Lugana a Sirmione

Bella manifestazione quella organizzata dal Consorzio del Lugana nella spendida cornice di Sirmione a palazzo Callas. Erano presenti 20 cantine produttrici...

Maria Grazia Grazzi

Il Lugana è stata la la prima DOC registrata in Lombardia e tra le primissime in Italia. Il territorio è frantumato in decine di piccoli produttori, e se questo è certamente un vantaggio per ottenere vini con personalità e tipologie differenti, è allo stesso tempo un freno al marketing, che richiede coesione, unità di presentazione e mezzi economici importanti.
Il vitigno ha una storia di grande rilievo. Il disciplinare fa riferimento al Trebbiano di Soave, localmente chiamato Trebbiano di Lugana; le più recenti indagini assicurano però che il genoma del vitigno da cui si ottiene il Lugana è diverso dal Trebbiano veronese, come è diverso dal Verdicchio marchigiano.
Diventa allora importante sapere che di vitigno autoctono si parla, dichiarato dall'Università degli Studi di Milano esclusivo di questa zona di produzione. Questo vitigno, selezionato nei secoli dai vignaioli locali, diventa un elemento fondamentale per la valorizzazione del basso Garda e di tutto il comparto agroalimentare e turistico.
Data la specificità del vitigno locale, è giusto ricordare che il trebbiano qui prende il nome di "Turbiana", denominazione storica che circola da sempre nella Lugana.

Il Lugana viene prodotto in tre tipologie: Lugana doc, Lugana Superiore e Lugana Spumante.
Il Lugana viene prodotto nella tipologia Superiore con l'affinamento di almeno un anno, in legno o in acciaio.
Il procedimento di spumantizzazione del Lugana viene effettuato secondo il metodo Charmat o il metodo Classico, favorito dalla particolare abbondanza di acidità salificata.
Il lugana è un vitigno che ben si esprime nei primi anni dalla commercializzazione e per questa sua caratteristica è noto al grande pubblico. Cioè come un vino fresco, “estivo”, gradevole, abbinabile a piatti di pesce, salumi, verdure fresche o tortini delle stesse.
Negli anni 90 si è poi sviluppata la moda della barrique, spesso con permanenze lunghe, che su questo vitigno ha spesso fatto perdere almeno in parte l’identità e lo ha omologato agli altri uvaggi simili da un punto di vista genetico.
Ora invece il consorzio nella persona di Montresor attento sperimentatore ed innovatore ha posto l’accento sulla resistenza nel tempo del lugana. Abbiamo potuto degustare dei Lugana doc degli anni ’90, ancora perfetti nella loro acidità e taluni grazie alla particolarità del terreno di provenienza, addirittura ci permettono di cogliere al naso e al palato sentori di idrocarburi molto interessanti. Tra i Lugana invecchiati ci sono sembrati ottimi
Cà dei Frati, Brolettino, Lugana, 1997 e Lugana 1999 perfettamente e straordinariamente integri e complessi
Roveglia, Lugana 1992, solo acciaio, minerale e sulfureo (argilla calcarea, è più chiara), vigne vecchie. Ancora eccezionalmente equilibrato.
Provenza, Lugana Molin 1996: 12 mesi di legno, pesca gialla invecchiata, mineralità gialla, al gusto una caramella mouh
Santa Cristina, Lugana, 1996. Complesso, elegante e con intriganti sentori terziari
Molto interessanti all’assaggio ad esempio anche il
Cà dei Frati, Lugana 2003 ed il
Cà Loiera, Lugana Superiore 2003;

Oggi come sempre il Lugana si fa soprattutto in vigna con la cura del terreno, che se particolarmente argilloso va preparato per assorbire in profondità l’acqua piovana, riducendo al massimo i trattamenti del pur delicato grappolo… In cantina i lugana superiori più interessanti subiscono prevalentemente una permanenza in acciaio e poi riposo in bottiglia prima della commercializzazione.
Però il grande pubblico chiede ancora spesso ai vini bianchi un gusto di legno rotondo, per cui molti produttori passano il lugana superiore in barrique. Come dice una grande produttrice di Lugana : “devo pur vivere, oltre produrre vino!”. L’orientamento dell’uso del legno sta volgendo o verso una breve permanenza in barrique o verso la grande botte da 25 ettolitri che affina il vino senza cedere eccessivi aromi del legno, e rendendolo aggraziato, meno “nervoso”, ma anche molto stabile e capace di affinarsi negli anni.
Molto interessanti le proposte di
Cà dei Frati, Brolettino, 2007 (6 mesi di legno);
Cà Loiera, Lugana Superiore, 2004 (botte grande da 25 ettolitri);
Fracciaroli, Lugana 2005, Vigne Vecie, (12-14 mesi di barrique di acacia);
Fracciaroli Lugana Superiore 2007, Campo Serà
Olivini, Lugana Superiore, Denesse Vecchie, 2006 (barrique);
Provenza, Lugana Superiore, Molin (8 mesi di legno);
Feliciana, Lugana 2006, Sercè, da uve appassite poi passate in barrique 6 mesi, assemblato con Lugana tradizionale.

Non dobbiamo poi dimenticare i metodi classici o charmat che rendono il lugana un buon aperitivo che può sicuramente affiancarsi ai prodotti analoghi di chardonnay e/o pinot bianco, spesso con un prezzo molto inferiore. Questo aspetto può diventare nei prossimi mesi uno stimolo per il marketing del prodotto ad esempio negli aperitivi e nei veloci pranzi di lavoro.

Durante la nostra visita alla manifestazione di Sirmione abbiamo degustato anche:
Cà dei Frati, Lugana 2008: fruttato, floreale, equilibrato.
Cà dei Frati Brolettino 2007, 6 mesi di legno, poi bottiglia; floreale, legno, delicato.
Fracciaroli, Lugana Superiore 2007, Campo Serà, solo acciaio; frutta bianca matura, floreale, mineralità sfumata, vaniglia, pieno e strutturato.
Fracciaroli, Lugana 2005, Vigne Vecie, 2 anni di barrique di acacia e poi bottiglia;
confettura, frutti tropicali maturi, liquirizia
Olivini, Lugana Superiore, Denesse Vecchie, 2006; 30% del vino fa barrique, poi assemblato. Le uve sono da vendemmia tardiva e un vigneto è per questo; corposo, floreale, frutta matura, minerale in divenire, fresco
S. Cristina, Lugana 2008, nota dolce eccessiva. Solo acciaio.
Provenza, Lugana Superiore 2008, Molin, 8 mesi di legno; pesca gialla matura al naso, ma al gusto sparisce, fresco, sapidità bianca.
Feliciana, Lugana Sercè 2006, uve appassite più barrique 6 mesi, poi assemblato con Lugana tradizionale, poi 6-7 mesi affinato in bottiglia, legno e fresco, particolare.
Ottella, lugana, 2008, minerale e fresco;
Ottella, le creete, 2008, fruttato (ananas), floreale, minerale;
Ottella, molceo, lugana sup., 2007, armonico alla francese.

Abbiamo concluso la giornata con una visita alla Tenuta Roveglia. Bellissimo il posto nella sua gradevolissima ed autentica identità tradizionale. Straordinaria la gentilezza e la disponibilità della famiglia di Paolo Fabiani. Veramente molto validi tutti i vini che abbiamo assaggiato compreso l’interessantissimo Cabernet Sauvignon Cà d’Oro.

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