Magenta onora la battaglia del 1859 che ha fatto la storia

Racconti dalle delegazioni
15 settembre 2025

Magenta onora la battaglia del 1859 che ha fatto la storia

Nel 166° anniversario del 4 Giugno 1859, AIS Magenta ripercorre la storia attraverso i sapori del Sud-Ovest francese. Sotto la guida dell’apprezzato e versatile relatore Guido Invernizzi, è emersa un'area vitivinicola sorprendente e inesplorata, custode di originalità e fascino, ricca di preziose scoperte nel calice.

Paola Lapertosa

Un appuntamento ormai ricorrente quello a Magenta in occasione dell’anniversario della battaglia omonima che il 4 giugno 1859 ha visto contrapposti l'esercito franco-piemontese guidato da Napoleone III e Vittorio Emanuele II e quello austriaco guidato dal feldmaresciallo Ferenc Gyulay. Un evento cruciale della Seconda Guerra d'Indipendenza Italiana, che con la vittoria franco-piemontese aprì la strada alla conquista di Milano da parte degli alleati e all'unificazione italiana.

Dopo avere raccontato i vini di Francia, Austria, Ungheria, Romania e Nord Africa, per l’ottavo anno di celebrazione da parte della sede AIS di Magenta si raccontano i vini del Sud-Ovest della Francia, una regione vitivinicola ancora poco conosciuta, ma ricca di fascino.

Guido Invernizzi, relatore molto apprezzato e poliedrico, in due serate - la seconda in replica della prima - ha strappato una risata ai partecipanti fin dall’inizio sottolineando che nell’esercito italo-francese è stata confermata la presenza di un soldato dell’Uruguay, uno del Paraguay, uno australiano e uno del Guatemala, a sottolineare quanto le prossime ricorrenze saranno "estreme”.

Il Sud-Ovest della Francia, o Sud-Ouest, è un'area vastissima e incredibilmente eterogenea, che si estende dalle pendici dei Pirenei fino alla costa atlantica e dal Massiccio Centrale fino ai confini con la Linguadoca. Non è una singola regione, ma piuttosto un insieme di microregioni, distribuite in due grandi aree geografiche, ognuna con le proprie peculiarità climatiche, geologiche e, naturalmente, vitivinicole. Questa diversità si riflette in un patrimonio ampelografico unico, con una miriade di vitigni autoctoni spesso introvabili altrove: si contano oltre 120 varietà di uve autoctone, coltivate insieme ai vitigni internazionali su 55.553 ettari (l'equivalente di 46.527 campi di rugby). Un'area che vanta ben 29 Appellations d'Origine Contrôlée (AOC) e 13 Indications Géographiques Protégées (IGP), testimonianza di una ricchezza e specificità territoriale straordinarie.

Complessivamente, il Sud-Ovest produce circa 320 milioni di bottiglie all'anno, con una ripartizione che vede il 65% di vini bianchi, il 12% di rosati e il 23% di rossi. Questo volume rappresenta circa il 6% della produzione vinicola francese e genera un giro d'affari di circa 1 miliardo di euro.

La filosofia produttiva è spesso legata a piccole realtà, a conduzione familiare, che custodiscono gelosamente tradizioni secolari, pur non disdegnando l'innovazione. Questo rende la scoperta dei vini del Sud-Ovest un'esperienza autentica e spesso sorprendente, lontana dai circuiti più battuti.

La degustazione

Pacherenc du Vic-Bilh AOC 2022 - Famille Laplace

Il nome di questa denominazione evoca le antiche pratiche viticole della regione: "Piquets-en-rangs" si riferisce all'allevamento a palo singolo, mentre "Vic-Bilh" (Vieux Pays) indica le colline locali. Un vino bianco che incarna la ricchezza del Sud-Ovest francese, ottenuto da un assemblaggio di vitigni autoctoni come courbu blanc, petit courbu, gros manseng e petit manseng, con l'aggiunta di ruffiat e una piccola percentuale di sauvignon blanc. Sebbene esista anche in versione dolce (moelleux), la degustazione si concentra sulla versione sec (secca), che ne esalta la complessità.

