risultano mai aggressivi con note affumicate, caramellate, di spezie e  altre sfumature.

Al palato è caldo e con una dolcezza molto misurata, che lo rende gradevole anche a chi non ama questo tipo di vino. Può essere abbinato a formaggi saporiti, oppure a frutta secca e dolci.

Una segnalazione di merito per le etichette, tutte disegnate da un amico del produttore, grafico a tempo perso, che si notano per il loro stile semplice ed efficace.

In conclusione una bella serata, in cui ad avere torto sono stati gli assenti.

E a chi gli chiede un parere sulle ulteriori restrizioni per il tasso alcolico dei guidatori Lucio Canestrari non può che rispondere "... annate a piedi e 'bbevete contenti".

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