Nel calice si presenta con un colore brillante e una consistenza notevole, promettendo fin da subito un'esperienza ricca. Al naso, si rivela un profilo aromatico sorprendente e affascinante, lontano dai sentori più comuni. Si percepisce una pulizia e un'attrattiva immediate, con note che richiamano un naso tropicale nel senso più vivo e piacevole: mango, ananas, papaya, affiancate da una pesca noce succosa e matura, e delicate sfumature mielate. Sono questi i vitigni amati, ma sconosciuti, che si esprimono in tutta la loro originalità. All'assaggio il vino conferma le aspettative: è secco, sapido e persistente, con una struttura che lo rende morbido e rotondo al palato. La salivazione che provoca invita a un altro sorso; la sua progressione è diretta e verticale, offrendo un'esperienza gustativa che unisce ampiezza e freschezza.

Jurançon Sec AOC Geyser 2021 - Domaine Cauhapé

Frutto di un blend sapiente, 60% gros manseng e 40% camaralet, un vitigno autoctono raro che contribuisce in modo significativo alla sua originalità, è un vino che affina per 5 mesi in acciaio sulle fecce fini, un processo che ne arricchisce la struttura e la complessità aromatica.

Nel calice ha un colore dorato brillante, invitante e luminoso. Fin dal primo approccio, il naso è conquistato da una magnifica complessità di assoluta freschezza, che rivela un profilo intenso e complesso. Si percepiscono aromi di pesca sciroppata e una ricca macedonia di frutta tropicale, che si fondono armoniosamente con note floreali e speziate, tra cui spiccano sentori di cannella e noce moscata. Una vera bellezza al naso, fragrante e pulita. In bocca è un'esplosione di sapori, con una gamma aromatica eccezionale. È sapido e salino, quasi a ricordare la presenza del mare milioni di anni fa in queste terre, conferendogli una mineralità distintiva. Il palato è avvolto da sensazioni che richiamano la noce moscata, la caramella mou e persino il dulce de leche, in un equilibrio sorprendente tra dolcezza percepita e freschezza. Nel finale, persistente e generoso, non mancano una vibrante freschezza e raffinati sapori che invitano al sorso successivo. Un vino originale, da assaggiare assolutamente, che testimonia la grandezza e l'unicità del Jurançon.

Gaillac AOC Renaissance Rouge 2020 - Domaine Rotier

Questo vino rosso proviene dalla storica AOC Gaillac, dove le viti sono coltivate su splendidi terreni ghiaiosi, corrispondenti alla seconda terrazza del fiume Tarn. Il Renaissance Rouge è un blend complesso e affascinante di vitigni autoctoni e internazionali: 35% duras, 35% syrah, 15% braucol (ufficialmente chiamato fer servadou) e 15% prunelart. Il duras, uno dei vitigni più antichi coltivati nel Tarn, deve il suo nome alla durezza del suo legno. Ha la caratteristica principale di contribuire alla struttura mentre il braucol apporta note di ribes nero e accenti speziati.

Nel calice si presenta con un colore rubino carico e profondo, con evidenti note violacee e una notevole carica antocianica che ne preannuncia la ricchezza. Al naso si rivela di un'eleganza sorprendente, con profumi fruttati di ciliegie e prugne che si intrecciano con note più complesse di tabacco e boisé, suggerendo già una piacevole evoluzione. In bocca il vino è fresco e vibrante, con sapori di ribes e mora e una prugna fresca che ritorna. Il tannino è perfettamente gestito, setoso e ben integrato, conferendo al vino una struttura piena e ricca, ma al contempo una delicatezza nel finale fruttato. Si percepisce una bella evoluzione sia al naso che al palato, pur mantenendo una freschezza invidiabile. È un vino che mostra già sentori che indicano un ottimo potenziale di invecchiamento, potendo essere conservato per 10-15 anni.

Cahors AOC Chevalier du Château Lagrézette2020 - Château Lagrézette

In questa regione, il malbec trova la sua culla storica e la sua espressione più autentica, tanto da essere l'unica zona di Francia dove moltissime cantine della AOC, oggi, producono vini con malbec in purezza. Dimentichiamo il malbec argentino, più rotondo e corposo, il malbec di Cahors è un'altra storia, un'altra identità.

Questo vino è un esempio emblematico di questa tipicità. Prodotto su terreni glaciali e alluvionali, caratterizzati dalla presenza di "galets roulés" (pietre rotolanti) simili a quelli che si trovano in alcune zone del Piemonte come Ghemme, dove il fiume Sesia ha modellato il paesaggio con depositi alluvionali e terreni vulcanici. Questa composizione del suolo conferisce al vino una mineralità e una struttura uniche.

Al naso si distingue per la sua complessità e la sua impronta più "terrosa" e vegetale. Si percepiscono chiaramente note di peperone e pomodoro, affiancate da sentori di frutta scura e spezie. È un vino che esprime potenza ed eleganza, con una trama tannica ben presente ma raffinata. In bocca, si rivela profondo e strutturato, con un equilibrio tra freschezza e complessità aromatica. I tannini sono presenti ma ben integrati, conferendo al vino un'ottima persistenza e un potenziale di invecchiamento notevole.

Al centro - Pietro Pierrettori, Presidente Pro loco MagentaOmenaldi Rouge 2020 - La Cave d'Irouleguy

Omenaldi, in basco, significa “omaggio” e questo vino è effettivamente un vero tributo ai migliori vigneti della denominazione Irouléguy, situata nel cuore dei Paesi Baschi francesi. È un vino per le grandi occasioni, con un notevole potenziale di invecchiamento. L'assemblaggio è dominato dal tannat (71%), affiancato da cabernet franc (26%) e una piccola percentuale di cabernet sauvignon (3%).

Nel calice si presenta con un colore granato intenso, estremamente scuro e fitto, che ne preannuncia la concentrazione. Al naso si percepiscono note di frutti neri maturi, che si fondono con sentori di caffè e liquirizia, il tutto sostenuto da sfumature boisé e tostate, risultato di 11 mesi di affinamento in barrique e foudres. Questi profumi, insieme a una nota di sottobosco, terra bagnata e fungo, creano un naso elegante e profondo. In bocca ha una struttura ricca e imponente, con tannini densi ma setosi, perfettamente integrati. Nonostante la sua potenza, il vino mantiene una sorprendente freschezza, che bilancia la sua intensità. La persistenza è lunga, espressiva e vibrante, con un finale che richiama le note di sottobosco e terra bagnata percepite in vini a base tannat, qui arricchite da una maggiore complessità e raffinatezza. È un vino che, pur essendo già godibile, mostra un grande potenziale di evoluzione, destinato a migliorare ulteriormente con il tempo.

Monbazillac AOC 2017 - Château Septy

Una vera perla del Sud-Ovest della Francia, il Monbazillac è la più grande AOC di vini dolci al mondo, riconosciuto per la sua eleganza e complessità a un prezzo più accessibile rispetto ai Sauternes. Questa Sélection de Grains Nobles è il risultato di una vendemmia per "tries successives", ovvero passaggi selettivi in vigna per raccogliere solo gli acini colpiti dalla Botrytis cinerea. In questa parte di Francia, la muffa nobile si sviluppa grazie alla combinazione ideale di nebbie mattutine e sole pomeridiano, che favoriscono la concentrazione degli zuccheri e lo sviluppo di aromi complessi.

Château Septy è uno dei nomi più antichi dell'Appellation Monbazillac con oltre 300 anni di storia: coltiva le sue viti su pendii argilloso-calcarei con esposizioni sia a nord che a sud, ideali per lo sviluppo della muffa nobile e l'appassimento naturale delle uve. Questo vino è ottenuto principalmente da sémillon (90%), un vitigno che, come il riesling, ama la botrite, affiancato da sauvignon blanc e muscadelle. La fermentazione e l'affinamento avvengono in tini, senza l'uso di botti, per preservare la purezza del frutto.

Nel calice si presenta brillante e dorato, con evidenti sentori di botrite e intensi profumi floreali al naso. Si percepiscono immediatamente aromi esotici e fruttati di fiori d'arancio, albicocca, pesca e frutta gialla matura. Le note di zafferano completano un naso complesso ed elegante. In bocca, è meravigliosamente equilibrato: dolce, ma non privo di una vibrante acidità che lo rende fresco e mai stucchevole. I sapori di miele si fondono con note affumicate, creando un'esperienza gustativa davvero "velvet", vellutata e avvolgente. Il finale è speziato, con una leggera nota amarognola che ne bilancia la dolcezza, e una lunghissima persistenza.


La serata qui a Magenta - ormai si sa - si conclude nella sala del ristorante Bettycuore con un’immersione profonda nelle tradizioni del sud-ovest francese. Ad accogliere i commensali, una fumante e avvolgente zuppa di cipolle, classico intramontabile della cucina francese, seguita da un cassoulet ricco e saporito, con i suoi fagioli, salsicce e vari tagli di maiale serviti con crostoni di pane.